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Battaglia Terme

La principessa rossa

La principessa rossa della via della seta aveva i denti dipinti di rosso con il cinabro
Ricostruzione di fantasia della Principessa Rossa

L’hanno soprannominata principessa rossa della Via della Seta. Si tratta di una giovane donna  (20-25 anni) vissuta in Cina e sepolta fra il III ed il I secolo a.C. nella tomba M11 della necropoli di Shengjindian (regione Xinjiang), famosa tra gli appassionati del mistero, per le celebri mummie di Tarim.

Le mummie di Tarim, che appartengono a diverse epoche, presentano capelli biondi o rossi e tratti somatici caucasoidi, dimostrando l’esistenza di comunità non asiatiche nella zona fin dal secondo millennio a.C.. Analisi del DNA hanno confermato la loro stretta parentela genetica gli antichi eurasiatici settentrionali (vissuti 14.000 anni prima)

La giovane principessa rossa apparteneva alla cultura Subeshi, la stessa delle più recenti delle mummie di Tarim. Si tratta di una cultura con molte somiglianze con gli Sciti (i nomadi iranici presenti nella steppa eurasiatica dal XIX secolo a.C. fino al IV d.C.). Non è stata ritrovata in stato di mummificazione ma in condizione di scheletro e la sua sepoltura era già stata saccheggiata al momento della scoperta. Tuttavia presenta un dettaglio molto importante: i denti colorati di rosso.

la principessa rossa
Il cranio della Principessa Rossa.
You et al., Archaeol. Anthropol. Sci., 2025
La principessa rossa
Dettaglio dei denti della Principessa Rossa.
You et al., Archaeol. Anthropol. Sci., 2025

È di recente pubblicazione su Archaeological and Anthropological Sciences lo studio del pigmento usato sui denti. L’analisi tramite spettroscopia Raman, fluorescenza a raggi X e spettroscopia infrarossa a trasformata di Fourier ha rivelato che si tratta di cinabro, fissato ai denti con un legante proteico. Questo è il primo caso al mondo documentato di utilizzo di cinabro come pigmento rosso per la colorazione dei denti nell’antichità.

Il cinabro

Il cinabro o cinnabrite o cinnabarite è un minerale dall’aspetto rossiccio costituito da solfuro di mercurio. Noto ai Greci (greco antico κιννάβαρι, cfr. latino cinnàbaris) è usato fin dal neolitico per produrre pitture rosse. Dal Cinabro si estrae il mercurio e questa caratteristica lo ha reso fondamentale nell’alchimia cinese, dove è la materia prima della pietra filosofale. In Cina, l’impiego del cinabro è documentato da oltre 8500 anni, con un’ampia gamma di applicazioni (ceramica, tessuti, cosmetici, medicina). Dato il suo contenuto in mercurio, è tossico per l’uomo e l’ambiente.

La tomba della principessa rossa

Sebbene saccheggiata, la tomba M11 conteneva oggetti funerari come manufatti in legno, ceramica, ossa, pelle, oro e altri materiali, indicando un insediamento con pratiche pastorali e agricole. La cultura Subeshi, associata a quella Gushi, praticava lo sciamanesimo e possedeva avanzate tecniche chirurgiche. La presenza di cinabro sui denti della giovane donna, suggerisce l’esistenza di scambi culturali e commerciali lungo la Via della Seta, dato che la zona non produce cinabro.

I denti rossi

Dunque la principessa rossa aveva i denti dipinti intenzionalmente (le analisi hanno rilevato la presenza di un fissante) con una sostanza biotossica fortemente legata a riti religiosi e allo sciamanesimo, suggerisce un significato rituale e culturale che resta speculativo. Il cinabro ha proprietà allucinogene, il colore rosso era legato all’immortalità e nella cultura sciamanica l’anima risiede nei denti, tutti elementi che potrebbero aver avuto un ruolo. Il fatto che il minerale non sia presente in zona signifia anche che la principessa rossa era un personaggio importante, che poteva “permettersi” di utilizzare qualcosa di raro e prezioso che proveniva da intensi scambi commerciali lungo la via della seta (come confermano i manufatti trovati nella tomba).

 

Fonte: You, S., Ren, M., Sun, L. et al. Red princess of the Silk Road – the first-and-only known case of cinnabar-stained teeth in antiquity from the Iron Age Western Regions (202BCE − 8CE). Archaeol Anthropol Sci 17, 69 (2025). https://doi.org/10.1007/s12520-025-02188-5



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