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AL QAEDA? È UN DATABASE di Maurizio Blondet

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Al Qaeda non è un gruppo terroristico, ma il nome del database americano con i
nomi dei mujaheddin arruolati dalla
CIA per combattere in Afghanistan».

Era un «avvertimento» a chi di
dovere.

Meno di una settimana dopo, Robin
Cook moriva di un misterioso infarto (a 59 anni) mentre passeggiava nelle
campagne scozzesi.

Ma i procuratori di infarti a
comando non possono arrivare a tutto.

Gli dev’essere sfuggito (è sfuggito
anche a noi) un articolo apparso sulla rivista World Affairs, che si pubblica a
New Delhi, nel numero aprile-giugno del 2004 (1).

Qui un ex agente dell’intelligence
francese, di nome Pierre Henry Bunel, parlava distesamente di Al Qaeda come
database molto tempo prima del povero Cook.

Ecco i ricordi dell’agente Bunel:
«la prima volta che ho sentito di Al Qaeda è stato mentre completavo un corso
di comando e Stato Maggiore in Giordania. Allora ero ufficiale dell’Armata
Francese, che aveva stretti rapporti di collaborazione con la Giordania». […]

«Due dei miei colleghi giordani
erano esperti in computer, ufficiali della forza aerea. Un giorno scherzarono
sul database informatico Al Qaeda». […]

Da loro, Bunel ha appreso la
seguente storia: «nei primi anni ’80 la Banca Islamica per lo Sviluppo, che ha
sede a Geddah in Arabia Saudita, acquisì un sistema computerizzato per le sue
necessità contabili e di comunicazione; un sistema più sofisticato rispetto
alle sue reali esigenze. In quel sistema, il database era diviso in due
sezioni: l”information file’ dove i partecipanti agli incontri del Segretariato
Permanente della Organizzazione della Conferenza Islamica [anch’essa con sede a
Geddah, e collegata alla Banca Islamica, ndr.] potevano prelevare e inviare le
informazioni di cui avevano bisogno; e il ‘decision file’, dove erano
conservate le decisioni prese durante le sessioni precedenti». […]

«In arabo, i due files erano
chiamati ‘Qeidat il-Maaloomaat’ e ‘Qeidat i – Taaleemaat’; entrambi erano
contenuti dentro un file-contenitore chiamato in arabo ‘Qeidat ilmu’ti’aat»,
che è l’esatta traduzione della parola inglese ‘database’. Ma gli arabi usavano
correntemente l’abbreviazione ‘Al Qaeda’, che significa ‘base’». […]

«A metà degli anni ’80 Al Qaeda era
un database in un computer dedicato alle comunicazioni del segretariato della
Conferenza Islamica».

Continua Bunel: «nei primi anni ’90
ero ufficiale d’intelligence annesso alla Force d’Action Rapide (FAR) francese
(2). Dato che conosco l’arabo, traducevo una quantità di fax e lettere
intercettati dai nostri servizi. Spesso intercettavamo materiale proveniente da
gruppi islamici che agivano in Gran Bretagna o in Belgio».

«Questi documenti contenevano
direttive inviate a gruppi armati islamisti in Algeria o in Francia.

I messaggi citavano le fonti delle
dichiarazioni da utilizzare nella redazione di volantini o rivendicazioni, e da
introdurre in video o registrazioni da mandare ai media. Le fonti più spesso
citate erano le Nazioni Unite, l’UNHCR, e…Al Qaeda».

«Al Qaeda resettò il database della
Conferenza Islamica […] Era naturale che Osama Bin Laden fosse connesso con
questa rete. È membro di un’influente famiglia saudita collegata con le banche
e l’economia».

«A causa della presenza di ‘Stati
canaglia’, era facile per gruppi terroristici usare l’@ mail del database. Così
l’@ mail di Al Qaeda era usato, con alcune interfacce per segretezza, dalle
famiglie dei mujaheddin per tenere i contatti con i loro figli in addestramento
in Afghanistan, in Libia o nella valle della Bekaa in Libano, o dovunque
combattevano estremisti. Fra questi ‘Stati canaglia’ c’era l’Arabia Saudita.
Quando Osama bin Laden era un agente americano in Afghanistan, l’intranet di Al
Qaeda era un buon sistema di comunicare con messaggi in codice».

«Al Qaeda non era un gruppo
terroristico né una privata proprietà di Bin Laden» […]

«Gli atti terroristici commessi in
Turchia nel 2003 furono compiuti da turchi e le motivazioni erano locali e non
internazionali. Questi attentati misero il governo turco in una posizione
difficile presso i britannici e gli israeliani. Ma gli attacchi intendevano
certamente ‘punire’ il Primo ministro turco Erdogan per essere un islamico
troppo tiepido».[…]

«Alcune lobby economiche arabe
conducono una guerra contro le lobby economiche ‘liberali’. Esse usano gruppi
terroristici locali che proclamano di agire a nome di Al Qaeda. D’altra parte,
eserciti nazionali invadono Paesi indipendenti sotto l’egida del Consiglio di
sicurezza dell’ONU. I promotori reali di queste guerre non sono i governi, ma
le lobby nascoste dietro di essi».

«La verità è che non esiste un
gruppo terrorista chiamato Al Qaeda, come sa qualunque funzionario di
intelligence. C’è però una campagna di propaganda per indurre il pubblico a
credere a un’entità ‘diabolica’ e indurre la gente che guarda la TV ad
accettare una leadership unificata internazionale per la guerra contro il
terrorismo. Il Paese che sta dietro questa propaganda sono gli USA, e le lobby
interessate alla guerra al terrorismo per scopi d’affari».

Magari non tutto è chiaro in questo
testo.

Ma Bunel sta dicendo quello cui
alluse Cook: Al Qaeda è, anche oggi, uno strumento in mano alle lobby d’affari
americane, con la complicità dell’Arabia Saudita.

Va aggiunto che il maggiore Bunel,
nel dicembre 2001, è stato dichiarato colpevole da un tribunale militare
francese, in giudizio segreto, di aver passato alla Serbia informazioni sui
bersagli dei bombardamenti NATO sulla Serbia ai tempi dell’intervento in
Kossovo.

A quel tempo, varrà la pena di
ricordarlo, Belgrado accusò la resistenza bosniaca e albanese di essere
infiltrata da elementi di «Al Qaeda».

Oggi si sa che questi gruppi erano
finanziati dal «Bosnian Defense Fund», un fondo creato e diretto da Richard
Perle (capo dei neocon e spia d’Israele) e da Douglas Feith, uno dei
viceministri del Pentagono, ebreo come Perle e Wolfowitz.

Un altro indizio che tra i neocon
del Pentagono ed Al Qaeda, la distinzione è confusa.

L’uno è l’altra.

di Maurizio Blondet
tratto da www.effedieffe.com

Note

1) Pierre-Henry Bunel, «The origins
of Al Qaeda», World Affaire, aprile-giugno 2004. World Affairs è la più
autorevole rivista di studi strategici in India, paragonabile al «Foreign
Affairs» del Council on Foreign Relations in USA.

2) La forza d’azione rapida è un
gruppo interforze completamente autonomo, capace di proiettarsi in qualunque
zona del mondo.

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