Roma – Agli sgoccioli del suo mandato, George W. Bush cerca di stravolgere le norme per accedere negli States. Più controlli prima, durante e dopo il volo. Personale armato statunitense a bordo degli aerei. E chi vuole atterrare negli USA dovrà essere pronto a spiegare per filo e per segno chi lo accompagna all'aeroporto e quanto vuole bene alla mamma.
Potrebbe sembrare una battuta, ma tant'è: al Dipartimento della Homeland Security interessa capire se i passeggeri che fanno rotta verso gli USA facciano parte di etnie "pericolose", se possano essere inclini per ragioni familiari a commettere atti potenzialmente dannosi. I cittadini europei possono anche dire addio alle offerte last minute per volare nel continente nordamericano: per comprare un biglietto ci vorrà il permesso di George in persona del DHS, ottenuto diversi giorni dopo aver compilato un apposita domanda su un sito web.
Non bastasse, per tutti i voli che partono o atterrano negli USA (ma pure su quelli che si limitino a sorvolare il suolo statunitense), la presidenza vorrebbe piazzare a bordo degli aeromobili i suoi sceriffi dell'aria: armati e pronti a fronteggiare la terribile minaccia dei vuoti d'aria e della turbolenza. Infine, se si necessitasse di venire scortati al gate per l'imbarco perché disabili, malati o anziani, l'accompagnatore dovrà sottoporsi alla stessa trafila burocratica di verifica di chi sale sull'aereo.
Ai controllori USA, evidentemente, non bastano la montagna di dati biometrici che l'Europa si accinge a raccogliere su chi entra e chi esce dal vecchio continente. Chi atterra in un aeroporto statunitense, peraltro, viene già sottoposto alla trafila dell'identificazione tramite foto segnaletica e raccolta delle impronte digitali.
La Association of European Airlines (AEA), che riunisce 31 compagnie, boccia la proposta USA: "Non ha fondamenti nella legislazione internazionale". Inoltre sarebbe "assurda", poiché costringerebbe le aziende a fornire informazioni impossibili da ottenere. Cosa succederebbe, ad esempio, se ad accompagnare un passeggero non fosse il parente o l'amico designato, sostituito all'ultimo minuto per un imprevisto?
Le nuove norme, sottoposte ai membri UE per la firma di convalida prima dell'entrata in vigore, per il momento non sembrano raccogliere neppure le simpatie dei rappresentati a Bruxelles: le definizioni più diplomatiche delle nuove regole sono state "ricattatorie" e "problematiche". Se infatti uno stato dovesse decidere di non firmare, di non avallare queste novità, i suoi cittadini si ritroverebbero davanti il problema di dover chiedere un visto per mettere piede sul suolo americano – con tutti gli inconvenienti burocratici che questo comporta.
La posizione ufficiale dell'Unione Europea è di attesa: la proposta USA solleverebbe "problemi di natura legale riguardo l'ordinamento degli stati membri", oltre a richiedere un'attenta analisi sui "fattori di rischio legati alla protezione dei dati personali". Dietro le quinte, tuttavia, alcuni paesi sembrano essere intenzionati a smarcarsi dalla strategia attendista: è il caso della Repubblica Ceca, che sarebbe pronta a firmare subito più che altro – si dice – per ripicca: in passato la UE non si sarebbe spesa abbastanza per semplificare le procedure di rilascio dei visti per i cittadini cechi.
Luca Annunziata
Fonte: punto-informatico.it