Il Lago Pyramid è uno specchio d’acqua sacro, profondo e misterioso
Nel cuore arido e suggestivo del deserto del Nevada, a circa 64 chilometri a nord-est di Reno, si estende il Lago Pyramid, l’ultimo e più grande residuo del gigantesco e preistorico Lago Lahontan. Il popolo indigeno che lo abita da millenni è quello attualmente denominato Paiute. I Paiute (o, secondo altre grafie, Pah-ute o Piute) appartengono alla grande famiglia delle lingue uto-azteche, diffusa dal Messico meridionale all’estremità nord del Gran Bacino. Nell’800 queste tribù che vivevano nell’area del Grande Bacino, erano chiamate dai bianchi “scavatori” per la loro abitudine di scavare radici e semi commestibili. Erano, infatti, dei raccoglitori nomadi, che popolavano un’area desolata dove la selvaggina era scarsa e l’agricoltura sedentaria non era praticabile.
Quelli stanziati presso il lago Pyramid si chiamavano Pavitoso, conducevano una vita meno errabonda ed erano conosciuti presso le tribù della Prateria con il nome di “mangiatori di pesce”, Cui-ui Tuccutta o Kuyuidikado. Il nome si riferisce ad un pesce specifico, il Cui-ui, endemico solo di questo lago, in cui vive da più di due milioni di anni, e ormai a rischio di estinzione. Un tempo il lago era pieno anche della Trota golarossa di Lahontan, una trota gigante che poteva superare i 18 kg di peso. Entrambe le specie provengono direttamente dall’habitat preistorico del Lago Lahontan.


Nell’800 il nome stesso di Paiute, con cui venivano definiti tutti i gruppi che vivevano nelle zone più desolate, era per le altre tribù un sinonimo di arretratezza e ignoranza. Ma non era sempre stato così. In precedenza i Paiute erano stati più evoluti, avevano sviluppato forme di artigianato artistico ammirate e invidiate dagli altri popoli nativi, in particolare l’arte di costruire canestri, cappelli e reti per la caccia. Con l’arrivo dei bianchi colonizzatori, tutto mutò.
Per i nativi Pavitoso, oggi chiamati Paiute, il nome del lago è Cui-ui Pah, e non è solo un “luogo” ma un’entità spirituale, una fonte di vita e la culla di leggende tramandate oralmente di generazione in generazione. Le sue acque, che raggiungono profondità fino a oltre 100 metri e in alcuni punti superano i 270 metri, custodiscono storie di dolore, di antichi spiriti, di segreti e di misteri irrisolti.
Il lago deve il suo nome coloniale a due formazioni piramidali che lo caratterizzano: la prima, che gli indigeni chiamavano “Wono” (cesta a forma di cono) è quella che più ricorda le piramidi egiziane, la seconda, l’isola di Anaho, più grande e priva di punta, è un’area protetta per la nidificazione del pellicanao bianco americano. Entrambe sono considerate formazioni rocciose naturali, risultato di un processo geologico avvenuto quando ancora c’era il Lago Lahontan.
Non mancano teorie alternative che vedono le due strutture come artificiali, opera di una civiltà sconosciuta che abitava la zona prima che si formasse il lago Lahontan, e che poi sono state erose dai millenni di immersione e progressiva emersione, fino a sembrare naturali.
C’è da dire che il lago preistorico Lahontan si formò intorno i 2,5 milioni di anni fa ed ha subito varie fasi di espansione e ritiro, l’ultima delle quali (in ritiro) è iniziata 13.000 anni fa. Un’eventuale civiltà precedente la formazione del lago andrebbe dunque collocata a oltre 2,5 milioni di anni fa. Ad oggi non sono però stati rinvenuti elementi indicanti una sospetta origine artificiale delle piramidi in questione.
Popoli antichi
Un tempo l’intera area del bacino del Lago Lahontan, che si estendeva per circa 22.000 chilometri quadrati, era una vasta rete di laghi e zone umide, un paradiso per i cacciatori-raccoglitori del Pleistocene.
Il costante abbassamento del livello dell’acqua del lago, soprattutto nel corso del XX secolo, ha portato alla luce artefatti e insediamenti risalenti a migliaia di anni fa, facendoci comprendere che la zona era crocevia di culture preistoriche.
Sono stati ritrovati cesti finemente intrecciati, utensili in pietra e resti di antichi focolari, ma il ritrovamento forse più significativo è quello della Mummia della Caverna dello Spirito, scoperta a poche decine di chilometri dal lago. Sebbene non direttamente sulla sponda, questo reperto di oltre 10.000 anni fa appartiene alla stessa epoca in cui le acque del Lago Pyramid erano in fase di stabilizzazione dopo il ritiro del Lago Lahontan.

La mummia, avvolta in pelli di coniglio e stuoie intrecciate, appartiene ad un uomo geneticamente affine agli attuali nativi americani del luogo, ribadendo la profonda continuità storica e culturale del popolo Paiute con le terre che abita. Si tratta di una delle più antiche mummie naturali del mondo e offre una preziosa finestra sulle pratiche funerarie e sulle abilità artigianali delle popolazioni del tempo.
Significativa anche la presenza di petroglifi, su massi calcarei vicini al lago, che sono stati datati fra i 10.500 e i 14.800 anni fa, attestandosi come i più antichi trovati nell’America settentrionale.

Questi ritrovamenti confermano che il Lago Pyramid non è solo il cuore della spiritualità Paiute, ma anche uno dei siti archeologici più importanti del Gran Bacino, fornendo indizi cruciali sull’evoluzione delle prime culture umane in questa regione.
Le leggende
Il folklore Paiute è profondamente legato alle particolari formazioni rocciose calcaree, chiamate tufa, che emergono dalle acque e si ergono sulle sponde del lago. Queste non sono solo meraviglie geologiche, ma figure sacre e testimoni di un passato mitico.
La Madre di Pietra (Tule Tui)
La leggenda più toccante e significativa per i Paiute è quella della Madre di Pietra, Tule Tui.
La storia narra di una madre ancestrale, la madre di tutte le madri, che viveva pacificamente con i suoi quattro figli, due maschi e due femmine, sulle rive di quello che era un vasto specchio d’acqua. Man mano che i figli crescevano, iniziarono a litigare incessantemente, ignorando i consigli e le suppliche della madre. Disperata, la donna decise che l’unica soluzione per la pace fosse mandarli via in direzioni diverse. Mandò due dei figli a nord e gli altri due a sud, chiedendo loro di accendere un fuoco ogni sera in modo che potesse vederli e sapere che stavano bene.
Per tre notti consecutive, vide le fiamme brillare nel cielo del sud, ma il nord rimase oscuro. All’alba del quarto giorno, il cuore della madre si spezzò. In preda a un dolore inconsolabile, iniziò a piangere. Le sue lacrime, versate per il dolore della perdita, riempirono il bacino e crearono il lago. Il suo corpo, irrigidito dal dolore e dall’attesa, si trasformò in pietra e ancora oggi veglia sulle acque che sono nate dal suo dolore. La leggenda suggerisce che le sue lacrime continuino a nutrire il lago, un luogo sacro che incarna il dolore di una madre per la perdita dei suoi figli.

I bambini d’acqua e la maledizione della sirena
Si narra che, in tempi antichi, i Paiute fossero costretti a gettare nel lago i neonati nati prematuri o con malformazioni per assicurare la preservazione della forza della tribù. Si crede che gli spiriti di questi bambini non abbiano mai lasciato il lago e che ora abitino nelle sue profondità, arrabbiati e vendicativi.
Vengono chiamati i bambini d’acqua e attirano i pescatori e i visitatori solitari con pianti e risate simili a quelle dei neonati. Chi si avvicina per indagare viene trascinato sott’acqua e annegato. Questi spiriti sono considerati responsabili di numerosi annegamenti e scomparse misteriose, soprattutto in primavera, quando si crede che la loro attività sia più intensa. Ascoltare i loro lamenti è considerato un presagio di sfortuna, mentre vederli è creduto un segno di morte imminente.
Nel lago abitano anche delle sirene e ad una di loro è legata la maledizione che affligge il popolo Paiute. Tutto iniziò un giorno in cui un giovane guerriero vide nuotare una bellissima sirena del lago e la sentì cantare. I due si incontrarono varie volte e si innamorarono. Il giovane convinse la sirena a recarsi insieme al villaggio, per essere presentata alla tribù e potersi sposare. Gli anziani del villaggio, però, non accettarono questo matrimonio con una creatura del lago e ordinarono al giovane di porre fine all’unione, riportando la sirena nella sua dimora. Allora la sirena, infuriata per il rifiuto e ferita dalla scelta del suo amato, che aveva preferito al loro amore l’obbedienza alla tribù, lanciò una terribile maledizione su tutto il popolo Paiute: sfortuna e disgrazia li avrebbero colpiti per sempre. Tale maledizione è la causa di tutta la sfortuna che li ha colpiti, inclusi gli eventi sanguinosi della Guerra del Lago Pyramid del 1860.
Misteri
Molti testimoni hanno raccontato di aver visto le acque del lago diventare improvvisamente turbolente, con onde che si formano dal nulla, anche in assenza di vento. E poi tornare altrettanto repentinamente calme.
Una delle storie più bizzarre e agghiaccianti riguarda le sparizioni e i ritrovamenti di salme. Si dice che persone annegate nel Lago Pyramid siano state ritrovate nel Lago Tahoe, a circa 98 chilometri di distanza. Anche il contrario, sebbene più raro, è stato segnalato. Il paradosso è che, sebbene i due laghi siano collegati dal fiume Truckee, il flusso d’acqua va dal Tahoe al Pyramid, rendendo inspiegabile il “viaggio” delle salme controcorrente. Le leggende parlano di tunnel sotterranei che collegano i due laghi, ma non sono mai stati trovati.
La devastazione dell’invasore bianco
Dopo la “scoperta” da parte di John C. Fremont nel 1844, l’area fu invasa dai coloni. Questo portò a violenti scontri e alla sanguinosa Guerra del Lago Pyramid del 1860. Le conseguenze furono drammatiche per il popolo Paiute, che perse le proprie terre e fu costretto a vivere in una riserva.
L’atteggiamento predatorio dei coloni bianchi saccheggiò i pesci del lago, spedendone tonnellate ogni anno nelle città di tutto l’Ovest. Una serie di dighe ne bloccarono la migrazione, altri maldestri interventi di deviazione fecero seccare le uova, infine il colpo di grazia con la costruzione della diga di Derby nel 1905, che deviò parte del fiume Truckee. Il livello del lago si abbassò drasticamente e la Trota golarossa di Lahontan si estinse nei primi anni ’40. L’introduzione di trote non endemiche e altri salmonidi non nativi hanno isolato e decimato le popolazioni residue negli altri laghi. Attualmente ne sopravvivono pochi gruppi nel lago dell’Indipendenza ed è in corso un programma di reinserimento nel lago Pyramid.
La perdita del pesce fu una catastrofe ecologica e un duro colpo i Paiute. Soltanto decenni di battaglie legali, culminate in una vittoria della tribù alla Corte Suprema nel 1990, hanno assicurato che più acqua potesse fluire nel lago, salvando il pesce Cui-ui dall’estinzione. Oggi, il Lago Pyramid, che si estende su circa 45.324 ettari, è interamente gestito dalla tribù Paiute e la riserva copre un’area di circa 1.207 chilometri quadrati.