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ma soprattutto perchè, nel farlo, hanno saputo
finalmente impostare la dialettica dell’ undici settembre nel verso corretto: è
il cittadino (che saremmo sempre noi) che, di fronte ad una versione ufficiale
che fa innegabilmente acqua da tutte le parti, ha tutto il diritto (il dovere?)
di porre delle domande al riguardo, e sta quindi a chi vuole continuare a
sostenere quella versione ufficiale, difenderla in qualche modo con risposte
accettabili.
Certo, se io volessi accusare il Presidente degli Stati Uniti, ad esempio, di
frequentare di nascosto una moschea islamica, magari dovrei anche procurarmi un
paio di prove di una certa consistenza, ma quando mi si mostra un buco di
quattro metri, e mi si dice che li dentro ci è finito un aereo largo quaranta,
permetti che ti chieda come ha fatto a entrarci, o devo per forza accettarlo,
solo perchè non so dirti "altrimenti dov’è finito?" A parte che in
questo caso bisognerebbe prima stabilire se sia davvero partito, ma poi io che
ne so, scusa, dove è finito l’aereo? Mica faccio il terrorista, o l’investigatore
privato. Chiedilo casomai a chi l’ha fatto sparire, …
… dove l’ha messo. Io so solo che in quel buco un Boeing non ci entra nemmeno
dipinto, e quindi mi sembra più che giusto chiedere spiegazioni.
Ecco: evitando di sposare questa logica contorta, Mentana ci ha permesso di
porre le domande per primi (proiettando ampi stralci del nostro film), per poi
dare il giusto spazio alla difesa di offrire eventuali spiegazioni al riguardo.
Anche per questo motivo non mi era sembrato giusto partecipare al dibattito,
visto che ci sarebbe comunque stata la possibilità di una replica finale, anche
se poi non si è potuto usufruirne a dovere, per motivi di tempo. Ma la cosa ci
sta benissimo così: le domande le abbiamo potute porre con grande agio, e da
oggi stanno li sul tavolo, davanti a tutti, in attesa che qualcuno le trovi una
risposta credibile.
Non ci si venga però a mostrare – come qualcuno ha fatto stasera – una normale
demolizione controllata, dicendo "vedete che gli sbuffi di fumo qui
arrivano molto prima del crollo, quindi ne sono la causa, mentre nelle Torri
arrivano dopo, quindi ne sono la conseguenza." Davvero questa persona non
ha pensato che le normali demolizioni controllate sono del tutto legittime, e
anzi costituiscono spesso un vero e proprio richiamo popolare, mentre nel caso
delle Torri sarebbe decisamente più igienico non farsene accorgere? Ma poi
scusate, la coseguenza di cosa? Delle scrivanie che cadono sul piano di sotto?
Davvero non li ha visti, quei quintali di cemento e acciaio lanciati ad una
distanza doppia della larghezza della Torre, e addirittura verso l’alto?
Ce l’ha, quel signore, una spiegazione a quei poderosi getti di acciaio e
cemento? O per lui è davvero normale che un edificio alto quattrocento metri –
non quaranta, quattrocento – riesca a crollare sulla propria stessa pianta? E
che appena c’è riuscito ci riesce anche il fratello, cadendo nello stesso
identico modo?
Ecco cosa intendiamo per non perdere più tempo con chi chiaramente dimostra ben
poco interesse per la verità, ma solo quello di fare ostruzionismo ad oltranza,
per motivi che non sta a noi capire.
Quando ti trovi di fronte ad una mole di indizi di quel peso – Torri demolite,
difesa imbambolata, aerei scomparsi nel nulla, edifici in acciaio che crollano
per un semplice spavento, tu ti preoccupi di far notare al mondo che la cosa
"misteriosa" che stanno portando via, "in realtà è una semplice
tenda"? Ma certo che è una tenda, o simpatico amico, il problema casomai è
cosa c’è sotto, no? Da quando in qua servono otto "campeggiatori" per
spostare una "semplice tenda", portandola in spalla come una Madonna
da processione, quando basta smontarla e di colpo è sufficiente un ragazzino di
otto anni per farle fare il giro dell’isolato?
In ogni caso, analizzeremo già fino alla nausea, nei giorni a venire, ogni
minimo dettaglio alla trasmissione, e completeremo le informazioni molto
"parziali" che sono state offerte al pubblico come se fossero
definitive.
Un esempio per tutti dovrebbe bastare: si è parlato a lungo delle telefonate
fatte dai cellulari durante il dirottamento dell’aereo poi caduto in
Pennsylvania, ma mentre ci si è fermati a spezzare il capello sulla
plausibilità della "telefonata da tredici minuti", o su quella
ridicola di John Bingham che chiama la mamma presentandosi con nome e cognome,
persone decisamente preparate e informate come Alessio Vinci si sono
completamente dimenticate di far sapere al pubblico italiano che NESSUNA di
quelle telefonate sarebbe mai comunque avvenuta in forma diretta, fra passeggero
e familiare, ma sempre tramite centralino del 911 (il nostro 113), o
addirittura dell’FBI.
Alzi la mano chì è disposto a credere che un passeggero in quelle condizioni,
convinto ormai di dover morire a minuti, riesca a trovare fortunosamente una linea
libera (non dimentichiamo che per quell’ora tre quarti degli snodi telefonici
americani erano completamente intasati), e invece di fare il numero di casa
chiama prima l’FBI?
Va bene essere eroi, ma questo è sfidare davvero le ire del destino! (Mentre casualmente
non si è mai riusciti a rintracciare uno solo di quegli operators, per sentire
raccontare in prima persona di quei drammatici momenti).
Di tutte queste "dimenticanze" parleremo più tardi, perchè se è vero
che si vuole lasciare a ciascuno la possibilità di farsi una propria idea su
fatti di tale gravità, bisogna anche dargli la possibilità di valutare tutte le
informazioni ad oggi disponibile, e non solo quelle che torna più comodo
presentare.
Ringraziamo ancora Mentana e tutta la sua redazione sia per lo spazio
concessoci, sia per un atteggiamento davvero onesto e coraggioso, che andava
chiaramente al di là di quello che ciascuno di loro possa eventualmente
pensare.
Massimo Mazzucco (Tratto da luogocomune)