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BP, la catastrofe del petrolio: si vede la fine? Sì, dell’umanità – Thomas Kirschner

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Mi dispiace molto spaventarvi. Ma la mia attuale valutazione della situazione è che nei prossimi tempi potrebbe davvero arrivare “l’inizio della fine”… almeno per una parte significativa dell’umanità. E naturalmente del mondo animale e vegetale. No, non sto esagerando. Sono piuttosto i media tradizionali a sminuire drasticamente la vera portata della catastrofe.

Mentre i media tradizionali in Italia si occupano principalmente di eventi sensazionali come il casting di X-Factor o dell’Isola dei famosi, i servizi di notizie specializzati come Peoplenomics avvisano: la fuoriuscita del petrolio nel Golfo del Messico potrebbe avere delle conseguenze serissime per la nostra civiltà. L’ultimo rapporto di Halfpasthuman si aspetta addirittura degli scenari in cui in tutto il mondo potrebbero morire da uno a cinque (sic!) miliardi di uomini a causa dei danni ambientali provocati e le quasi sicuramente conseguenti rivoluzioni politiche.

Vi è ancora la possibilità che la BP/il governo/l’élite possa chiudere la falla a breve termine e limitare i danni della catastrofe a un multiplo dell’avaria della Exxon Valdez (la disgrazia della Exxon Valdez finora è stata considerata la più grande catastrofe ambientale dell’umanità, e si calcola che la perdita della BP produca lo stesso danno ogni due/tre giorni).

Ma anche queste vaghe speranze svaniscono alla luce di una nuova pubblicazione, nella quale un professionista dell’industria petrolifera rivela l’esistenza di un’ulteriore falla, più grande di cinque o sei volte.

Altre voci sostengono la possibilità che non si tratti di una falla convenzionale di un oleodotto, bensì di un vulcano sotterraneo che in qualche modo si è aperto e che non fa fuoriuscire soltanto olio, ma anche zolfo. Ciò si dedurrebbe dal colore ocra della melma espulsa. Secondo un osservatore, non è il colore del petrolio, che sarebbe nero.

Mentre la maggior parte dei nostri contemporanei sono al momento più interessati agli eventi sportivi, vorrei far notare che le conseguenze della catastrofe targata BP, qualunque siano le sue cause, non sarà percettibile a lungo unicamente nel Golfo del Messico. Negli Stati Uniti è imminente la stagione degli uragani, e si può supporre che a causa di questi si formeranno dei venti “cattivi”, che potrebbero portare piogge contaminate dal petrolio su gran parte del paese. Le conseguenze per la catena alimentare sarebbero disastrose, tanto più che la pesca nel golfo per molto tempo sarà pressoché inesistente e la moria delle api, ovviamente sempre taciuta dai media, sta continuando.

Nota: solo poche ore dopo aver messo questo articolo online appare già la prima notizia delle piogge al petrolio su Internet. Non sarà certamente l’ultima.

Tirando le somme, nasce il pericolo di una carestia senza precedenti per gli Stati Uniti… assieme alla prospettiva di evacuare alcuni stati (la Florida, il delta del Mississippi, forse anche il Texas). Di fronte alla situazione già tesa a causa della disoccupazione, la crisi finanziaria e la corruzione generale dei poteri governanti, questo potrebbe comportare dei disordini politici, che potrebbero tranquillamente arrivare allo stesso livello della presa della Bastiglia durante la Rivoluzione Francese. E a proposito di governi corrotti: vorrei fare riferimento a una notizia non poco importante, secondo la quale la catastrofe si sarebbe facilmente potuta evitare, se non si fosse rinunciato “per motivi di risparmio” all’installazione di un dispositivo di allarme acustico, consigliato dagli esperti. I responsabili di questa decisione? Bush e Cheney. Un futuro tribunale rivoluzionario si chiederà se la “lungimiranza” di questi due magnati del petrolio travestiti da capi di stato sia motivata davvero soltanto dalla loro avarizia morbosa, o se abbiano agito in malafede fin dall’inizio. Come riporta Halfpasthuman, il meme “rivoluzione” nell’analisi linguistica della situazione mondiale rappresenta già un termine chiave, e ciò indica che le condizioni sono davvero molto, molto critiche.

Sembra improbabile che tali sconvolgimenti si limiteranno soltanto all’America e non si estenderanno ad altre parti del mondo. Nell’era dei collegamenti globali sia la carestia, sia l’atmosfera incombente da pogrom, come pure un collasso dei mercati finanziari sarebbero sicuramente degli “articoli di esportazione” di facile smercio… e le forze della natura con ogni probabilità faranno il resto per portare l’onda nera anche in Europa con un minimo ritardo.

Se avete pronto un piano d’emergenza in caso di catastrofi, che finora non avete messo in pratica: ADESSO è l’ora giusta di dargli la massima priorità. Ciò che sta succedendo si può definire un ELE, un “Extinction Level Event”. E vi è anche una certa ironia in tutto questo: per troppo tempo siamo stati avvisati che la nostra società deve abbandonare la dipendenza morbosa dal petrolio, e NIENTE è riuscito a toglierci finalmente questo vizio.

Ora la terra probabilmente ci fornirà più petrolio di quello che vogliamo, e anche gratis, a domicilio.

Dio abbia pietà di noi!

Traduzione: Tanja Pasini

Fonte: Nexus Magazin (Germania), Thomas Kirschner, 28 maggio 2010

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