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“Al Baghdadi minaccia Israele!”. Come no, è tutto vero.

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I telegiornali del Santo Stefano non stanno più nella pelle. Colti da frenesia, aprono tutti sul Califfo che minaccia Israele: “Un audio-messaggio! Di 24 minuti! Lo davano per morto e invece eccolo, più forte e invincibile che mai!” Notizia-bomba che uniscono all’altra notizia-bomba: “Per diverse capitali europee c’è il rischio di un attentato terroristico con esplosivi o armi tra Natale e Capodanno”. Lo dice “la polizia di Vienna” che è stata avvisata da “servizio di intelligence amico”. Deve essere proprio un amico d’infanzia, questo servizio, perché condivide solo con Vienna e non con le altre capitali, che pure sono “minacciate” da attentati terroristici. Tra Natale e Capodanno. Con esplosivi o armi.

Come dice il proverbio, “dagli amici mi guardi Iddio ché dai nemici mi guardo io”, specie dagli amici interessati ad incitare in Europa la strategia della tensione. Di solito sono questi amici che fanno gli attentati dell’ISIS.

Da tempo si notava il fatto che l’ISIS non attacca Israele. La cosa ha finito per dare nell’occhio.  Ammazza una quantità di musulmani, vuole occupare Damasco e Baghdad, ma non si propone di conquistare Gerusalemme. Israele ne compra il petrolio, che arriva in Turchia. Israele si coordina con i militanti tagliagole anti-Assad che combattono in Siria, come ha rivelato nientemeno che un rapporto Onu.

Israele ne cura i feriti che combattono nel Sud della Siria, e ci sono tanto di foto di Netanyahu che va a trovare questi combattenti negli ospedali. Da ultimo s’è saputo persino che l‘ISIS con apposita fatwa – orribile – si autorizza a prelevare gli organi dai nemici e dagli apostati catturati: esattamente come fa’ Israele coi palestinesi.

La fatwa ISIS che autorizza gli espianti. In inglese. Trovata da commandos Usa durante una azione, ci dicono.

 

Insomma, l’ISIS sembra il fratello gemello di Israele.

Per fortuna adesso abbiamo il comunicato di al Baghdadi: “Pensavate vi avessimo dimenticato, o ebrei? Assolutamente no, non abbiamo dimenticato la Palestina nemmeno per un momento e con l’aiuto di Allah non la dimenticheremo…” Anche se un malfidente potrebbe vedere in questa frase la conferma de suo sospetto: anche Israele non dimentica la Palestina e vuole occuparla tutta, con l’aiuto di YHVH.

Allora è venuta la curiosità: quale la fonte dell’audiomessaggio di Baghdadi? Vi conosco lettori. “Il SITE di Rita Katz!”, avrete sicuramente esclamato. Ebbene no, non è la Katz, stavolta. La fonte prima è stata Al-Arabyia in inglese, immediatamente ripresa da Haaretz e Jerusalem Post.

Come dubitare della credibilità di Al Arabyia? Specie quando parla di ISIS, sa quel che dice. È la tv degli Emirati, che finanziano ed armano l’ISIS a più non posso insieme ai loro grossi vicini sauditi. Come sapete, agli Emirati appartiene anche la prestigiosa compagnia aerea Etihad. Che possiede anche una flotta-cargo. Eccone un aereo:

Etihad in Bulgaria per caricare armi

 

Ora, precisamente questo aereo è stato ripreso dopo essere atterrato all’aeroporto di Burgas (Bulgaria) il 19 ottobre scorso; ma era già venuto in Bulgaria a giugno e ad agosto, almeno cinque volte.

Altri aerei da carico della Saudi Arabian Cargo, dei giganteschi jumbo-jet, sono parimenti atterrati all’aeroporto di Sofia fin dall’ottobre 2014. Più volte. La prima ha fatto impressione perché è dalla caduta della cortina di ferro che nessun aereo da carico atterrava in Bulgaria, specie di queste dimensioni. I Jumbo sauditi hanno caricato materiale non identificato sotto alta sorveglianza. Fatto istruttivo, le autorizzazioni di sorvolo dello spazio aereo bulgaro e di atterraggio di questi aerei sono state autorizzate dal ministero della Difesa e non, come di norma, dall’aviazione civile. In base al sub-art. 18 della Convenzione di Chicago sull’aviazione civile, Doc 9284, questo tipo di autorizzazione è obbligatorio quando i cargo caricano e trasportano materiale pericoloso: esplosivi, armi, munizioni. Ottanta tonnellate per carico.

Sauditi a Sofia

 

Ora, si sa che dall’inizio della guerra contro Assad, il governo USA ha comprato in Bulgaria armi “di tipo sovietico” per 500 milioni di dollari. Fra cui 1 mila lancia-granate a spalla anti-carro e 700 sistemi di missili anticarro Konkurs. Per armare i “ribelli moderati”. Fatto sta che – oh disdetta – queste armi sono invece finite all’ISIS, perché i ribelli moderati, appena armati, pagati ed addestrati dalla CIA in Turchia e Giordania, si sono dichiarati fedeli del Califfo. Una vera sfortuna: Washington s’è trovata, contro la SUA VOLONTÁ, ad armare l’ISIS con 500 milioni di dollari di armi bulgare; i sauditi e gli Emirati avranno speso non di meno nelle loro compere bulgare.

Tutto ciò risulta da una approfondita inchiesta condotta dal Balkan Investigative Reporting Network (BIRN), a firma Maria Petkova. Ovviamente Arabia Saudita e Emirati dispongono, per le loro forze armate, di armamento occidentale americano; se comprano armi di tipo sovietico dai bulgari, è per rifornire l’ISIS. Un rapporto dell’ONU ha persino ricostruito uno di questi carichi su un Jumbo della Saudi Arabian Cargo in Bulgaria: 827 mitragliatrici con i  sistemi per montarle su camioncini Toyota (i famosi Toyota del Califfo) e 120 sistemi anticarro, SPG-9.

Tutto ciò per assicurarvi: quando Al Arabiya diffonde un audio del Califfo, l’ha proprio ricevuto dal Califfo.   Con cui possiamo rallegrarci: chi lo dava per morto sotto i bombardamenti russi, chi gravemente ferito, chi in Libia per curarsi dalle ferite. Il Califfo è in cielo, in terra e in ogni luogo. L’ISIS sta perdendo le sue roccaforti in Siria e in Irak, i suoi uomini stanno per ritirarsi da Ramadi, le sue autobotti vengono incenerite dai bombardieri russi, i suoi tagliagole scappano e – con la mediazione di funzionari dell’Onu – si mettono d’accordo col governo siriano per farsi evacuare dalle zone Sud di Damasco che non riescono più a tenere.

Eppure, Al Baghdadi è inconcusso e più forte di prima: minaccia Israele. Addirittura. I nostri media fanno bene a dar rilievo alla notizia: Sion sta tremando di paura, di sicuro. Come no.

Fanno invece benissimo i nostri media a tacere la seguente notizia: “Il Pentagono si rifiuta di condividere con Mosca l’intelligence sull’ISIS finchè non cambia la sua posizione di sostegno ad Assad”.

Fanno benissimo perché altrimenti il pubblico potrebbe capire che il Pentagono ha gli stessi scopi dell’ISIS, che ne cura la propaganda oltre che l’armamento; e al prossimo attentato “islamico” in una capitale europea (ci ha avvisati “un servizio di intelligence amico”) potrebbe dar la colpa, invece che all’ISIS, ai servizi USA. I nostri amici e benefattori.

Fonte: www.maurizioblondet.it

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