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Pedagogia o psicologia? Lettera aperta alla deputata Vanna Iori

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Gentile Deputata Vanna Iori,
mi chiamo Tiziana Cristofari e sono una delle tante pedagogiste che aspettano l’approvazione definitiva in Parlamento della legge da Lei proposta per il riconoscimento del nostro ruolo.
Da qualche giorno sono a conoscenza che la senatrice Fasiolo ha proposto un disegno di legge per istituire la figura professionale dello “psicologo scolastico”. Io e altri colleghi troviamo che questa proposta sia in netto contrasto con quella da Lei sostenuta per il riconoscimento del ruolo del pedagogista, e che vedrebbe lo psicologo scavalcare, oscurare e ridimensionare nelle competenze il pedagogista stesso.
La legge della senatrice Fasiolo riconoscerebbe agli psicologi tutte quelle competenze che sono già in possesso della figura del pedagogista. Darebbe agli psicologi la possibilità di formare i docenti: ma con quale qualifica non si capisce, dato che, come dalla legge istitutiva dell’Ordine degli Psicologi 56/89, possono insegnare solo la loro disciplina, la psicologia appunto, mentre la formazione degli educatori sarebbe tutt’altra cosa e già affidata dal curricolo formativo al pedagogista. Ma non solo, se la Legge Fasiolo venisse approvata, otterrebbero l’assunzione nelle scuole con un reclutamento tramite bando del Ministero dell’Istruzione, che invece la Legge da Lei proposta per il riconoscimento della figura del pedagogista non prevede per noi. È come dire che avremmo un ruolo riconosciuto ma che fino in fondo poi non serve per due motivi essenziali: uno, perché non viene prevista appunto la regolamentazione tramite bando per entrare nelle scuole e pertanto la possibilità di farne comprendere l’importanza al personale docente e dirigenziale, nonché alle famiglie; due perché un’altra categoria (tra l’altro medica), quella degli psicologi, ci usurperebbe senza titolo non solo la qualifica, ma anche il diritto e la dignità del posto a noi spettante per competenza e per formazione. È evidente oramai da tempo come l’Ordine degli Psicologi tenti di entrare nelle scuole non con cognizione di causa, ma solo per prendersi un ruolo che non gli spetta.

Mi sembra un paradosso che due leggi proposte da Parlamentari dello stesso schieramento politico possano sgomitare per uno stesso ruolo, quando è legittimo e palese per formazione accademica che quel ruolo di “pedagogista scolastico” e non “psicologo scolastico” debba essere unicamente e assolutamente garantito a chi si occupa di formazione e crescita in termini pedagogici. Mi sembra anche molto strano che la Senatrice Fasiolo possa assecondare tale proposta dato che la sua carriera la vedeva come dirigente scolastica e dovrebbe ben conoscere il valore della pedagogia. Ma la scheda anagrafica del Senato della Repubblica attribuita alla Senatrice non documenta gli studi di provenienza. E così mi viene da pensare ancora una volta che non vi è alcuna formazione in ambito pedagogico: basta constatare come molti dirigenti scolastici sono tutt’oggi architetti o medici o altro (quando hanno una laurea!). Insomma hanno formazioni decisamente lontane dalla competenza che si è chiamati ad avere nelle scuole, ma questo chiaramente è solo (si fa per dire) il risultato di una politica scolastica affaristica sempre esistita, più che pensata per la migliore formazione e crescita delle nuove generazioni.
Non si capisce o non si vuole capire che la scuola non è un ospedale e che le difficoltà incontrate soprattutto da bambini e preadolescenti non sono di carattere solamente medico, ma soprattutto formativo, educativo, in un solo termine pedagogico. Se parliamo dell’adolescenza piena, ovvero della scuola secondaria di secondo grado, allora mi potreste trovare d’accordo sul bisogno di prevenzione, sostegno e cura a livello psicologico (le malattie psichiatriche si riscontrano purtroppo già in questa fascia di età, basti pensare che il secondo motivo di morte tra gli adolescenti è il suicidio). Ma nella prima o primissima infanzia, quello che risulta come carente, anche nella mia esperienza di docente e consulente pedagogico, risiede maggiormente nella possibilità di aiutare i genitori nella crescita dei propri figli (spesso inconsapevoli di atteggiamenti e comunicazione errata), con la mediazione e la competenza di chi si occupa di formazione e di interventi pedagogici e formativi su bambini in piena crescita. La scuola ha bisogno inoltre, per far funzionare l’attività educativa al meglio, che gli educatori e i docenti delle scuole, nidi, infanzia, primarie e secondarie di primo e secondo grado siano formati sull’aspetto pedagogico, ovvero educativo, cooperativo, inclusivo, didattico, antropologico, formativo sempre in mutamento come le nuove generazioni. Questi educatori e docenti non hanno certo bisogno di formazione medica o psicologica (tra l’altro materia già patrimonio della formazione dei pedagogisti alla quale attingono in necessità con la loro competenza e non certo per curare). A mio parere, la formazione impartita da psicologi o la loro massiccia presenza nei ruoli tipicamente pedagogici passerebbero il messaggio che tutti i genitori che hanno figli con difficoltà scolastiche sono malati di mente o che lo sono i propri figli, creando così generazioni di disadattati. Mi chiedo inoltre, quali competenze didattiche, di cooperazione o di formazione hanno gli psicologi, dato che queste sono raggiunte dai pedagogisti con materie di studio e formazione specifici svolti per ben cinque anni alla facoltà di Scienze della Formazione. 

Gentile Deputata Iori, se questa proposta di legge della Senatrice Fasiolo fosse approvata, sembrerebbe come se voleste riconoscere a chiunque la capacità di poter formare le nuove generazioni, annullando di fatto il nostro percorso di studi: se siamo così facilmente sostituibili noi pedagogisti, tanto vale sopprimere la nostra facoltà e il nostro indirizzo di formazione.
La legge da Lei proposta è molto di più di quanto tutta la rappresentanza scolastica e non a vari livelli riesce a vedere. Per fare un esempio: tutte le situazioni legate ai disturbi specifici dell’apprendimento sono anche realtà nate per un ritardo e una carenza pedagogica endemica e stagnante nelle nostre scuole. Così facendo abbiamo autorizzato e forse anche incrementato un disadattamento dei nostri bambini, correndo dietro alla medicalizzazione e scoraggiando una prevenzione tipica e fruttuosa della pedagogia. Lei sicuramente, in quanto pedagogista, lo saprà meglio di me, ma Le voglio ricordare che Maria Montessori (psichiatra e pedagogista) già più di cento anni fa aveva individuato e superato nella sua didattica e nel suo metodo formativo quelle difficoltà che la comunità scientifica ribadiva essere “patologie” degli studenti (i cosiddetti idioti) e che pertanto necessitavano di cure mediche. Maria Montessori, che qui in Italia spesso dimentichiamo mentre all’estero viene ancora ampiamente considerata, dimostrò tutt’altro: dimostrò che quelle difficoltà di alcuni studenti erano solo un problema pedagogico (considerazione tratta anche in tempi a noi più vicini da emeriti psicologi come ad esempio H. Gardner o L. S. Vygotskij). Oggi siamo esattamente nella stessa condizione di cento anni fa, stiamo regredendo in ambito scolastico e sociale. Solo che oggi, quei bambini che allora chiamavano deficienti, li chiamiamo con acronimi come DSA (dislessia, discalculia, disortografia, disgrafia), ADHD (Attention Deficit Hyperactivity Disorder, ovvero sindrome da deficit di attenzione e iperattività) o ancora i cosiddetti BES (Bisogni Evolutivi Speciali), mentre sono solo il sintomo di una cattiva e/o molto più frequentemente assente pedagogia nella scuola e purtroppo nell’istituzione familiare. Le dico questo inoltre, con cognizione di causa per aver affrontato attraverso i miei studi scientifici (anche psichiatrici) e la mia esperienza pedagogica, tale problema. I miei studi, che ho documentato, smontano sia la provenienza genetica, sia neurobiologica di questi disturbi, ma mettono in evidenza come queste difficoltà affondano le loro radici nella totale assenza di pedagogia scolastica e familiare. Tali studi saranno pubblicati entro l’anno o al più i primi mesi del 2017, ma se lo riterrà opportuno sarò lieta di anticiparLe dei contenuti.
Con la fiducia e la stima che Lei si è guadagnata nel dar voce alla nostra categoria e soprattutto per averne intuito l’esigenza per le nostre scuole e i nostri studenti, Le chiedo a nome anche di tantissimi miei colleghi di affrontare questa questione tra un ruolo che gli psicologi richiedono arbitrariamente e senza adeguata formazione, e quello dei pedagogisti, unici titolati a contribuire al vero benessere formativo, educativo e didattico dei nostri studenti. 

La malattia mentale è un discorso, ed è compito degli psicologi affrontarla, come l’assistenza a chi ha seri problemi e che fanno parte fortunatamente di una estremamente piccola realtà dei nostri studenti. Pertanto insisto nel ribadire che i punti (dalla A alla H) evidenziati dalla proposta di legge Fasiolo e attribuiti impropriamente agli psicologi, non sono di loro pertinenza. La formazione, la didattica, la cooperazione in classe, la mediazione genitori-docenti o docenti-studenti, l’inserimento dei bambini stranieri, il coordinamento delle questioni formative e di sviluppo sono tutt’altro che la cura e il sostegno alla malattia mentale, ed esigono l’intervento del pedagogista.
Se poi, la verità politica decide di fornirci un contentino nel riconoscimento del ruolo che richiediamo da anni; se la vera necessità politica che andate perseguendo risiede nell’incrementare le malattie mentali per far tacere il popolo; se andate perseguendo i cosiddetti disturbi dell’apprendimento per far piacere alle case farmaceutiche o alle interminabili sedute di psicoanalisi o psicoterapia o di logopedia che fanno girare l’economia e il mercato, allora questa lettera non ha motivo di esserci, esattamente come non ha motivo di esserci la Legge da Voi proposta e già  approvata dalla Camera per il riconoscimento della nostra formazione e della nostra competenza.
Certa che, come tutti noi professionisti del settore, anche Lei comprende il valore della pedagogia e il suo utilizzo nella scuola quale presupposto per una formazione e sviluppo psichico e fisico, nonché sociale adeguato dei nostri bambini e adolescenti; certa che lei conosce ampiamente la differenza tra un approccio pedagogico e uno medico; certa che Lei è consapevole che la scuola non è un ospedale e che gli psicologi hanno già invaso con risultati a volte disastrosi e devastanti la vita dei nostri bambini medicalizzando ciò che è sempre stato sano, mi appello a Lei affinché questa mia richiesta di rivalutazione delle due proposte di legge venga considerata in modo più attinente alle competenze delle specifiche figure professionali.
Cordiali saluti

Dr.ssa Tiziana Cristofari

PS: Se lo riterrà opportuno La prego di non esitare a mostrare questa lettera alla Commissione Parlamentare di competenza.

Scrittrice, Pedagogista e Docente
Cel. 3471858870
[email protected]
www.pedagogista.info
www.figlimeravigliosi.it


Tiziana Cristofari sarà relatrice al Convegno "Ruoli e Responsabilità di insegnanti e genitori: fra tradizione ed evoluzione" che si terrà il 16 Ottobre a Galzignano Terme (Pd):


Immagine in apertura: Indifference, tratta dal blog di Santaruina


 

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