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A proposito del Beppe Grillo tecnologo e futurologo

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Un amico lettore mi segnala il discorso di Capodanno di Beppe Grillo, specie questi passi: http://www.beppegrillo.it/m/2016/12/buon_2017_da_beppe_grillo_sara_lanno_dellorgoglio_italiano.html

“Le tecnologie arriveranno e saranno incredibili. […] Il tempo libero sarà 4 volte superiore al tempo lavorato. Che cosa accadrà fra 25 anni? Quanti milioni di persone saranno senza un lavoro, con un tempo liberato? Che cosa faranno? Saranno ansiosi? Milioni di depressi? Saranno violenti? Non abbiamo la minima idea di come gestire flussi di persone di tempo libero di persone. L’unico modo, secondo Marchetti, un grande studioso della geopolitica del lavoro, è l’Istruzione. La Scuola. La curiosità della Cultura. L’Intelletto. […]. Abbiamo ancora una scuola che prepara al lavoro. Lavoro: è una parola che non ha quasi più senso."

“O noi, coi sistemi che abbiamo, metteremo in mezzo alla strada milioni di persone: con la tecnologia, la robotica, la stampa 3D, o abbiamo dei sistemi per far interagire l’economia con le persone, oppure saranno scenari apocalittici! Ecco che entra il concetto di inserire un Reddito Universale … altrimenti questo sistema collassa! La mentalità è già vecchia! Questa gente qua si sta istruendo per un mondo che non c’è più. Noi ereditiamo un mondo che non sappiamo che cosa sia ma almeno cerchiamo di capire e di orientarci. Che tipo di lavori ci saranno? Il 50% dei lavori che conosciamo, sparirà. Ci saranno i co-working e la sparizione degli uffici. Le macchine saranno sempre più veloci, Internet delle cose

“Ci attende un futuro che potrebbe essere bellissimo o bruttissimo. Avremo grandi malattie nuove e saranno debellate quelle vecchie. Avremo 60 milioni di malati di dengue, avremo 50 milioni di malati di Alzheimer, forse risolveremo il problema della CO2, forse saremo più intelligenti con l’intelligenza artificiale. Ci saranno le auto senza autista, forse Musk andrà su Marte, forse ci saranno satelliti che collegano l’intelligenza del mondo… quindi ci aspetta una cosa strepitosa!”.

Che dire? È commovente vedere Grillo sforzarsi di “pensare”, attività a cui è poco attrezzato (nulla di disonorevole: Kant, come comico, era una schiappa) e ricicciare le “idee” mutuate dal defunto Casaleggio: grandi speranze nella “Intelligenza Artificiale” (AI), in internet delle cose, nella robotica, stampa 3D, e la volontà di governare politicamente le conseguenze sociali di questo “progresso”, che cambierà radicalmente l’uomo.

Personalmente non riesco a credere del tutto né a queste speranze né a questi timori. So di correre il rischio di clamorose smentite, e vedo anch’io i titoli di articoli: “Il digitale distruggerà il 47% dei posti di lavoro?”, “Quale avvenire per l’uomo nella nuova età delle macchine?”, “2025: Facebook mette a punto il primo computer munito di linguaggio”. “Fusione dell’umano e del tecnologico: a domani l’immortalità”. “La rivoluzione transumanista: come la tecno medicina e l’uber-izzazione del mondo stanno per sconvolgere le nostre vite”.
E so bene che ci sono, specie in California a Silicon Valley, demiurghi che preparano attivamente il “trans-umano”, il superamento dell’uomo e della sua mortalità a forza di AI e cibernetica. Ho letto anche la gnosi superomista che anima questi demiurghi del digitale, e la loro (miseranda) qualità filosofica, di cui qui do un esempio:

“…Durante l’epoca moderna, l’umanesimo ha gradualmente spostato l’autorità dalle divinità alla persona. Jean-Jacques Rousseau nel 1762 ha riassunto questa rivoluzione nell’Emile, il suo trattato sull’educazione. [Ha] prodotto una trasformazione del principio di autorità: non gli dèi ma i nostri sentimenti e desideri sono la fonte ultima di significato; la nostra volontà era, dunque, la più alta fonte di autorità”.

Non obbedire più a Dio o agli dèi ma ai propri sentimenti; fare dei propri desideri la ultima Autorità, “la fonte ultima di significato”, è, per questi demiurghi, un progresso. Con ciò rivelando la loro essenza: tipo dell’uomo-massa, quello per cui “esistere essere quello che già è”.
Ma andiamo avanti: dopo aver rigettato l’autorità degli dei, essersi sottoposti alla dittatura dei desideri, costoro annunciano il nuovo, ulteriore progresso:

“Ora, in questa epoca di insorgenza di intelligenze artificiali, una nuova rivoluzione della fonte di autorità sta per avvenire. I nuovi guru dell’high-tech e i profeti della Silicon Valley stanno creando una nuova narrazione universale che legittima una nuova fonte di autorità: gli algoritmi e i Big Data”.

Questi i nuovi dei a cui dovremo obbedire: 

“Questa nuova fondazione religiosa, questa mitologia del XXI secolo vorrei chiamarla dataismo. Nella sua forma estrema i fautori di questa visione del mondo dataista percepiscono l’intero universo come un flusso di dati, vedono gli organismi viventi come poco più di algoritmi biochimici e credono che esista una vocazione cosmica per l’umanità: creare un sistema di elaborazione dati onnicomprensivo e poi, nell’eschaton del cosmo, fondersi in esso."

“Stiamo diventando minuscoli chip all’interno di un sistema gigante che, sempre più guidato e sviluppato dalle intelligenze artificiali, nessuno capisce davvero fino in fondo. Ogni giorno assorbiamo innumerevoli bit di dati tramite e-mail, telefonate e articoli."

La gnosi di Silicon Valley

“Il sistema di elaborazione dati globale diventa onnisciente e onnipotente. […] La connessione al sistema diventa la fonte di ogni significato. Il nuovo motto dice: «Se si verifica qualcosa – registrarlo. Se si registra qualcosa – caricarlo. Se si carica qualcosa – condividerla».

“Il dataismo è la religione perfetta per gli studiosi e gli intellettuali: promette di fornire […] una singola teoria globale che unifica tutte le discipline scientifiche, dalla musicologia, passando attraverso l’economia, fino alla biologia."

“Secondo il dataismo la Quinta sinfonia di Beethoven, una bolla speculativa in borsa e il virus dell’influenza sono solo tre modelli di flusso di dati che possono essere analizzati con gli stessi concetti e strumenti di base. Questa idea è estremamente attraente e dà a tutti gli scienziati un linguaggio comune per costruisce ponti che superino le spaccature accademiche e le fratture interdisciplinari, essendo facile esportare le scoperte dataiste oltre i confini disciplinari”.

Ecco dunque a cosa porterà tanto eccezionale progresso:

“Nell’Europa medievale sacerdoti e genitori avevano il potere di scegliere il partner per le persone. Nelle società umaniste diamo questa autorità ai nostri sentimenti. In una società dataista chiederò a Google di scegliere.

«Hallo Google», dirò, “Sia Giovanna che Maria mi corteggiano. Mi piacciono entrambe, ma in un modo diverso, ed è così difficile decidere. Cosa mi consigli di fare?».
E Google risponderà: «Beh, io ti conosco dal giorno in cui sei nato. Ho letto tutti i vostri messaggi di posta elettronica, ho registrato tutte le chiamate telefoniche, e conosco i tuoi film preferiti, il tuo DNA e l’intera storia biometrica del tuo cuore. Ho i dati esatti su ogni appuntamento e posso mostrarti secondo per secondo i grafici dei livelli di frequenza cardiaca, pressione sanguigna e lo zucchero per ogni appuntamento cha hai avuto con Giovanna e Maria. E, naturalmente, li conosco così come conosco te. Sulla base di tutte queste informazioni, sui miei algoritmi superbi e grazie a statistiche di milioni di rapporti negli ultimi decenni, ti consiglio di scegliere Giovanna: hai una probabilità dell’87% di essere più soddisfatto di lei nel lungo periodo».

Se ho citato così a lungo un articolo di Paolo Benanti su Il Regno (Il dataismo come nuova religione? 01/12/2016), è per mettere in rilievo che questa gnosi, questa super-utopia o super-distopia nasce da un delirio di onnipotenza. Specificamente, da un delirio di onnipotenza “professionale”: quello dei super-professionisti del digitale, assuefatti a risolvere problemi algoritmici, a superare sul video tutte le difficoltà dei videogiochi, e per di più a guadagnare milioni con le loro realizzazioni software. Sono artigiani bravissimi, magari perfino artisti. Ma sono artigiani che non hanno mai provato l’esperienza di uno scultore davanti al blocco di marmo, ossia che la 

“forma non s’accorda / molte fiate con l’intenzion de l’arte / perché a risponder la materia è sorda” 

(Dante, Paradiso, 1).


“Zuckerborg”

La “materia” di questi artisti non fa resistenza, non è “sorda” alle loro volontà, perché non è marmo e nemmeno plastilina: sono “flussi di dati”, docilissimi alle loro volontà demiurgiche, a cui danno la forma che vogliono, in “reti” immani di computer che “dialogano”.
È dunque per illusione professionale che essi vedono “l’intero universo come un flusso di dati” e soprattutto “gli organismi viventi come poco più di algoritmi biochimici”. È quasi inevitabile che per loro la “Quinta di Beethoven sia della stessa natura di una bolla speculativa e di un virus influenzale: flussi di dati.

Ma è il “poco più” che essi trascurano, ad essere l’essenziale. Gli esseri viventi sono “poco più” che algoritmi? È evidente agli esseri umani reali che nessuno di noi chiederà mai a Google di decidere per lui se deve fidanzarsi con Giovanna o con Maria; già la domanda, nel mondo concreto, non ha senso; però è il genere di domande a cui i guru di Silicon Valley danno risposte coi loro algoritmi. Non ad altre: a queste, artificiali.

Essi presuppongono infatti nell’uomo reale un robot, un “flusso di dati”, che fa’ solo le domande a cui Google è preparato a rispondere. E qui diventano pericolosi nelle loro fantasie deliranti – che suggeriscono ai politici, e soprattutto ai capitalisti vogliosi di risparmiare sui salari – per cui milioni di lavoratori possono essere sostituiti da robot, uniti in reti neurali e gestiti da intelligenza artificiale, permanentemente connessi via web con tutti gli oggetti elettrici del mondo.
Qui è il campo di battaglia politico che si offre a Grillo e al suo partito o movimento, se non si distrae con futurismi che dimenticano il Nemico Principale.

La sostituzione parziale è diventata possibile perché molti lavori sono stati già robotizzati; troppi lavoratori e professionisti hanno accettato di rendersi robot, perché è comodo non pensare, non sforzare la propria creatività, evitare la responsabilità, ripetere compiti; e così il lavoro è stato preventivamente organizzato per essere robotizzato, e ciò è stato possibile “perché abbiamo fatto di noi stessi dei robot, le professioni hanno già ceduto la loro autonomia al diktat tecnocratico-manageriale”: così Andrew Orlowski, un ex di Silicon Valley, oggi direttore della principale rivista britannica di tecnologie avanzate: The Register.

http://www.zerohedge.com/news/2017-01-04/artificial-intelligence-putting-ai-fail

Orlowski, da esperto, è sanamente canzonatorio sulle meraviglie promesse dalla Intelligenza Artificiale: 

“Negli ultimi tempi abbiamo visto che, sì, dei sistemi possono apprendere cose che gli vengono dette esplicitamente; ma per lo più grazie al fatto di avere più masse di dati, non di acutezza sui dati. Quella che sembra AI, è in realtà vasta conoscenza, unita a sofisticata UX”.

Questa UX sta per “user experience”, software che ricava un disegno di “preferenze” dai vostri dati personali, dai vostri acquisti, dalle vostre mail: e che dunque, dicono i media, “impara” i vostri gusti.
Orlowski cita Oren Etzoni, uno dei grandi imprenditori della computer science: “Il mio bambino di 4 anni è molto più sveglio di ogni programma di Intelligenza Artificiale” – il che induce Orlowski a immaginare un futuro call center in cui, invece di parlare con “il dipendente albanese a salario minimo” che di solito risponde, avrai a che fare con una AI più scema di un bambino di quattro anni. Sai che gioia.
Lo stesso Etzoni però prevede che l’AI creerà una “industria da trilioni di dollari”. Perché in fondo cos’è che fanno davvero i guru, al di là dei loro deliri di onnipotenza? Cosa propongono al “mercato” e alle imprese con l’Internet delle cose, i megadati e le stampanti 3D?

Molte innovazioni non hanno mercato

“Software programmati per interpretare le nostre domande e anticipare le nostre esigenze”. 

Con l’internet delle cose, a voi importa che il vostro frigorifero, in contatto wi-fi col vostro smartphone, avverta via web la Esselunga che avete finito il burro e le banane, onde un drone della Esselunga possa portarvelo a casa “prima che l’abbiate chiesto”? Vi piacerà vedere che vola su di voi un drone della Amazon che vi sta portando a domicilio la merce che chiederete domani? O che il vostro telefonino intelligente abbia la funzione di riconoscimento facciale per cui basterà che lo guardiate, e lui vi paga il conto al ristorante “in meno di 5 secondi”? E siete disposti a pagare una cifra in più per l’auto che si guida da sola, in un traffico dove circolano tutti automezzi guidati dal computer?
Orlowski pensa che queste eccezionali novità non vi interessano; interessano Amazon, Esselunga, le ditte che vogliono continuamente vendervi qualcosa, ma non voi. Voi troverete anzi queste innovazioni odiosamente intrusive, e spegnerete l’app che ve le regala. In altre parole, “non c’è mercato” per molte di queste cose meravigliose, sono servizi non richiesti, ancorché “terziario avanzato”. Dei saggi del mercato sono stati già fatti, e sono tutt’altro che incoraggianti: “La gente li trova spaventosi. L’Intelligenza Artificiale è un mondo finto, abitato da matti, di cui nessuno vuol essere parte”.

I matti sono appunto i guru californiani, Mark Zuckerberg ed Elon Musk. La loro nascente gnosi ed utopia, Orlowski la mette sul conto della “ingloriosa tradizione della California come generatrice di sette, o di ‘culti’ pseudo-spirituali, dai Figli dei Fiori, dagli hippies pseudo-indù alla “Famiglia” di Charles Manson al Culto del Grande Undici fino all’“Esercito di Liberazione Simbionese” (per una lista incompleta dei culti californiani: http://listverse.com/2016/01/19/10-of-californias-craziest-cults/).

Nella setta gnostica di Silicon Valley, “ripugnanti secchioni del computer miliardari come Mark Zuckerberg e Elon Musk soddisfano il loro desiderio di “fare come Dio e stupirsi con la magia”, le due grandi cose che a quanto pare sono mancate alla loro infanzia”, li schernisce Orlowski. Possono anche sognare la loro “Immortalità” attraverso il trasferimento della loro “personalità”, trasformata in un flusso di dati, a potentissimi super-computer; proporla a qualche miliardario Rothschild, a qualche decrepito voglioso di rendere permanente la sua malvagità a forza di innesti e trapianti. In ogni caso, non è un beneficio che potrete permettervi voi.

Specialmente se avete perso il lavoro sostituiti da un robot. Essi infatti promettono ai padroni del capitale di sostituirvi a milioni. È possibile. I padroni del capitale però, si lasciano sfuggire un piccolo particolare: a chi offrono questi servizi avanzati, questi “personal assistant” robotici, questi “medici digitali” che vi fanno le diagnosi con la AI, questi frigoriferi che avvertono i droni della Esselunga di portarvi latte e burro con relativo automatico pagamento online, se vi hanno tolto il potere di acquisto? Perché produrre con tanta efficienza, se poi diminuiscono i consumatori finali?

Guardate, io non dubito che i padroni del capitale ci proveranno davvero. Lo stanno già facendo da trent’anni: aumentare il profitto al capitale attraverso l’esproprio del lavoro. I salari sono in calo in tutto l’Occidente. La sostituzione di operai, e persino insegnanti, giornalisti, medici, con robot, è il perfezionamento del loro avido sogno: ma anche la sua reductio ad absurdum, la contraddizione interna che fa implodere il loro sistema. Il grande Henry Ford l’aveva intuito, visto che volle pagare i suoi operai abbastanza da potersi permetter l’auto che fabbricavano; ma l’aveva capito con la sua umana intelligenza. Questi si fanno guidare dalle Intelligenze Artificiali, che giocano a fare Dio. Quindi cadranno, esattamente come l’abolizione della proprietà privata è stata la contraddizione interna che ha fatto implodere il sovietismo, dopo aver instaurato una società basata sull’oppressione e il terrore poliziesco. Non dubito che non arretreranno nemmeno i capitalisti, assistiti dai guru di Silicon Valley, a creare una società oppressiva pur di applicare la loro dottrina con purezza dogmatica. Potrà durare settant’anni anche il loro regno dell’orrore AI con Reddito Universale di sussistenza, immani masse di mantenuti con giuochi tv e circenses e distribuzioni di cibo, che hanno perso ogni dignità di cittadini?

Io spero e conto di no. E non perché mi veda circondato da cittadini disposti a lottare – politicamente e con le armi, se necessario – contro il Sistema, anzi i più si accomoderebbero in esso con ottuso piacere di inetti. Ma perché il sistema stesso si riempirebbe di entropia, di degrado (l’ozio è il padre dei vizi) e finirebbe per mancare quel “poco più” che distingue la Quinta di Beethoven da una bolla di Wall Street. Più terra-terra: i guru di Silicon Valley hanno trascurato il processo per cui un “flusso di dati” organizzato dalla AI si traduca nell’adeguato mix di proteine, carboidrati, lipidi, enzimi e bio-attivi di un semplice pasto. Anzi di tre pasti quotidiani per alcuni miliardi di uomini.
Quelli, li producono altri, non i guru infantili della California. Che danno i pasti per scontati.
Posso essere smentito dai fatti, nel mio scetticismo. Metto le mani avanti. Ma alle critiche di Orlowski, aggiungo due mie osservazioni. Il mondo iper-connesso con wi-fi e banda larghissima dove le lavatrici parlano ai supermercati, e alle stampanti 3D e alle auto senza pilota, presuppongono alcune condizioni: la continuazione, anzi il perfezionamento totale, della globalizzazione ed integrazione delle economie mondiali, e lo stato di pace perpetuo più fermo e assoluto.

Ora, un certo nuovo presidente Usa ha avviato un processo di de-globalizzazione, e di re-industrializzazione, a cui dovranno adeguarsi od opporsi altri stati ed altre economie; forse non funzionerà, ma lo sforzo è in corso.
Quanto alla pace perpetua e sicura … una bomba nucleare EMP fatta esplodere nell’alta atmosfera basta a “friggere” tutti i dispositivi elettrici, a cominciare dai trasformatori, ed elettronici, nei computer come nelle auto; i robot si paralizzano; ovviamente la bomba azzera istantaneamente anche Internet e ogni comunicazione e connessione, ogni “Internet delle cose” sognato dai geni californiani. È probabile che le forze armate delle superpotenze abbiano loro circuiti protetti contro questa eventualità; ma le avanzate società civili tornano al carretto e alla carta e penna, avendo perso ogni “dato” e “megadato” su supporto magnetico. E fra l’altro, a dover contare sulla propria produzione alimentare locale, su fagioli e farina che non potranno più arrivare dal vasto mondo. I “flussi di dati” monetari non partendo, i “flussi di dati” delle merci non arrivando.
Grillo, nel discorso di Capodanno, ha tenuto fra le mani una pialla, un oggetto di cui i suoi figli non hanno indovinato l’uso. Mi è piaciuto il suo dubbio: che non sia un oggetto del passato, ma un oggetto del futuro.

http://www.rai.it/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-0f7da224-2939-4c3a-976f-98e2431c7782-tg1.html

Ma l’imperativo politico del 5 Stelle è il presente. Anzi, presentissimo. Giovedì sera 5 gennaio, il Tg1 – dicesi l’ufficialissimo Tg1 – ha dato la veridica “notizia” che Vladimir Putin influenzerà “anche” le elezioni italiane (ha già influenzato le americane) ed ha scelto di favorire il Movimento 5 Stelle. Capito dov’è il Nemico da battere prima?


Fonte: Blondet & Friends


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