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Nel cervello progressista che “ha sempre ragione”

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Il ministro degli Interni Marco Minniti, dalemiano d’acciaio, ha enunciato la nuova politica della Sinistra sui migranti: raddoppio delle espulsioni. A questo scopo è andato in Libia a trattare con uno dei caporioni che hanno sostituito Gheddafi per ottenere un nuovo accordo sui “rimpatri”. E reprimere il traffico dei barconi, impedendo il più possibile ulteriori arrivi dei barconi e dei gommoni  dalla Libia.
Quando le stesse cose le faceva da ministro degli interni Roberto Maroni, siccome era leghista, le stesse identiche azioni erano per la Sinistra incivili, odiosamente neandertaliane, inumane, inutili e anzi dannose.

Minniti

Grazie a Vendola, è diventato “di sinistra” sfruttare una donna povera, pagarla perché si faccia ingravidare da un estraneo, e poi strapparle il bambino per darlo a una coppia di ricchi omosessuali, che su quel bambino non hanno altro diritto che quello che viene dal denaro e dal potere.
E questo fenomeno è evidente a livello mondiale. Barack Obama ha fatto più assassini, stragi, guerre con false scuse etiche, e sovversioni interne di paesi, di quanto abbia fatto il precedente Bush jr.: eppure le opinioni pubbliche progressiste non cessano di considerarlo uno dei loro, un modello luminoso della sinistra, persino un pacifista. Anche il fatto che abbia ordinato di ammazzare coi droni degli individui   sconosciuti da una lista preparata dalla CIA non ha scosso, agli occhi del “popolo di sinistra”, la sua bella fama di essere dalla parte del progresso contro l’oscurantismo; per contro, attribuiscono scopi guerrafondai a Trump.
Parimenti, nessuna delle rivoltanti rivelazioni su Hillary Clinton ha infiltrato nelle sinistre del mondo occidentale il dubbio sul suo essere “democratica”. Non il fatto che abbia detto con gioia incontenibile, a proposito di Gheddafi, “Veni, vidi, e lui morì!”. Non il fatto appurato che la sua Clinton Foundation era il raccoglitore delle mazzette gigantesche, grazie alle quali regimi reazionari e impresentabili come i sauditi potevano storcere secondo i loro desideri la politica estera USA: fra cui la distruzione della Siria per insediarvi, al posto di un regime laico, una cosca wahabita decapitatrice; o di bombardare i bambini del paese più povero dell’area, lo Yemen. Non la coscienza che Hillary era pronta a preparare le forze USA a sferrare il primo colpo nucleare contro la Russia per annichilirla, come ha proclamato pubblicamente in innumerevoli interviste televisive, laddove Donald Trump ha negato con forza questa eventualità.
Niente: agli occhi dei suoi fan, ma anche delle Botteri, Boldrini, delle  Mogherini, come dei Gentiloni,  come dei lettori di Repubblica e del Manifesto, Hillary Clinton è “di sinistra”, dunque ammirevole, e Trump “di destra”: quindi idiota, rozzo e spietato. Hillary ha dato enormi prove della sua inumanità, corruzione, marciume morale, totale assenza di scrupoli – e disprezzo del popolo lavoratore: eppure lei è illuminata, illuminista, razionalista, moralmente superiore al rozzo idiota maschilista che palpa le donne e deride un giornalista invalido… Putin è riuscito a pacificare il carnaio siriano che Obama e Hillary avevano provocato e finanziato: eppure Putin è antidemocratico e pericoloso, mentre quei due sono per la pace.
E non basta: ormai anche lo smantellamento dello stato sociale, l’asservimento dello Stato ai poteri finanziari speculativi, il filo-americanismo, l’imperialismo delle multinazionali, contro cui precedenti generazioni di sinistra scagliavano i loro strali propagandistici, adesso è “progressista”. E chi è contro è “populista”, antisemita, e va escluso perciò dal dibattito pubblico. Anche, se necessario, con la violenza.
È evidente che esiste qui un problema di antropologia – anzi peggio. Basti vedere le scene di disperazione degli snowflakes, i pianti durante l’addio ad Obama presidente che assicurava senza alcuna incertezza quanto fosse stata meravigliosa la sua presidenza, il dolore e odio espresso senza ritegno dalla “giornalista” RAI Botteri, per intravvedere qui una turba  psichiatrica. Estremamente pericolosa perché, essendo la Sinistra collettiva quella che dà le patenti di superiorità morale, essa sta imponendoci come santa ed etica la nuova versione di dittatura europea, la dittatura flaccida delle tecnocrazie ed oligarchie; insonne nel sorvegliare che all’orizzonte non sorga un improbabile Hitler, “di destra”, non ha visto arrivare l’Hitler del nostro tempo, che non ha baffetti né divisa militare. Anzi s’è messa al suo servizio. Perché la prigione dei popoli chiamata UE è “progressista”.
Come fanno gli esseri umani “di sinistra” a mantenere la coscienza di sé come “progressisti” nonostante approvino politiche belliciste e imperialiste, anti-popolari e usurarie? Come mai per loro Minniti dalemiano fa una buona politica anti-immigrazioni, mentre quella di Maroni era disumana e repressiva?

L’esperimento californiano
La domanda se l’è posta anche un gruppo di ricerca di psicologi dell’Università del Sud California (Brain and Creativity Institute and Department of Psychology, University of Southern California Los Angeles),  che ha condotto una indagine sul fenomeno mentale.
Scelti 40 partecipanti tra i 18 e i 39 anni, che definivano sé stessi “liberal” (nel senso americano) con “solide opinioni progressiste”, hanno sottoposto loro un questionario dove, su una scala da 1 a 7, dovevano indicare la forza con cui condividevano opinioni come “l’aborto deve essere legale” e “le tasse ai ricchi vanno aumentate”: 1 per condivisione debole, 7 per accordo massimo.
Seconda fase dell’esperimento: i volontari sono messi dentro un apparecchio di risonanza magnetica per riprendere le modificazioni dei loro cervelli mentre vengono sottoposti a certe immagini proiettate.
Si tratta della proiezione breve (10 secondi) di una delle opinioni politiche per cui i soggetti hanno espresso un accordo forte, fra 6 e 7. Dopo, ad essi vengono proiettate (sempre per 10 secondi) frasi che contraddicono l’opinione da loro fortemente condivisa, magari anche false. Tipo: “La Russia possiede il doppio di testate nucleari rispetto agli USA” (falso) come contrasto all’idea pacifista (le sinistre sono “pacifiste", anche se hanno votato Hillary…) fortemente approvate, “Gli USA devono ridurre le spese militari”. Alla fine della sessione, si ripresentano ai volontari le opinioni dell’inizio, chiedendo loro di valutarle di nuovo assegnando il punteggio da 1 a 7. Le opinioni però sono mescolate, stavolta, a piatte affermazioni che non hanno a che vedere con la politica, come “le vitamine fanno bene” e “Edison è l’inventore della lampadina”; anche queste seguite da asserzioni contrarie.
http://www.nature.com/articles/srep39589
 
Il risultato della (macchinosa) sperimentazione è meno sorprendente di quanto si pensi: i volontari non hanno cambiato praticamente di un millimetro le loro opinioni di colore “politico” (tasso di indebolimento della fiducia in esse: 0,31 punti), mentre la forza che perdono le opinioni non politiche, quando opposte ad argomenti contrari, è quattro volte superiore.
Ma c’è di più, ed è la vera rivelazione del test: dalle immagini in risonanza magnetica, si è visto che quando  il volontario “di sinistra” legge un’opinione “di destra”, il suo cervello attiva dei meccanismi di vera e propria resistenza, che tecnicamente si chiama “rete cerebrale del modo per difetto”  – l’attivazione del precuneo, della corteccia cingolare posteriore media prefrontale – che  secondo i neurologi è implicata nella identità, nel sé, nell’introspezione. Sono, hanno appurato i ricercatori da precedenti  test, le stesse zone che si attivano quando persone selezionate come fortemente religiose, vengono messe di fronte a frasi che negano o contrastano la loro fede. Anche allora c’è attività accresciuta del “Modo per difetto”. Insomma la  Sinistra sta iscritta nell’apparato neuronale profondo.
Così, quando i progressisti nel test sono confrontati ad asserzioni che negano le loro credenze politiche,   il cervello mobilita l’amigdala (che sembra implicata nella paura di fronte a una minaccia), la corteccia insulare ed altre strutture collegate alla regolazione delle emozioni, e la memoria – attivata alla ricerca di un contrattacco, di argomenti polemici di  resistenza.
Jonas Kaplan, il capo della ricerca, lo spiega così: “Le credenze  politiche somigliano alle credenze religiose in questo senso: che fanno parte di ‘ciò che voi siete’ e sono importanti per la cerchia sociale in cui vi riconoscete appartenere”. Per assurdo, “per prendere  in considerazione un altro punto di vista, dovreste prendere in considerazione un’altra versione di voi stessi”. La ricerca è stata motivata,  conclude, dalla constatazione che nei dibattiti politici pubblici non si vedeva mai nessuno cambiare la propria opinione su temi importanti e discutibili.
Che dire? Forse l’esperimento conferma che “la gente vive di fede come mille anni fa”, come scrivevo in un recente articolo: di rado l’uomo “pensa” davvero in proprio e originalmente (è una gran fatica) e di  solito aderisce alle opinioni del suo ambiente; opinioni che sono “credenze”, che sono molto diverse dalle idee: per le idee si combatte e si dibatte, nelle credenze “si sta”, ci si vive dentro come nel paesaggio circostante. Per esempio, i progressisti “stanno” nella credenza nel  progresso, della superiorità della modernità sull’antichità, del “nuovo” rispetto al “vecchio”, che li rende tanto ridicoli ad occhi riflessivi, e disperatamente inattaccabili da ogni dubbio.
D’altra parte, il piatto materialismo dell’esperimento per cui si è scomodata la risonanza magnetica onde mappare i cervelli, dimostra insieme troppo, e troppo poco. In ognuno giace, pronto a risvegliarsi, il riflesso primordiale “Noi contro Loro”, biologicamente necessario nelle arcaiche cacce e in primitive guerre tribali, ma non meno utile nei reparti militari in operazione; chi lo sa suscitare nelle folle, sia il demagogo, un colonnello o la società calcistica, ha il gioco facile a suscitare fedeltà e avversità irrazionali; metti “Noi” contro “Loro” e non hai bisogno di argomenti, di spiegazioni; crei spirito di corpo (Noi) e inimicizia settaria (Loro), fino alla tendenziale disumanizzazione di “Loro”.
D’altra parte, questo non dà ragione del particolare, specifico dell’antropologia di sinistra: quello per cui le stesse azioni sono deplorevoli se le fa un governo “di destra”, mentre sono lodevoli, o spiegabili, se le fa un  politico “di sinistra”.
Perché per le Botteri o Boldrini, Obama (e persino la Clinton) restano più civili e moralmente superiori, benché abbiano fatto più guerre di Bush jr., più distruzioni e malvagità?

 

Obama caso clinico estremo 
Nel solo 2016, ultimo anno della sua  presidenza, Obama ha fatto lanciare su sette paesi – Irak, Somalia, Siria, Libia, Pakistan, Afghanistan, Yemen –  tre bombe ogni ora, notte e giorno, 24 ore su 24.
http://blogs.cfr.org/zenko/2017/01/05/bombs-dropped-in-2016/

Le bombe di Obama, 2016

Inoltre: ha ridato una postura offensiva alla NATO; ha ammassato armi, missili ed armati alla frontiera della Russia; ha creato in Ucraina un colpo di Stato; ha straziato la Siria con la creazione e l’addestramento dei terroristi del  Califfato; non ha chiuso – nonostante le promesse – il carcere di Guantanamo; ha aiutato i sauditi a bombardare i civili del miserabile Yemen… In base a quale allucinazione le opinioni pubbliche “di sinistra”, in Europa come in USA, continuano a rimpiangerlo come un civile progressista? Moralmente superiore a Putin (“un dittatore nazionalista”), e senza confronto migliore di Trump, spregevole, che però non ha bombardato nessuno?
E che dire delle sue politiche “sociali”? Ha compiaciuto sempre e in tutto Wall Street, la finanza miliardaria e speculativa; ha fallito il sistema assicurativo sanitario, che è diventato costosissimo tanto che poche famiglie possono permetterselo; sotto la sua guida, i salari sono calati, e le ricchezze dell’1% plutocratico aumentate; alla fine, lascia un paese dove il numero degli statunitensi in età di lavoro che ne sono fuori è aumentato: oggi sono 102,632 milioni, un record storico assoluto. Il numero dei maschi capifamiglia  disoccupati è uguale a quello della Grande Depressione. Il 47 per cento degli statunitensi non ha da parte 400 dollari per far fronte a un imprevisto.

E come mai le opinioni pubbliche progressiste continuano a vedere in lui un presidente “democratico”, anche se ha fatto tutte politiche anti-popolari e anti-lavoro?
Tre giorni fa Obama ha tenuto il discorso di addio nella sua Chicago; almeno speriamo sia l’ultimo, è un mese che tiene ultimi discorsi di addio. Di fronte a un pubblico di fan, ha descritto le cose meravigliose che lui ha fatto per l’America, e come  l’America sia diventata migliore negli otto anni del suo governo, più progredita, progressista e amica degli omosessuali – s’è commosso più volte  ricordando e magnificando “il mio retaggio”, e i presenti si sono commossi ed estasiati con lui. Ha promesso di restare a Washington  per sorvegliare, dall’alto della sua superiorità morale, il governo dell’impresentabile Donald, per timore che guasti “la mia legacy”, il làscito (di caos e fallimenti?) che adesso affida all’America progressista…

46 milioni dipendono dalle banche alimentari

È stato notato che Obama, in questo discorso, s’è riferito a sé stesso 75 volte. Precisamente, ha detto “Io” 33 volte, “mio” 20 volte, “me” 10, “io sono” e “io ho fatto” 12 volte. Una presunzione, un egocentrismo così conclamati (ancorché probabilmente aggravati dalla “cultura” del negro, schiavo risalito ad altezze a  cui era impreparato), e una distorsione del senso di realtà e mancanza di autocritica così patologico, che forse ci dà la chiave per capire – su questo caso clinico estremo messo sul tavolo anatomico – l’organo difettoso per cui “la sinistra” è sempre sicura della propria superiorità morale, qualsiasi cosa faccia – al punto da santificare, se le fa lei, azioni “di destra”.
Come spiegarlo?
Vi dirò: tutte le volte che mi capita di scrivere della mia fede cristiana c’è sempre qualche lettore che mi deride per questa mia debolezza mentale, da vecchierella; e poi, gonfiando il petto, scrive qualcosa come: “Io sono ateo, eppure sono perfettamente morale. Non ho bisogno di immaginarmi un Dio punitore, come lei, per aderire al mio codice etico”.
Da qui riconosco immediatamente di trovarmi davanti a un progressista-tipo. Questa è gente che non ha mai fatto un esame di coscienza. Non ha mai avuto modo di giudicarsi sinceramente e senza sconti.  Semplicemente perché “non è possibile” giudicarsi da sé; senza porsi alla presenza del Padre, senza confrontarsi con l’Altro, il Vivente che ti scruta dentro, non si trova altro che il proprio “Io”, e la sua inflazione – anzi enfiagione aerostatica al ridicolo livello di Obama. Ovviamente, si diventa il dio di sé stessi. E infatti si può affermare: “Io sono ateo ma perfettamente morale”: è questa appunto la fase in cui il progressista può compiere atti mostruosi.

Fonte: maurizioblondet.it

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