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11 settembre: anche Hollywood comincia a svegliarsi di Massimo Mazzucco


Sheen ha detto di rendersi perfettamente conto che queste sue dichiarazioni gli costeranno l’ostracismo di una buona parte dell’establishment, ma ha anche detto che "un buon americano non può non porsi certe domande, di fronte a certi fatti inconfutabili". Meglio tardi che mai.

Sheen ha detto chiaramente che secondo lui le Torri Gemelle sono crollate in maniera "troppo simile a quella di una demolizione controllata" per essere archiviate come crolli passivi. Riguardo al Pentagono, e all’assenza dei resti del Boeing, Sheen si è domandato perchĂ© mai il governo americano non ci voglia mostrare una volta per tutte una qualunque delle immagini che deve sicuramente avere dell’aereo in avvicinamento. Sheen ha mostrato di conoscere molto bene la materia, …

… chiedendo "fatemi vedere come si fa a fare una virata di 270°, con un 757, scendendo di settemila piedi nell’arco di pochi secondi, e come si fa poi a portare questo aereo per 500 metri, a 850 all’ora, volando con sicurezza a pochissimi metri da terra".

Il suo intervento è stato breve, conciso ed efficace. Senza tanti giri di parole, ma in maniera educata e "politically correct", Charlie Sheen ha fatto quello che qualunque persona pubblica dovrebbe fare – avrebbe dovuto fare, anzi, sin dal 12 settembre di cinque anni fa – se ritiene che il suo governo gli abbia mentito.

Subito dopo aver mandato l’intervista, sono intervenuti alla CNN, da una parte, la giornalista responsabile della fortunata miniserie TV "Inside 9/11" su National Geographic – che naturalmente è basata sulla versione ufficiale dei fatti – e dall’altra il portavoce ufficiale del gruppo recentemente formato 9/11Truth Movement.

La giornalista ha negato naturalmente l’ipotesi avanzata da Sheen, sostenendo che "è stato ampiamente provato dagli esperti che gli edifici sono crollati da soli, perchĂ© la protezione antincendio sulle colonne portanti è risultata assente". Chi l’abbia rubata non si sa, ma prontamente il rappresentante di 9/11Truth si è domandato come possa essere crollato anche WTC7, che non era stato colpito da nessun aereo, ed il cui incendio era decisamente limitato.

La giornalista non si è ritenuta in dovere di dare lei quella risposta.

A sua volta il portavoce di 9/11Truth ha detto che "Charlie Sheen non è solo, l’organizzazione è forte e cresce di giorno in giorno". Ha poi concluso obbligando in qualche modo la giornalista di N.G. ad ammettere che "è giusto che gli americani si pongano delle domande", aggiungendo subito "visto soprattutto che la Commissione Indipendente per il 9/11, che aveva promesso di dare queste risposte, si è poi dimenticata di farlo."

Questo episodio si aggiunge a una serie giĂ  notevole di "outings" coraggiosi, dei quali sicuramente il piĂą importante – quello che ha rotto il ghiaccio, a livello di media nazionali – è stata la presa di posizione sui crolli delle Torri Gemelle del Professore di Fisica dell’UniversitĂ  dello Utah, Steven Jones.

Il fatto stesso che Charlie Sheen avesse a disposizione tutte quelle precise informazioni che noi ben conosciamo, e che ne abbia potuto fare un ottimo uso, rispetto al poco tempo che aveva a disposizione, dimostra come Internet sia l’arma preziosa che rischia di cambiare radicalmente la storia di questa ultima strage di stato, rispetto a tutte le precedenti. Per arrivare piĂą o meno al punto in cui siamo oggi con l’undici Settembre, il caso Kennedy – che ha viaggiato solo sui libri, gli articoli di giornale e la radio/TV – ci ha messo almeno trent’anni. E giornali e TV non crescono algebricamente.

Si potrà essere pessimisti finché si vuole sul futuro di Internet, ma finora i fatti sembrano dare ragione a chi è convinto che il sistema abbia allevato una serpe in seno della quale ormai difficilmente riuscirà a liberarsi.

Farne a meno non puoi, perchè crolla il mercato. Se la lasci in pace, ti scivola lentamente fra le gambe, e prima o poi te la ritrovi in camera da letto. Se invece provi ad aggredirla frontalmente, questa si rivolta e ti morsica con tutta la forza che ha in corpo.

Come minimo, sarĂ  una battaglia tutta da giocare. Noi nel frattempo cerchiamo, nel nostro piccolo, di non farci trovare impreparati.

(Tratto da www.luogocomune.net)



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