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Ryanair, i furbetti del cielo

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L’elevatissimo tasso di idiozia dilagante fa sì che le persone si convincano sistematicamente di usufruire di un servizio vantaggioso quando, invece, lo pagano salato. Più salato di quanto costerebbe loro se il medesimo servizio venisse erogato dallo Stato. Cosa che, sino a pochi anni fa, funzionava esattamente così. Almeno sino a quando la finanza non ha deciso di rovinare tutto con la compiacenza di una classe di pezzenti che ci ostiniamo a definire “esponenti della politica”.

 
È il caso della Compagnia Aerea privata irlandese Ryanair. La proprietà è di tal Tony Ryan. L’AD è l’irlandese Michael O’Leary. Il “genio” loro è il banchiere della NBNK (noto pure per essere un grande conoscitore del mondo delle scommesse on line), l’irlandese Charles McCreevy il cui ruolo è quello di suggerire come far fare soldi alla Ryanair avvalendosi delle falle (note a pochissimi) della legge. E per questa attività, Charles Mc Creevy – che in passato è stato anche commissario europeo a Bruxelles – ha anche ricevuto la prima ed unica applicazione del Decreto Etico EU che sia mai stata emanata nella storia, un decreto che proibisce agli ex parlamentari europei di assumere ruoli in società private o pubbliche per scongiurare conflitti di interesse (ma di tutto ciò in Italia non si parla. Qui l’unico ad avere conflitti di interesse deve rimanere solo il Cavaliere di Arcore). Ebbene, questo trio è lo stesso trio che, guarda caso, offre ai propri passeggeri – ignari – voli aerei a quattro soldi. E vai coi festeggiamenti a tutta birra (irlandese però). Eh sì perché si dà il caso che i soldini vadano a finire tutti nelle tasche di questi tre e che a darglieli siano proprio le stesse identiche persone che acquistano biglietti a due euro per tratta. Ovvio, c’è l’inghippo! Infatti, Ryanair non guadagna il becco di un quattrino dalla vendita di biglietti aerei al costo di un caffè. E allora, come fa a fare soldi? Elementare Watson! Anzi, no! Elementare Mc Creevy, sarebbe meglio dire. Infatti, proprio lui, Mc C., ha inventato un sistema finanziario attraverso cui Ryanair succhia quattrini anche da chi non mette piede nei suoi aerei. Il sistema funziona pressappoco così: ogni aeroporto servito dalla Compagnia Ryanair ricade per ovvie ragioni all’interno del territorio di una determinata Regione (Lazio, Toscana, Sardegna, Puglia ecc. ma anche regioni di altri stati quali la Germania, la Francia ecc.). Questo è ovvio. E allora, la Ryanair stipula contratti “TOP SECRET” ovvero essa tiene “nascosti i contratti vincolando gli aeroporti a una clausola di riservatezza, facendo passare, in pratica, quelle intese come segreti industriali[1]” e coinvolge società pubbliche dalle quali riceve i soldi: “Ad Alghero la società di gestione si chiama Sogeaal ed è posseduta dalla Regione Sardegna direttamente con il 18,3 per cento del capitale e indirettamente con il 30,43 attraverso la finanziaria Sfirs. Altri soci sono il Comune di Alghero (10 per cento), quello di Sassari (4,14), la Provincia e la Camera di commercio della stessa città (con il 15 e il 21,7 per cento). Nel caso degli scali pugliesi la società di gestione si chiama Seap ed è controllata dalla regione con una sfilza di soci minori: le Province di Bari, Brindisi e Foggia, i Comuni di Bari e Brindisi, le Camere di commercio di Taranto, Bari e Brindisi[2]”. Dunque, in parole povere, Ryanair si fa dare i soldi direttamente dalle casse della Regione in cui fa scalo e nello stesso tempo pubblicizza voli scontatissimi e nessuno si chiede come possa far volare una macchina da milioni di euro che brucia tonnellate di carburante rivendendo una tratta a pochi euro. Ma è ovvio: la cittadinanza si ritrova sulle proprie tasse regionali i conti per fare ricchi i tre irlandesi! La cosa ha di molto infastidito le varie Compagnie Aeree Commerciali di Bandiera (Alitalia per l’Italia, Lufthansa per la Germania, Air France per la Francia e via discorrendo).
 
Il 20 Maggio del 2010 il quotidiano “The Irish Times” riportava la seguente notizia: “Le compagnie aeree sono preoccupate dalla decisione di Ryanair di assumere l’ex commissario europeo per il mercato interno Charlie McCreevy. Con la sua conoscenza illimitata dell’economia europea, sarebbe capace di suggerire le migliori strategie per continuare ad approfittare dei sussidi[3]”. Ed infatti, le loro preoccupazioni erano più che fondate. Sempre da Panorama (ripreso nell’articolo di sonoinaeroporto.com) si legge che “Le società aeroportuali sostengono che proprio grazie alla loro politica tariffaria aumenta il traffico e quindi cresce il turismo e ne beneficia l’economia della zona. E probabilmente almeno in parte è vero, anche se manca la controprova. Per i profitti di Ryanair, invece, le controprove non occorrono”. Ma la controprova è presto data: tutto l’accanimento dei grandi vettori come Alitalia contro la Ryanair è solo un inutile polverone sollevato dallo scontro tra privati stessi. È una guerra tra privati e basta! Infatti sia Ryanair che Alitalia sono due realtà private. Un tempo Alitalia era di proprietà dello Stato italiano ma da quando Romano Prodi privatizzò l’IRI ne decretò la morte che avvenne esattamente a gennaio del 2009 momento in cui una cordata di privati legati alla politica (Colaninno PD ne è l’attuale proprietario) si pappò l’intera torta apparendo agli occhi dell’italiano/a medio/a totalmente rincretinito/a come salvatori del prodotto italiano. Nulla di più falso! In realtà i privati si limitarono a rilevare un intero settore pubblico (quello aereo per l’appunto) a prezzo di comodo, visto che era stata fatta appositamente fallire. Ed oggi, malgrado i rincretiniti continuino a chiamarla Alitalia quella “cosa lì” si chiama CAI, acronimo di Compagnia Aerea Italiana che è tutta privata e viene mantenuta in vita grazie ai finanziamenti delle Poste italiane a loro volta partecipi del 5% delle quote di Bankitalia, anch’essa al 95% in mano privata grazie alle manovre di Amato del 1992. Quindi, anche se la UE spende tempo e risorse per far finta di dare la caccia agli illeciti di Ryanair fingendo di non vedere cosa stia succedendo a livello di privatizzazioni selvagge, il problema di fondo non cambia di una virgola: quanto prodotto dalla deregulation avviata negli anni dello Scandalo Locheed, costata la poltrona di Capo dello Stato all’allora Presidente Leone, oggi presenta il conto più amaro: per volare o paghi i privati di CAI/Alitalia oppure paghi i privati di Ryanair e devi sperare che tutto proceda liscio poiché, come spesso è accaduto, per far quadrare i conti al centesimo i voli Ryan spesso finiscono coi serbatoi a secco e, per scongiurare il botto, sono costretti a chiedere procedure di atterraggio d’urgenza. Il grottesco risiede nel fatto che dalle tasche degli italiani escono soldi sia che si sfruttino i voli aerei sia che non li si sfruttino. Poiché il primo ci mette le mani in tasca sottraendo fondi alle Poste Italiane il secondo alle società delle Regioni.
 
Un tempo, invece, quando Alitalia era tutta pubblica (IRI) – cioè di proprietà del popolo italiano – poteva garantire migliaia di posti di lavoro ed incrementava il numero di impiegati di anno in anno mantenendo un crescente standard di servizi grazie a cui poté agguantare il terzo posto in Europa ed un costante piazzamento tra i 10 Big al Mondo. Il tutto senza gravare minimamente sui costi pubblici e senza ricorrere alla cassaintegrazione o a tagli del personale, anzi. 
 
Fonte: rinascita.eu 
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