AL QAEDA NON C'È PIÙ. IL TERRORE CAMBIA NOME
Fonte: www.luogocomune.net
Secondo la CNN, da oggi Al-Qaeda è soltanto un gruppuscolo di guerriglieri allo sbando, che non rappresentano più un reale pericolo per l'Occidente.
"In Afghanistan rimarranno sì e no una novantina di elementi" ha detto ieri Wolf Blitzer nel suo programma quotidiano – ormai quelli validi si sono trasferiti tutti nello Yemen, dove contano più di 1000 unità all'attivo".
Questa nuova organizzazione terroristica si chiama AQAP, che significa "Al-Qaeda in the Arabian Peninsula", visto che agli afghani si sarebbero uniti anche guerriglieri della Somalia e dell'Arabia Saudita. Hanno cioè tenuto il marchio, ormai irrinunciabile, e hanno fatto una vera e propria operazione di "franchising" del terrore a livello internazionale. (Chissà se un giorno il marchio sarà liberamente acquistabile sul mercato? Pensate, si potrebbe avere una bella AQCT – Al-Qaeda del Canton Ticino, oppure una AQBL – Al-Qaeda della Bassa Lomellina, con filiali magari in Lussemburgo, alle Bahamas, alle Cayman Islands…).
Non importa il nome. Quello che importa è dove ti interessa andare in quel momento a combattere: infatti Wolf Blitzer, durante il suo penoso teatrino, si è lasciato scappare la "destinatio non petita" …
… quando ha detto: "Certo, nemmeno 100 guerriglieri in Afghanistan, e lì abbiamo ancora più di 90.000 soldati, mentre nello Yemen ci sono più di 1000 membri attivi di AQAP, e lì non abbiamo nemmeno un soldato per combatterli. Per ora stiamo cercando di colpirli con i droni, ma quelli non sempre funzionano."
Per chi non l'avesse capito, se si vuole invadere un paese si "mandano" prima dei guerriglieri a creare un "pericolo" per l'Occidente, poi si prova a beccarli con i droni, è se proprio non ci si riesce tocca di nuovo infilare gli stivali e andare a stanarli con il mitra sottobraccio.
Che il Pentagono abbia "voglia di Yemen" non è certo una novità: è già da un paio d'anni che sentiamo parlare di questi "pericolosi insediamenti terroristici" nel piccolo stato nella penisola arabica. Quello che non è chiaro è il motivo reale per cui si voglia tenere calda anche questa opzione militare, mentre già si sta facendo di tutto per creare le condizioni per un intervento armato in Siria.
Ma non è detto che le motivazioni, in casi come questi, siano tutte sempre e soltanto di natura geostrategica.