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Il canto del cigno

“Non mi convinceranno a restare. Mia elezione non è soluzione e sarebbe al limite del ridicolo”

Giorgio Napolitano – 14/04/2013

A botta calda, dopo la rielezione di Napolitano, viene in mente il concetto di “cambiare tutto perché non cambi nulla”. Ma in realtà le cose non stanno così.

Per quanto ci ritroviamo oggi nella stessa identica situazione di un mese fa, le cose sono completamente cambiate, perché nel frattempo il sistema è stato costretto a gettare la maschera.

Quando hai un Napolitano che dice “Nella consapevolezza delle ragioni che mi sono state rappresentate, e nel rispetto delle personalità finora sottopostesi al voto per l’elezione del nuovo Capo dello Stato, ritengo di dover offrire la disponibilità che mi è stata richiesta”, il vecchio-nuovo presidente ci sta praticamente dicendo: “visto che sono stati rifiutati nomi come Prodi o Marini, è chiaro che ora tocca me”. Come se, appunto, oltre a lui non ci fosse nessun altro.

Ed è questa la grande verità: oltre a Napolitano non c’era nessun altro che a) mettesse d’accordo PD e Pdl, e b) facesse il gioco del vecchio sistema.

Non dimentichiamo che mentre noi guardiamo l’elezione del presidente “dal basso”, vista dall’alto la cosa è molto diversa: Napolitano infatti è l’uomo dei grandi banchieri, è lui che ha messo Monti a governarci, e sarà quindi lui che dovrà continuare a cercare di fare i giochi di Bruxelles.

Nel frattempo però sono successe due cose importanti: da una parte, la piazza si è svegliata. O almeno, si spera che l’abbia fatto, perché se nemmeno questa volta gli italiani hanno capito, per loro di speranze ne rimangono poche.

Dall’altra, è esploso il partito democratico, che paga finalmente in un conto unico 20 anni di inciuci interni ad una sinistra che sinistra non è mai stata.

In tutto questo, è stato meraviglioso assistere ai sottili giochi dell’ironia, nel continuo rimescolamento delle carte all’interno dello stesso mazzo: pensare che Bersani sia riuscito finalmente a portare a termine il tanto desiderato inciucio, ma che ora non potrà più guidare il famoso governissimo, perché lui stesso ha dato le dimissioni proprio ieri, è uno scherzo della sorte che da solo vale tutta la sceneggiata.

Questa scelta disperata di rimescolare le carte dello stesso mazzo è stato il canto del cigno di un sistema che preferisce suicidarsi di propria mano, piuttosto che tentare di adeguarsi ai tempi che cambiano.

Adesso il re è nudo. Non resta che aspettare.

Articolo di Massimo Mazzucco

Fonte: luogocomune.net



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