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IL CARNEVALE, DALL’ANTICO EGITTO ALLA MASSONERIA MODERNA

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Immagine tratta da http://www.maxartis.it/showphoto.php?photo=92246

La parola Carnevale (o carnevalo) discende dal latino carnem levare (eliminare la carne) in quanto anticamente indicava il banchetto che si teneva l’ultimo giorno (martedì grasso) prima del periodo di penitenza e astinenza della Quaresima.

Il termine fu usato per la prima volta nei testi a firma del giullare Matazone da Calignano alla fine del XIII secolo ed in quelli del novelliere Giovanni Sercambi, verso il 1400. Ma i rituali ribattezzati con questo nome sono molto più antichi.
 
Essi infatti risalgono ai Navigium Isidis, i festeggiamenti in onore della dea egizia Iside, in seguito importati nell’impero Romano, in cui si esibivano gruppi di individui mascherati, come attesta lo scrittore Lucio Apuleio nelle Metamorfosi(libro XI).

Nella antica Babilonia, poco dopo l’equinozio di primavera era celebrato il processo originario di fondazione del cosmo, descritto miticamente dalla lotta del dio salvatore Marduk con il drago Tiamat che si concludeva con la vittoria del primo (v. correlati).

Durante queste cerimonie si svolgeva una processione in cui erano allegoricamente rappresentate le forze del caos che contrastavano la ri-creazione dell’universo, cioè il mito della morte e risurrezione di Marduk, il salvatore. Nel corteo c’era anche una nave a ruote su cui la dea Luna e il dio Sole percorrevano la grande via della festa verso il santuario di Babilonia, simbolo della terra. Questo periodo, che si sarebbe concluso con il rinnovamento del cosmo, veniva vissuto con una libertà sfrenata ed un capovolgimento dell’ordine sociale e morale.

Le cerimonie carnevalesche diffuse tra gli antichi popoli indoeuropei e mesopotamici avevano perciò anche una valenza purificatoria e dimostrano il “bisogno profondo di rigenerarsi periodicamente cancellando il passato e riattualizzando la cosmogonia” (Eliade – Il Mito dell’Eterno Ritorno). Eliade scrive che “la orgia è anch’essa una regressione nello oscuro, una restaurazione del caos primordiale che in quanto tale precede ogni creazione, ogni manifestazione di forme organizzate” (ordo ab chaosolve et coagula).

I rituali carnevaleschi ellenici contemplavano il sacrificio di una capra e l’uso della sua pelle conciata a strisce ed usata come una frusta dai sacerdoti per percuotere i partecipanti. L’usanza si collocava nell’ambito dei rituali primaverili consacrati alla fecondità, mediante cui si propiziavano raccolti abbondanti e la fertilità delle greggi e delle donne. In quanto momento di lussuria, ubriachezza e baldoria, tale occorrenza era associata al culto del dio Pan. (v. correlati) Nelle celebrazioni della antica Roma chiamate Lupercalia – anch’esse dedicate alla fertilità – il culto di Luperco prevedeva travestimenti e mascheramenti al fine di promuovere gli accoppiamenti promiscui.

Quando Roma abbracciò il cristianesimo i padri della Chiesa decisero di incorporare nella nuova fede alcuni aspetti degli antichi rituali pagani anziché tentare l’impossibile impresa di sradicarli dalla cultura dell’epoca. Il Carnevale diventò così la sintesi dei rituali primaverili dedicati alla fertilità e al rinnovamento; un periodo di abbandono, allegria e caos che precedeva la penitenza della Quaresima, ed in questa veste fu inglobato nelle tradizioni cattoliche.La Quaresima è assimilabile per molti versi al Ramadan mussulmano, ancora oggi osservato dai popoli di fede islamica. Si tratta di un periodo di 44 giorni (secondo il rito ambrosiano, 40), che in combinazione al Mercoledì delle Ceneri fu istituito per intimare ai cattolici di pentirsi dei propri peccati, esattamente come facevano i popoli dell’Antico Testamento vestendosi di sacchi, cospargendosi di cenere e praticando il digiuno (Ester 4:1-3; Geremia 6:26; Daniele 9:3; Matteo 11:21). Secondo alcune fonti tale periodo sarebbe collegato anche ai 40 giorni trascorsi da Gesù nel deserto dopo il battesimo nel Giordano e prima del ministero pubblico, e inteso quindi come un cammino preparatorio del fedele cattolico verso la Pasqua.
 

Ai giorni nostri le origini pagane del Carnevale continuano ad essere affermate tramite i carri allegorici in sfilata ed i balli in maschera, costumi che si ispirano apertamente alle tradizioni religiose precristiane.

The Mistick Krewe of Comus.

Nel XIX secolo nella città statunitense con la più antica tradizione carnevalesca – New Orleans – le celebrazioni del Carnevale godevano di una pessima reputazione a causa dei problemi di ordine pubblico che tendevano a sollevare. Verso la metà del secolo, stampa e opinione pubblica – influenzate dalle pressioni esercitate dalla Chiesa Cattolica creola – insistevano affinché la festa fosse abolita.
 
Il provvedimento fu evitato grazie alla fondazione – nel 1857 – di una associazione di cittadini chiamata The Mistick Krewe of Comus, la quale si assunse le responsabilità del pacifico svolgimento dei festeggiamenti. Il nome Comus fu scelto in onore del mitico figlio della maga Circe e del dio Bacco. La Comus diventò la più nota ‘krewe’ (circolo di ‘carristi’) del Carnevale di New Orleans. I suoi carri allegorici sono ancora oggi rinomati per il massiccio ricorso a simboli e allegorie connessi alla storia antica, allo erotismo e alla mitologia.Tra i 13 cittadini di New Orleans membri fondatori della Comus (secondo alcune fonti una copertura della loggia Skull and Bones – fonte). vi erano Albert Pike (v. correlati), John Slidell e Judah Benjamin, agente della casata Rothschild.
 
 
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