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Reddito di cittadinanza e reddito di sussistenza: facciamo chiarezza

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Quindici anni fa ho scritto un libro in cui spiegavo le ragioni per cui era giusto, necessario e possibile introdurre subito il reddito universale di cittadinanza.  Il titolo era “Un milione al mese a tutti”, perché appunto, si stava ancora sotto la stella della Lira, anche se l’Euro faceva già capolino dall’accordi di Maastricht. Quelle ragioni sono rimaste inalterate e anzi si sono rafforzate.

Reddito di Cittadinanza e Reddito di Sussistenza: facciamo chiarezza

Oggi si sente molto parlare di introdurre il Reddito di Cittadinanza come una misura equa di giustizia sociale, ma si fa spesso una gran confusione con il Reddito minimo di Sussistenza che esiste in molti paesi europei e che è una cosa ben diversa.

Il Reddito di Sussistenza è una somma che viene erogata a chi non ha il lavoro o l’ha perso e soddisfa una serie di condizioni che variano da paese a paese. Insomma, si tratta di assistenzialismo, di una sorta di estensione della cassa integrazione guadagni a tutti coloro che per una qualche ragione non hanno mezzi sufficienti per mantenersi. Una misura tampone del disagio sociale, che da un aiuto concreto a tutti quelli che vorrebbero trovare un’occupazione, soprattutto i giovani, ma non ci riescono. Tutto giusto, ma ci sono diverse obiezioni. La prima è che non si tratta dell’esercizio di un diritto ma di assistenzialismo, con tutto ciò che questo comporta in termini di disagio per chi lo riceve. La seconda è che l’introduzione del reddito minimo presuppone una burocrazia efficiente e comunque corposa, in grado di valutare se la persona che lo richiede ha effettivamente diritto ad ottenerlo. La regola più diffusa è che il beneficiario deve dimostrare di aver fatto il possibile per trovare un lavoro ma di non esserci riuscito. In Francia questo comporta penosi esami periodici volti a dimostrare la buona fede del richiedente per evitare di erogare la misura in favore dei furbi e di quelli che fanno un lavoro nero e poi pretendono anche il reddito di sussistenza. In Italia, in questo momento, ci sarebbero molti problemi ad applicare in maniera equa una misura del genere. La terza obiezione è che molti lavori marginali sarebbero rifiutati da chi è in diritto di avere il reddito minimo. Se si prendono mille euro al mese di reddito minimo, non ha senso accettare un lavoro da mille euro al mese e nemmeno da mille e duecento. Si farà il possibile per non trovarlo.

Tanto meno avrebbe senso accettare lavori da cinquecento o seicento euro al mese. Quest’ultima obiezione, in realtà sarebbe un vantaggio, poiché il livello dei salari dovrebbe salire di colpo al minimo ad un livello tale da essere appetibile per tutti coloro che prendono il reddito minimo. Il rischio è di scatenare una guerra tra poveri: chi ha un lavoro da mille o da ottocento euro al mese vedrebbe con invidia il compagno che il lavoro non ce l’ha e prende la sua stessa cifra stando a casa e magari facendo finta di cercare un lavoro. Certo se le agenzie pubbliche di collocamento funzionassero a dovere come in Francia o in Svezia, il discorso sarebbe diverso, anche se pure lì le frizioni tra inoccupati e occupati con salari marginali sono purtroppo frequenti.

In questo momento, tuttavia, l’introduzione del reddito minimo di sussistenza bloccherebbe di colpo il processo di svalutazione del lavoro che il liberismo europeo ha messo in atto già da tempo. E per questo aspetto sarebbe comunque una misura da tenere in gran conto.

Il Reddito Universale di Cittadinanza è, invece, una somma che lo Stato eroga a tutti i cittadini, in maniera automatica e senza condizioni di sorta, per il soddisfacimento dei bisogni elementari. Un diritto che tutti i cittadini hanno per la loro appartenenza alla comunità.

Ritengo che sia possibile erogare la somma di mille euro al mese per tutti i cittadini adulti e quelle di 150 euro al mese per i minori fino agli anni 14, e di 300 euro al mese per i minori tra i 15 e i 18 anni.

E’ una somma che si aggiunge al reddito da lavoro – se uno ce l’ha -, qualunque sia l’importo che si tragga da esso.

Come potete immaginare, si tratta di trovare somme considerevoli per finanziare un’erogazione di questo genere, e in genere le obiezioni, anzi l’unica obiezione che viene mossa al Reddito di Cittadinanza Universale è che non ci sono le risorse per finanziarlo e quindi si tratta di un’utopia. Di questi tempi, poi figuriamoci dove lo Stato può trovare i soldi per un’impresa del genere, se non riesce a pagare nemmeno i conti della spesa. Ebbene, questa obiezione è falsa, e il mio intento è di dimostrarlo ora, come l’ho già dimostrato allora. Così come voglio spiegare che il Reddito di Cittadinanza Universale non solo è giusto e possibile ma anche necessario.

E’ giusto, perché il reddito di cittadinanza tutela il diritto alla vita di ogni essere umano, ovvero il diritto di ogni uomo, per il solo fatto di appartenere al genere umano e ad una comunità organizzata, di avere i mezzi materiali per condurre una vita dignitosa. Perché, al contrario, non è giusto che sia necessario lavorare per vivere. Il lavoro per la necessità è un’attività da schiavi, che non nobilita nessuno, e che non ha nulla a che vedere con il libero arbitrio dell’uomo. Chi non ha la possibilità di scegliere come destinare le proprie energie fisiche o intellettuali, è uno schiavo, in nulla diverso da quelli che nell’antichità eseguivano tutte o quasi le attività materiali, per consentire agli uomini liberi di mantenersi tali.

La confusione tra lavoro per la necessità e lavoro come espressione di creatività, è uno dei fondamenti dell’etica del lavoro.

Anche l’altro fondamento è un pasticcio, la filosofia del bisogno. Filosofia che appare ragionevole per la semplice ragione che si fonda su un’ovvietà e quindi sul nulla.

E’ possibile, perché è falso che non ci siano le risorse, è falso che giustizia sociale ed economia di mercato non possano convivere, è falso che non ci possa essere una soluzione alla mancanza del lavoro.

Per sostenere questa tesi, è necessario capire il funzionamento della finanza ed il grande inganno che si nasconde dietro di essa: mai come in questo momento è possibile stracciare il velo che nasconde la verità, nonostante l’affannarsi di molti economisti, politici, sindacalisti e mass media.

Il PIL, il deficit pubblico, il debito pubblico sono gli strumenti del grande inganno, che hanno creato una società che ingrassa gli usurai e mortifica il lavoro, distrugge la creatività e genera schiavitù, produce ingiustizia e miseria e nasconde la ricchezza. L’ambiente malsano in cui questi strumenti funzionano è l’economia del debito.

Stanno barando, sulla pelle dei cittadini, dei lavoratori, delle imprese. Un pugno di sordidi usurai sta conducendo un gioco al massacro per conservare i propri privilegi.

E’ necessario, perché questo è un gioco sempre più scoperto dalle crisi ricorrenti che spazzano il mondo della finanza, incapace di sostenere il proprio stesso peso. E che rende necessaria una grande riforma fiscale che liberi finalmente il lavoro e la produzione dal giogo dell’oppressione fiscale, per metterli definitivamente al servizio dell’uomo, della realizzazione dell’umanità di ciascuno.

Un’altra soluzione, per la verità, ci sarebbe: è quella dell’eliminazione fisica di centinaia di milioni di diseredati attraverso le guerre, le pestilenze e le carestie che stano sconvolgendo il terzo mondo.

Ma è una soluzione che travolgerebbe anche il mondo occidentale, con le migrazioni di massa, con la povertà che si allarga a macchia d’olio e prende strati sempre più ampi della popolazione, con la produzione che ristagna. Con poche isole felici di benessere in un oceano di disperazione crescente, che finirà per travolgere quelle isole.

Il lavoro per la necessità è lo strumento che il potere usa per l’assoggettamento degli uomini, per impedire loro di pensare come esseri liberi, per impedirgli di esprimere la loro creatività.

Poiché la creatività e la libertà sono le due grandi nemiche del potere, quel modo di concepire le relazioni umane per cui c’è un sopra e un sotto, e sopra stanno alcuni uomini che decidono il destino e la vita di tutti coloro che stanno sotto. Quel potere che dovrà essere distrutto affinché l’umanità riprenda il cammino della libertà e della coscienza di sé.

Fonte: http://www.pickline.it


 

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