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Dalle Russie con humour. E un tocco di comicità

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Questo è un pezzo estivo che vuol essere leggero e, una volta tanto, disimpegnato: metto le mani avanti. Tanto più che “Russia” e “senso dell’umorismo” sono sempre stati creduti contraddizioni in termini. Eppure, vengono dalle Russie (intese in senso vasto) notizie che testimoniano di un certo genio comico, balzano e paradossale. Persino in quelle zone lugubri dell’Ucraina travolta dalla guerra civile, arrivano occasioni di fresche risate.

Da chi vorrebbero esser governati l’84% degli ucraini?

La  malaugurata domanda l’ha posta ai suoi lettori il sito ucraino Nedelya.com – che, è il caso di precisare, è patriottico, ossia filo-governativo al massimo grado, vantandosi dotato di “coscienza patriottica nazionale” senza pari. Ebbene, adesso che abbiamo la democrazia occidentale,   a quale leader – fra quelli del mondo – affidereste la guida del nostro paese?

Hanno risposto 41.664 lettori. Di questi, l’84% ha decretato: “Putin!”.
Lukaschenko, l’uomo forte di Bielorussia, è arrivato secondo a distanza: 5%.
E Poroshenko, il presidente ucraino?  L’1% l’ha dichiarato suo leader ideale, a pari merito con Angela Merkel, Marine le Pen, Obama. Superati dal cinese Xi Jinping (2%) e Zhirinovski. Stranamente, il capo del governo, quel Yatseniuk che la signora Nuland chiama familiarmente “Yats”, nemmeno compare nella classifica. Zero, come Timoschenko, Lukaschenko, Kolomoisky (l’oligarca che ha al suo servizio Pravij Sektor).

http://off-guardian.org/2015/07/29/poll-84-of-ukrainians-would-entrust-putin-with-ukraine/

La cosa ha suscitato ironici commenti da OffGuardian, un blog “dissidente” di giornalisti del Guardian. Ammettiamo anche, dicono, che il Kremlino abbia mobilitato i suoi trolls di servizio per cliccare freneticamente sul nome di Putin (cosa improbabile, dato che il sito Nedelya non è conosciuto se non in cerchie limitate), ma dove sono i trolls favorevoli a Poroshenko, gli entusiasti di Yats, i fan della Timoschenko, magari anche pagati?

“Ciò depone per l’autenticità delle risposta: il fatto che nessuno – nessuno! – dei leader ucraini strappa alcun rispetto, gratitudine o amore, anzi sono tutti disprezzati. Putin invece riscuote rispetto, magari a denti stretti. Persino in Usa”.

E ricordano gli inglesi, che in un sondaggio fatto nel 2013 tra 173 agenzie di stampa e giornali nel mondo, questi hanno additato in Putin numero uno della politica mondiale.
 

Kiev minaccia la prigione a deputati francesi

Il 20-23 luglio scorso, una folta delegazione di parlamentari francesi s’è recata – ostentatamente – in Crimea, ha incontrato le autorità locali, ha parlato con la popolazione (colpita come si sa dalle sanzioni made in Usa). Il capo delegazione, il deputato Thierry Mariani, ha fatto dichiarazioni impegnative:

“Nel momento in cui si leva il blocco a Cuba, si impone un altro blocco in Europa”.

E inoltre:

“Il referendum in Crimea ha scongiurato migliaia di vittime”

come nel Donbass sotto le bombe di Kiev… Insomma una voluta sfida all’embargo, cui aderisce anche Parigi con Hollande e Valls – i quali hanno censurato l’iniziativa dei parlamentari.

Sulla via del ritorno, la delegazione è stata raggiunta dalla seguente notizia: la procura generale del regime di Kiev ha, come si dice, aperto un fascicolo. Ed avvisato: i deputati, se per caso entrano in Ucraina, sono passibili di galera. Da 5 a 8 anni. Commento del capo-delegazione Mariani:

“Mi avevano detto che gli ucraini hanno un senso dell’umorismo tutto speciale. Vedo che è vero”.

Naturalmente, nel prossimo viaggio a Mosca, i deputati francesi faranno bene a prendere un aereo di linea che non sorvoli l’Ucraina.

Saputa la cosa, altri deputati europei hanno deciso di imitare i francesi. Un gruppo di parlamentari italiani capeggiati da Manlio di Stefano (5 Stelle) a cui s’è subito aggiunto il senatore Sergio Divina di Lega Nord: per ora la delegazione italiana conta 9 membri. L’eurodeputata Nadine Morano (vicina a Sarkozy) sta raccogliendo adesioni al parlamento europeo, dove ha fondato il gruppo "Per un Nuovo Dialogo con la Russia". Il capo dell’ungherese Jobbik, Marton Gyongyosi, ha dichiarato di voler fare altrettanto. Diventano sempre più numerose le delegazioni che, invitandosi a Mosca per discussioni interparlamentari fra settembre e ottobre, stanno meditando un’estensione in Crimea, per vincerne il preteso “isolamento”.

Frattanto i servizi di sicurezza di Kiev hanno emesso un’ordinanza (eccola qui sopra) che

“vieta al cittadino franco-russo Gérard Depardieu di entrare in Ucraina per un periodo di cinque anni, al fine di provvedere alla sicurezza del nostro governo”

(vi avevo avvertito che questo è un pezzo umoristico).

Truffato DAESH. Da donne cecene, quasi napoletane.

Su certe reti sociali russe sino apparsi messaggi di giovani donne cecene desiderose di aderire allo Stato Islamico; dichiarandosi ardenti dalla voglia di combattere, o ancor più spesso di sposare un combattente per la fede, chiedevano denaro per comprare un biglietto per la Siria. Incredibilmente, molte hanno ricevuto il denaro. Cessando poi di rispondere ai messaggi sempre più imperiosi e costernati dei reclutatori di Daesh.

Un attivista di nome Zaur Tsitsaev, rappresentante di una organizzazione russa detta “polizia di coscienza” (in cui non osiamo riconoscere un agente di polizia russo-ceceno) ha spiegato alla tv LifeNews come avviene la truffa alla napoletana.

“Facilissimo, sono gli stessi reclutatori di DAESH a cercare le loro vittime, contattando le ragazze sui social; hanno solo l’imbarazzo della scelta, tante sono le adolescenti, anche islamiche, che postano i loro selfie e profili”.

Il punto è che le furbette cecene postano loro profili falsi, e si fanno mandare i soldi con un portamonete elettronico anonimo – sicché, una volta intascato, non sono identificabili.

Una istruttiva vicenda che conferma il motivo dei successi nel reclutamento di DAESH: pagano. Stipendi buoni ai combattenti, biglietti alle aspiranti mogli di martiri. Il che dimostra lo Stato Islamico abbonda di quattrini dei sauditi e della famiglia Erdogan, e scarseggia di ragazze.
E visto che parliamo di DAESH, non posso mancar di evocare un tocco di comicità da parte di Hollande (chi se non lui?): il presidente della Repubblica francese ha emanato un comunicato-stampa in cui rende noto di aver voluto telefonare ad Erdogan

“per ringraziarlo dell’azione vigorosa che sta conducendo contro DAESH”.

Quando perfino i sassi sanno che Erdogan sta facendo bombardare non le postazioni dello Stato Islamico, ma quelle dei curdi.
 

L'FBI vuol aiutare la Russia per la sicurezza dei Mondiali di calcio

I mondiali, si sa, si terranno fra il giugno e il luglio 2018 in una dozzina di città russe. Il portavoce del Federal Bureau of Investigation (FBI) ha offerto a Mosca tutta la sua rinomata assistenza: “Siamo sempre stati e saremo pronti a collaborare coi colleghi russi per garantire la sicurezza di tutti gli avvenimenti sportivi internazionali”; ha dichiarato Keith Beth, l’inviato dell'FBI a Jaroslav, alla 14ma riunione dei capi dei servizi segreti in rapporti con quello russo (FSB).

Una mano amica che sarà certo accettata con entusiasmo. A Mosca hanno la massima stima della competenza con cui l’FBI ha sventato importanti attentati terroristici, da quello alle Torri Gemelle dell’11 Settembre all’attentato islamico alla Maratona di Boston dell’aprile 2013, compiuto dai due fratelli Tsarnaev che l'FBI teneva d’occhio da un bel po’. Gli agenti dell’FBI è meglio averli sotto controllo.

 
Lo Stato Islamico annuncia  la guerra… all’India

Abbiamo appena seppellito il compianto Mullah Omar (ci mancherai, uomo invisibile), che arriva una nuova minaccia.
È un documento  verissimo, in urdu, 32 pagine, trovato in Pakistan. Lo ha ottenuto lo AMI (American Media Institute) e l’hanno esaminato “tre funzionari dell’intelligence americano” che ne hanno confermato l’autenticità – come riferisce il serissimo giornale USA Today. L’importanza del documento sta nel fatto che, in esso, lo Stato Islamico si dichiara intento a preparare “la fine del mondo”: esso si propone di unire insieme le diverse fazioni di talebani afghani e pakistani in una sola armata del terrore, che scatenerà contro gli Stati Uniti e i suoi alleati… cominciando però – ecco la tremenda novità – dall’India. Chissà come mai. L’India? Non sarà un boccone troppo grosso? È strano, perché l’India del nuovo presidente Mody non è affatto alleata agli Usa, ma vicina a Pechino, a Mosca, ai BRICS.

Sono i misteri di DAESH. Ma la minaccia non è da sottovalutare. L’ex direttore della Dia (Defense Intelligence Agency), il generale Michael Flynn, che l’ha letto e ne comprova l’autenticità, ha riferito le ultime righe del testo in urdu:

“…Accettare il fatto che il califfato sopravviverà e prospererà fino a dominare sul mondo intero e decapitare anche l’ultimo” disobbediente ai takfiri, “ecco la verità amara da ingoiare”.

Tutto autentico. In urdu. 32 pagine. Su Usa Today.

Fonte: maurizioblondet.it

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