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Battaglia Terme

Più di un milione di anni fa, qualcuno creava strumenti di pietra

Sette utensili in pietra scheggiata, risalenti a un periodo compreso tra 1,04 e 1,48 milioni di anni fa, sono stati rinvenuti a Sulawesi, in Indonesia e altri analoghi, risalenti a 700.000 anni fa, sono stati rinvenuti a Luzon, nelle Filippine.
Chi era in grado di lavorare la pietra in un periodo tanto remoto, e come è arrivato sull’isola?

Il sito del ritrovamento a Sulawesi, chiamato Calio, si trova nella parte meridionale dell’isola. Gli strumenti, che includono piccole schegge affilate e ciottoli lavorati, erano inglobati in uno strato di arenaria, un tempo parte del letto di un antico fiume. La datazione è stata possibile grazie a un’analisi paleomagnetica delle rocce circostanti e allo studio di un fossile di mandibola di maiale gigante che si trovava nello stesso strato. Questo metodo ha permesso di stabilire con precisione l’età dei manufatti, retrodatando di quasi un milione di anni la presenza di ominidi a Sulawesi, dove le tracce più antiche risalivano a circa 194.000 anni fa. “Almeno un milione di anni fa, a Sulawesi vivevano ominini che producevano utensili”, afferma Gerrit van den Bergh, paleontologo dei vertebrati dell’Università di Wollongong, in Australia, tra gli autori di un articolo sui ritrovamenti pubblicato il 6 agosto su Nature.

La lavorazione di questi strumenti dimostra un’abilità notevole: le pietre sono state colpite con forza e precisione per staccare schegge taglienti, utilizzate probabilmente per attività di sussistenza come la macellazione della carne o la lavorazione di materiali vegetali.

L’identità dei “fabbricanti di utensili” rimane il mistero più grande. L’assenza di reperti fossili rende impossibile stabilire con certezza a quale specie appartenessero. Tuttavia, il ritrovamento è strettamente legato ad altre scoperte avvenute nelle isole del Sud-Est asiatico, come quelle relative a due ominini di piccola statura: l’Homo floresiensis, soprannominato “lo hobbit” e l’Homo luzonensis.

Gli studiosi ritengono che i fabbricanti di utensili di Sulawesi possano essere stati un’altra specie, magari imparentata con l’Homo floresiensis, o, più probabilmente, discendenti dell’Homo erectus, una specie umana più antica che è stata la prima a migrare fuori dall’Africa e a colonizzare vaste aree dell’Asia. L’Homo erectus è considerato il candidato più probabile per aver intrapreso queste prime traversate, intenzionali o accidentali che fossero.

Homo florensiensis e homo luzonensis

Nel 2004, sull’isola indonesiana di Flores, nella grotta di Liang Bua, l’archeologia e la paleoantropologia sono state rivoluzionate dalla scoperta di una nuova specie di nostro antenato, l’Homo floresiensis, soprannominato “lo hobbit”.
I frammenti di cranio scoperti appartenevano ad un individuo minuto (battezzato “Flo” e catalogato come LB1), alto poco più di un metro e con un peso stimato in circa 16 chili. Le sue ossa, sebbene piccole, mostravano tratti più simili a quelli dei primi membri del genere Homo risalenti a circa due milioni di anni fa, piuttosto che a quelli dei moderni Homo sapiens o dei Neanderthal. Nuove e successive esplorazioni hanno poi individuato i resti di almeno altri 15 esemplari, confermando in via definitiva la scoperta della nuova specie di ominino (diretto parente dell’homo), che visse tra i 60.000 e i 100.000 anni fa.

Gli “hobbit” vivevano a fianco di animali come gli Stegodon nani, una specie di elefante che rappresentava una fonte di cibo fondamentale, e le enormi cicogne (Leptoptilos robustus), alte quasi due metri. L’equilibrio di questo ecosistema era delicato, e la scomparsa dello Stegodon, avvenuta circa 60.000 anni fa, potrebbe aver innescato una reazione a catena che ha portato anche all’estinzione dei grandi predatori e, forse, dell’Homo floresiensis stesso.

Pochi anni dopo, nel 2007, sull’isola di Luzon, nelle Filippine, nel sito archeologico di Callao Cave, venivano scoperti i primi resti dell’Homo luzonensis, di cui successivamente sono stati individuati frammenti ascrivibili ad almeno tre individui. La datazione è fra 50.000 e 67.000 anni fa e presentano una combinazione di tratti fisici primitivi e moderni. Le dimensioni ridotte di denti e ossa ne suggeriscono una statura minuta, come quella dell’Homo floresiensis. Anche in questo caso si pongono una serie di interrogativi: da dove proveniva? Da chi discendeva e come è arrivato fino a quest’isola?

Le pitture rupestri

Per molto tempo si è creduto che l’arte rupestre fosse nata in Europa, con le famose pitture delle grotte di Lascaux in Francia e di Altamira in Spagna, risalenti a circa 17.000 e 36.000 anni fa.

Tuttavia, le scoperte recenti hanno completamente riscritto questa narrazione. L’arcipelago indonesiano è emerso come un punto focale per l’origine dell’arte figurativa. Nelle grotte di Sulawesi, gli archeologi hanno trovato le più antiche pitture rupestri figurative conosciute, datate a 44.000 e 51.000 anni fa.


Queste opere non si limitano a raffigurare animali, ma presentano scene di caccia. Alcune figure hanno caratteristiche ibride, come teste di uccello o musi di rettile e persino un teriantropo, un essere per metà umano e per metà animale, suggerendo un pensiero simbolico e la capacità di combinare elementi reali e fantastici.



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