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L’ECONOMIA DI PULCINELLA di Carmelo Viola

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MANCANZA DI FONDI E DEBITO PUBBLICO 
Nella Regione Siciliana le spese sanitarie effettuate dalle strutture pubbliche e dai cosiddetti “convenzionati” hanno superato i “parametri stabiliti dalla legge” e il governo isolano è già ricorso ai ripari: ha stabilito un “piano di rientro”, il che significa, assieme al blocco di sovvenzioni a questi ultimi, una riduzione dei posti-letto (5702 per la precisione), delle AUSL (da 26 a 14 – sic!), la chiusura di ospedali e un accorpamento dei servizi (che equivale ad una riduzione degli stessi). Conseguenza per i pazienti poveri: numero verde con attese impossibili o rinuncia alla salute!
La prima affermazione, che denota una pietosa ignoranza della “scienza della civiltà” è espressa dai “parametri stabiliti dalla legge”. Prima risposta: “la legge non può stabilire i parametri dei bisogni”. Non è che non si capisca ma si ha interesse di far credere che sia ineluttabile “non adeguare i mezzi finanziari ai bisogni ma sacrificare i bisogni alle disponibilità monetarie”. Compiango i molti funzionari onesti che sono costretti a fare acrobazie per fare stare in piedi una logica manicomiale.
Ci troviamo infatti davanti a situazioni come questa: esiste potenzialmente il materiale per la costruzione di un ospedale, esiste la materia prima umana (ingegneri, tecnici ed operai), richieste per l’opera, ma questa non può essere compiuta per insufficienza di fondi. Donde la repressione dei bisogni con una catena infinita di sofferenza… dalla quale sono esclusi tutti coloro che dispongono di un potere d’acquisto ovattato quando non sono ricchi o ricchissimi come i grandi banchieri e  industriali (o i grossi uomini d’affari del capitalismo collaterale detto mafioso).
Si tenga conto che ogni prodotto umano (come un ospedale) risulta dal lavoro, che tutti i cittadini devono comunque nutrirsi, curarsi, istruirsi e così via e che pertanto devono ricevere un sufficiente potere d’acquisto. Ora, se un cittadino riceve il fabbisogno anche se inabile, a maggior ragione è un possibile produttore di strumenti civili (come un ospedale, appunto) senza necessariamente pesare ulteriormente in senso monetario, salvo a riconoscergli un “di più per meriti o fatiche particolari”: E quando dico fatiche mi riferisco a coloro che fanno lavori usuranti, esposti alle intemperie, rischiosi, spiacevoli et similia.
La insufficienza di moneta da parte del potere pubblico è il primo tratto psicosomatico dell’economia di Pulcinella dal quale risulta evidente che il sistema vigente “non funziona”. Ora, una cosa che non funziona va riparata o sostituita. Ma i padroni di fatto del sistema in causa, quelli appunto che si trovano al di sopra di ogni sofferenza da insufficienza monetaria e che detengono le leve dello Stato, allo scopo di far sopravvivere il sistema stesso, ricorrono ai banchieri per prestiti che costituiscono il famigerato debito pubblico, cosiddetto perché grava su ogni cittadino (sentite!) anche se nascituro, sempre con la differenza notevole che per i benestanti, il debito restituito, attraverso il fisco, diretto o indiretto, scalfisce la ricchezza, mentre tutti i poveri diventano più poveri.
Il debito pubblico risulta da un’imbecillità così grande che mi richiama il famoso aforisma di Einstein: “Due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana”.
L’economia di Pulcinella è tale solo in apparenza: nella realtà è solo l’economia dei grandi usurai e di quanti ci girano intorno per raccoglierne le briciole. E’ legge della vera economia che “i parametri della vita sociale sono i bisogni”. Poiché la civiltà non è nata “adulta”, è ovvio che inizialmente i punti di riferimento fossero i profitti usurai degli speculatori: ma da tempo c’è scienza e tecnologia sufficienti per capovolgere la situazione e non raccontare più la mostruosa, grottesca e scompisciante barzelletta dell’insufficienza di fondi e della conseguente chiusura di ospedali. Oggi perfino un clima può dipendere, sia pure in parte, dall’uomo, figuriamoci se non ne dipenda per intero un sistema sociale!
E’ altrettanto evidente che la vera soluzione consiste nell’intervenire sulla causa efficiente, ovvero sulla “funzione della moneta”. La quale è uno strumento e, come tale, deve essere prodotto, distribuito e recuperato. Ciò che manca alla macchina dello Stato è il quarto potere monetario, il quale tuttavia può rispondere ai bisogni di tutti i cittadini solo se usato scientificamente. La resistenza della casta di chi ama “tesaurizzare il superfluo” è forte da secoli e capace di obnubilare la mente dei più e convincerli che una “giustizia monetaria” – senza insufficienza di fondi e senza debito pubblico – sia una follia più che un’utopia. La moneta passiva fa parte degli strumenti del socialismo.
Capita così che perfino uomini ritenuti di destra ma sinceri come Ezra Pound, si facciano ben dodici anni di manicomio criminale perché l’idea di “moneta prescrivibile” del tedesco Silvius Gesell, da lui abbracciata, costituiva un tradimento per quella cricca di banchieri-parassiti che tuttora imperversano non solo contro i popoli degli USA ma contro il mondo intero (grazie al liberismo globale) attraverso la manipolazione della moneta. L’Italia e la stessa Europa sono regioni all’interno di un sistema dove pochi potenti, con codazzi di servi e di utili idioti, si coalizzano nella prestidigitazione illusionistica dei fondi monetari e del debito pubblico.
Pound era anzitutto un poeta ma ricco di quel dono che si chiama intuizione, sociale ed umanitaria. Non scrisse mai un trattato economico ma  conosceva – e lo ripeteva – ciò che  impedisce alla civiltà di decollare: la piovra bancaria, che copre l’intero Pianeta come una ragnatela maligna, e che “lucra interessi dalla moneta che crea dal nulla”!
In questo contesto amministrare-governare si può risolvere in delinquere. Dire come saltare il fosso è perfino scontato se in possesso di una tecnologia così avanzata che può perfino darci una “cibernetica” monetaria”, esatta come l’alchimia della previdenza sociale e dimostrare che i pazzi sono coloro che giustificano la disoccupazione e la povertà e non solo coloro che – al limite del paranoico – chiudono perfino ospedali!
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