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Ankara “riconosce” lo Stato islamico. E Merkel la fa entrare nell’Ue.

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Qualche mese fa abbiamo pubblicato in questo sito un articolo dal titolo Mamma li Turchi, riguardo uno scontro diplomatico e verbale tra il vescovo di Roma, Jorge Mario Bergoglio, e il premier turco Erdogan, e soprattutto cosa potesse realmente nascondersi dietro quello che veniva definito un "gioco delle parti". Chi prima ancora avesse letto un altro articolo qui pubblicato, dal titolo Caro Papa, non dimetterti potrebbe avere una visione ancora più ampia nel tempo del disegno che sembra delinearsi. 

Programmazioni a lungo termine, possibili, a parte, l'articolo che riportamo di seguito del noto Maurizio Blondet offre come sempre notizie difficilmente reperibili altrove. [Redazione]


È necessario che Daesh [l'ISIS, ndr] “possa aprire un consolato ad Istanbul”, per poter rispondere ai tanti jihadisti che entrano in Turchia per prendere parte alla rivoluzione in Siria: a dirlo è il capo dei servizi segreti turchi, Hakan Fidan, braccio destro di Erdogan. 

“L’Emirato islamico è una realtà, e non possiamo eradicare una istituzione ben organizzata e popolare come questa”, 

ha aggiunto Fidan: 

“di conseguenza, chiedo con decisione ai miei colleghi occidentali di rivedere il loro atteggiamento verso le correnti politiche islamiche, mettere da parte la loro cinica mentalità, e contrastare i piani di Vladimir Putin di schiacciare i rivoluzionari siriani”. 

Con questa dichiarazione di Fidan, uomo che di solito non ne rilascia, la Turchia fa’ sapere ufficialmente che è schierata con il Califfato. Fidan ha detto anche che il suo paese presta cure mediche ai feriti dagli “spietati” bombardamenti russi.

[Fonte: http://www.voltairenet.org/article189059.html]

A questa Turchia Angela Merkel è andata due giorni prima ad implorarla che non le mandi più profughi “siriani”, anzi se ne riprenda la metà (degli 800 mila arrivati in Germania, 400 mila non hanno diritto all’asilo) offrendo in cambio di accelerare l’ammissione di Ankara nella UE. Anche a nome nostro, di tutti altri noi europei, ovviamente senza consultarci. La Turchia che abbiamo lasciato sulla porta per decenni esigendo che adeguasse le sue leggi ai “nostri valori”, adesso l’accettiamo nel momento in cui massacra curdi, sua minoranza etnica, ed arma tagliagole wahabiti di altissima criminalità. Sembra evidente che i nostri valori siano elastici.

Erdogan ha fatto il difficile, minacciato di mandarcene altri 3 milioni; poi però, sembra dalle ultime, ha accettato un accordo con la Commissione Europea (siete stati informati, a Roma?) per allestire sei campi profughi da due milioni di posti – coi soldi tedeschi, ovviamente. Anzi no, preciso: europei. Erdogan avrà un incontro decisivo con il capo della commissione, Jean Claude Junker.
Così, la Cancelliera è riuscita un'altra volta a mettere a nostro carico, come europei, il mostruoso fallimento della sua accoglienza senza limiti.
Aiutata dalla volontaria omertà mediatica pan-europea.

A malapena i media ufficiosi hanno riportato che il capo del sindacato della polizia tedesca Rainer Wendt, in un’intervista, ha proposto un muro confinario attorno al suo paese per fermare gli immigrati. Con vaga disapprovazione hanno riferito le sue parole: 

“Se chiudiamo i confini nostri così, l’Austria chiuderà il confine con la Slovenia, e ciò è esattamente quel di cui abbiamo bisogno”.

Ciò che i media non riportano – è la più grande operazione di autocensura mai vista in Europa – è il perché Wendt ha detto questo. Ha confessato che le forze dell’ordine tedesche sono completamente sopraffatte, non riescono più a trattenere dal delinquere in massa questi immigrati, quasi tutti giovani maschi sempre più tracotanti e minacciosi, perché non temono una legge che non ha alcun rigore, per loro.

In perfetto accordo, la censura dei media tace l’aumento, quasi l’epidemia, delle violenze carnali di ragazze tedesche da parte di questi ultimi arrivati, pretesi “siriani”, molti venuti da un qualunque paese musulmano. Anche nei campi di raccolta le donne – le profughe, che qualche volta hanno già subito stupri nel paese d’origine o nel transito – e i bambini vengono spesso violentati; le donne sono costrette alla prostituzione dai maschi, in numero preponderante, loro pretesi compagni di sventura. Una denuncia redatta in questo senso da quattro organizzazioni tedesche di volontariato che curano (si fa’ per dire) il centro di accoglienza di Giessen, nel Land dello Hesse, chiedeva al governo regionale la disponibilità “immediata di appartamenti o case  di cui sia possibile sorvegliare le entrate e chiudere a chiave” per le donne che sono arrivate sole o coi loro bambini, senza un maschio che le protegga. L’effetto: le organizzazioni hanno rimosso la loro denuncia dai loro siti web, evidentemente su pressione di qualche autorità.

[Fonte: http://www.gatestoneinstitute.org/6527/migrants-rape-germany]

Altro fenomeno, nei centri d’accoglienza i musulmani aggrediscono i profughi cristiani, o i sunniti gli sciiti; le risse, che coinvolgono centinaia di persone, e i molti feriti, hanno fatto concludere a un vice-capo di Wendt, Joerg Radek, che bisogna mettere i due gruppi religiosi in sedi separate. Quel che è stata sorvolata è l’ammissione di Radek: “la polizia ha raggiunto il punto di rottura”, non riesce – con i metodi civili – a controllare campi dove quattromila maschi si scatenano in risse ferocissime, e 800 mila “profughi” sono già lì, 300 mila solo in Baviera, e sconvolgono l’ordine pubblico, sempre più coscienti della loro forza.

Wendt ha parlato addirittura di questi scontri come di “una guerra di sostituzione” sferrata sul territorio nazionale fra gruppi di opposte fedi; con gli islamisti non solo agguerriti, ma 

“armati fino ai denti di armi bianche, mazze da baseball, altri oggetti pericolosi. I nostri agenti hanno dovuto subire una violenza cruda che mette in pericolo le loro vite”. 

Addio grasso benessere tedesco, per proteggere il quale hanno devastato i greci e imposto regole agli altri europei. Adesso per contrappasso, le loro adolescenti non escono più con gonne corte. Di sera nelle cittadine tedesche nessuno ha il coraggio di farsi vedere in giro. Una Germania passiva e imbelle si sottomette all’islamismo degli invasori.
Solo una tv ungherese ha ripreso il racconto di Aida Bolevar, una giovane giornalista ucraina bionda – che capisce l’arabo avendo vissuto in Medio Oriente per anni – a cui è capitata l’orribile ventura, ad agosto, di prendere un treno da Budapest a Vienna.

Alla stazione di Budapest 

“masse di maschi d’aspetto arabo, sporchi, non volevano lasciarmi passare dall’entrata. Mi insultavano in arabo e cercavano di portarmi via il bagaglio”. 

Si è difesa. Ha avuto il tempo di vedere che nella stazione, incredibilmente sporca, 

“adulti semplicemente defecavano là dove si trovavano. Le donne si facevano picchiare dai loro figli maschi… I bambini urlavano. C’erano maschi che afferravano un bambino non loro e, sollevandolo, si guadagnavano un passaggio nella calca per salire in treno. Avevano tutti lasciato montagne di spazzatura. Nessuno parlava una parola di una lingua europea”.

Erano al 90 per cento, secondo lei, maschi dai 19 ai 45 anni, in età militare. Lei li ascoltava: 

“urlavano oscenità ai passeggeri” occidentali, “parlavano tra loro di come portargli via i bagagli”. 

Nello scompartimento, insieme ai pochi passeggeri europei, quando il treno si avvia, Aida può sentire quel che i profughi si dicono fra loro, ormai tranquilli perché sono riusciti a salire. 

“Conversavano tra loro se dovessero rapinarci, visto che questo sarebbe stato grato ad Allah, essendo noi degli infedeli. Guardando me, si dicevano che meritavo di essere violentata, perché non indosso la hijab, sono una puttana”. 

Aida sottolinea una capacità di questi profughi: 

“Ti sorridono, e nello stesso tempo profferiscono contro di te orrendi insulti”, sapendo che non capisci la loro lingua. Durante il viaggio, hanno ricevuto del cibo: “Hanno buttato mele, pane e biscotti sui binari, li hanno calpestati.. Volevano denaro, denaro. Alcuni afferravano dei passeggeri e cercavano di sottrar loro gli oggetti di valore; prendevano le loro valige, non li lasciavano passare, li spingevano e insultavano”.

Che vogliano lavorare? Entrare nelle fabbriche germaniche a sostituire gli operai germanici sulla via della pensione, e senza figli? L’Express di Londra ha intervistato varii di questi profughi: li ha trovati informatissimi nello studio comparato delle provvidenze sociali dei vari paesi europei. Vogliono essere mandati in Svezia e in Finlandia, dove le domande d’asilo sono più facili da ottenere; in Danimarca no; non più, perché, come ha spiegato uno di questi richiedenti asilo che ha dato il nome di Marwin el Mohammed, “là il sussidio mensile per i rifugiati è stato dimezzato, da 10 mila kroner lo hanno ridotto a circa 5 mila (da 1500 a 700 euro).
Altro che lavoratori. La Merkel insiste. Meno male che Cipro, da sola, si è opposta all’entrata del turco in Europa.


Articolo pubblicato originariamente su Blondet & Friends
Revisione redazionale di Nexus Edizioni

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