Bukovsky, 63 anni, ha fatto queste dichiarazioni a Bruxelles, dopo aver visitato il parlamento europeo su invito del Fidesz, il maggior partito di opposizione ungherese.
Vi ricordate, ha detto, di quando Gorbaciov, lanciata la perestroika, cominciò a parlare della «nostra casa comune europea»?
«Il fatto è – ha spiegato – che nel gennaio 1989 una delegazione della commissione Trilaterale andò da Gorbaciov a fargli la proposta. C’erano Valery Giscard d’Estaing, David Rockefeller, Henry Kissinger… Di punto in bianco Giscard prese la parola e disse a Gorbaciov: ‘Signor presidente, non posso dirle esattamente quando accadrà – probabilmente fra 15 anni – ma l’Europa si sta avviando ad essere uno Stato federale…voi stessi diventerete parte di esso. Dovete essere pronti. E si parlò francamente di come l’URSS avrebbe dovuto integrarsi nelle istituzioni finanziarie globali, il GATT, il Fondo Monetario e la Banca Mondiale».
Bukovsky ha le prove di quanto dice. Nel 1992, invitato dal governo russo (non più comunista) a testimoniare ai processi contro i suoi persecutori, ebbe accesso a una quantità di documenti riservati del Politburo che trattavano della segreta integrazione UE-URSS.
Bukovsky li ha anche postati su internet (su www.junepress.com/coverpic.asp?BID=741).
La conversazione fra Giscard e Gorbaciov viene da quei documenti. «Era il 1989, e il trattato di Maastricht [l’abbozzo di Europa federale del 1992] era di là da venire. Ma Giscard sapeva già cosa sarebbe avvenuto 15 anni dopo: e infatti, guarda caso, è stato lui l’estensore della costituzione europea».
Quella che per fortuna è stata colata a picco dal «no» nei referendum francese e olandese.
I promotori dell’idea, dice l’ex dissidente, sono stati i comunisti italiani.
«Fecero visita a Gorbaciov nel 1986, seguiti dai socialdemocratici tedeschi. Erano preoccupati: le privatizzazioni della Tatcher e le liberalizzazioni economiche in USA, minacciavano le ‘conquiste del socialismo’. Dunque, bisognava accelerare l’integrazione dell’URSS nella UE e controllare il progetto europeo, in modo da farlo diventare più socialista».
Una specie di abbraccio reciproco di due sistemi, nella forma – come andò ripetendo Gorbaciov – di un «socialismo dal volto umano».
«L’Unione Sovietica avrebbe dovuto ammorbidirsi verso posizioni più socialdemocratiche, mentre l’Europa sarebbe passata ad una socialdemocrazia più socialista. La chiamarono ‘convergenza’.
Infatti in quegli anni Gorbaciov prese a parlare di ‘socialismo dal volto umano’. Intanto, dietro le quinte, gli eurocrati plasmavano le istituzione della UE in modo ‘da adattarsi alle istituzioni sovietiche’».
E infatti, dice Bukovsky, «la Commissione Europea è identica al Politburo: un governo i cui membri non sono eletti dai cittadini, e che non risponde a nessuno. E il parlamento europeo è come il Soviet supremo».
Il parlamento europeo però lo votano i cittadini, ha replicato un giornalista.
E lui: «Già, ma su cosa vota? Sulla percentuale di grasso nello yoghurt e cose del genere. Un deputato europeo parla in media sei minuti l’anno. Non è un vero parlamento e non ha alcun potere. Proprio come il soviet supremo».
Altri punti di contatto: «Il Gosplan, la commissione per la pianificazione economica totalitaria. L’organo che decretava i piani quinquennali fin nei minimi dettagli, anche la forma di dadi e bulloni. L’UE ha già prodotto 80 mila pagine di regolamentazioni che prescrivono ogni cosa, dal calibro delle mele alle caratteristiche delle toilettes per le donne. E’ da qui che viene il declino economico europeo: è lo stesso declino sovietico, e provocato dallo stesso sistema. E’ il Politburo, pardon la commissione, che soffoca la vita economica. La decadenza si propaga dall’alto verso la base: la regolamentazione eccessiva e la burocratizzazione rendono impossibile generare un ambiente sano e competitivo. Ho già visto queste cose, in URSS».
L’Europa non ha i Gulag, d’accordo, ma sta per avere il suo KGB: «E’ l’Europol», ha detto bukovsky, «la polizia eurocratica. Avrà anche più poteri del KGB, perché godrà di immunità diplomatica. Ed ha il potere di perseguire alcuni reati ideologici, dei crimini di opinione».
Quali?
«Il razzismo e la xenofobia».
Ma il razzismo e la xenofobia sono sentimenti deplorevoli.
«Attenti», ha replicato Bukovsky: «Il governo britannico ha già detto che coloro che si oppongono all’immigrazione incontrollata dal terzo mondo saranno considerati razzisti. E quelli che si oppongono all’ampliamento dell’Europa ad altri Paesi, saranno considerati xenofobi. Attenti, perché nessuna legislazione prima ha mai considerato reati questi due comportamenti od opinioni».
«Questa tendenza non è innocua. L’URSS si fondava sull’ideologia. Il ‘politically correct’ è l’ideologia dell’Unione Europea. E il ‘politicamente corretto’ viene applicato sempre più in modo coercitivo, con tribunali e pene. Un pastore svedese è stato condannato in giudizio per aver detto che l’omosessualità è un peccato. La Francia ha varato leggi a difesa degli omosessuali, la Gran Bretagna punisce penalmente le espressioni di pensiero contrarie alle relazioni inter-razziali. Con la scusa del terrorismo, si varano leggi speciali che consentono di sospendere le libertà civili, le libertà di parola; e i governi tendono ad assumere poteri speciali di emergenza. Perché proprio ora? Cosa giustifica misure d’eccezione che non sono state introdotte nemmeno durante le due guerre mondiali? Tutto questo può trasformarsi in un momento in dittatura. Viviamo in un periodo di costante, veloce e sistematico smantellamento della democrazia».
Gli è stato obiettato: i popoli europei sono entrati nella UE di loro volontà.
«No, non è vero», ha ribattuto il dissidente: «Tutti i cittadini sono sotto pressione per dare il loro consenso. In Danimarca si sono fatti due referendum. la Svizzera è stata costretta a votare cinque volte per lo stesso quesito: volete aderire alla UE? Finora ha respinto la proposta, ma cosa avverrà la sesta, settima volta? E’ il loro trucco. L’elettorato viene fatto votare fino a quando non dà la risposta ‘giusta’. Poi, non vota più».
Per Bukovsky, alla fine, «la UE collasserà come è crollata l’URSS. Ma quando avvengono i crolli di questi mostri burocratici, lasciano una devastazione che intere generazioni non bastano a curare. Come gli scontri inter-etnici che vediamo nei territori ex-sovietici. Pensiamo all’enorme quantità di immigrati che ora vivono in Europa, perché così ha voluto la commissione: in caso di crollo economico, cosa sarà di loro? Emergeranno forti tensioni dentro le nazioni, e fra le nazioni. Come in URSS, che per 70 anni ha obliterato le identità etniche e nazionali. Voglio essere chiaro: prima si chiude con la UE, meglio è».
Si può non essere del tutto d’accordo con Bukovsky.
Ma è un uomo che ha esperienza della perdita delle libertà, e della persecuzione ideologica: dunque vale la pena di riportarne le parole.
Anche perché nessun giornale europeo l’ha fatto.
Unica eccezione – ed anche questo è un segno – la Pravda, non più comunista.
(Tratto da www.effedieffe.com)