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L’economia non è una scienza

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La storia la scrivono i vincitori, quindi è sempre diversa dalla realtà? Ne parliamo con Teodoro Brescia Dottore di ricerca, docente e scrittore e autore del libro...

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L'importanza sempre maggiore dei temi economici, la difficoltà di comprensione dei vari aspetti (causata anche dalle visioni contrastanti degli stessi esperti), l'attuale degenerazione verso una deleteria finanziarizzazione staccata completamente dalla sua ragion d'essere, suggeriscono una breve riflessione in merito alla pretesa scientificità dell'Economia.

Si vuole accennare in modo critico ad alcuni concetti basilari di questa disciplina esponendoli in ordine sparso.

Innanzi tutto ci si trova di fronte ad una difficoltà di definizione dell'Economia, che in modo semplice può intendersi come una attività volta al soddisfacimento di bisogni mediante l'utilizzo di beni, limitati nella loro disponibilità e da ottenersi attraverso uno scambio.
Anche il termine “bisogno” non è ben definibile né quantificabile da un punto di vista scientifico (tranne i casi dei valori minimi in relazione alla sopravvivenza fisica) come pure il “soddisfacimento” trattandosi di una valutazione puramente personale di tipo psicologico.

– Beni economici

La limitatezza soggettiva della disponibilità dei beni (nel luogo e/o nel tempo) è necessaria per poterli considerare di tipo economico poiché in caso contrario non sussisterebbe lo scambio potendo chiunque utilizzarli direttamente.

Se ad esempio l'acqua di un pozzo naturale fosse disponibile per una comunità senza limitazioni, e più che sufficiente per i bisogni di ogni componente, non avrebbe alcun valore di scambio in quanto ognuno potrebbe soddisfare direttamente i propri bisogni senza dover cedere qualcosa per averla. La stessa acqua acquisterebbe invece un valore, divenendo un bene economico, se qualcuno se ne appropriasse impedendone il libero utilizzo (il che appare contrario ad ogni possibile visione etica)[1].

Si comprende allora come l'economia costituisca un aspetto del potere, il quale a sua volta in molti casi è da considerarsi una sorta di bene economico e come tale oggetto di scambio (più o meno diretto e palese).

I beni economici possono anche essere immateriali, come un'opera musicale, ed in tale caso non è neppure ipotizzabile la possibilità di una misura intesa in senso scientifico.

– Leggi e princìpi

L'economia si basa su un principio dedotto direttamente da una realtà comportamentale molto diffusa tra gli umani noto come principio edonistico, che può essere espresso nel modo seguente: l'uomo economico tende a conseguire il massimo utile con il minimo impiego di mezzi.

Questo risulta eticamente poco accettabile nonostante sia una caratteristica della natura umana: si tratta del principio naturale della predazione, si potrebbe dire darwinismo sociale, che spesso si cerca di temperare con i sentimenti di uguaglianza, bontà e varie virtù; resta comunque la contrapposizione con l'amor che move il sole e l'altre stelle.

Si può osservare che il principio edonistico non è la conseguenza del semplice istinto di sopravvivenza (del singolo e della specie) ma vi si scorge un qualcosa di più che non si nota nelle altre specie animali, per lo meno in forma così esasperata e tale da comportare anche conseguenze controproducenti e talvolta nefaste.

Il problema morale viene superato in diversi modi: si può considerare l'economia un semplice strumento, una tecnica per conseguire un fine deciso da altri (in questo caso è poco appropriato parlare di scienza); altrimenti si può ricordare che l'uomo economico è solo una idealizzazione mentre vi sono anche altre regole, come ad esempio la fiducia indispensabile nelle transazioni; si può invocare infine un “principio di razionalità” dove la scelta economica del singolo avviene entro un insieme razionale di preferenze “completo” nel quale esistono tutte le possibilità comprese quelle altruistiche, introducendo però in tal modo una base di imprevedibilità (peraltro riscontrabile nella pratica) che potrebbe essere più accettabile nell'ambito della teoria del caos.

– Denaro

È strana la natura del denaro nella nostra economia: si tratta di un'entità non reale, non classificabile come “res extensa” se non per i vari tipi di simulacro utilizzati ai fini pratici nel corso della storia (sferette di argilla, metalli preziosi, volgare carta ecc.) oggi quasi completamente sostituiti da stati di memoria su supporti magnetici, che non rappresentano più nemmeno una quantità di moneta ipoteticamente reale ma un debito, una promessa.

Forse gli unici ad avere avuto a che fare con un denaro reale, nel senso di un bene fisico e quindi utile di per se stesso, furono i legionari romani che ricevevano il salario.

La moneta non è di per sé un bene economico perché non soddisfa direttamente alcun bisogno, lo diviene con lo scambio che richiede un accordo, normalmente imposto da un potere sovrano che anticamente coincideva con quello di creazione della moneta e che si è via via privatizzato.

Si può vedere il denaro come una unità di misura, necessaria per qualunque tipo di calcolo, sebbene risulti affetta da un'insita mancanza di stabilità essendo il valore dei beni misurati puramente soggettivo ed istantaneo; una sorta di oggettività la si può solo ritrovare in termini statistici in virtù del mitico “mercato” che dovrebbe stabilire i valori dei beni, i quali risultano però sempre dipendenti dal contesto storico, sociale e culturale oltre che dalla volontà dei grandi gruppi speculativi.

Contemporaneamente il denaro può essere assimilabile ad una sorta di “potenziale” come inteso in senso fisico. Viene alla mente il paragone con l'energia potenziale, un qualcosa che può divenire reale sotto tante forme e quindi produrre (meglio dire rappresentare) il cambiamento di un sistema da uno stato ad un altro.

Nella scienza le grandezze sono definite in modo operativo, stabilendo cioè il modo di compararle e scegliendo le unità di misura; facendo un parallelo con l'Economia si potrebbe dire che come lo scambio di energia corrisponde al lavoro fisico così lo scambio monetario corrisponde ad una prestazione lavorativa, ma in questa ottica non sarebbero monetizzabili i beni naturali pure tanto importanti.

La differenza sostanziale rispetto alle scienze che utilizzano il linguaggio matematico consiste nel fatto che in ambito economico le corrispondenze sono come si è detto soggettive e variabili, influenzate anche da mode passeggere, da normative e da svariate altre cause, il che allontana l'Economia dall'ambito del rigore scientifico.

– L'interesse

Nella nostra economia il denaro possiede anche uno strano principio vitale, infatti si moltiplica e cresce come avrebbero dovuto fare le monete d'oro piantate sotto l'albero nella favola di Pinocchio. Quell'episodio è citato ai bambini come esempio di credulità eppure per noi è normale aspettarsi che la moneta cresca dopo averla seminata nel terreno adatto (diciamo pure prestata) producendo un frutto della stessa natura; nel periodo attuale assistiamo ad una crescita abnorme del debito avulsa da ogni legame logico tra il denaro ed i beni disponibili tanto che secondo alcune stime a livello mondiale il debito corrisponde alla quantità di beni prodotti in 10-20 anni.

Occorre chiarire che l'interesse non è un principio naturale o necessario ma una scelta connessa con l'organizzazione sociale e che mostra le sue evidenti contraddizioni.

Come è facile verificare se si considera un qualsiasi tasso di interesse, la quantità di moneta dovrebbe crescere secondo una formula esponenziale che tende all'infinito; se questa è costituita o garantita da metalli preziosi di quantità finita vi è una evidente impossibilità fisica di crescita, se poi deve rappresentare dei beni l'illogicità del discorso è plateale.

Già agli albori della storia questi fatti erano ben conosciuti, era infatti ben nota l'impossibilità di estinzione dei debiti tanto che le regole bibliche prevedevano ogni cinquanta anni un giubileo che riazzerava la situazione estinguendoli di fatto (Levitico-25); il cattolicesimo per diversi secoli ha proibito di “prendere più di quanto si sia dato” perché con l'interesse si lucrava sul tempo che era considerato di proprietà divina: si trattava di una soluzione drastica del problema tramontata quando l'uomo ha deciso di appropriarsi del tempo; attualmente solo la finanza islamica proibisce il prestito con interesse sostituendolo con una partecipazione agli utili.

Il problema del riassestamento della corrispondenza tra la moneta ed i beni procede nel corso del tempo in modo non uniforme: in certi periodi con gradualità, ciclicamente con accelerazioni rapide e traumatiche (per la maggioranza delle persone) e saltuariamente mediante sconvolgimenti violenti e distruttivi sapientemente ammantati sotto un velo ideologico.

– Teorie economiche

Riguardo la razionalità scientifica delle teorie economiche esistono diverse opinioni tra cui se ne possono riportare in estrema sintesi alcune ritrovate in ambito economico-filosofico:

  • una teoria è vera se sono vere le ipotesi e se si dimostra falsa è perché non è stata correttamente espressa;
  • la verità di una teoria può essere dimostrata deduttivamente, se poi non risulta conforme alla realtà significa che la dimostrazione non era corretta;
  • se la teoria non funziona è colpa della inadeguatezza del modello adottato.

In definitiva se una teoria risulta falsa significa che non è giusta oppure si basa su false ipotesi: la considerazione appare di una banalità disarmante.

È pur vero che qualunque scienza procede per errori ma una teoria che si dimostri falsa viene abbandonata oppure può essere utilizzata ai fini pratici come prima approssimazione di una più generale che la comprenda; esistono anche importanti teorie fisiche inconciliabili che però convivono in quanto i loro campi di applicazione non si sovrappongono.

Nell'economia abbiamo invece scuole di pensiero che propugnano teorie contrastanti che si sono dimostrate false alla prova dei fatti, il che pone seri dubbi riguardo la scientificità di tale disciplina.

In conclusione, considerando che la conoscenza scientifica ha un carattere sperimentale che non si ravvisa nelle teorie economiche, si può dire che l'Economia risulti assimilabile non ad una scienza ma ad una pura tecnica [2]. Questa viene presentata al popolo sotto un aspetto che ricorda le credenze religiose: si nota infatti la ritualità da cui viene circondata, il velo di mistero intorno ai fatti ed ai poteri mondiali che li orientano, nonché riguardo l'origine e la proprietà della moneta, i dogmi indiscutibili, la “casta sacerdotale” autoreferente deputata all'interpretazione ed alla propaganda, ed infine gli scontri dottrinali – e non solo – tra le varie “chiese”.

Guido Salvador (Pensatore)


NOTE

1) Si intende che non ci si riferisce ai servizi di trasporto e condizionamento finalizzati al migliore utilizzo ma alla appropriazione da parte di privati di una risorsa naturale: ad esempio in alcuni Stati l'acqua è stata ceduta a delle società private che impediscono alle singole persone anche la raccolta delle acque piovane! Avviene non solo in Colombia ma addirittura nello stato dello Utah (USA).

2) Gli economisti, o per meglio dire i poteri economici, hanno accreditato la scientificità della disciplina con l'istituzione nel 1968 del "Premio della Banca di Svezia in scienze economiche in memoria di Alfred Nobel " che viene pagato dalla banca e non è un premio Nobel, come scrive a chiare lettere la Fondazione nel proprio sito ufficiale.


Fonte: luogocomune.net

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