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La triste storia di Rosemary

Rosemary nasce in una famiglia ricchissima e potente

La storia di Rosemary
Rosemary nel 1938

Questa è la storia di Rosemary. Una ragazza nata più di un secolo fa, terza di nove figli e prima femmina di una famiglia ricchissima e molto potente. Il papà era un politico, diplomatico, imprenditore e produttore cinematografico americano di origini irlandesi, la mamma era figlia del sindaco di Boston e discendente da parte paterna dei duchi di Limerik e conti Desmond.

Una nascita difficile che comporta qualche problema

La storia di Rosemary inizia male fin dalla nascita: l’infermiera la trattiene in utero per due ore, bloccando il parto e lasciandola in debito di ossigeno. Per aspettare il dottore.

Era il 1918, settembre, e la mamma di Rosemary era in travaglio, ma il dottore era in ritardo, così l’infermiera che l’assisteva ritardò il parto di due ore, stringendo il canale uterino e bloccando la testa della bimba, che restò in debito di ossigeno. La bambina ebbe come conseguenza un leggero ritardo mentale nell’apprendimento, ma nessuna grave disabilità.
Dalle pagine dei diari di Rosemary emerge infatti il ritratto di una ragazzina piena di gioia, esuberante, intelligente, molto sensibile e un po’ irrequieta. Soprattutto priva di evidenti disturbi mentali. Il lieve ritardo nell’apprendimento è probabilmente dovuto ad una lieve dislessia, che ha richiesto il supporto di insegnanti di sostegno durante infanzia e adolescenza.

Vittima dei pregiudizi dell’epoca

Per la mentalità dell’epoca la dislessia era una malattia mentale. Rosemary cambia molte scuole, perché è irrequieta e ha sbalzi d’umore, cosa più che normale per un dislessico costretto a stare in un contesto scolastico che non conosce e non rispetta i suoi tempi e le sue modalità di apprendimento specifiche. Comunque la bambina apprende a leggere e scrivere e a 15 anni i suoi diari mostrano una capacità di scrittura mediamente associabile ad una ragazza di 10 anni.
In quegli stessi diari Rosemary scrive che adora il suo papà e che sarebbe disposta a fare qualsiasi cosa per lui. Quello stesso papà che la descrive come sofferente e ritardata e che la sottopone a costanti cure sperimentali per risolvere i suoi “squilibri ormonali”.
Nel frattempo Rosemary cresce e diventa una bella ragazza, una bellezza che il padre definisce “troppo provocante”. Ingenua e con tanta voglia di divertirsi, Rosemary “cambia molti fidanzati”, quindi ha un’immagine sessualmente promiscua, pericolosamente disinibita e scandalosamente libera.
La famiglia la definisce ritardata mentale, ma la ragazza non lo è affatto. I diplomi conseguiti e i suoi viaggi in Svizzera, da sola, non parlano di ritardo mentale ma di voglia di vivere.
Il padre la rinchiude in convento, ma lei di notte scappa e cerca le luci e la vita della città. Questo le rovina la reputazione e la espone al rischio che qualcuno si approfitti di lei, che faccia sesso, che resti incinta e che copra così la famiglia di vergogna. Bella, provocante, ingenua e con tanta voglia di libertà: elementi che rendono il padre preoccupatissimo. Se neanche il convento è risolutivo, come può salvarsi da l’onta che questa figlia rischia di gettare su di loro? La storia di Rosemary sta per raggiungere il suo capitolo più triste.

La soluzione al “problema gravissimo”: la lobotomia

Siamo alla fine degli anni ’30, l’America è molto “bacchettona” e patriarcale, la mamma di Rosemary è fervente cattolica e molto conservatrice, il papà lo è ancora di più, ed è estremamente in vista come politico, diplomatico ed imprenditore. Questa figlia scandalosa è un problema gravissimo.

La soluzione arriva nel 1941, quando il medico confidente, dottor James W. Watts, propone la lobotomia, vale a dire tagliare pezzi di cervello. Una pratica barbarica ritenuta in grado di curare qualsiasi problema mentale, ma di cui erano già noti (e criticati negli ambienti medici dell’epoca) i pericoli e le conseguenze.
Avere sbalzi d’umore, essere bella e provocante, cambiare fidanzato spesso, e magari fare sesso senza essere sposata, sono evidentemente elementi che per il papà di Rosemary ed il medico, vanno attribuiti al “disturbo mentale” causato dalla sofferenza in fase di travaglio.

E dunque al papà di Rosemary la lobotomia sembra una soluzione eccellente per freddare l’esuberanza sociale e sentimentale della ragazza, anche se l’intervento nella quasi totalità dei casi trasformava le persone in vegetali, anche se nel 14% dei casi le uccideva. Meglio una figlia morta o ridotta ad una larva che immorale e scandalosa.

E dunque quest’uomo accetta, senza dire niente alla moglie e agli altri figli oppure (come è più probabile), senza che nessuno in famiglia si opponga e si possa opporre a questa decisione.

Rosemary, che ha 23 anni, arriva all’ospedale della George Washington University pienamente padrona di sé, segue le indicazioni dei dottori James W. Watts e Walter Freeman, canticchia e racconta delle storie buffe, mentre le vengono praticati due fori ai lati della testa e tagliate le terminazioni nervose.
Sul finire dell’operazione inizia a biascicare parole sconnesse, per poi tacere del tutto. La sua capacità linguistica diventa un farfugliare senza senso. Perde l’uso del braccio, perde la capacità di camminare, diventa incontinente. La sua vita, in una sedia a rotelle, diviene un passare da un ospedale psichiatrico all’altro. Nascosta, abbandonata, dimenticata, invisibile.

Rosemary è una delle 50.000 donne anticonformiste, bambini un po’ agitati e persone dissidenti il senso comune che i medici hanno zombificato in nome della “morale”.

Chi era il padre di Rosemary

Trattandosi di un pergonaggio molto famoso e potente, è difficile tracciare bene i contorni dell’uomo che sostanzialmente scelse di sacrificare una figlia sull’altare della potenza, della politica e del “buon nome” della famiglia. Era un figlio del XIX secolo, quindi che considerava perfettamente morale avere molte amanti pur essendo sposato ma non aveva la stessa tolleranza per analoga libertà sessuale femminile. Teneva giornalisti sotto contratto per avere sempre articoli positivi su di sé e sulla sua famiglia, ammirava Hitler e non desiderava che gli USA entrassero in guerra contro la Germania, per la sua ascesa economica e sociale non disdegnò connessioni malavitose. Stava poco in casa con la moglie Rose, ma non mancò mai al capezzale dei figli maschi se si ammalavano e per ogni suo figlio provvide a molte ricchezze. Un uomo dell’800, dunque, inserito ai vertici di potere di una società fortemente patriarcale e tradizionalista.

La storia di Rosemary
il papà di Rosemary a inizio del ‘900

La storia di Rosemary prosegue con l’isolamento totale

Il papà proibisce ai figli di andare a trovare Rosemary e di parlare di lei, racconta bugie ai giornali, dice che la figlia è impegnata in missioni diplomatiche in giro per il mondo, oppure che è in vacanza o che è all’estero per studiare. A seguire afferma che è ricoverata in ospedale per una meningite e poi, semplicemente, smette di parlarne fino al 1961, quando viene dichiarato che Rosemary è stata internata per il peggiorare delle sue condizioni mentali. In quello stesso anno il padre ha un ictus e sembra che solo a quel punto i figli riescano a scoprire dove è stata rinchiusa la sorella e iniziano a farle visita e a portarla occasionalmente nella casa in cui aveva trascorso l’infanzia. La donna impara di nuovo a camminare ma non recupererà più la capacità di parlare chiaramente.

Nel 1975 la stampa scopre dove si trova Rosemary, ma non cosa le è accaduto. Nel 1980 vengono pubblicati i suoi diari e nel 1987 diviene di pubblico dominio l’avvenuta lobotomia.

Rosemary muore il 7 gennaio 2005, a 87 anni, 64 dei quali trascorsi in stato poco più che vegetativo per colpa di suo padre, della “morale” e della politica.
Suo padre era Joseph Patrick “Joe” Kennedy.

La storia di Rosemary
La storia di Rosemary Kennedy, è quella di una vita distrutta dai pregiudizi e sacrificata sull’altare del potere

La storia della famiglia di Rosemary prosegue

Cosa accadde, alla famiglia, dopo il 1941, anno della devastante operazione di Rosemary, mentre lei languisce quasi ridotta ad un vegetale?
– 3 anni dopo, nel 1944, il primogenito Joseph Patrick Jr muore a 29 anni in un volo di addestramento.
– Nel 1948 la quarta figlia Kathleen Agnes, vedova del marchese di Hartington, muore a 28 anni in un incidente aereo insieme all’amante, il conte Peter Wentworth-Fitzwilliam. Al suo funerale partecipa solo il padre Joseph Patrick.
– Nel 1961 il padre Joseph Patrick viene colpito da un ictus, che gli toglie la capacità di parlare.
– Nel 1963 il secondogenito John Fitzgerald (JFK), da 3 anni presidente degli USA, viene assassinato all’età di 46 anni.
– Nel 1968 Robert Francis, candidato alla presidenza degli USA, viene assassinato all’età di 42 anni.
– Nel 1969, a 81 anni, muore il padre Joseph Patrick, sopravvissuto alla morte di 4 dei suoi figli. Non è mai andato a trovare quella figlia a cui ha rovinato la vita.

Gli altri membri conosceranno la vecchiaia: mamma Rose (che ha fatto visita alla figlia solo dopo l’ictus del marito) ha un ictus nel 1984, che la costringe sulla sedia a rotelle fino alla morte, avvenuta nel 1995 all’età di 105 anni. L’ultimogenito Ted muore a 77 anni, la sesta figlia Patricia a 82 anni, la quinta figlia Eunice Mary, l’unica ad essersi presa cura di Rosemary e a non averla rinnegata e abbandonata, è morta nel 2009, all’età di 88 anni. L’ottava figlia Jean Ann è morta nel 2020 a 92 anni.

Le disgrazie dei Kennedy, invece, sembrano non avere fine, colpendo una ventina fra familiari e persone a loro care, generazione dopo generazione, in quella che è nota come “La maledizione dei Kennedy”.
Una maledizione che si è manifestata a partire da ciò che la famiglia, nello specifico il papà tanto amato, ha fatto a Rosemary. Karma? Coincidenza? O ci può essere dell’altro?

«La nostra vita non è nostra. Da grembo a tomba, siamo legati ad altri passati e presenti… E da ogni crimine e ogni gentilezza generiamo il nostro futuro».
(dal film Cloud Atlas)

(Silvia Matricardi)

La storia di Rosemary fa riflettere

Non conoscevo questa tragica storia, la cui lettura mi ha rimandato alla mia adolescenza durante la quale, pur non avendo la più pallida idea di chi fossero questi Kennedy, mi era capitato di leggere alcuni articoli sui tabloid dell’epoca, tipo quelli che abbondavano dal barbiere per intenderci, in cui si narravano le incredibili tragedie che avevano colpito numerosi membri di questa famiglia e si cominciava a mormorare di una sorta di “maledizione”, a tutti gli effetti transgenerazionale.
Viene da domandarsi se possa esistere un nesso tra gli eventi narrati in questo articolo e tutto quello che si è manifestato negli anni e nei decenni seguenti, un nesso che si potrebbe associare alla cosiddetta “sindrome degli antenati” o più in generale alla tanto discussa e spesso osteggiata teoria delle “costellazioni familiari” elaborata da Bert Hellinger. Molto più semplicemente, da fervente cattolico quale ci viene narrato che fosse, il padre di Rosemary, Joseph Patrick Kennedy, avrebbe potuto e dovuto rammentare un noto versetto biblico che in sintesi afferma come “si raccoglie ciò che si semina”.
Di una cosa possiamo essere ragionevolmente certi: che sia individualmente che collettivamente, “ciò che facciamo in vita riecheggia nell’eternità”.
(Tom Bosco)



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