L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato che alcuni campioni non hanno mai raggiunto le loro destinazioni in Libano e in Messico. Considerando che i vaccini sin dal 1969 non contengono alcuna protezione per il ceppo H2N2, scomparso dalla circolazione nel 1968, tutte le persone al di sotto dei 37 anni sarebbero potenzialmente a rischio, non disponendo di alcuna immunizzazione contro la malattia. Cosa strana, il CDC statunitense (Centro per il Controllo della Malattia) inizialmente aveva dichiarato che il virus era stato spedito a 5.000 laboratori, in seguito tale cifra è diventata 4.000; Julie Gerberding, il direttore dell’ente, ha affermato: “Non sono sicura che si sia trattato di uso involontario (del virus mortale), perché è praticamente impossibile credere che non sapessero di avere a che fare con questo ceppo.”
Come non bastasse l’influenza, salta fuori che gli Stati Uniti negli ultimi quattro anni hanno illegalmente esportato in Europa un mais geneticamente modificato, il Bt-11, che per ragioni sanitarie è stato proibito. Anche in questo caso, sembra si sia trattato di un “errore” della ditta implicata, la Syngenta; fatto sta che si stima siano state importate circa 1.000 tonnellate di questo granturco come mangime per animali.
Ma passiamo alle buone notizie, o almeno a quelle che dovrebbero esserlo ma delle quali sentirete ben poco parlare. Mi riferisco a un fenomeno che interessa svariati giacimenti petroliferi nel Golfo del Messico, i quali si stanno “riempiendo” di nuovo petrolio proveniente dal sottosuolo. Se queste osservazioni venissero confermate e segnalate altrove, questo potrebbe significare che le riserve mondiali di greggio non sarebbero in via di esaurimento, come si riteneva sinora, e che i meccanismi geologici implicati nella formazione dei giacimenti potrebbero essere parzialmente o totalmente rivisti. A questo proposito vi suggerisco la lettura dell’interessante articolo “Le vere origini del petrolio”, pubblicato sul nr. 55 di NEXUS.
Giuliana Sgrena verso l’aeroporto di Baghdad, uccidendo il povero Nel frattempo, sono emerse alcune voci secondo le quali la commissione d’inchiesta “congiunta” (!) non avrebbe riscontrato responsabilità fra il personale che componeva la pattuglia che sparò all’auto che trasportava Calipari. Come volevasi dimostrare (Cermis docet). Per quanto ne so, a tutt’oggi gli investigatori italiani non hanno ancora avuto accesso all’auto oggetto della sparatoria, e questo la dice lunga sulla credibilità di questa cosiddetta “commissione d’inchiesta”. Fatto sta che ora si parla di “mediazioni” fra il nostro governo e quello statunitense. Il solito pasticcio all’italiana…
Per quanto riguarda il calderone iracheno, un dato interessante comunque è emerso, e andrebbe tenuto in considerazione quando si fa la macabra conta dei morti fra le fila delle truppe statunitensi: secondo il sottosegretario alla Difesa David Chu, il quale ha recentemente testimoniato di fronte alla commissione senatoriale sui servizi armati, vi sono circa 30.000 militari in servizio attivo e 11.000 presso la Guardia Nazionale e la Riserva che non sono cittadini statunitensi. Ma proprio per il fatto di servire nelle forze armate, lo diverranno presto, molto prima dei nove mesi normalmente necessari: per loro basteranno 60 giorni.
Inquietanti le voci che giungono dalla striscia di Gaza, presso il valico di Rafah con l’Egitto: secondo il centro palestinese per i diritti umani, le forze di occupazione militari effettuano il controllo tramite un apparecchio sospettato di emettere dosi rilevanti di radioattvità con il rischio di provocare casi di tumore. L’apparecchiatura, utilizzata per lo screening di coloro che varcano il confine, è da mesi oggetto di proteste da parte di organizzazioni per la difesa dei diritti umani, dopo che molte persone sottoposte al controllo hanno lamentato strani sintomi. L’uso dell’apparecchiatura era stato sospeso dalle autorità di occupazione a causa delle proteste, ma alcuni giorni or sono è stato rimesso in funzione.
Per finire, ecco qualcosa che pagherei per veder succedere anche a certi saccenti di casa nostra: un noto giornale polacco ha intervistato l’astronomo Aleksander Wolczczan in merito a un nuovo pianeta da lui scoperto. Nell’intervista gli è stato chiesto cosa pensasse del fenomeno UFO, e lui ha risposto che erano tutte assurdità, che non credeva a quel genere di storie. Quando però sul frontespizio del quotidiano è stata stampata la foto che lo ritraeva, ecco che proprio nella porzione di cielo sopra la sua testa compare qualcosa che sembrerebbe un classico UFO.
Forse gli extraterrestri hanno il senso dell’umorismo…