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La tecnocrazia, la moneta ecosostenibile e le reti elettriche intelligenti

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Un sistema economico basato sulla produzione e il consumo di energia, anziché sui prezzi, e una rete elettrica globale che usa tecnologie intelligenti integrate potrebbero realizzare il piano ideologico tecnocratico per esercitare un controllo centralizzato sulla popolazione mondiale. Oggi che l'Internet delle Cose sta diventando realtà (ne abbiamo scritto nella rubrica Sotto la Lente su PuntoZero n. 7), la tesi suggerita nell'articolo che segue sembra confermarsi giorno dopo giorno, mostrando l'enorme capacità dei burattinai di tessere la loro tela senza che i comuni esseri umani, inconsapevoli, se ne accorgano minimamente (nonostante il web). Fino a quando rimarremo burattini di un destino scritto per noi da altri?

Di seguito, il profetico ed accurato articolo di Patrick Wood, pubblicato sul n. 94 di Nexus New Times (ottobre – novembre 2011).


PARTE 1:

La “Carbon Currency”: un nuovo inizio per la tecnocrazia?
I critici che pensano che il dollaro USA sarà un giorno sostituito da una nuova moneta globale forse pensano troppo in piccolo. Sull’orizzonte mondiale si profila una nuova valuta globale che potrebbe sostituire tutte le monete cartacee e il sistema economico su cui si basano.
La nuova moneta, battezzata Carbon Currency (moneta carbonio) è stata pensata per sostenere un sistema economico nuovo e rivoluzionario basato sull’energia (intesa come produzione e consumo) anziché sui prezzi. Il nostro attuale sistema economico basato sui prezzi, con le valute a esso associate – che hanno supportato il capitalismo, il socialismo, il fascismo e il comunismo – verrà mandato al macero per lasciare spazio a un nuovo mondo basato sul carbonio.
È sotto gli occhi di tutti come le economie basate sui prezzi stiano lasciando il mondo stremato da un sistema agonizzante, e lo evidenzia il rapido declino delle valute cartacee. L’era della moneta legale (banconota non convertibile) fu introdotta nel 1971, quando il presidente degli Stati Uniti Richard Nixon sciolse il legame tra dollaro USA e oro. Poiché il dollaro, diventato moneta legale, era il principale bene di riserva nel mondo, tutte le altre valute hanno finito per adeguarsi, lasciandoci oggi con un mare globale di carta sempre più indesiderata, instabile, inutilizzabile. La ferale situazione economica del mondo di oggi è un riflesso diretto della somma delle sue monete malate e morenti, ma a breve tutto questo potrebbe cambiare.
Ci sono già forze al lavoro per immettere in circolazione una nuova moneta, la Carbon Currency, la risposta finale a chi chiede soluzione ai problemi globali di povertà, controllo della popolazione, controllo ambientale, surriscaldamento globale, distribuzione energetica e ripartizione mondiale della ricchezza economica. Purtroppo per il singolo individuo che vive in questo nuovo sistema, tutto questo richiederà anche un controllo autoritaristico e centralizzato su tutti gli aspetti della vita, dalla culla alla tomba.
Che cos’è la Carbon Currency, e come funzionerà? In poche parole, la Carbon Currency si baserà sulla periodica allocazione delle energie disponibili ai popoli del mondo. Se non verrà utilizzata entro un periodo di tempo, la moneta scadrà (come i minuti di chiamate mensili di un piano tariffario telefonico), così lo stesso popolo potrà ricevere una nuova disponibilità calcolata in base alle nuove quote di produzione energetica del periodo successivo.
Poiché la catena logistica energetica è già dominata dall’élite globale, la definizione di quote di produzione energetica limiterà la quantità di valuta Carbon Currency in circolazione in ogni dato momento. Inoltre limiterà naturalmente anche la produzione manifatturiera, la produzione alimentare e la circolazione delle persone. Le valute locali potrebbero inizialmente rimanere in gioco, ma con il tempo si indebolirebbero venendo totalmente rimpiazzate dalla Carbon Currency, allo stesso modo in cui l’euro ha sostituito le valute europee dopo un periodo di coesistenza.
Sembra un concetto molto moderno, vero? In realtà, queste idee risalgono agli anni Trenta del Novecento, quando centinaia di migliaia di cittadini statunitensi abbracciarono una nuova ideologia politica chiamata Tecnocrazia, con la sua promessa di una vita migliore.

Le radici
Filosoficamente, la tecnocrazia affonda le radici nell’autocrazia scientifica di Henri de Saint-Simon (1760-1825) e nel positivismo di Auguste Comte (1798-1857), il padre delle scienze sociali. Il positivismo elevava la scienza e il metodo scientifico al di sopra della rivelazione metafisica. I tecnocrati abbracciarono il positivismo perché credevano che il progresso sociale fosse possibile solo attraverso la scienza e la tecnologia.
Il movimento sociale della tecnocrazia, con il suo sistema contabile basato sull’energia, si può far risalire agli anni Trenta del Novecento, quando un oscuro gruppo di ingegneri e scienziati lo propose come soluzione per la Grande Depressione.
Il principale scienziato dietro le quinte della tecnocrazia era M. King Hubbert, giovane geofisico che più tardi (tra il 1948 e il 1956) inventò la teoria del picco di produzione petrolifera, oggi famosa come “teoria del picco di Hubbert”. Hubbert affermava che la scoperta di nuove riserve energetiche e il relativo sfruttamento sono soggetti a un graduale esaurimento, che alla fine porta alla rovina economica e sociale. Molti seguaci moderni di questa teoria ritengono che la recessione globale del 2007-2009 sia stata parzialmente esacerbata dai prezzi record del petrolio, che riflettono la validità della teoria.
Hubbert ha svolto i suoi studi accademici presso l’Università di Chicago, conseguendo il dottorato nel 1937, e in seguito ha insegnato geofisica alla Columbia. Ha ricevuto numerose onorificenze durante la sua carriera, tra cui il Rockefeller Public Service Award nel 1977.
Nel 1933, Hubbert e Howard Scott avevano creato un’organizzazione chiamata Technocracy, Inc. La parola “tecnocrazia” deriva dal greco techne, che significa “capacità”, e kratos che significa “governo”. Dunque, è il governo di ingegneri, scienziati e tecnici capaci, che si oppone a un governo di funzionari eletti. Si discosta da tutte le altre forme di governo, tra cui comunismo, socialismo e fascismo, che operano in un’economia basata sui prezzi.
Da fondatori dell’organizzazione e del movimento politico chiamato Technocracy, Inc., Hubbert e Scott sono anche stati co-autori del Technocracy Study Course, pubblicato nel 1934. Questo libro funge da “bibbia” della tecnocrazia, e costituisce il manifesto a cui si ispira il successivo pensiero tecnocratico moderno.
La tecnocrazia partiva dall’assunto che solo gli scienziati e gli ingegneri erano in grado di gestire una società complessa basata sulla tecnologia. Poiché la tecnologia – nei ragionamenti dei fondatori – aveva cambiato la natura sociale delle società, i metodi di governo e le economie precedenti erano diventati obsoleti. I tecnocrati disdegnavano politici e burocrati, che consideravano incompetenti. Invece, utilizzando il metodo scientifico e le tecniche gestionali scientifiche, speravano di minimizzare le enormi inefficienze dell’amministrare una società, e così, consumando meno risorse ci sarebbero stati più vantaggi per tutti i membri della società.
Il fattore cardine della tecnocrazia era l’implementazione di un sistema economico basato sulla distribuzione energetica, anziché sui prezzi. I tecnocrati proponevano di sostituire la moneta tradizionale con dei crediti energetici. La loro attenzione mirata all’uso efficiente dell’energia è stato probabilmente il primo barlume di un movimento ambientalistico e di ecologia sostenibile negli Stati Uniti. L’enfasi moderna sulla riduzione del consumo di combustibili a base di carbonio, che causano surriscaldamento globale ed emissioni di CO2, è essenzialmente un prodotto di un precedente pensiero tecnocratico.
Come scienziati, Hubbert e Scott hanno cercato di spiegare (o giustificare) le loro argomentazioni in termini di fisica e legge della termodinamica, che è lo studio delle trasformazioni dell’energia tra calore e lavoro meccanico. L’entropia è un concetto della termodinamica che rappresenta la quantità di energia in un sistema che non è più disponibile per compiere lavoro meccanico. L’entropia dunque aumenta a mano a mano che la materia ed energia del sistema degradano verso lo stadio finale dell’uniformità inerte. In parole povere, entropia significa che ciò che è usato è perso per sempre.
Inoltre, lo stadio finale dell’entropia è l’“uniformità inerte”, dove non avviene nulla. Così, se l’uomo consuma tutta l’energia disponibile e/o distrugge l’ecologia, esse non si potranno mai più ripristinare. Il metodo tecnocratico per evitare l’entropia sociale è aumentare l’efficienza della società attraverso l’attenta distribuzione dell’energia disponibile e la misurazione del prodotto conseguente al fine di trovare uno stato di equilibrio, o pareggio.
Per facilitare tale equilibrio tra uomo e natura, la tecnocrazia proponeva che i cittadini ricevessero dei Certificati energetici per le operazioni economiche: “…[I Certificati energetici] vengono emessi individualmente per ciascun individuo adulto dell’intera popolazione…
“Il reddito e il tasso di spesa di ciascuno viene registrato dalla Sequenza di distribuzione, dunque per la Sequenza di distribuzione è facile accertare in ogni dato momento lo stato del bilancio di un dato cliente…
“Acquistando merci o servizi, l’individuo paga con Certificati energetici debitamente identificati e firmati…
“Il significato di tutto ciò, dal punto di vista della tracciabilità di quanto accade nel sistema sociale e del controllo sociale, si può apprezzare meglio esaminando in prospettiva l’intero sistema. Innanzitutto, una sola organizzazione si occupa di fornire di risorse umane e fare funzionare l’intero meccanismo sociale. La stessa organizzazione non solo produce, ma distribuisce tutti i beni e servizi…”
Le due differenze chiave tra la valuta basata sui prezzi e i Certificati energetici sono che:
a) la valuta è generica rispetto a chi la detiene, mentre i Certificati vengono registrati individualmente per ogni cittadino;
b) il denaro persiste, mentre i Certificati scadono. Quest’ultimo aspetto sarebbe di grande ostacolo per l’accumulo di ricchezze e proprietà, o potrebbe addirittura eliminarlo del tutto.

La proposta moderna

Visti i legami tra movimento ambientalista, surriscaldamento globale e il concetto tecnocratico dei Certificati energetici, ci si aspetterebbe che la Carbon Currency sia un’idea di quella particolare comunità, e infatti è così.

Nel 1995, nell’articolo “Verso una moneta unica basata sul carbonio” pubblicato in New Scientist, Judith Hanna ha scritto: “La mia proposta è definire una quota globale annuale per il consumo di combustibili fossili, e suddividerla equamente tra tutti gli individui adulti del mondo.” Nel 2006, la prestigiosa Harvard International Review ha pubblicato “Una nuova moneta”, in cui si leggeva: “Per chi ha interesse nel rallentare il surriscaldamento globale, le azioni più efficaci risiedono nella creazione di forti valute nazionali legate al carbonio… Il compito principale di studiosi e legislatori è scavare nella storia alla ricerca di indicazioni più utili. Il surriscaldamento globale è considerato un problema ambientale, ma per trovarne le soluzioni migliori non si deve cercare tra i canoni delle leggi ambientali. L’ubiquità del carbonio nell’economia mondiale richiede che qualsiasi regime per limitare le emissioni prenda in considerazione i costi. Infatti, quello che è considerato il regime migliore è il mercato delle emissioni, che è il più sensibile ai costi. E poiché un mercato in cui si scambiano emissioni e carbonio è più simile a un mercato valutario che non alla lotta contro un inquinante, i legislatori dovrebbero imparare dalla borsa e dalla finanza come regolare i mercati del carbonio. Dobbiamo anticipare le sfide politiche che sorgeranno – tra cui il controllo dei punti di contatto tra ciascuno dei sistemi di scambio nascenti, le norme penali per la contraffazione di licenze e la cooperazione giudiziaria – con la diffusione di questo sistema che parte dal basso.” (corsivi aggiunti)

Gli autori hanno concluso che “dopo sette anni di perdite di tempo e analogie errate, il regime internazionale per il controllo del carbonio ha finalmente preso, seppur a titolo sperimentale, una strada produttiva”. (corsivi aggiunti)

Nel 2006, l’allora ministro britannico dell’Ambiente David Miliband ha parlato al Convegno e dibattito annuale della Commissione di Controllo e ha dichiarato apertamente: “Immaginate un paese in cui il carbonio diventa una nuova moneta. Ci porteremo dietro carte di pagamento con un credito sia in sterline che in punti-carbonio. Quando compreremo elettricità, gas e carburanti, useremo i punti-carbonio, oltre alle sterline. Per contribuire a ridurre le emissioni di carbonio, il Governo fisserà dei limiti sulla quantità di carbonio che si potrà usare.” (corsivi aggiunti) Nel 2007, il New York Times ha pubblicato l’articolo “Quando il carbonio diventa una moneta” di Hannah Fairfield, in cui annunciava senza mezzi termini: “Per creare un mercato del carbonio, è necessario che si crei una valuta di crediti di carbonio che i partecipanti possano scambiarsi.” (corsivi aggiunti)

Point Carbon, importante società di consulenza globale, collabora con Bank of New York Mellon per valutare i mercati del carbonio, che stanno vivendo una rapida crescita. Nel 2008, ha pubblicato un report dal titolo “Verso una moneta-carbonio comune. Esplorazione delle prospettive per mercati di carbonio integrati globali”, che discute dell’efficienza ambientale ed economica in un contesto simile a quello visto originariamente con Hubbert nel 1933.

Infine, il 9 novembre 2009, il britannico Telegraph ha presentato l’articolo “La possibilità di una ‘razione di carbonio’ personale per tutti in Gran Bretagna”: “Implementare delle razioni di carbonio per ciascun individuo sarà il metodo più efficace per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra. Le persone riceveranno un codice unico da utilizzare per l’acquisto di prodotti che contribuiscono all’impronta ecologica di CO2, come carburanti, biglietti aerei ed elettricità. Come per il conto bancario, ogni mese verrà inviato un estratto conto per aiutare i cittadini a tenere una contabilità dei consumi. Se il loro ‘conto carbonio’ andrà a zero, dovranno pagare per ottenere altri crediti.” (corsivi aggiunti)

Come potete vedere, questi riferimenti sono tutt’altro che di serie B, tanto per le fonti quanto per il contenuto. La corrente sottomarina dell’iniziale pensiero tecnocratico ha finalmente raggiunto la costa, e ora le sue onde lambiscono la spiaggia.

Un prototipo di tessera energetica
Nel luglio 1937, un articolo di Howard Scott su Technocracy Magazine descriveva molto dettagliatamente la Tessera di distribuzione energetica. Dichiarava che l’uso di un simile strumento come “mezzo contabile faceva parte del cambiamento proposto dalla tecnocrazia per una possibile organizzazione del nostro sistema socioeconomico”.
Inoltre Scott scriveva: “Verrà emesso direttamente un certificato per ciascun individuo. Sarà non trasferibile e non negoziabile, dunque non potrà essere rubato, perso, prestato, preso in prestito né ceduto. Non sarà cumulativo, dunque non lo si potrà risparmiare e non maturerà interessi né aumenterà di valore. Non dovrà necessariamente essere speso, ma perderà validità dopo un periodo di tempo designato.”
Nel 1937, questa poteva sembrare fantascienza, ma oggi è assolutamente plausibile. La Technocracy, Inc. ha offerto un’idea aggiornata di come potrebbe essere questa Tessera di distribuzione energetica. Sul suo sito Web si legge: “Ora è possibile usare una tessera di plastica simile alle moderne carte di credito con all’interno un microchip. Il chip potrebbe contenere tutte le informazioni necessarie per creare una tessera di distribuzione energetica come descritto in questo opuscolo. Le stesse informazioni sarebbero fornite in ogni forma compatibile con le tecnologie più recenti, tuttavia, quello che è spiegato qui è il concetto di una ‘Tessera di distribuzione energetica’.”
Studiando questo prototipo di tessera si può notare che serve anche come carta d’identità universale e contiene un microchip. Questo riflette la filosofia tecnocratica per cui ogni persona della società deve essere meticolosamente monitorata, e ogni sua transazione deve essere giustificata, per poter controllare ciò che consuma in termini energetici e anche come contribuisce al processo produttivo.

I player del mercato del carbonio
Il moderno sistema di crediti di carbonio è un’invenzione del Protocollo di Kyoto e ha iniziato a guadagnare slancio nel 2002, quando nel Regno Unito è stato stabilito il primo schema di scambio a livello di economia nazionale. Comparso nelle leggi internazionali nel 2005, questo mercato di scambio si avvia, secondo le stime, a raggiungere i 3.000 miliardi di dollari entro il 2020, se non prima.
Graciela Chichilnisky, direttrice del Columbia Consortium for Risk Management e autrice del testo sui crediti di carbonio del Protocollo di Kyoto, ha scritto nel suo articolo “Chi ha bisogno di un mercato del carbonio?”: “Il mercato del carbonio è dunque fatto sostanzialmente di flussi di cassa e di operazioni di trading, ma è anche una soluzione per un futuro redditizio e più verde.”
E chi sono i “trader” che aprono le porte a tutti questi profitti? Attualmente, guidano il branco J. P. Morgan Chase, Goldman Sachs e Morgan Stanley. Un articolo di Bloomberg, “I capitalisti del carbonio si scaldano per un mercato del clima che utilizza i derivati” (4 dicembre 2009), notava: “Le banche si stanno preparando a fare con il carbonio qualcosa che hanno già fatto in precedenza: progettare e mettere sul mercato dei titoli derivati che aiuteranno le aziende clienti a coprirsi dal rischio di prezzo nel lungo periodo. Sono anche pronte a vendere prodotti finanziari correlati al carbonio a investitori esterni.”
Alla J.P. Morgan, la donna che ha inventato originariamente i credit default swap, Blythe Masters, oggi è a capo del dipartimento che gestisce il trading di crediti di carbonio per la banca. Considerando la forza assoluta dei colossi bancari globali alle spalle del trading di carbonio, non sorprende che gli analisti stiano già prevedendo che il mercato del carbonio a breve surclasserà, per proporzioni, i mercati di altre merci. Naturalmente, una valuta non è che il mezzo per raggiungere un fine. Chiunque controlli la valuta controlla anche l’economia e la struttura politica che vi si accompagna. La tecnocrazia e un sistema contabile basato sull’energia non sono concetti teorici sterili. Se l’élite globale ha intenzione di sostituire alle valute nazionali la Carbon Currency, anche il mondo economico e i sistemi politici cambieranno per sempre e in modo sostanziale.

Parte 2:

Smart Grid: la tecnocrazia diventa realtà?

Il Technocracy Study Course ha delineato in grande dettaglio i principi della tecnocrazia per quanto riguarda produzione, distribuzione e utilizzo dell’energia. Secondo Scott e Hubbert, la distribuzione delle risorse energetiche deve essere monitorata e misurata affinché il sistema funzioni. I due concetti chiave sono dunque: monitorare e misurare.

Hanno scritto che il sistema deve occuparsi di:

“1. Registrare quotidianamente, 24 ore su 24, la conversione di energia totale netta…

“2. Tramite la registrazione dell’energia convertita e consumata, rendere possibile un carico bilanciato.

“3. Fornire un inventario continuo di tutta la produzione e il consumo.

“4. Fornire una registrazione specifica del tipo e delle caratteristiche di tutte le merci e i servizi, con i luoghi di produzione e di utilizzo.

“5. Fornire una registrazione specifica dei consumi di ciascun individuo, oltre a una descrizione e una cronologia delle attività dell’individuo stesso…”.

Negli anni Trenta, una tecnologia simile non esisteva. Ma il tempo è stato amico dei tecnocrati, perché oggi sì, questa tecnologia esiste ed è in rapido corso di implementazione per fare esattamente ciò che hanno specificato Scott e Hubbert, vale a dire monitorare, misurare e controllare esaustivamente ogni kilowatt di energia fornita ai consumatori e alle aziende in tutto il sistema. Si chiama Smart Grid.

Che cos’è la Smart Grid?

Smart Grid (“rete intelligente”) è un termine tecnico generico che include la generazione, la distribuzione il consumo di corrente elettrica, ma anche di gas e acqua. La rete elettrica americana sta invecchiando, ed è sempre più fragile e inefficiente. Smart Grid è un’iniziativa volta a riprogettare completamente la rete elettrica usando tecnologie digitali avanzate, tra cui l’installazione di nuovi contatori digitali in ogni casa e azienda degli Stati Uniti. Tali contatori digitali offrono un monitoraggio costante del consumo energetico utilizzando una comunicazione continua bilaterale tra l’erogatore e la proprietà del consumatore. Inoltre, i contatori saranno in grado di comunicare con i dispositivi elettrici all’interno della residenza per acquisire dati sul consumo e controllare direttamente alcune apparecchiature, senza intervento da parte del consumatore.

Secondo una pubblicazione del Ministero dell’Energia statunitense: “Il Ministero dell’Energia ha ricevuto l’ordine di orchestrare la modernizzazione in massa della rete elettrica della nostra nazione… A capo di questo progetto è l’Ufficio di Erogazione energetica e Affidabilità energetica. Coordinandosi con le ricerche e i programmi di politica energetica più avanzati, la nuova multi-agenzia dell’Ufficio, la Smart Grid Task Force, ha il compito di sovrintendere allo sviluppo degli standard, guidare i progetti di ricerca e sviluppo e conciliare le esigenze di un’ampia gamma di soggetti coinvolti.” Si tratta di un’iniziativa relativamente nuova, ma che sta avanzando a ritmi rapidissimi. L’Ufficio di erogazione energetica è stato creato nel 2003 sotto l’amministrazione di George W. Bush, e ha acquisito ulteriore importanza nel 2007 con la creazione della posizione di Assistente Segretario all’Erogazione energetica e Affidabilità energetica. Non è indicato precisamente chi abbia dato questo “ordine” al Ministero dell’Energia, ma poiché il Ministro dell’Energia risponde direttamente al Presidente, si può dedurre che la direttiva giunga proprio dal Presidente. Di certo, non si tratta di una direttiva o un mandato emesso dal Congresso.

Implementazione

Il 27 ottobre 2009, l’amministrazione Obama ha rivelato il piano della Smart Grid destinando 3,4 miliardi di dollari a 100 progetti correlati. Secondo un comunicato stampa del Ministero dell’Energia, tali fondi serviranno per l’installazione di:

• oltre 850 sensori, chiamati “unità per la misurazione di fasori”, per monitorare la rete elettrica in tutta la nazione;

• 200.000 trasformatori intelligenti;

• 700 sottostazioni automatizzate (all’incirca il 5% del totale nazionale);

• 1.000.000 display domestici;

• 345.000 dispositivi domestici per il controllo del carico.

Uno di questi progetti, operativo in cinque stati del Nord-Ovest e con un target di 60.000 clienti, è guidato dal Battelle Memorial Institute. Il progetto, in realtà, era stato sviluppato dall’Amministrazione elettrica di Bonneville (BPA), un’agenzia federale dipendente dal Ministero dell’Energia. Poiché è esplicitamente illegale che un’agenzia federale richieda fondi federali, la BPA ha passato il progetto al Battelle, un’organizzazione no-profit non governativa, che ha immediatamente ricevuto 178 milioni di dollari.

È interessante notare che la BPA si attribuisce il merito di aver inventato il concetto di Smart Grid all’inizio degli anni Novanta, definito Energy Web, con un ambito onnicomprensivo dalla produzione al consumo.

Secondo il comunicato stampa del Battelle del 27 agosto 2009, “Il progetto coinvolgerà 60.000 clienti con contatori in Idaho, Montana, Oregon, Washington e Wyoming. Attraverso tecnologie di reti intelligenti, il progetto impiegherà risorse di sistema per oltre 112 megawatt, ovvero l’equivalente dell’energia per servire 86.000 famiglie…

“‘La dimostrazione proposta studierà i vantaggi della rete intelligente su un’area campione di un’ampiezza senza precedenti, che comprende cinque stati; coinvolgerà il sistema elettrico dalla generazione all’utilizzo finale e conterrà molte funzioni chiave della futura Smart Grid’, dice Mike Davis, vice-presidente di Battelle. ‘L’impatto auspicato per questo progetto si estenderà ben oltre i limiti territoriali del tradizionale servizio di erogazione, contribuendo a permettere una rete futura in grado di soddisfare le incalzanti esigenze locali, regionali e nazionali’”.

Battelle e la BPA intendono lavorare a stretto contatto, e si fatica a distinguere chi abbia davvero il controllo della gestione del progetto durante il periodo di prova. In un documento “riservato per uso interno”, scritto nell’agosto 2009, la BPA ha offerto ai suoi partner degli spunti di discussione: “La tecnologia Smart Grid è onnicomprensiva: dalle apparecchiature interattive nelle case ai contatori intelligenti, dall’automazione delle sottostazioni ai sensori sulle linee di trasmissione.” (corsivi aggiunti)

Network of Things: una rete delle cose

Ciò che è il World Wide Web (WWW) per le persone ha un’equivalente per le apparecchiature: la Network of Things (NOT), ovvero la “rete delle cose”. Questa nuovissima tecnologia crea una rete senza fili riservata a un’ampia gamma di oggetti inanimati, dalle scarpe ai frigoriferi. Un concetto pronto da attuare per l’implementazione della Smart Grid, poiché apparecchiature, contatori e sottostazioni sono tutti elementi inanimati che secondo i tecnocrati dovrebbero comunicare tra loro.
Per esempio, nel 2008, il Pacific Northwest National Laboratory (PNNL) ha sviluppato una piccola scheda di circuiti chiamata Grid Friendly Appliance™ (GFA) Controller. Secondo una brochure del Ministero dell’Energia: “Il GFA Controller sviluppato dal Pacific Northwest National Laboratory è una piccola scheda di circuiti integrata nelle apparecchiature domestiche che riduce le sollecitazioni sulla rete elettrica attraverso il monitoraggio continuo delle fluttuazioni dell’energia disponibile. Nei momenti di maggiore fabbisogno, le apparecchiature dotate del controller si spengono automaticamente per un breve lasso di tempo, consentendo una riduzione cumulativa per mantenere stabile la rete.”
Secondo il sito Web del PNNL: “Il controller è essenzialmente un semplice chip di computer che può essere installato su normali elettrodomestici come lavatrici, lavastoviglie, asciugatrici, frigoriferi, condizionatori e caldaie. Il chip rileva quando si verifica un’interruzione sulla rete e spegne gli elettrodomestici per qualche secondo o minuto per permettere alla rete di stabilizzarsi. Il controller si può anche programmare in modo da ritardare la riaccensione degli elettrodomestici. Questo ritardo permette alle apparecchiature di riaccendersi una alla volta, anziché tutte insieme, così da facilitare il ripristino della rete dopo un blackout.”
Si può notare l’idea che le azioni automatiche siano innescate dall’interazione diretta tra gli oggetti, senza intervento umano. Le regole saranno scritte da programmatori sotto la direzione di tecnocrati che conoscono il sistema, e verranno scaricate nei controller in base alle necessità. In questo modo, le regole potranno essere modificate al volo, in qualsiasi momento e senza che il padrone di casa lo sappia. Il PNNL, però, non è un’impresa privata. È di “proprietà” del Ministero dell’Energia statunitense, ed è operato dal Battelle Memorial Institute!
Tutta questa tecnologia utilizzerà circuiti Wi-Fi, identici ai modem e router per reti Wi-Fi usati comunemente nelle case e nelle aziende di tutto il mondo. “Wi-Fi” è un marchio registrato di Wi-Fi Alliance e si riferisce ai sistemi di reti senza fili utilizzati in vari dispositivi, dai personal computer ai telefoni cellulari, per comunicare tra di loro e connettersi alla rete Internet. Secondo Wi-Fi Alliance, “La necessità delle soluzioni di Smart Grid deriva dall’ascesa di una generazione elettrica distribuita e della gestione/monitoraggio dei consumi”. Nel libro bianco “Wi-Fi® per la Smart Grid”, sono elencati i requisiti specifici per l’interoperabilità annunciati dal Ministero dell’Energia:
• Fornire una comunicazione bilaterale tra gli utenti della rete, ad esempio operatori di mercato regionali, erogatori, fornitori di servizi e consumatori.
• Consentire agli operatori dei sistemi elettrici di monitorare tanto i propri sistemi quanto quelli vicini che influiscono sui propri, per facilitare una distribuzione ed erogazione di energia più affidabile.
• Coordinare l’integrazione nei sistemi elettrici di tecnologie emergenti quali risorse rinnovabili, risorse di risposta al fabbisogno, strutture di immagazzinamento dell’energia e sistemi di trasporto elettrico.
• Garantire la sicurezza cibernetica della rete.
Dunque, la rete di comunicazioni bidirezionali e in tempo reale della Smart Grid si affiderà da un terminale all’altro al Wi-Fi. Lo si comprende facilmente dalle due figure incluse nel libro bianco di Wi-Fi Alliance.
Mentre il consumatore è rasserenato dalla promessa di minori costi di erogazione, sarà la società erogatrice ad attuare le politiche imposte dagli enti regionali, nazionali e globali. Così, se in un sistema vicino si verifica un blackout, il vostro termostato potrà spegnersi automaticamente per compensare; se eccedete la vostra quota mensile di elettricità per le ore diurne, delle attività ad alto consumo come il lavaggio e l’asciugatura del bucato potrebbero essere limitate alle ore notturne.
Smart Grid e il controllo delle erogazioni si estendono al di là dell’elettricità: il collegamento Wi-Fi è valido anche per i contatori di gas e acqua.

Espansione globale
Un articolo di BusinessWeek, “Come l’Italia ha battuto il mondo con una rete più intelligente”, pubblicato il 16 novembre 2009, diceva: “Dopo varie false partenze, il 2010 potrebbe essere finalmente l’anno in cui i contatori intelligenti diventeranno globali.” E infatti lo è stato:
• L’Italia ha già implementato la tecnologia Smart Grid nell’85% delle abitazioni;
• Earth2tech.com afferma che la Smart Grid genererà 200 miliardi di dollari in investimenti globali nei prossimi anni;
• La Commissione Elettrotecnica Internazionale ha stilato un piano per garantire l’interoperabilità dei sistemi di Smart Grid tra una nazione e l’altra;
• Le multinazionali si stanno affrettando per accaparrarsi una quota del mercato globale della Smart Grid: IBM, Siemens, GE, Cisco, Panasonic, Kyocera, Toshiba, Mitsubishi, ecc.;
• La Cina sta spendendo 7,32 miliardi di dollari per implementare la Smart Grid in Asia.
Tra gli altri paesi che hanno già lanciato dei progetti pilota di Smart Grid figurano Germania, Francia, Inghilterra, Russia, Giappone, India, Australia, Sudafrica e molti altri. Sono state create anche organizzazioni regionali come Smart Grids Africa per promuovere la Smart Grid nei paesi più piccoli. In ciascun caso, i governi stanziano incentivi per accelerare l’implementazione della Smart Grid. I fornitori globali si stanno già preparando a rimpinguarsi le tasche grazie ai fondi dei contribuenti. Nel caso degli Stati Uniti, ma non solo, non c’era una domanda preesistente o latente per una tecnologia Smart Grid: la domanda è stata creata artificialmente dai rispettivi governi di ogni paese.

Parte 3:

Smart Grid globale: la vittoria della tecnocrazia
Oggi, nel 2011, lo sviluppo e l’implementazione della tecnologia Smart Grid negli USA – la reinvenzione della rete elettrica con contatori digitali dotati di Wi-Fi – sta procedendo a gran ritmo. Multinazionali come IBM, GE e Siemens stanno investendo parecchio dietro le quinte di questo “progetto” che consoliderà tutta l’America in un unico sistema integrato comunicante di distribuzione e monitoraggio, e i progettisti sono al lavoro per creare gli standard che integreranno l’intero Nord America, compresi Messico e Canada, in un sistema Smart Grid unificato.
Oltretutto, è in corso un’iniziativa seria per creare una Smart Grid globale che integrerà tutti i continenti del globo! Il Global Energy Network Institute (GENI) presenta la sua Mappa mondiale Dymaxion™ dalla prospettiva del Polo Nord, che rivela la rete globale attualmente in costruzione (cfr. schema). L’unica parte del pianeta Terra che non viene toccata è l’Antartide. Le linee gialle rappresentano collegamenti di trasmissione elettrica ad alto voltaggio in grado di trasferire grandi quantitativi di energia da un continente all’altro.
Il progetto del GENI sta acquistando sempre più slancio ed è appoggiato dal Dalai Lama, dall’Arcivescovo Desmond Tutu, dal Senatore USA James Jeffords, dal Dott. Noel Brown ([ora ex] direttore del Programma Ambientale dell’ONU per il Nord America), dalle Nazioni Unite e dai governi di Canada, Nuova Zelanda, Svizzera, Cina e altri.
La natura della rete globale viene rivelata sul sito TerraWatts.com: “C’è un nuovo world wide web che emerge proprio di fronte ai nostri occhi. È una rete energetica globale che, come Internet, cambierà la nostra cultura, la società e il nostro modo di fare affari. E soprattutto, modificherà il nostro modo di utilizzare, trasformare e scambiare energia…
“Non esiste un problema di scorte energetiche, ma un problema di distribuzione energetica, e la soluzione che sta emergendo è un nuovo world wide web dell’elettricità.”

Genesi della Smart Grid globale
Il sito Web del GENI attribuisce a R. Buckminster Fuller (1895-1983) il titolo di padre concettuale e architetto della rete energetica globale. Nel suo libro Critical Path del 1981, Fuller ha scritto:
“Questa rete elettrica mondiale, con il suo vantaggio onni-integrato, porterà la sua energia ovunque, a tutti, in qualsiasi momento e a uno stesso costo comune. In questo modo si creerà un sistema mondiale uniforme di costi e prezzi per tutti i beni e servizi realisticamente basati sul sistema di contabilità metabolico tempo-energia dell’Universo.
“In questo sistema comune energia-valore, uniforme a livello cosmico per tutta l’umanità, i costi saranno espressi in kilowattora, wattora e wattsecondi di lavoro. I kilowattora diventeranno il criterio primario per i costi di produzione del complesso di legami metabolici per ciascuna funzione o merce.
“Queste valutazioni energetiche uniformi sostituiranno tutti i sistemi monetari mondiali, che sono intervariabili, soggetti a giochi di opinioni, manipolabili da sistemi di potere. Il sistema contabile mondiale tempo-energia si sbarazzerà di tutte le iniquità che oggi avvengono per via della manovrabilità arbitraria delle spedizioni internazionali delle merci e della bilancia commerciale internazionale, inventata dalle banche ai vertici delle strutture di potere economico.
“Eliminerà i trucchetti per sfruttare le differenze di fuso orario sui mercati bancari e dei titoli all’insaputa dei due miliardi di esseri umani che in qualsiasi momento stanno dormendo.”
Se vi suona familiare, è perché si tratta di un crudo rimaneggiamento della tecnocrazia anni Trenta, ma su scala globale anziché continentale.
L’elettricità viene distribuita a tutti equamente e il sistema economico basato sui prezzi è sostituito da un “sistema contabile mondiale tempo-energia” basato su kilowattora, wattora e wattsecondi.
Non è stato dimostrato che un sistema simile potrà mai funzionare, ma ciò non ha fermato i gruppi globali che si stanno buttando a capofitto in questa iniziativa. Prendiamo per esempio il Forum economico mondiale…

Il Forum economico mondiale e i cambiamenti climatici
Gli eventuali scettici che dubitano della serietà di organizzazioni come TerraWatts e GENI dovrebbero considerare che anche l’elitario Forum economico mondiale (WEF) ha fatto sentire il suo peso collettivo sull’iniziativa. È riuscito a creare un nesso tra l’avanzamento della Smart Grid e la riduzione delle emissioni di carbonio, promettendo così un modo tangibile per combattere il surriscaldamento globale.
Fondato nel 1971, il WEF si riunisce ogni anno a Davos, in Svizzera. I partecipanti sono tra i personaggi più in vista dell’élite globale.
Il WEF ha presentato nel gennaio 2011 un importante report sui progressi del Programma di partnership industriale energetica, e ha fatto riferimento a una recente pubblicazione sull’energia: “‘Accelerare la riuscita di progetti pilota di reti intelligenti’, un report del Forum economico mondiale sviluppato in collaborazione con Accenture ed esperti del settore, delinea la centralità delle reti intelligenti come fattori chiave per un’economia a basse emissioni di carbonio e come risposta a un fabbisogno energetico sempre crescente. Il report ha coinvolto oltre 60 soggetti industriali e politici per identificare i fattori che determineranno il successo o meno dei progetti pilota di reti intelligenti… Esiste l’opportunità di lanciare la futura ondata di sviluppo verso un sistema energetico con minori emissioni, e la riuscita dei progetti pilota di reti intelligenti sarà una fase fondamentale del processo.” (corsivi aggiunti)
Mark Spelman, Direttore strategico globale di Accenture, ha partecipato al Seminario sulla Smart Grid del WEF 2010. Alla domanda “Che valore può aggiungere la Smart Grid nei prossimi 30 anni?”, Spelman ha risposto: “Le reti intelligenti sono assolutamente fondamentali se intendiamo raggiungere alcuni dei nostri obiettivi in tema di cambiamenti climatici. In altre parole, le reti intelligenti sono la colla, sono l’Internet energetico del futuro, e sono il fattore essenziale che aggregherà domanda e offerta.”

L’Associazione per gli standard dell’IEEE
La rete energetica globale, o Smart Grid, opererà secondo standard ingegneristici universalmente accettati che rendono compatibili tra loro dati e flussi energetici. Chi fornisce tali standard? Lo stimato Istituto degli Ingegneri Elettrici ed Elettronici (IEEE). L’IEEE afferma di essere “la più grande associazione professionale al mondo dedicata al progresso delle innovazioni tecnologiche e all’eccellenza a vantaggio dell’umanità”.
Fondato nel 1884, si occupa di standard dell’elettricità e di sviluppo fin da quando Thomas Edison inventò la lampadina. Oggi, però, l’IEEE ha una massiccia presenza globale, con 395.000 membri in 160 paesi, e supporta circa 900 standard attivi in vari campi dell’ingegneria e dell’elettronica. Come si legge nel suo sito relativo alla Smart Grid, l’IEEE ha detto chiaramente la sua sull’iniziativa energetica globale: “Non c’è un’organizzazione globale che sovrintenda alla trasformazione dei sistemi energetici in tutte le nazioni: si tratta di un movimento vasto e che sta muovendo i primi passi. IEEE è nella posizione di guidare l’iniziativa della rete intelligente, grazie alle nostre 38 società e i 7 consigli. Attraverso di essi e grazie ai nostri 395.000 membri, che lavorano nei settori accademici, governativi e privati di tutto il mondo, IEEE tocca praticamente tutti gli aspetti della Smart Grid.
“Facciamo leva sulle nostre solide basi e sulla collaborazione totale per migliorare gli standard, condividere le ‘best practice’, pubblicare gli sviluppi e fornire la relativa offerta formativa per l’avanzamento della rete intelligente. Siamo in prima linea nel progresso tecnologico e facilitiamo il successo della sua adozione in tutto il mondo.
“È lavorando mano nella mano con altre organizzazioni leader per creare una serie di standard per la rete intelligente che possiamo garantire il successo.”
Le vanterie dell’IEEE non sono infondate. Si tratta davvero dell’unica organizzazione globale capace di un compito tanto monumentale. Davanti alla sfida di unificare la rete elettrica globale, 395.000 dovrebbero bastare per compiere la missione!

Conclusione
La tecnocrazia è un sistema politico-economico collettivista e utopistico guidato da ingegneri, scienziati e tecnici. Ha un potenziale di controllo e di oppressione di gran lunga maggiore rispetto al comunismo, al socialismo o al fascismo. È la Smart Grid a derivare dalla tecnocrazia, e non il contrario. Non è chiaro chi sovrintenderà a tutte le sfaccettature della Smart Grid globale: implicitamente sembra che saranno gli stessi ingegneri e multinazionali che attualmente la stanno sviluppando.
Con la crescente ondata di attività globale per creare la Smart Grid a livello mondiale, è difficile che l’iniziativa si possa arrestare, tanto più perché è così strettamente intrecciata con il movimento del surriscaldamento globale e quindi dello sviluppo sostenibile, e addirittura con l’Agenda 21 dell’ONU.    ∞

L’autore:
Patrick M. Wood è redattore di The August Review, un centro di ricerca su Internet i cui studi si concentrano sull’élite globale, specialmente la Commissione Trilaterale, e di The August Forecast and Review, che analizza mercati economici ed eventi politici. Maggiori informazioni sono disponibili sul sito http://www.augustreview.com.

Nota di redazione
Per motivi di spazio non siamo in grado di pubblicare integralmente i tre articoli di Patrick Wood, “Carbon Currency” (26 gennaio 2010), “Smart Grid” (2 marzo 2010) e “La vittoria della tecnocrazia” (23 giugno 2011). Le versioni integrali (in inglese) sono disponibili su: http://www.augustreview.com.

Articolo di Patrick Wood, pubblicato sul nr. 94 dell'edizione italiana di Nexus New Times.

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