Ultim’ora CETA: l’europarlamento boccia ricorso alla Corte di Giustizia Europea
Aggiornato alle ore 21.00 (elenco dei votanti in fondo all’articolo)
Protesta contro il CETA a Bruxelles, mentre i rappresentanti di UE e Canada siglavano l'intesa, il 20 ottobre scorso (Francois Lenoir/Reuters – fonte)
CETA: l’europarlamento boccia ricorso alla Corte di Giustizia Europea
Stop TTIP Italia: “Fatto grave e preoccupante. Mettiamo gli eurodeputati sotto pressione e chiediamo conto delle loro azioni”
Con 419 voti contrari e 258 favorevoli, il Parlamento europeo ha da poco bocciato la proposta di far esprimere la Corte di Giustizia Europea sulla compatibilità del CETA, l’Accordo di libero scambio tra Canada e Unione Europea in via di ratifica, con i Trattati Europei.
Dopo aver impedito all’aula di discuterne poco più di due giorni fa, una netta maggioranza di eurodeputati, tra cui molti italiani, ha oggi respinto una richiesta trasversale di parere istituzionale promossa da 84 europarlamentari la settimana scorsa.
“Un fatto grave e preoccupante” sottolinea Monica Di Sisto, portavoce della Campagna Stop TTIP Italia. “Dopo aver messo il bavaglio a una discussione democratica alcuni giorni fa, oggi il Presidente Schultz ha messo in votazione la risoluzione impedendo agli eurodeputati di poter motivare il proprio voto. La risoluzione di oggi, se fosse stata approvata, avrebbe permesso di avere il parere autorevole della Corte di Giustizia Europea sul fatto che il CETA non metta in discussione il diritto comunitario. Volevano impedire ai Parlamenti nazionali di esprimersi, ora stanno mettendo il bavaglio al Parlamento Europeo. L’approvazione del CETA non deve avere ostacoli democratici, per il Partito Popolare Europeo e i Socialdemocratici. Molti parlamentari hanno votato a favore di un dibattito contro l’indicazione dei loro partiti e questo dimostra che le nostre argomentazioni sono convincenti. La maggioranza a Strasburgo sta correndo per quello: per evitare che siano sempre di più quelli che si rendono conto del grave errore che stanno facendo nel sostenere il Ceta“.
“Stanotte il gruppo dei Socialdemocratici si è spaccato sull’approvazione della risoluzione” precisa Elena Mazzoni, tra i coordinatori della Campagna Stop TTIP Italia. “Per questo si è impedito un dibattito chiaro e approfondito anche oggi. Ci sono stati 419 eurodeputati che hanno scelto di dare priorità all’interesse commerciale piuttosto che al diritto comunitario, come Campagna Stop TTIP Italia pubblicheremo i loro nomi e i cognomi, così da permettere agli elettori di chiedere conto del voto dato e della loro posizione sul CETA. Ora, fino al 14 dicembre giorno della ratifica finale, mettiamoli sotto pressione”.
La campagna Stop TTIP Italia invita a rilanciare e a diffondere l’iniziativa “Adotta un Europarlamentare”, con l’obiettivo di fare pressioni sugli eurodeputati in vista della ratifica finale del CETA prevista a Strasburgo per il 14 dicembre. In particolare su chi, nella giornata di oggi, ha scelto di non sostenere la necessaria richiesta di chiarezza sul CETA.
I nomi di chi ha votato contro la richiesta di parere della Corte di Giustizia Europea:
ECR: Raffaele FITTO, Remo SERNAGIOTTO
PPE: Lorenzo CESA, Salvatore CICU, Alberto CIRIO, Herbert DORFMANN, Lara COMI, Elisabetta GARDINI, Fulvio MARTUSCIELLO, Stefano MAULLU, Alessandra MUSSOLINI, Aldo PATRICIELLO, Salvatore Domenico POGLIESE, Massimiliano SALINI, Antonio TAJANI
S&D: Simona BONAFE’, Mercedes BRESSO, Caterina CHINNICI, Silvia COSTA, Nicola DANTI, Isabella DE MONTE, Michela GIUFFRIDA, Roberto GUALTIERI, Cécile KYENGE, Luigi MORGANO, Alessia MOSCA, Massimo PAOLUCCI, Giuseppina PICIERNO, Gianni PITTELLA, David SASSOLI, Patrizia TOIA, Flavio ZANONATO, Damiano ZOFFOLI
L’elenco completo dei votanti e di chi ha sostenuto la risoluzione (+), chi l’ha bocciata (-) e chi si è astenuto si scarica a questo link, a pagina 5, risoluzione 1220/2016
Fonte: stop-ttip-italia.net
Aggiungiamo la composizione dell'Europarlamento:
PPE Gruppo del Partito popolare europeo (comprende Forza Italia, UDC, NCD) |
216 eurodep. |
S&D Gruppo dell'alleanza progressista dei Socialisti e democratici (comprende il PD) |
188 eurodep. |
ECR Gruppo dei Conservatori e dei riformisti europei | 74 eurodep. |
ALDE Gruppo dell'Alleanza dei Democratici e dei Liberali | 69 eurodep. |
GUE Gruppoconfederale della Sinistra Unitaria europ./Sinistra verde nordica (comprende AltraEuropa) |
52 eurodep. |
Verts/ALE Gruppo Verde/Alleanza Libera europea | 50 eurodep. |
EFDD Gruppo Europa delle Libertà e della Democrazia diretta (comprende i 5Stelle) |
44 eurodep. |
ENF Gruppo delle Nazioni e della Libertà (comprende la Lega Nord) |
39 eurodep. |
Non iscritti | 18 eurodep. |
Una notizia in controtendenza rispetto alla politica annunciata invece dal futuro presidente USA Donald Trump, che nel programma dei primi 100 giorni di governo ha inserito lo stralcio della Trans Pacific Partnership, che insieme al TTIP (per il quale sembra sempre più probabile un analogo destino) costituiva uno degli strumenti di egemonia statunitense nel mondo, per la creazione di un unico ordine economico globale (ne parlavamo estesamente qui: https://www.nexusedizioni.it/it/CT/ttip-e-tpp-strumenti-di-dominio-statunitense-281).
Come riporta il quotidiano Il Nord del 22 novembre:
Il Presidente statunitense eletto Donald Trump ha annunciato l'abbandono dell'ambizioso trattato di libero scambio internazionale Trans-Pacific Partnership (Tpp), misura che sarà applicata "dal primo giorno di mandato". Il Tpp, già siglato da 12 stati del Pacifico, avrebbe creato una zona di libero scambio tra membri che, insieme, comprendono il 40 per cento dell'economia mondiale. L'annuncio ha avuto ripercussioni nelle cancellerie di diversi stati asiatici firmatari, in particolare Giappone, Vietnam e Malaysia, che dal trattato avrebbero tratto grandi vantaggi economici. E ora la Cina, che osteggiava il progetto statunitense interpretandolo come ingerenza nella propria area d'influenza, ha l'occasione di subentrare agli Stati Uniti spingendo il proprio trattato di libero scambio Regional Comprehensive Economic Partnership (RCEP), concentrato nella medesima area. Trump nel contempo ha illustrato la nuova strategia americana che sarà basata unocamente su accordi bilaterali tra stati, rispettando prima di tutto gli interessi americani.
Oltre alle ripercussioni di alcuni governi sostenitori del trattato di cooperazione commerciale ratificato dall'amministrazione Obama, sul cui modello si sarebbe dovuto plasmare il TTIP, Simone Pieranni sul Manifesto del 23 novembre (ieri) segnalava come i governi di Vietnam, Singapore e Malesia abbiano già richiesto alla Cina di costruire un'alternativa, che sarebbe proprio la Regional Comprehensive Economic Partnership, per la quale Pechino ha annunciato di voler «arrivare presto a dei risultati con i negoziati». Una rivincita per il gigante asiatico, contro cui lo stesso TPP era stato ideato. [Redazione]