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5 anni di sofferenza e di menzogne: lettera aperta di padre Daniel al ministro degli Esteri del Belgio

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Nell'anniversario infausto dei 5 anni della 'rivoluzione siriana', padre Daniel scrive dal Monastero di Mar Yacub in Qara una 'Lettera aperta' al Signor D. Reynders, Ministro belga degli Affari Esteri. La riproponiamo ai governanti d'Italia e di tutti paesi occidentali.


Deir Mar Yakub, Qâra, Siria – 11 marzo 2016

Eccellenza,

Sono un belga residente in Siria, mi riferisco a Lei, onorato ministro del nostro amato paese, per fornirVi informazioni sulla mia situazione e inoltre per chiederVi di continuare a collaborare alla nostra protezione e anche alla protezione del popolo siriano. Nel 2010, io, padre Daniel Maes, sacerdote norbertino dell’abbazia Fiamminga Postel – Mol sono venuto in Siria, al servizio della comunità religiosa di Mar Yakub in Qâra, Qalamoun. Ero arrivato con molti pregiudizi e sospetti. Il contatto con la popolazione e il paese, tuttavia, mi ha fatto subire uno shock culturale.
È vero, le libertà individuali e politiche in Siria non sembravano molto grandi e neanche così importanti (nel frattempo ci sono stati grandi cambiamenti come la creazione di un sistema pluripartitico). Ma dall’altra parte c’era una società armoniosa composta di molti gruppi religiosi ed etnici diversi, che già da secoli convivevano in pace. Inoltre c'era l'ospitalità orientale generosa e una sicurezza molto grande, che non abbiamo mai conosciuto nel nostro paese. Furti e violenze erano praticamente inesistenti. Il paese non aveva nessun debito e non c’era nessun senzatetto. Al contrario, centinaia di migliaia di rifugiati dai paesi circostanti erano stati accolti e anche mantenuti come se fossero veri cittadini. Per di più, la vita quotidiana era anche molto economica, come anche gli alimenti. Le scuole, le università e gli ospedali erano tutti gratis, anche per noi stranieri che appartenevamo ad una comunità monastica siriana, come noi stessi abbiamo sperimentato.

Nel frattempo era scoppiata una guerra terribile. Con i nostri occhi abbiamo visto come stranieri (non Siriani) hanno organizzato manifestazioni di protesta contro il governo. Questi hanno fotografato e filmato le loro stesse manifestazioni, che in seguito sono stati ripresi e distribuiti – dalla stazione TV Al Jazeera in Qatar – e così in tutto il mondo con il falso messaggio che il popolo siriano si stava ribellando contro una dittatura. Questi stranieri hanno poi invitato i giovani del nostro villaggio ad unirsi a loro. Ci sono stati attentati e omicidi nelle cerchie sunnite e cristiane per dare l'impressione che si trattasse di una vendetta simile ad una guerra civile interna. 

Nonostante questi tentativi di provocare odio e caos, il popolo siriano è rimasto unito. Come una famiglia unita, i siriani hanno protestato contro i gruppi terroristici stranieri e contro i paesi che li supportano. Centinaia di migliaia di persone innocenti sono state uccise, tra cui molti soldati del governo e uomini della sicurezza. Scuole, ospedali e infrastrutture sono state rase al suolo. Diversi milioni di cittadini sono fuggiti all'estero. La maggior parte tuttavia sono fuggiti nel paese stesso verso le zone che sono protette dall'esercito. 
Infatti, il governo aveva deciso di non proteggere i suoi pozzi di petrolio nel deserto, ma aveva messo come priorità assoluta la protezione dei cittadini. 

Nel novembre 2013 anche noi siamo stati il bersaglio di attacchi armati. Gli attacchi e bombardamenti, intorno a noi, di decine di migliaia di uomini armati pesantemente erano così gravi che, umanamente parlando, non c’era nessuna possibilità di scampare alla morte e alla devastazione. Grazie a Dio, la nostra intera comunità è stata salvata in modo miracoloso e fino ad oggi è rimasta illesa, insieme al popolo di Qâra, grazie all'esercito. 

L’intervento russo tempestivo – su richiesta del governo siriano – ha portato una profonda modifica e ha combattuto finalmente in modo esperto tutti i tipi di gruppi terroristici, per il quale il popolo siriano è, e rimane ancora molto grato. Questo dà speranza. Tuttavia, migliaia di jihadisti stranieri, armati, addestrati e pagati continuano ad arrivare in Siria per provare a rompere ancora la strenua resistenza del popolo.
Ora sperimentiamo  la più grande crisi umanitaria dopo la seconda guerra mondiale. Noi stiamo cercando di contribuire a queste sfide e aiutare tutti i bisognosi. La nostra comunità ha organizzato tre centri: in Damasco, Tartous e qui nel monastero, da dove partono gli aiuti. 
Due settimane fa, abbiamo anche potuto offrire aiuto nella città di Aleppo – la città più colpita della Siria – con più di 8.500 pacchi di alimenti, con un'ambulanza e con un quarto "hopitainer", che consiste in un ospedale mobile estremamente costoso. Proprio per quello, Madre Agnes-Mariam, fondatrice e superiora di questo monastero, ha recentemente ricevuto a Mosca, a nome della Comunità, l'importante premio “Femida” per la pace e per la giustizia.  
 

Possiamo continuare a fornire l'assistenza solo grazie al generoso sostegno dei nostri numerosi benefattori, di alcune organizzazioni internazionali e di paesi come l’Olanda, che sono disposti a sostenerci per aiutare le persone più bisognose, indifferenti alla loro appartenenza religiosa o etnica.

Con grande fiducia, ci rivolgiamo a Lei per chiederVi di non farVi ingannare dalle bugie e manipolazioni dei mass media, ma Vi chiediamo di riconoscere coraggiosamente ciò che realmente accade in Siria. Non dimentichiamo i recenti esempi tragici. Sulla base di gravi menzogne sono già stati massacrati popoli e distrutti interi paesi. Alcune grandi potenze hanno voluto impadronirsi del petrolio, dell'oro, delle banche e dei depositi di armi. Anche il nostro paese belga ha contribuito a destabilizzare alcuni paesi, dove oggi c’è un caos totale. Si tratta di azioni illegali e disumane. E perché?

La Siria è un paese sovrano, la culla delle civiltà più antiche e culla della preziosa fede cristiana. La Siria ha un governo legittimo e un presidente legittimamente eletto dalla stragrande maggioranza del popolo con le sue varie comunità religiose e gruppi etnici. Nessuna legge internazionale può giustificare alcuna interferenza straniera in Siria. La decisione sul futuro o sul governo della Siria riguarda solo i Siriani stessi. 
Sulla base di bugie grossolane, Lei collaborerà  ad uccidere e distruggere ulteriormente questo popolo, contro ogni diritto internazionale e contro la dignità umana? 

I campi dei rifugiati devono diventare ancora più grandi? 
Volete buttare un intero popolo in una miseria senza speranza solo perché le superpotenze vogliono costruire una “pipeline” e vogliono anche impadronirsi del petrolio, del gas e altre ricchezze naturali e vogliono conquistare il territorio della Siria per la sua posizione molto strategica?
Pace e sicurezza per questo popolo richiedono il riconoscimento dell'inviolabilità del suo territorio, della sua indipendenza, della sua unità nazionale e dell’identità culturale. 
Inoltre, una tregua fragile momentanea deve essere rotta da nuovi interventi illegali militari?

Eccellenza, uno statista degno e capace si prepara per il futuro; uno statista degno e capace rispetta il diritto internazionale e la sovranità di altri paesi; uno statista degno e capace vuole che anche il  proprio paese sia rispettato e uno statista degno e capace serve suo popolo (la parola latina “minister” significa “servitore).

Eccellenza, siate coraggioso, prendete contatto con il governo siriano, ripristinate le relazioni diplomatiche e rimuovete immediatamente tutte le sanzioni contro il popolo siriano, perché sono niente altro che terrorismo economico, offrite generosamente il vostro aiuto e il sostegno a nome del popolo belga.
Chi serve invece gli interessi delle potenze straniere per trascinare altri popoli nella miseria più profonda, è un leader terrorista, è anche indegno di essere chiamato uno statista.

Possiamo chiederVi di non schierarVi dalla parte degli assassini, ma dalla parte delle vittime innocenti? 
È questo che noi, il popolo siriano e tantissimi uomini di buona volontà in Belgio e altrove, si aspettano da Lei. Per questo, noi Vi saremo molto grati e il futuro Vi ricorderà e Vi onorerà come uno statista degno.

Vorrete accettare non solo il nostro grido d’allarme ma anche i nostri rispettosi saluti,

Padre Daniel Maes (da Postel-Mol)

* * *                   

Ttraduzione di A. Wilking – Fonte in italiano: oraprosiria.blogspot.it (attraverso civg.it)


Ministro belga proponeva “monumenti” a wahabiti in partenza contro la Siria: che ne dice ora?

Di Paolo Marcenaro –  23 marzo 2016

“Non è un caso che il Belgio ospiti l’8 maggio prossimo un incontro internazionale sui combattenti stranieri in Siria. Gli esperti europei di antiterrorismo sono unanimi: il Belgio ha il maggior numero di jihadisti in Siria in rapporto al numero di abitanti. Nei quartieri popolari di Bruxelles, di Vilvoorde o di Anversa, a forte presenza musulmana, la pressione esercitata dai gruppi religiosi radicali è particolarmente sensibile. Storicamente, l’Arabia Saudita ha il monopolio della formazione religiosa dei musulmani di lingua araba in Belgio“.

Così si esprimeva un paio d’anni fa lo scrittore e polemista belga di origine turco-alevita Bahar Kimyongür; che il Belgio (che fin dagli anni ’50 ha la responsabilità storica di aver lasciato la “porta aperta” al fanatismo saudita di marca wahabita ‘regalando’ a Casa Saoud il “Pavillon du Cinquantenaire”, subito trasformato dai rozzi imam eretici al soldo di Riyhad in una centrale del terrorismo e dell’interpretazione deviata ed erronea del messaggio dell’Islam), fosse anche “in prima linea” nell’aggressione contro la Siria laica e Socialista di Bashar al-Assad non era un mistero per nessuno ed era solo logico e giusto visto che è il paese in cui si trovano le istituzioni europee, il comando NATO e una potente centrale di ‘stato parallelo’ che nel corso dei decenni ha generato mostri come ‘Stay Behind/GLADIO’, la gang ‘Brabante-Vallona’ e i circoli per conto dei quali agiva l’assassino pedofilo Marc Dutroux.

Il Ministro degli Esteri Didier Reynders, in carica dal 2011 col Governo di Di Rupo proponeva addirittura di “Fare un monumento come agli eroi di una Rivoluzione” ai disgraziati dei ghetti islamici di Molenbeek che partivano per assassinare Siriani sciiti, alawiti, drusi, cristiani ma anche semplici sunniti di tendenze secolari o avversi all’eresia takfira.

Bisognerebbe vedere adesso, diverse esplosioni e 250 vittime (tra morti e feriti) dopo, come la popolazione belga reagirebbe a questa proposta, perfettamente coerente con gli interessi della sua classe dirigente, del tutto scollegata, “disaccoppiata” dagli interessi del popolo europeo, e allineatissima a quelli dei burattinai di UE, NATO, Usa e Israele, Wall Street e Pentagono, Londra e Tel Aviv, vere ‘centrali’ dove si decide come e quanto il ‘vecchio continente’ dovrà violentare la propria Storia, la propria Cultura, i propri interessi (che giacciono tutti sull’Asse Euro-Asiatico) per compiacere piccole elites di sfruttatori del capitalismo finanziario.

Anziché andare in piazza armati di fiaccole, canzoni, candele e gessetti vi sarebbe una tradizione europea piuttosto “forte” e “scomoda” ma molto istruttiva, quella della gogna: si potrebbe applicarla al Ministro che voleva immortalare nei monumenti i jihadisti wahabiti, esporlo qualche ora in una piazza di Bruxelles e vedere in quali condizioni i suoi concittadini lo ridurranno al termine del periodo stabilito.

Potrebbe non essere un bello spettacolo, lo ammettiamo, ma sarebbe una sana e sincera espressione di “volontà popolare” molto più di mille inutili ‘elezioni europee’.

Fonte: opinione-pubblica.com


 

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