I tg vi hanno detto che Putin ha sospeso l’accordo, stipulato con gli USA nel 2000, per la distruzione bilaterale del plutonio d’uso militare (bruciandolo nei reattori). Così, gli ascoltatori hanno un motivo di più per aver paura del “neo-imperialismo di Putin”, come dice il nostro ministro Gentiloni: cosa vuol fare il russo, del plutonio? Gentiloni è il portavoce dell’ambasciata USA, commenta l’Antidiplomatico.
Naturalmente non vi hanno detto (noi ve l’abbiamo riferito) che il capo del Pentagono Ashton Carter ha varato un piano per ammodernare l’intero arsenale nucleare statunitense, stanziando 340 miliardi: ciò che è una violazione plateale dei trattati di riduzione controllata dagli USA firmati con Mosca fin dai tempi dell’URSS, ed ha l’intenzione strategica di rendere possibile “il primo colpo”, ossia sferrare un attacco preventivo atomico contro la Russia, tanto da rendere impossibile la ritorsione.
Non vi hanno detto come Putin ha spiegato la sospensione: “Gli USA hanno creato una minaccia alla stabilità strategica” (è appunto ciò che Ashton Carter ha fatto, col riarmo atomico), aggiungendo, per bocca del portavoce Dmitri Peskov, che “la Russia ha applicato unilateralmente per parecchio tempo” l’accordo, mentre gli USA “hanno mancato di assicurare l’applicazione dell’obbligo di consumare il plutonio di grado militare”.
Esercitazione anti-atomica in Russia
Il Presidente ha dunque preso “misure urgenti per difendere la sicurezza della Federazione Russa”. Dal 4 ottobre è cominciata in Russia una esercitazione, che durerà fino al 7, sulla ipotesi di un attacco nucleare, che occuperà 200mila addetti alle emergenze e coinvolgerà 40 milioni di civili in manovre di evacuazione di zone ipoteticamente contaminate. Secondo il britannico Express (è vero che è quasi un giornale-spazzatura, sensazionalistico) “La Russia costruisce grandi bunker sotterranei a Mosca preparandosi alla guerra atomica": bunker dove possono trovar rifugio “12 milioni di persone”; inoltre “secondo voci, il mese scorso ha ordinato la costruzione di un impianto di 400 miglia quadrate (sic!) da scavare in una zona appartata degli Urali, da cui potrà dirigere il conflitto nucleare”.
Fatta la tara delle esagerazioni sensazionali, sono misure perfettamente razionali da prendere, dopo che la Superpotenza ha minacciato il Primo Colpo atomico contro il tuo paese.
Inoltre, Putin ha reso noto quanto segue: Mosca tornerà a negoziare di disarmo nucleare solo quando gli USA ritireranno le truppe ed armamenti che hanno accumulato nei paesi “nuovi” della NATO, ossia dall’Europa orientale. Fino a ieri, Mosca aveva solo espresso a mezza bocca il suo malcontento per queste – perché tali sono – violazioni delle promesse statunitensi, di non inglobare militarmente i paesi dell’ex-Patto di Varsavia. Oggi il tono è brusco: segnala che Putin, dopo la plateale (e vergognosa) violazione della tregua in Siria da parte di Washington, non crede più alla buona fede della controparte, e non farà più gesti concilianti che fino ad oggi ha fatto in modo unilaterale.
I civili bellicisti umiliano il generale
Né i giornali vi hanno detto che una settimana fa il Congresso USA ha fatto violente pressioni sul generale Joseph Dunford, capo degli stati maggiori riuniti, perché esita a stabilire una no-fly zone in Siria. Hillary Clinton ha promesso di realizzarla appena entra alla Casa Bianca. A domanda della Commissione Difesa, il generale ha risposto: “Allo stato attuale, senatore, per noi prendere il controllo dell’intero spazio aereo della Siria richiederebbe che facessimo la guerra contro Siria e Russia. Questa è una decisione fondamentale che non sarò io a prendere”.
È stato immediatamente aggredito dal senatore McCain: non spetta a lui prendere tale decisione – ed ha preteso che il generale facesse una “revisione della sua risposta”. Il generale Dunford, sudando freddo, ha chiesto di poter correggere la sua risposta – sostenendo che aveva risposto alla prima parte di una domanda che consisteva in due parti. McCain l’ha assalito: “No, la domanda era se noi dobbiamo creare una no-fly zone così che possiamo proteggere quella gente (i siriani ‘democratici’ ) dal venire massacrata (da Assad)! Questo è ciò di cui parliamo! Questo!”. Il generale si è scusato…
Giorni prima, il medesimo Dunford era stato messo sulla graticola dal senatore Lindsey Graham per essersi rifiutato di definire il rovesciamento di Assad come un obbiettivo militare. “Ma come! Assad ancora in carica quando il presidente Obama avrà terminato la sua funzione?”, è sbottato rabbioso Graham mostrando il vero movente di questa frenesia bellicista: le preoccupazioni elettorali. Non è tollerabile che, dopo aver ripetuto dal 2011 che “Assad must go”, sia Obama a sparire dalla scena prima.
Dietro questa incredibile pressione di civili guerrafondai contro i militari esitanti, c’è ovviamente il potentissimo War Party, che aspetta con ansia di mettere Hillary alla Casa Bianca. Come ha riportato il Washington Post, la CIA e la fazione bellicista del Pentagono stanno premendo su Obama perché, nei suoi ultimi giorni, ordini bombardamenti sugli aeroporti del governo siriano. Bombardamenti da fare con missili da crociera da lunga distanza, non per uno scopo strategico di vittoria ormai, ma per “far pagare un prezzo ad Assad” (come aveva promesso poche settimane fa l’ex capo della CIA Michael Morell: “ammazziamo in Siria militari russi e iraniani, di nascosto”).
Per aggirare l’ostacolo morale che tali attacchi non sarebbero autorizzati dal Consiglio di Sicurezza ONU, “essi potrebbero essere fatti di nascosto e senza dichiararlo pubblicamente", ha detto il funzionario anonimo che ha spifferato al Washington Post di tali pressioni. Conferma della deriva gangsteristica del più armato governo della storia.
Siccome martedì ignoti “islamisti” hanno attaccato l’ambasciata di Mosca a Damasco, ovviamente Putin s’è ricordato delle minacce di Morell e della CIA: armare i tagliagole con armamento pesante e con l’istruzione di colpire direttamente il personale russo, di nascosto, per “fargli pagare un prezzo” e “rimandare in patria dei russi in sacchi mortuari”.
Non c’è da stupirsi se Mosca ha piazzato in Siria, per proteggere la sua base a Tartous, i sistemi d’arma missilistici S-300, antiaerei; e soprattutto i nuovissimi missili Gladiator SI-23, mai prima dispiegati fuori dalla Russia, specificamente progettati per abbattere missili da crociera.
…e gli USA vanno a provocare i Balcani
E attenzione alla nuova area di crisi che gli USA stanno aprendo nei Balcani: vuol inglobare nella NATO persino lo staterello artificiale detto Bosnia-Erzegovina. Staterello con capitale Sarajevo (ferita sempre aperta), composto di due sotto-staterelli: la “Federazione Bosnia Erzegovina”, con un governicchio in condominio fra le due minoranze islamica e croata (figuratevi come si amano) e a Nord la “Republika Sorpska”, quella etnia serba che aveva assediato Sarajevo ed è stata sconfitta dall’intervento occidentale. Ora, per far entrare la Bosnia nella NATO, gli USA chiedono una modifica della costituzione locale – la quale attualmente riconosce la “autonomia” della Republika Srpska. Tale autonomia andrebbe cancellata, e i serbi della minoranza fatti entrare nella NATO. La risposta, ovviamente, è stata il referendum tenuto dalla Republika Srpska, dove il 99,8 per cento ha dichiarato festa nazionale “La giornata dell’indipendenza” da Sarajevo, ossia l’autonomia strappata col sangue, preludio alla richiesta di ricongiungersi alla Serbia propriamente detta.
La mappa basta a mostrare in che vespaio ci cacciano gli USA inglobando al Bosnia nella NATO
Mosca ha annunciato che addestrerà le ‘forze di sicurezza” della Republika Srpska (il mini-esercito). Gli USA continuano a insistere che la Bosnia, compresi i “Srpski”, entrino nella NATO.
(qui il documento ufficiale della NATO)
Nessuno si sorprenda se i Balcani esplodano di nuovo, con nuovi spargimenti di sangue. Come non bastassero le provocazioni in Ucraina, in Romania, in Polonia….
(Su Gentiloni e le sue menzogne servili)
Dopo aver gridato “Forza Hillary” nella recente scampagnata a New York, il ministro Gentiloni si trasforma nell’ultimo dei funzionari del Dipartimento USA e getta la maschera per giustificare tutti i castelli di carta costruiti in anni di menzogne. La propaganda del Ministro è un fiume in piena: Aleppo rasa a zero, bombardamenti indiscriminati con barrel bombs, non contro i 15.000 ribelli ma contro una popolazione di 200.000 persone. E ancora: ci voleva il negoziato con le varie componenti dei ribelli e “invece la Russia non ha voluto e allora capisco che gli USA hanno rotto l’accordo con Mosca”. Infine, il Conte Gentiloni ha anche insinuato che il bombardamento del convoglio sia stato fatto da Russia o Siria. Mentre Mosca, tanto per non dimenticare, ha mostrato le immagini satellitari il giorno successivo all’attacco al Convoglio delle Nazioni Unite che mostra la presenza di un pick up dei terroristi accanto, attendiamo sempre con ansia quelle degli USA. Parole contro prove satellitari. Perché Gentiloni non chiede all’amico alleato di mostrare le immagini dei droni in suo possesso al mondo?”
Fonte: maurizioblondet.it