La guerra dei dodici giorni e il ruolo degli USA: una messa in scena?
Cosa è successo in poche parole
Alle due del mattino del 13 giugno 2025, mentre sono in corso i negoziati sul nucleare tra Iran e USA, un massiccio attacco aereo parte da Israele e si abbatte su una serie di infrastrutture nucleari, militari e residenziali iraniane. La motivazione ufficiale è impedire all’Iran di sviluppare armi nucleari, obiettivo che, secondo Israele, è a pochi mesi dall’essere raggiunto. Il direttore generale dell’Agenzia internazionale del l’energia atomica Rafael Grossi, nega che tale evento sia possibile o così imminente. L’Iran, da parte sua, si è sempre sottoposto a tutte le ispezioni e ha rispettato tutti gli accordi, tuttavia è ugualmente sottoposto a sanzioni (e attacchi). La sera dello stesso giorno l’Iran lancia cento droni e una salva di missili contro obiettivi militari e civili israeliani. Segue un nuovo botta e risposta di missili e droni il giorno dopo e nei giorni a seguire. Il 17 giugno gli USA chiedono all’Iran la resa incondizionata. Il 18 giugno gli hacker israeliani rubano 48 milioni di dollari agli utenti Nobitex (grande exchange iraniano di criptovalute). Il 19 giugno proseguono i bombardamenti reciproci. La Russia e la Cina condannano gli attacchi israeliani.
Arriviamo al 22 giugno, giorno in cui gli USA entrano direttamente in campo con attacchi aerei contro Fordow, Natanz ed Esfahan. Vengono usate 14 su un totale di 20 bombe GBU-57 bunker buster possedute dagli Stati Uniti.
Dmitry Medvedev, vice capo del Consiglio di Sicurezza del presidente russo Vladimir Putin, dichiara che “un certo numero di paesi sono pronti a fornire direttamente all’Iran le proprie testate nucleari”.
Il Ministero degli Esteri russo condanna gli attacchi aerei statunitensi contro l’Iran, definendoli una “grave violazione del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite”. Mosca, insieme a Cina e Pakistan, hpresenta una bozza di risoluzione che invita Israele e gli Stati Uniti a cessare immediatamente gli attacchi e esorta tutte le parti a mostrare moderazione e a riprendere i negoziati sul programma nucleare iraniano.
Il 24 giugno l’Iran attacca le basi militari USA in Qatar, impiegando lo stesso numero di missili usati dagli USA. Ci sono manovre – politiche e non – attinenti lo stretto di Hormuz, che lasciano intendere che l’Iran è pronto a bloccare il passaggio cruciale per il mercato energetico mondiale (questo è probabilmente il vero messaggio di risposta iraniano).
A questo punto gli USA annunciano il cessate il fuoco, ringraziando l’Iran di averli avvisati preventivamente del bombardamento.
È proprio in tali battute che più si percepisce un quid di messa in scena in cui tutte le parti si volevano defilare salvando la faccia. La percezione è molto forte.
Il presidente USA fa anche una dichiarazione in cui intima a Israele di fermare gli attacchi e rispettare il cessate il fuoco. Poi dichiara di auspicare un cambio di regime in Iran, in seguito afferma di non volerlo più.
Israele e gli USA affermano in modo trionfante di aver distrutto il programma nucleare iraniano. Ma è davvero così?
Più probabilmente Israele ha subito più danni di quelli che aveva preventivato e ne ha inflitti meno di quanti ne aveva programmati.
Per quanto riguarda le capacità nucleari iraniane, sembra che siano rimaste sostanzialmente invariate. Così come è stato mancato l’obiettivo di distruggere i 400 kg di uranio arricchito, la cui ubicazione è attualmente ignota.
Dunque anche l’Iran si considera vittorioso, sia perché ha dimostrato di essere in grado di colpire le città israeliane, sia perché il generale iraniano della Forza Quds, Ismail Qaani, dato per “ucciso” dagli attacchi israeliani, è riapparso miracolosamente vivo e vegeto a Teheran.
Il 26 giugno la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova ha annunciato che la Russia continuerà a cooperare con Teheran nel settore nucleare pacifico e in altri settori nell’ambito dell’Accordo bilaterale di partenariato strategico globale. Una cooperazione “assolutamente legittima e nell’interesse di entrambi i Paesi”. “Denunciamo qualsiasi tentativo di usare la forza bruta per limitare i legittimi diritti di uno Stato sovrano a un programma nucleare civile”, ha aggiunto la Zakharova.