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Nell’Iraq del dopo-guerra, le forze militari Usa assicurano gli interessi vitali statunitensi, non la nation-building
The Heritage Foundation

E solo nel caso in cui non si è ancora capito il punto, lo stesso documento della Heritage Foundation, in data 25 settembre 2002, ci dice: “Proteggere le infrastrutture energetiche dell’Iraq contro il sabotaggio interno o attacchi stranieri, per restituire l’Iraq al mercato globale dell’energia e assicurare che Stati Uniti e mercato energetico mondiale abbiano accesso alle sue risorse.” [1]
Tutto ciò che dice, al contrario, la stampa aziendale o governativa è solo propaganda e/o bugie.

Oliare gli ingranaggi del capitalismo


Il punto di svolta si ebbe quando il petrolio ha preso il centro della scena in maniera significativa, quando il 20° secolo è iniziato con le più potenti marine imperiali del mondo, quelle tedesca e britannica, passarono dalla combustione del carbone a quella del petrolio. Da quel momento in poi, i destini della Persia e del mondo arabo divennero irrevocabilmente centrali per le ambizioni imperiali occidentali, tanto che i giorni che stiamo vivendo (e morendo) ne sono il risultato; in particolare per i palestinesi e gli iracheni, per non parlare di due Guerre Mondiali, in cui il petrolio è stato centrale per tutti i combattenti, non solo per combattere, ma per dominare.
Raramente discusso, tuttavia, è il fatto che gli obiettivi strategici geopolitici della Gran Bretagna, ben prima del 1914, includevano non solo la frantumazione del suo più grande rivale industriale, la Germania, ma, attraverso la guerra di conquista, voleva garantirsi l’incontrastato controllo britannico sulla preziosa risorsa che, dal 1919, si era dimostrata la materia prima strategica del futuro sviluppo economico: il petrolio“. ‘A Century of War’ di F. William Engdahl, p.38 [2].
Il petrolio ha ampliato il raggio d‘azione delle marine imperiali, fino a coprire il mondo, senza la necessità di rifornirsi di carburante, consentendo alla marina britannica di assumere il controllo completo degli oceani e delle rotte commerciali del mondo. Uno degli obiettivi della Prima Guerra Mondiale è stato quelli di negare l’accesso alla Germania ai giacimenti di petrolio recentemente scoperti in quella che oggi è l’Iran. Questo significava controllare l’accesso al Medio Oriente, dove il controllo inglese del Canale di Suez (‘rubato’ ai francesi), alla fine ha determinato il destino del popolo della Palestina e, in effetti, dell’intero Medio Oriente.
Certo, il petrolio è solo una componente, ma senza di esso nient’altro funziona, meno di tutti un esercito meccanizzato. Senza petrolio, non ci sarebbe il mondo moderno da cui dipende.
The Energy Bulletin del 17 febbraio 2007, indica che il consumo di petrolio solo per gli aerei, le navi, i veicoli terrestri e le strutture del Pentagono, lo hanno reso il singolo consumatore di petrolio più grande del mondo. Al momento, l’US Navy ha 285 navi da combattimento e di supporto e circa 4.000 velivoli operativi. L’US Army ha 28.000 veicoli corazzati, 140.000 veicoli multiruolo ad alta mobilità, più di 4.000 elicotteri da combattimento, diverse centinaia di velivoli ad ala fissa e 187.493 veicoli. Fatta eccezione per 80 tra sottomarini e portaerei nucleari, con cui si è diffuso l’inquinamento radioattivo, tutti i loro altri mezzi vanno a petrolio.’[3]
I corporate media vorrebbero far credere che chi gridava ‘Petrolio!’ quando toccava all’Iraq, fosse una sorta di squinternato, simile a quelli che credono agli addotti dagli alieni, null’altro che un ‘cospirazionista’.
Nel 2003, quando l’USUK invase l’Iraq, mi colpirono i lamenti disperati della stampa aziendale, secondo cui l’invasione non aveva nulla a che fare con il petrolio, accusando chi affermava che tutto ciò con cui aveva a che fare l’invasione era il petrolio, fossero dei cospirazionisti, dei pazzoidi che credono fermamente nell’Area 51.
Le teorie del complotto abbondano… Altri dicono che è stato causato dal petrolio… [Questa] teoria [è] in gran parte una sciocchezza.”- The Independent, 16 aprile 2003.
Al contrario, le compagnie petrolifere non si tirano indietro nel presentare il ruolo centrale del petrolio durante l’invasione dell’Iraq, facendo eco a quanto negli ambienti della Heritage Foundation dicevano: “Direi che in particolare le società petrolifere statunitensi… prevedono che l’Iraq sarà aperto alle imprese [dopo il rovesciamento di Saddam]“, dice un dirigente di una delle maggiori società del petrolio del mondo.
Quello che [i neo-conservatori dell'amministrazione Bush] hanno in mente è la denazionalizzazione, e quindi la spartizione del petrolio iracheno tra le compagnie petrolifere statunitensi… Prendiamo l’Iraq, installiamo il nostro regime, portiamo la produzione di petrolio al tasso massimo e diciamo all’Arabia Saudita di andare all’inferno.” E. James Akins, ex ambasciatore statunitense in Arabia Saudita.
Probabilmente ciò significa por fine all’Opec“. Shoshana Bryen, direttrice dei progetti speciali del JINSA (Jewish Institute for National Security Affairs), “Dopo la caduta dell’Iraq e la privatizzazione del suo petrolio, sarà così“.
Le società statunitensi faranno un colpo grosso col petrolio iracheno,” Ahmed Chalabi sul Washington Post.
Ne “Il futuro dell’Iraq post-Saddam: un progetto per il coinvolgimento americano“, una serie di documenti della Heritage Foundation, si definisce un piano per la privatizzazione del petrolio iracheno e, di fatto, la privatizzazione della sua intera economia [4].
È un complotto? Beh, dipende da cosa si intende con questa parola. Le definizioni del dizionario sono le seguenti:
1. atto di cospirazione;
2. un malvagio, illecito, traditore o occulto piano, formulato in segreto da due o più persone;
3. una combinazione di persone con uno scopo segreto, illegale o malvagio.
4. Legge. Un accordo tra due o più persone per commettere un reato, frode, o altro atto illecito.
5. un qualsiasi concorso in azione, una combinazione per portare a un determinato risultato.
Avrei pensato che collettivamente tutti corrispondono alla descrizione dell’invasione dell’Iraq, dopotutto Bush e Blair hanno cospirato per ingannare il mondo, fabbricando prove sulle armi di distruzione di massa (WMD), al fine di invadere il paese illegalmente. Hanno cospirato (con altri) per distruggere un paese e rubare le sue risorse, ergo: un complotto.
Detto questo, ci sono quelli che vanno molto, molto più in là, affermando che c’è una cospirazione globale che risale ad almeno un centinaio di anni e consistente nella classe politica degli Stati Uniti e del Regno Unito, che insieme con il mondo bancario e i potenti conglomerati dell’energia, hanno aspirato al controllo del pianeta, delle sue risorse, dei mercati e del lavoro. Ma è un complotto o è semplicemente l’imperialismo che fa quello che sa fare meglio: rapine, omicidi e colonizzazioni? In altre parole, abbiamo bisogno di un complotto per spiegare tali eventi? E cosa succede se si tratta di una cospirazione globale che risale a oltre un secolo? Non cambia nulla, abbiamo ancora di fronte le stesse forze.
La domanda corretta da porsi è: Perché i media aziendali e governativi insistono sull’uso della parola complotto per deridere chiunque si ponga domande sull’ortodossia prevalente? La risposta è immediatamente evidente: la parola congiura è stata distorta a un significato che non ha una definizione sul dizionario, ma che indica tutti coloro che contestano le motivazione fornite dai nostri politici nel spiegare il perché le cose accadono.
La storia è piena di ogni sorta di cospirazioni di stato e/o aziendali, dall’incendio del Reichstag alla provocazione del Golfo del Tonchino, dalla caduta di Allende in Cile per opera della CIA/ITT, per non parlare delle inesistenti armi di distruzione di massa dell’Iraq; da qui la necessità di separare il petrolio e l’Iraq/Iran/Afghanistan, solo nel caso in cui le persone giungano alle giuste conclusioni sul perché le cose accadono.
Questo linguaggio è mutilato per conseguire gli obiettivi della classe aziendale, ed è aiutato dai veri squinternati della congiura, che vedono tutto come un complotto, a volte risalgono di secoli e coinvolgono cabale segrete di un tipo o dell’altro. Collegare la sinistra a questa squadra serve a degradare i nostri argomenti, e sicuramente questo è l’obiettivo.
Non vi è dubbio che la classe criminale internazionale mente, trama e pianifica, questo è ciò che è il Council on Foreign Relations (CFR), come anche la Chatham House (Royal Institute of International Affairs), il suo equivalente britannico, ed entrambe le organizzazioni sono state costituite, nei primi decenni del 20° secolo, come una solida ‘Anglo-Saxon Alliance’. Un appello nominale dei membri del CFR, dimostra il fatto che i principali governi occidentali sono tutti dipendenti effettivi del grande capitale.
Allo stesso modo con il gruppo Bilderberg, composto internazionale di ‘capitani d’industria’ e decisori politici chiave delle classi politiche dei paesi capitalistici di primo piano. Ma è un complotto? Su un unico livello, no, dopo tutto, è del tutto legittimo che le classi dirigenti pianifichino e organizzino, questo è il motivo per cui Washington DC pullula di ogni sorta di ‘Foundations’ e ‘Think Tanks’. Dalla fine della seconda guerra mondiale, miliardi di dollari in finanziamenti pubblici e privati sono stati versati a queste organizzazioni. Il loro obiettivo? La diffusione del ‘libero mercato’ e contrastare ogni forma di opposizione, con le buone o con le cattive.
…Gli uomini più potenti del mondo si sono riuniti per la prima volta” a Oosterbeek, Paesi Bassi [oltre cinquanta anni fa], “discutono del futuro del mondo”, e hanno deciso di incontrarsi annualmente, in segreto. Si autodefiniscono Gruppo Bilderberg, con una partecipazione che rappresenta il who’s who delle élite delle potenze mondiali, soprattutto dagli Stati Uniti d’America, Canada e Europa Occidentale, con nomi familiari come David Rockefeller, Henry Kissinger, Bill Clinton, Gordon Brown, Angela Merkel, Alan Greenspan, Ben Bernanke, Larry Summers, Tim Geithner, Lloyd Blankfein, George Soros, Donald Rumsfeld, Rupert Murdoch, altri capi di stato, influenti senatori, deputati e parlamentari, capoccia del Pentagono e della NATO, i membri delle famiglie reali europee, selezionate figure dei media, e altri invitati – alcuni ignorati, altri notati, come Barack Obama e molti dei suoi alti funzionari.” – ‘La vera storia del Gruppo Bilderberg’, di Daniel Estulin [5].
E’ chiaro che il capitalismo moderno si è evoluto attraverso  parecchie generazioni, con tutta l’apparenza di una cospirazione nel senso più ampio e del tipo più sofisticato, utilizzando un vasto esercito di operatori che comprendono elementi chiave dei media, del mondo accademico, delle imprese e dei politica, dentro e fuori il governo. Una ‘Cospirazione’ per mantenere il capitalismo come l’unica forma ammissibile di società, come potrebbe essere altrimenti? Vi è semplicemente troppo in gioco, e come prova di ciò basta vedere come questa potente Elite internazionale del business/governo/media ha cospirato per uccidere, a prescindere dalle conseguenze.
Famiglia, educazione e rapporti d’affari, con lo Stato come ‘mediatore’, hanno creato quella che oggi è una rete internazionale che collega le classi dirigenti degli Stati capitalistici più potenti, è per questo che hanno un gruppo Bilderberg, dove i direttori di aziende, la classe politica, media e accademici selezionati sono in grado di soddisfare e di elaborare strategie e tattiche, necessarie in un mondo in cui le comunicazioni sono ora praticamente istantanee. Non basta avere governi che fanno affermazioni che non sono in linea con il ‘consenso’, come accade di volta in volta, mandando in frantumi per un attimo l’illusione.
In un mondo dove le forze economiche dominanti sono un paio di centinaia di aziende assai importanti, società che, de facto, garantiscono che i rispettivi governi attuino politiche favorevoli alla loro sopravvivenza e all’aumento del benessere per gli azionisti principali, la cosa più logica da fare è quella di patteggiare su questioni che li riguardano tutti. Sarei molto sorpreso se il gruppo Bilderberg o qualcosa di simile, non esistesse.
E le problematiche sono evidenti: accesso e controllo/proprietà delle risorse, l’accesso a manodopera a basso costo; libera circolazione dei capitali e, last but not least, neutralizzazione delle sfide per il dominio del capitale, ovunque essi si manifestino.
Schierato contro di noi, il Popolo, vi è un vasto apparato di controllo e di manipolazione che abbraccia organizzazioni ‘non governative’, fondazioni private, media governativi e corporativi, ‘intrattenimento’ in tutte le sue forme meravigliose, think tank, istituti, fondazioni, il mondo accademico, organismi formali e informali, sia a livello nazionale che transnazionale, associazioni, ONG e ‘ONG’ ‘volontariato’ e ‘beneficenza’, tutti pesantemente sovvenzionati dallo Stato e/o dalle aziende. Chi ha bisogno degli ‘Illuminati’ quando avremo tutto questo schierato contro di noi?

Note:
1. Vedasi ‘In Post-War Iraq, Use Military Forces to Secure Vital US Interests, Not for Nation-Building’, Baker Spring and Jack Spencer, BackgrounderThe Administration should make it clear that a US military presence in post-war Iraq will be deployed to secure vital US interests, not as an exercise in so-called nation-building—the Clinton Administration’s open-ended policy of sending American troops into troubled regions where vital US security interests were not directly threatened.”
2. Penso che la migliore (e più succinta) analisi di questo periodo è stata fatta da F. William Engdahl nel suo ‘A Century of War’ Anglo-American Oil Politics and the New World Order’. (…)
3. vedasi ‘Pentagon’s Role in Global Catastrophe: Add Climate Havoc to War Crimes’, Sara Flounders per i dati sulla gigantesca fame di petrolio delle forze armate statunitensi. Ed ecco la fonte: ‘US military oil pains’, Sohbet Karbuz, Energy Bulletin, 17 Febbraio 2007. Va osservato che i dati utilizzati in questo articolo sono stati pubblicati più di due anni fa, e sono ben lungi dall’essere completi, in quanto comprendono solo il petrolio acquistato direttamente dal Dipartimento della Difesa (DoD). Qualunque sia la cifra è impressionante, probabilmente pari a 30 miliardi dollari all’anno, con nessun segno di alcun tipo di riduzione all’orizzonte, almeno secondo il ministero della Difesa:
Nel 2005, DESC comprerà circa 128 milioni di barili di carburante per un costo di 8,5 miliardi di dollari, e il carburante per i jet rappresenta quasi il 70% degli acquisti del DoD in prodotti petroliferi. Per alcuni, questo non è abbastanza. Perché il consumo di petrolio del DOD rappresenta la più alta priorità per tutti gli usi, non ci saranno limiti fondamentali per la fornitura di combustibile al DOD per molti, molti decenni“. ‘United States Department of Defense … or Empire of Defense?‘, Sohbet Karbuz, 6 February 2006
4.Heritage; Heritage; Heritage; Heritage
5. Vedasi ‘The True Story of the Bilderberg Group and What They May Be Planning Now.’ Una Recensione del libro di Daniel Estulin da parte di Stephen Lendman.
#1589, September 25, 2002. “

Traduzione di Alessandro Lattanzio
Aurora – BollettinoAurora – SitoAurora – Eurasia

Fonte: http://sitoaurora.xoom.it/wordpress/?p=56

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