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L’ignorante più famoso del mondo

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Manipolazione della storia e delle menti

La storia la scrivono i vincitori, quindi è sempre diversa dalla realtà? Ne parliamo con Teodoro Brescia Dottore di ricerca, docente e scrittore e autore del libro...

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Nel corso della storia, moltissime persone sono morte senza che i loro meriti gli venissero riconosciuti dalle generazioni che le hanno seguite. Ma c'è anche una persona che rischia di aver fatto l'esatto contrario: ovvero, di avere ricevuto grandiosi onori nel corso della storia, senza esserseli minimamente meritati.

Questa persona è William Shakespeare.  

Secondo molti storici, non fu affatto William Shakespeare a scrivere le monumentali opere che gli vengono attribuite, ma fu qualcun altro che utilizzò il suo nome, perché non voleva apparire pubblicamente come il reale autore di quelle opere.

La questione shakespeariana esplose sul finire dell'ottocento, e tenne occupati diversi studiosi a livello mondiale per i primi due decenni del secolo scorso.
Le motivazioni che portano a dubitare che sia stato Shakespeare a scrivere le opere che portano il suo nome sono diverse, ma si basano tutte su un assunto fondamentale: essendo nato, cresciuto e vissuto nel piccolo paesino di Stratford-upon-Avon – una cittadina dedita al commercio e alla pastorizia, ad un centinaio di chilometri da Londra – Shakespeare non poteva possedere la cultura letteraria e la conoscenza necessarie per scrivere le opere immortali che portano il suo nome.

Anzi, detto in termini più brutali, Shakespeare era un vero e proprio ignorante:
non possedeva un solo libro, e sapeva a malapena scribacchiare la propria firma. Sua figlia era addirittura analfabeta (uno come Shakespeare avrebbe mai permesso a sua figlia di diventare adulta senza saper leggere una sola riga?). Non esiste un solo documento storico che lo descriva come uno "scrittore", mentre esistono documenti da cui risulta che egli fosse un uomo d'affari, dedito alla compravendita di terreni e all'usura (difficile pensare che un usuraio possa avere lo stesso animo nobile di chi ha scritto "Romeo e Giulietta").

I testi shakespeariani inoltre rivelano una approfondita conoscenza della vita di corte, della nobiltà e dell'aristocrazia – tutte cose fuori dalla portata di un "commoner" come Shakespeare – mentre utilizzano spesso dei termini altezzosi e derisori proprio nel descrivere la classe sociale a cui Shakespeare apparteneva.

Ma è dalla lettura stessa delle sue opere che si rivela la probabile falsità del suo presunto autore: il vocabolario dei testi shakespeariani utilizza oltre 20.000 parole, mentre nel linguaggio parlato dai commoners in quell'epoca il vocabolario era limitato ad un decimo circa di quella cifra.
È come se di colpo il famoso "pastore lucano" si mettesse a dissertare di "fenomenologia della coscienza fra logica e trascendenza".

Lo stesso testamento autografo di Shakespeare rivela la piccolezza del mondo in cui viveva quest'uomo: si preoccupa di chiarire in modo dettagliato a chi vadano in eredità i suoi terreni, le sue proprietà e le sue cose private, ma si dimentica completamente di menzionare i suoi libri, i suoi scritti, ed almeno una ventina di opere mai pubblicate.

Dubitare quindi della vera identità di questo autore è più che legittimo. Ma a questo punto si pone la domanda: chi mai si sarà nascosto dietro al su nome, e perché mai avrà scelto di restare anonimo?
Ed è qui che inizia il vero divertimento.

Massimo Mazzucco

Fonte: luogocomune.net


Nota redazionale di NEXUS
Molte sono le ipotesi elaborate fino ad ora da chi ha cercato di attribuire un'identità reale a William Shakespeare; le principali considerano il nome del drammaturgo uno pseudonimo usato dal filosofo e scienziato (rosacrociano) Francis Bacon, altre invece dallo scrittore Christopher Marlowe o dall'umanista Giovanni (John) Florio, tutti sudditi inglesi. C'è poi anche un'ipotesi, formulata da alcuni studiosi incaricati dall'allora rais libico Mohammar Gheddafi, che sostiene l'origine araba ed islamica di Sheik Spear, figlio di Sheik Zubair, che giustificherebbe l'analogia tra tematiche shakespeariane e favolistica araba (ce ne informava La Repubblica in un articolo del 1989: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1989/08/05/shakespeare-un-arabo-dice-uno-studio-di.html).

Forse, le ipotesi fino ad ora formulate hanno solo sfiorato la realtà e per il momento possiamo allietarci delle opere di Shakespeare, senza sapere realmente chi e perché le abbia scritte. E un giorno magari potremo conoscere finalmente la verità su questo e molti altri "misteri" ed incongruenze della nostra narrazione storica…

Nel mentre, potete leggere uno dei primi articoli pubblicati in Italia sull'argomento, fino ad oggi non riportato nel web, sulle "vite segrete di Francis Bacon"; l'articolo è di Michael Taylor, pubblicato su Nexus New Times n. 13 del 1997: potete leggerlo gratuitamente cliccando qui [Red. NEXUS]. 


 

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