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LA MISTERIOSA “VALLE DELLA MORTE” SIBERIANA – PARTE 4

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L'ultima parte dell'avvincente indagine sulle esplosioni di Tunguska del 1908 ci conduce a casi più recenti che avrebbero visto in azione le medesime sfere "terminator"… con una domanda: quale, antica, tecnologia ha permesso ciò?


– Prosegue e termina dalla terza parte (qui puoi leggere la prima e la seconda parte) –


di Valery Uvarov


Microsferette dall'esplosione di Tunguska

    A puntare indirettamente nella stessa direzione vi è la composizione chimica delle microsferette reperite nella torba del sito del disastro, alquanto insolite nei meteoroidi e ricche di elementi alcalini. Ragionando sui meccanismi in base a cui operano i terminator, possiamo ipotizzare che grazie alla loro potente carica elettromagnetica si presumeva che aderissero ad un meteorite in volo e ne alterassero la traiettoria, in modo da far sì che abbandonasse l’atmosfera terrestre. Se la traiettoria del meteorite era tale da rendere impossibile la deviazione, i terminator semplicemente distruggevano i frammenti rocciosi — fondendo letteralmente la materia meteoritica, che in seguito si induriva in piccole sferette.
    Numerosi campioni di suolo, prelevati a varia distanza dal luogo dell’esplosione, hanno rivelato la presenza di sferette di magnetite contenenti sino al 10% di nickel, il che corrobora l’ipotesi che siano provenute dallo spazio; oltre alla magnetite sono state trovate anche sferette di silicato, di dimensioni variabili fra i 5 e i 400 micron. Le particelle di magnetite presentano una grande varietà di forme e di diverse caratteristiche di superficie. Oltre alle formazioni in prevalenza sferiche, è possibile trovare particelle a forma di goccia, prodotte dallo spruzzo di materia meteoritica fusasi in virtù delle colossali temperature determinate dall’azione dei terminator. La superficie di alcune sferette è lucida; quella di altre è opaca, granulosa e persino finemente porosa, fenomeno in parte dovuto alla materia meteoritica vaporizzatasi quando la superficie era viscosa. Spesso le sfere sono cave e all’interno hanno l’aspetto di scoria vulcanica. Talvolta ci si imbatte in conglomerazioni di sfere di magnetite e silicato, ad indicare la loro simultanea formazione e la complessa composizione del meteorite di Tunguska associata alla genesi di queste sferette.

    Le ricerche eseguite nel 1961-62 hanno determinato che la distribuzione di queste sferette sulla superficie segue uno schema specifico; la loro massima concentrazione si rileva in una striscia ampia 50-60 chilometri che, partendo dall’epicentro dell’esplosione del meteorite, si estende in direzione nordovest, rilevabile per oltre 250 chilometri.
    Nella regione del disastro, a coprire un’area di circa 130 chilometri di raggio a partire dal centro, presso il sito di Kulik, vi sono tre identificabili zone di torba ricca di microsferette. La prima, dalla forma di sottile falce, si curva attorno all’epicentro. La seconda riflette il movimento del bolide nella regione delle zone 4 e 5, ad est e nordest del sito di Kulik nei tratti superiori del fiume Chunia meridionale, coincidendo in tal modo con l’inizio della disintegrazione del meteorite. La terza zona, assai ampia e amorfa, si trova esattamente nella regione del cratere di Voronov. Non è una coincidenza che le microsferette di quest’area presentino determinate peculiarità di struttura e formazione, che le contraddistinguono da quelle di altre zone, in quanto la distruzione del meteorite è avvenuta direttamente nel suolo, il cui materiale si è quindi miscelato con la materia meteoritica durante la fase di vaporizzazione.
    Il bolide è stato completamente vaporizzato dall’esplosione e i prodotti di tale processo sono stati sparpagliati in forma di minuscole sferette su un’area di 15.000 chilometri quadrati; si stima che la loro massa complessiva si aggiri intorno alle 10 tonnellate, ed è per questo motivo che tutte le spedizioni che hanno visitato l’area dell’esplosione non hanno trovato nulla del meteorite in sé, eccetto una impolverata di sferette di silicato e magnetite che l’onda dell’esplosione stessa ha disseminato in tutta la Terra.
    La saga dell’Olonkho e le leggende ancora vive ci narrano che molti secoli dopo l’epico volo di Niurgun Bootur, Kiun Erbiie (“lo splendente araldo aereo”) si alzò a sua volta in volo, a preannunciare la comparsa di Uot Usumu Duurai; questo suggerisce che l’esplosione di Tunguska si identifica con Niurgun Bootur.



L'esplosione di Chulym del 1984

    Passarono i decenni e poi, il 26 febbraio 1984, un meteorite attraversò il cielo della Siberia occidentale ed orientale ad un’altezza di circa 10 chilometri, seguendo esattamente la traiettoria del corpo di Tunguska. All’epoca, da una sezione elevata dell’autostrada Mirny, all’estremo nord, i passeggeri di un autobus videro una sottile “colonna di fuoco” che si estendeva dal suolo al cielo e che quindi subì varie metamorfosi geometriche; l’avvistamento, di colore rosso, si protrasse per vari minuti.
    I pescatori dell’area del fiume Chona osservarono salire dalle colline a nord (la “Valle della Morte”) due enormi sfere lucenti, che gradualmente acquistarono velocità, salirono in alto lungo la verticale e scomparvero oltre le nubi. L’intero evento durò alcuni minuti, dopo di che le nuvole continuarono a baluginare per un po’; quindi, senza toccare terra, l’aerolito esplose in una pioggia di scintille nell’area del fiume Chulyum.
    Come nel caso di Tunguska, nell’area fu inviata una spedizione, i cui membri non trovarono alcuna traccia di materiale meteoritico, salvo sferette di magnetite e silicato; dato che l’esplosione si verificò a grande altezza, non rilevarono alcun esteso sradicamento di alberi.
    A quanto pare si trattava di Kiun Erbiie, l’araldo di Uot Usumu Tong Duurai, e quindi all’alba del nuovo millennio i ricercatori fremevano nell’attesa.


Il meteorite di Vitim del 2002

   Se le antiche leggende sono degne di credito, alla comparsa di Uot Usumu Tong Duurai si accompagna sempre una terribile devastazione. Le spedizioni nella Valle della Morte organizzate per la fine del secolo scorso e l’inizio di quello attuale sono state posticipate varie volte sulla base di rapporti provenienti dalla Siberia, che riferivano di animali che migravano verso destinazioni diverse da quelle previste. I ricercatori hanno valutato l’esodo della fauna come un indizio diretto del fatto che l’impianto di energia del complesso era entrato in un’altra fase di attività.
    Quello che in virtù della sgradevolissima previsione contenuta nell’Olonkho i ricercatori temevano e si aspettavano, ha avuto luogo nel settembre del 2002. Il primo rapporto relativo al volo di un corpo celeste è giunto dai militari statunitensi. Attingendo ai dati di un satellite militare, il Dipartimento della Difesa degli USA ha diramato informazioni inerenti a un grande meteorite in caduta nell’area di Bodaibo, nella regione russa di Irkutsk. Il satellite ha registrato la comparsa di un oggetto incandescente ad un’altitudine di 62 chilometri, secondo un angolo di 32 gradi rispetto all’orizzonte. L’osservazione è proseguita sino al momento in cui, a 30 chilometri dal suolo, si è verificata un’esplosione. Secondo le stime dei calcoli preliminari la potenza dell’esplosione è stata equivalente a 200 tonnellate di TNT.
    Quanto allo sviluppo delle fasi del fenomeno, le prime interviste con i testimoni dell’esplosione del meteorite di Vitim hanno denotato un parallelismo con l’evento di Tunguska. Nonostante il fatto che durante la notte del 24-25 settembre 2002 il cielo fosse coperto — un 10% di bassa cortina nuvolosa con pioggia, con lo strato inferiore delle nubi a 1.100-1.200 metri — non è stato affatto difficile stabilire la sequenza degli eventi ed individuare l’ovvia somiglianza con l’evento di Tunguska.
Nel caso in questione, tutto ha seguito lo schema ormai familiare, iniziato con l’esodo della fauna; i cacciatori intervistati hanno riferito che gli animali hanno abbandonato l’area poco prima dell’esplosione di Vitim.
    Trenta minuti prima della deflagrazione, il complesso energetico ha iniziato la sua fase più attiva; vale la pena di sottolineare che uno dei testimoni intervistati ha notato che mezz’ora prima dell’esplosione il suo cane ha cominciato ad agitarsi e a uggiolare!

 

La colonna di energia e il bagliore rossastro

    Alcuni minuti prima dell’esplosione iniziale, il complesso ha cominciato a espellere i “terminator”. Seguono alcuni resoconti di testimoni oculari.
Yevgeny Yarygin era di servizio presso il centro di distribuzione di energia elettrica dell’insediamento di Muskovit:

    …Ero di servizio nella sala del quadro di distribuzione, la cui finestra guarda a sud. Il clima era nuvoloso, umido e piovoso. Stavamo seduti a chiaccherare. Un bagliore e delle ombre sono comparse fuori dalla finestra, da cui penetrava la luce. Attraverso le finestre riuscivamo a scorgere un luminoso bagliore sferico che iniziava a salire da dietro le colline a sudest [in una posizione a circa 160-170 gradi bussola; VU]. La luce era di colore bianco, come quella che si produce durante le saldature, sembrava dirigersi verso l’alto e dietro di essa il colore iniziava a mutare verso il rosso e il porpora [una colonna rossa fu avvistata dai passeggeri dell’autobus prima dell’esplosione di Chulyum, ed anche dai testimoni di quella di Tunguska; VU]. Al di sopra del’emisfero ascendente erano visibili dei piccoli “raggi”. Il bagliore si è propagato in tutto il cielo. La luce era uniforme e costante; non siamo riusciti a scorgere alcun oggetto volante. La biforcazione del torrente Yermikhi, sul cui spartiacque il bagliore stava salendo, era intensamente illuminata; poi tutto ha iniziato ad affievolirsi e quindi è scomparso. Il bagliore è durato almeno 10 secondi.

    Io sono uscito all’esterno, mi sono diretto verso lo steccato e ho aperto il cancello; a quel punto erano trascorsi circa 30 secondi dalla scomparsa del bagliore. Si è verificata una penetrante detonazione, un’esplosione, un colpo assai secco, che faceva fischiare le orecchie e persino vacillare sulle ginocchia. Nell’edificio cadevano pezzi d’intonaco e tutto tremava e si muoveva. Poi, alle due meno sette minuti, uno scoppio singolo. Ma ancor prima della comparsa del bagliore si era udito un rumore distante — qualcosa di simile al rombo di un aviogetto [i testimoni dell’esplosione di Tunguska avevano paragonato tale rumore a un proiettile da tre pollici in volo; VU]. Il suono proveniva dalla stessa zona del bagliore, mentre lo scoppio dal lato opposto, dove il bagliore si era diretto. Ho sentito di persone la cui poltrona si è spostata mentre vi stavano sedute…

    Victor Vedeshin, intervistato al telefono il 22 ottobre 2002, ha detto:

    …Quella notte ero di servizio alla banchina d’attracco fluviale. Ad un certo punto, in concomitanza con un forte vento, nel cielo è comparso un intenso bagliore, di colore bianco con sfumature verdastre, luminoso come una scintilla di saldatura o un fulmine, la cui vista faceva dolere gli occhi. Subito dopo è apparsa una lucente sfera volante, che volava oltre l’orizzonte verso Maximikhi…

    Vitaly Valiuk, che lavorava presso il municipio di Bodaibo, ha rilevato:

    Ore due meno otto del mattino. Il cielo coperto da densi nembocumuli. Ero in piedi e stavo fumando. Improvvisamente c’è stato un lampo. Ho pensato che si trattasse di un fulmine, ma il bagliore aumentava come se qualcuno stesse accendendo una lampadina dopo l’altra. Quindi è diventato luminoso come fosse pieno giorno. Un qualche oggetto volava da sudovest verso nordest… Non si riusciva a distinguere se aveva forma sferica, ed era avvolto da una luminosità turchese; aveva forse le dimensioni del disco lunare ed era seguito da una scia — rossastra come le scintille di un falò. Si spostava a velocità assai elevata e il suo angolo di caduta era di circa 60 gradi. Nell’arco di tempo in cui si è manifestato ed esaurito il fenomeno, ho avuto il tempo di finire la sigaretta e, 30 secondi più tardi, si è udito un rombo, come una sorta di lontana esplosione…

    Marina Kovaleva ha riferito:

    Erano le due meno cinque. La luce era intensa, è durata alcuni secondi e poi tutto è diventato rosa, poi sempre più scuro, sino a diventare una luce rossastra. Quindi si è udito un rombo. L’impressione era che fosse, non saprei come definirlo, qualcosa nel sottosuolo, un rumore sordo ed indistinto [anche i testimoni dell’esplosione di Tunguska notarono un rombo sotterraneo proveniente dal complesso in attività, rombo che paragonarono a quello delle ruote di un treno; VU]. E a causa del rombo i vetri delle finestre vibravano…

    Il bagliore era visibile dagli insediamenti di Kropotkin e Mama, situati a circa 140 chilometri di distanza su entrambi i lati del presunto punto di impatto del bolide. Uno dei testimoni ha dichiarato:

    Improvvisamente il mio cane ha preso ad uggiolare senza una ragione evidente. Ad un tratto abbiamo udito uno strano rumore — una sorta di ronzio sordo e continuo. Dopo due o tre secondi c’è stato un lampo — inizialmente di colore bianco, quindi blu, poi rosso, quindi nuovamente bianco. In seguito, a circa due o tre minuti di distanza, si è udito un colpo tremendo. Tutte le porcellane sono cadute dalla tavola…

    Appena tre minuti prima dell’esplosione, il primo “terminator” è stato espulso onde raggiungere la posizione di attesa per la ricognizione finale prima dell’attacco. L’oggetto individuato dal satellite militare statunitense non era un meteorite né un aerolito; gli strumenti hanno registrato il volo del primo terminator mentre questo si precipitava ad intercettare il meteorite di Vitim, che prende il nome dal luogo sopra cui è esploso. Un lampo accecante ha illuminato con una luce intensa la taiga per alcuni istanti, dopo di che si è verificata un’esplosione di tale intensità che l’onda d’urto, proveniente da un’altezza di 32 chilometri, ha infranto i vetri delle finestre di tutte le abitazioni nel raggio di dozzine di chilometri.

    I ricercatori che si sono recati sul sito dell’esplosione indicato dal satellite USA, lungo il percorso hanno osservato pini con cime e rami strappati; tuttavia quando gli strumenti hanno indicato che avevano raggiunto la loro destinazione, i ricercatori non sono riusciti ad individuare il cratere di un meteorite, né qualcosa che gli assomigliasse nemmeno alla lontana. Presso il sito non si è verificato alcuno sradicamento di alberi in larga scala, poiché la prima esplosione è avvenuta in un punto molto più elevato rispetto a quella di Tunguska ed ha deviato con successo il meteorite dai luoghi abitati. Ad ogni modo, a sudest del sito visitato dai ricercatori, i cacciatori Dmitry Sasun e Piotr Fiodorchuck hanno osservato un significativo sradicamento di alberi.



 

I terminator in volo

    Come nel caso dell’evento di Tunguska, in contemporanea con la prima esplosione altre sfere si sono trovate a convergere verso il punto dell’esplosione, un fenomeno osservato da numerosi testimoni. Sergey Khamidulin, ad esempio, ha notato:

    La notte del 24 settembre stavo pescando, in compagnia di mia moglie, presso le isole Kuduminskye [a 5-6 chilometri a sud di Mama, sul fiume Vitim]. All’improvviso si è fatto chiaro, come in pieno giorno. Poi dalle nuvole è emerso un oggetto, che sembrava volare già a bassa quota ed emanava una luce simile a quella prodotta dal processo della saldatura, che tuttavia si riusciva a guardare senza che gli occhi ne soffrissero. Le dimensioni angolari del disco erano minori di quelle della luna piena; la sfera si stava frantumando (sprizzando scintille). Durante il volo abbiamo potuto sentire un suono (si percepiva una sorta di “fruscio”); non si dirigeva nella mia direzione, ma mi è passato accanto (a sud). L’oggetto ha sorvolato Vitim ed è scomparso dietro una montagna a nordest (il rilevamento bussola del “punto di partenza” era a 30-40 gradi). La luce è scomparsa dopo che l’oggetto è rimasto nascosto dietro la montagna. Dopo un minuto, un minuto e mezzo, si è udito un fragoroso schianto, come un tuono, ripetutosi per due volte. Non si sono verificate scosse né un’onda d’urto.

    Il testimone ha disegnato la sfera volante con una coda.

    Valentina Leontyeva lavora come guardia per la compagnia aurifera Siberian Lenzoloto e la notte in questione era di servizio. Valentina ha commentato:
  

 …Alle due è precipitato qualcosa. Un corpo di forma rotonda, da cui si dipartiva una coda, è sfrecciato in cielo. Ho pensato “Che sia una stella?”, ma era troppo grande. Dopo dieci secondi si è verificata un’esplosione, seguita da una seconda. La porta del mio ufficio si è persino spalancata…

    L’evento di Vitim ha fornito abbondanti prove della natura elettromagnetica delle sfere terminator e del loro intenso effetto sull’ambiente.
    Quella notte nella città di Mama, che si trova nell’area della traiettoria di volo, si è verificato un calo di corrente. Al momento della comparsa dei terminator, le lampadine si sono accese all’improvviso (flebilmente, a metà potenza)! La spiegazione data dai fisici è che “il volo ha provocato un potente disturbo del campo magnetico della Terra e il cambiamento al suo interno ha determinato la comparsa di corrente elettrica in un circuito chiuso”. Per di più sugli oggetti appuntiti si è manifestato l’effetto corona noto come fuoco di Sant’Elmo — piccole sfere luminescenti; anche tale fenomeno è associato a cambiamenti del campo elettrico, ma questa volta nell’atmosfera.

    Georgy Kaurtsev, membro dello staff dell’aeroporto di Mama, ha riferito:

    …Quella notte è mancata l’elettricità. L’insediamento era privo di corrente. Mi sono alzato e ho visto un lampo all’esterno. Il lampadario si è acceso da solo, a metà potenza. Dopo 15-20 secondi è iniziato il “brontolio del terreno”…

    Vera Semionova e Lidia Berezan, agenti di sicurezza presso l’aeroporto, sono uscite sul campo verso le due meno dieci e hanno visto brillare delle luci alle estremità dei pali di recinzione della stazione meteorologica. Fra l’altro Mama si trova a dozzine di chilometri di distanza dalla traiettoria di volo dei terminator.
    Essendo una potente struttura elettromagnetica, la sfera terminator produceva un rumore ronzante simile ai crepitii delle linee elettriche ad alta tensione. Molti testimoni hanno rammentato che in concomitanza con il passaggio del bolide hanno udito un caratteristico “rumore”, “ronzio” o “fruscio”. Il livello energetico era talmente elevato da produrre un effetto elettrofonico (generante un rumore udibile durante il volo) e da lasciare una scia multicolore da cui sprizzavano scintille.

 

La distruzione del meteorite

    Dopo il primo colpo, che ha deviato la traiettoria del meteorite lontano dai luoghi abitati, le altre “sfere terminator” si sono avvicinate da ogni parte ed hanno iniziato a distruggere metodicamente i residui dell’intruso spaziale; questo è il motivo per cui si sono avuti degli scoppi derivanti da varie collisioni.

    Olga Ponomareva, operatrice del centralino telefonico, ha commentato:

    …Ero di servizio. Mi ero appena coricata. Prima c’è stato un rombo, che ha fatto tremare tutte le finestre. Ho pensato che qualcuno stesse cercando di accedere ai locali del centralino, quindi ho detto, “Sì?” Nessuna risposta. “Chi è?”, ho chiesto. Poi è comparsa una luce, luminosa come quella del giorno. Passata in un attimo. Le finestre continuavano a tremare. Ho pensato che si trattasse di un terremoto, ma perché tutta quella luce? Il tremore ha avuto inizio alle due meno cinque. Il bagliore è durato una manciata di secondi, ma lo sbatacchiamento delle finestre è durato altri cinque minuti, o almeno così mi è sembrato. Sono anche uscita a vedere chi stesse bussando, e tutto tremava ancora. C’è stato un rombo come quello di un aviogetto in volo.

    Prima il rombo, poi lo scoppio; ciò significa che c’è stato un rombo, poi il bagliore (mentre il rumore proseguiva) e quindi lo scoppio (come a Sasovo).
    Yevgeny Chechikov ha riferito:

    Stavamo trascorrendo la notte sul fiume… Quando è comparso il bagliore era talmente terrificante che ci siamo gettati a terra; poi, quando il fenomeno ha avuto termine, abbiamo udito il fragore di alcune esplosioni, prima una, poi due meno intense, modeste, quasi contigue…

    Sergey Chernyshev:

    Erano le due o le tre del mattino. Non stavo dormendo, ero solo disteso. Il lampo è durato circa tre secondi — una luce bianca talmente intensa da non riuscire a guardarla. Sono corso fuori ed era di nuovo buio. Era trascorso circa un minuto. [In seguito Sergey ha detto che fra il lampo e lo scoppio erano passati 8-10 secondi.] In distanza, da dietro le montagne, è giunta una tripla eco. I muri della casa hanno scricchiolato. Il suono proveniva dalla direzione di Vitimsky. Ci sono state tre esplosioni…

    Il 26 ottobre 2002, intervistato sull’evento, Alexander Sergy, amministratore capo dell’insediamento di Vitimsky, ha riferito:

    La gente ha visto una sfera, dotata di scia, le cui dimensioni angolari erano “minori di quelle della Luna”. C’era un rumore crescente — tenue all’inizio, poi via via più forte, sino a diventare terrificante. Dopo il lampo c’è stato uno scoppio, a 15-20 secondi di distanza, forse trenta. L’esplosione era davvero fragorosa. Anche se abituata alle esplosioni, la gente ha pensato che si trattasse di un qualche disastro. Se l’esplosione è avvenuta ad un’altezza di 10 chilometri, allora era come minimo pari a diverse tonnellate [di TNT] (quattro o cinque), forse molte volte di più; è difficile valutare l’equivalente [in TNT] di un’esplosione aerea. Non vi è stato uno scoppio unico, bensì una serie da uno a sei (come della gente che percuote dei radiatori) —  attraverso l’aria e il suolo… Un tremore del terreno a ritmo staccato, da due a sei scosse di intensità decrescente…

    Quanto all’intensità dell’esplosione, secondo le valutazioni preliminari corrispondeva a tre o quattro kilotoni. Alcuni abitanti del luogo che lavorano nell’industria mineraria, dove si usa polvere esplosiva, hanno dichiarato che l’esplosione in questione era di un’intensità senza precedenti, percepibile entro un raggio non inferiore ai 30-50 chilometri dal suo epicentro; la deflagrazione ha asportato le cime degli alberi, mentre l’onda d’urto ha infranto i vetri di tutte le abitazioni per dozzine di chilometri.
    Come nel caso di Tunguska e Chulym, tutte le spedizioni giunte nella regione di Vitim non hanno reperito alcunché, se non sferette di magnetite e silicato prodotte dalla distruzione di un meteorite che plausibilmente trasportava microrganismi pericolosi.
    Molti testimoni hanno visto che in un momento successivo al volo dell’aerolito di Vitim due grandi punti sfolgoranti si spostavano lungo la medesima traiettoria del meteorite; queste due “piccole stelle” hanno illuminato la taiga per due notti, come se stessero cercando qualcosa, un fenomeno riferito anche dai testimoni dell’evento di Tunguska.
    Molti hanno detto che nei giorni successivi al volo del bolide, in cielo era visibile un bagliore, determinato dalla potente influenza delle sfere terminator.

 

Disturbi del campo geomagnetico

    Sarebbe utile sottolineare che le esplosioni atomiche in quota mutano la conduttività della ionosfera, il che porta inevitabilmente a disturbi del campo geomagnetico terrestre — il cosiddetto effetto geomagnetico.
    L’effetto geomagnetico determinato dall’evento di Tunguska venne rilevato nel 1959 da quattro ricercatori di Tomsk: G. F. Plekhanov, A. F. Kovalevsky, V. K. Zhuravlev e N. V. Vasilyev, i quali hanno rilevato tracce di un insolito disturbo geomagnetico su antichi magnetogrammi del 30 giugno 1908.
    Questo fatto rende plausibile l’ipotesi che la distruzione del meteorite abbia provocato un inconsueto disturbo del campo geomagnetico, simile a quello di una tempesta magnetica dall’avvio repentino ma di durata insolitamente breve.
    Il Dr. N. Deskov, uno dei più anziani dottori della regione autonoma di Evenk, ha raccolto voci relative ad alcuni acciacchi che hanno interessato la popolazione locale dopo l’evento di Tunguska. Nonostante l’aleatorietà della situazione, N. V. Vasilyev ha nondimeno osservato che:

“in condizioni di totale assenza di medici o di qualsivoglia assistenza medica, è possibile che casi isolati di malattia da radiazioni siano passati del tutto inosservati”.

    Questo è precisamente il motivo per cui coloro che migliaia di anni fa progettarono e costruirono l’Installazione nella Valle della Morte ricorrono ad un primo attacco ad alta quota, onde allontanare le conseguenze delle esplosioni dalle aree abitate, cosicché le popolazioni locali non abbiano a soffrirne.
    Chi ha costruito l’Installazione della “Valle della Morte” in Yacuzia, e per quale motivo? Per saperne di più tenete d’occhio i prossimi numeri di NEXUS.
 

– Fine –

Il presente articolo è stato pubblicato originariamente su NEXUS New Times n. 59 (Dicembre 2005 – Gennaio 2006). Ogni ripubblicazione è gradita previo riferimento all’autore ed a questa citazione.


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L’autore:

Il Dr. Valery Mikhailovic Uvarov, a capo del Dipartimento di Ricerca sugli UFO, Paleoscienze e Paleoetnologia dell’Accademia per la Sicurezza Nazionale della Russia, ha dedicato quasi un ventennio allo studio dell’ufologia e al retaggio delle civiltà antiche. Il Dr. Uvarov è autore di numerosi documenti nell’ambito della paleotecnologia e della paleoscienza, nonché dell’ufologia e dell’esoterismo, pubblicati sulla stampa russa ed estera. Ha avviato e ha partecipato a una serie di spedizioni in India, Egitto e Siberia, alla ricerca di prove concrete degli antichi saperi. Partecipa regolarmente in veste di oratore a convegni ufologici internazionali e tiene seminari e conferenze in Russia, Regno Unito, USA, Germania e Scandinavia; è stato presente come oratore ai convegni di NEXUS tenutisi ad Amsterdam nel 2004 e 2005, nonché a quello tenutosi a Brisbane nel 2004.
Il suo articolo in quattro parti, “I Misteri della Valle della Morte siberiana”, è stato pubblicato su NEXUS, nr.i 51, 57, 58, 59; il suo articolo "La gemella nascosta della Terra e la nascita della civiltà" su NEXUS nr. 78 [puoi leggerlo integralmente qui]. Una sua intervista è stata pubblicata su NEXUS nr. 45 [puoi leggerla integralmente qui].

Il presente articolo è una versione ridotta di una parte del suo libro The Pyramids, disponibile anche come e-book in PDF e scaricabile a pagamento dal sito web di NEXUS australiano http://www.nexusmagazine.com. Per contatti via email: [email protected] e [email protected].


Bibliografia

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  3. Felix Zigel, The Tunguska Wonder – A Documentary History of an Unfinished Investigation (in russo), Mosca, 1975
  4. Vladimir Rubtsov, The Unknown Tunguska (in russo)
  5. A. F. Cherniayev, Stones Fall into the Sky: From the Tunguska Explosion to the Sasovo Explosion (in russo), Mosca, 1992
  6. Materiale dalle ricerche di Alexander Gutenev e Yury Mikhailovsky, Mirny, Yakutia, Russia
  7. A. Yu. Olkhovatov, B. U. Rodionov, The Tunguska Glow (in russo), Mosca, 1999
  8. V. I. Koval, "On the Track of the 'Tunguska Wonder'" (in russo), Zemlia i Vselennaya, nr. 5, 1989
  9. G. F. Plekhanov, A. F. Kovalevsky, V. K. Zhuravlev, N. V. Vasilyev, articolo (in russo) su Izvestiya vysshikh uchebnykh zavedenii Fizika, 1960, nr. 2, p. 236f
  10. K. G. Ivanov, Meteoritics (in russo), Mosca, 1961, numero 21, pp. 46-48
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  12. G. F. Plekhanov, A. F. Kovalevsky, V. K. Zhuravlev, N. V. Vasilyev, articolo (in russo) su Geologiya i geofizika, 1961, nr. 6, pp. 94-96
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  14. K. G. Ivanov, Meteoritics (in russo), Mosca, 1964, numero 24, pp. 141-194
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  16. A. V. Zolotov, The Problem of the Tunguska Disaster of 1908 (in russo), Minsk, 1969, pp. 155-191
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  22. V. K. Zhuravlev, "The Problem of the Tunguska Meteorite" (in russo), Works of the USSR Geographical Society, Tomsk, 1963, vol. 5, pp. 195-197
  23. N. V. Vasilyev et al., Shining Nocturnal Clouds and Optical Anomalies Connected to the Fall of the Tunguska Meteorite (in russo), Mosca, 1965, pp. 62-64
  24. G. M. Ildis, Z. V. Kariagina, Meteoritics (in russo), Mosca, 1961, numero 21, pp. 32-43
  25. V. K. Zhuravlev, A. N. Dmitriyev, Meteorite Researches in Siberia (in russo), Novosibirsk, 1984, pp. 128-141
  26. L. A. Mukharev, articolo (in russo) su Radiotekhnika i Elektronika, 1985, vol. 30, nr. 6, pp. 1151-1158
  27. N. P. Chikov, Space Matter and the Earth (in russo), Novosibirsk, 1986, pp. 215-217
  28. A. N. Dmitriyev, Current Issues in Meteoritics in Siberia (in russo), Novosibirsk, 1988, pp. 105-113
  29. N. V. Vasilyev, N. P. Fast, The Physics of Mesospheric (Silvery) Clouds (in russo), Riga, 1970, pp. 95-101.

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