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Cambiamenti climatici e crimini planetari

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Mentre scrivo queste righe, l'Italia è arrostita da un sole cocente , l'aria è calcinata da temperature ampiamente sopra la media stagionale, perfino dieci gradi centigradi.
Ho visto un tale in televisione il quale affermava, con una sconvolgente noncuranza
che il clima italiano è cambiato: da mediterraneo è diventato tropicale. Questa notizia dovrebbe fare saltare tutti dalle poltrone, eppure il tipo che così parlava era tranquillissimo, quasi annoiato, come se stesse leggendo l'orario ferroviario.

Mi sono detto che ciò non poteva essere normale; voglio dire: non può essere normale che si diano (e si ascoltino) certe notizie senza inquietudine.

Siamo così devastati che non ci fanno effetto neppure le cose più atroci?
Gli scienziati indipendenti (cioè quelli che non devono sostenere "scientificamente" le ideologie al potere) conoscono da tempo le cause del riscaldamento planetario e il conseguente sconvolgimento dei climi: è l'immissione nell'atmosfera di quantità colossali di gas quali anidride carbonica, idrocarburi, ossidi di azoto e monossido di carbonio: tutte porcherie prodotte dalle industrie a ritmo vertiginoso.

Se in Italia il clima è diventato tropicale, non è accaduto per un capriccio della natura o per un monito divino, ma a causa della criminale follia di governi (primo dei quali quello Usa) che non mettono limiti all'avvelenamento atmosferico, che permettono alle industrie di vomitare tonnellate di gas dannosi, che preferiscono minimizzare il rischio mortale dell'effetto serra e continuare a correre su una strada che ha al suo termine un muro invalicabile.

Le emissioni di carbonio dovute alla combustione di combustibili fossili (nome d'arte del petrolio) sono state, nel 2001, pari a 6,5 miliardi di tonnellate.

Nel 1950, le stesse emissioni ammontavano a 1,6 miliardi di tonnellate; il tasso di crescita è – finora – inarrestabile e sempre più rapido; gli Stati Uniti sono il maggior responsabile planetario di emissioni di carbonio, da soli ne sputano in aria il 24% del totale mondiale; segue la Cina con il 14%, terza la Russia con il 6%.

L'amministrazione Bush è forse la più antiecologica che abbia mai avuto la storia americana, con certa gente al governo la micidiale marcia trionfale della morte dell'atmosfera non avrà soste.

Per arricchire una infima percentuale di criminali, un intero pianeta rischia il collasso. E non stiamo facendo, come qualcuno dice, "terrorismo ambientalista", ma traduciamo in parole correnti gli studi e le conclusioni di moltissimi scienziati autorevoli e indipendenti.

Bush e i suoi accoliti indicono sante crociate contro la minaccia terroristica; ma come definire la minaccia che gli Stati Uniti rappresentano per la sopravvivenza dello stesso pianeta Terra?

Bush ha invaso l'Iraq per impedire che un dittatore sanguinario usasse armi di distruzione di massa (che, come molti supponevano, si sono rivelate inesistenti); arriveremo al punto che le nazioni di tutto il mondo dovranno invadere gli Stati Uniti per impedire che continuino ad usare industrie di distruzione planetaria che purtroppo ci sono e avvelenano la natura continuamente?

Non è una fantasia oziosa, ma quanto purtroppo ci insegna la storia umana, cioè la storia della stupidità umana.
Davanti ai problemi di enorme scala, questo è il comportamento consueto:

 

a) minimizzare il rischio, con dichiarazioni di esperti compiacenti e allineati i quali assicurano, magari con un sorriso di compatimento, che il problema non è tale da destare serie preoccupazioni e, casomai, la tecnologia (parola magica che ha sostituito l'arcaico abracadabra) saprà affrontare e ovviamente risolvere ogni difficoltà.

 

b) continuare senza la minima variazione, senza il minimo dubbio, quanto si è fatto fino a quel momento, ignorando caparbiamente voci di dissenso, pareri contrari, suggerimenti alternativi. Nel caso delle fonti energetiche, ad esempio, a proposito di motore a idrogeno, energia eolica, geotermica e solare, il ritornello deve essere (da recitarsi con tono vagamente mesto): "ah sì, sarebbero sicuramente energie pulite, ma ora non sono proponibili…." Tutti sanno che questa affermazione è falsa, ma va dichiarata con perentoria certezza tale da eludere ogni dibattito.

 

c) all'arrivo della catastrofe, piangere, accusare la "natura feroce", blaterare di "clima assassino" o "montagna killer", recriminare, cercare capri espiatori fra i sottoposti o comunque fra quelli che non erano ai vertici decisionali; fare polverone per un paio di giorni su tv e giornali, dopo di che tutto torna esattamente come prima.

 

Sarà sempre così?
Dovrà essere sempre così?
No. Ma le cose cambieranno davvero solo in seguito ad un disastro di proporzioni gigantesche, epocali. Se, ad esempio, si continuerà a portare il pianeta verso la siccità globale, avverranno migrazioni di popoli, invasioni di masse umane, lotte non più motivate dalla feroce avidità di poche elites di potere occulto, ma conflitti di mostruosa violenza fra chi ha l'acqua e chi non l'ha, fra chi ha terre coltivabili e chi muore in deserti aridi o tra acquitrini melmosi, fra chi vorrebbe mantenere uno stile di vita fondato sullo spreco e il sopruso e chi lotta per sopravvivere.

Sarà una guerra nuova perché antichissima, una lotta come non si vedeva dai secoli delle invasioni barbariche, una tragedia universale e spietata.

Non ci saranno cervelloni a spiegare le (improbabili) ragioni di una "guerra preventiva" o a pontificare su trend di mercato, quadri geopolitici, equilibri e nuovi rapporti di potere: sarà la più rudimentale, lineare e catastrofica delle guerre, perché vedrà contrapposti – con ogni mezzo – coloro che difendono le proprie prerogative e coloro che difendono la propria esistenza, non avendo null'altro per cui lottare.

E tutta questa catastrofe sarà causata dal fatto che una esigua minoranza non vorrà cambiare le sue deliranti scelte politiche finché non sarà costretta a farlo.

E lo farà soltanto dopo aver ordinato ai suoi ottusi sgherri in divisa di lanciare l'ultima bomba.

Articolo di Paolo Cortesi

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