Misteriose anomalie attinenti alla geologia e alla posizione del nostro satellite lunare danno sostegno alle teorie secondo cui la nostra Luna sia stata svuotata da intelligenze aliene e trasportata in orbita attorno alla Terra.
di Jim Marrs © 1997-2010
Nonostante sei visite annunciate da parte di astronauti statunitensi fra il 1969 e il 1972, per gli scienziati la Luna rimane un enigma, la cui soluzione potrebbe indicare un aspetto alieno del nostro familiare satellite.
Il Dr. Robert Jastrow, primo presidente della Commissione per l’Esplorazione Lunare della NASA, ha definito la Luna “la Stele di Rosetta dei pianeti”.(1) Gli scienziati avevano confidato nel fatto che studiando la composizione della Luna avrebbero risolto alcuni dei misteri inerenti alla formazione del nostro pianeta e del sistema solare. Ad ogni modo, dopo sei allunaggi, lo scrittore scientifico Earl Ubell ha dichiarato:
“…la Stele di Rosetta lunare resta un mistero. La Luna è più complicata di quanto chiunque avesse previsto; non si tratta semplicemente di una palla da biliardo congelata nello spazio e nel tempo, come avevano ritenuto numerosi scienziati. Alcuni quesiti fondamentali hanno trovato risposta, tuttavia le rocce e le registrazioni procurate dalle missioni Apollo hanno prodotto una gran quantità di misteri, alcuni dei quali tali da togliere il fiato.” (2)
Rocce lunari, vapori acquei e sismi lunari
Fra i misteri tali da “togliere il fiato”, o anomalie, come da definizione degli scienziati, vi è il fatto che la Luna risulta di gran lunga più antica di quanto immaginato in precedenza, forse persino più vecchia della Terra e del Sole. Esaminando tracce bruciate dai raggi cosmici in rocce lunari, gli scienziati le hanno datate in quanto risalenti a miliardi di anni fa, alcune a 4.5 miliardi di anni – di gran lunga più antiche della Terra nonché “antiche quasi quanto il sistema solare”. (3)
La Luna ha almeno tre distinti strati di roccia. Contrariamente alla nozione secondo cui gli oggetti più pesanti vanno verso il fondo, le rocce più pesanti si trovano in superficie; sussiste altresì una definita disparità nella distribuzione dei minerali.
Ubell ha posto il seguente quesito:
“Se la Terra e la Luna furono create nel medesimo arco temporale, l’una vicino all’altra, come mai un corpo [la Terra] ha tutto il ferro e l’altro [la Luna] non ne ha molto? Le differenze suggeriscono che la Terra e la Luna si formarono l’una lontano dall’altra, un concetto che incespica nell’incapacità degli astrofisici di spiegare con precisione in che modo la Luna sia diventata un satellite della Terra.” (4)
La Luna è estremamente arida e non sembra aver avuto acqua in quantitativi rilevanti. Nessuna delle rocce lunari, indipendentemente dal luogo di reperimento, conteneva acqua allo stato libero oppure molecole d’acqua legate nei minerali. Pur tuttavia, gli astronauti dell’Apollo 16 hanno scovato rocce lunari contenenti frammenti di ferro arrugginito. Dato che l’ossidazione richiede ossigeno e idrogeno allo stato libero, tale ruggine indica che da qualche parte sulla Luna deve esserci acqua.
Inoltre, in data 7 marzo 1971, alcuni strumenti lasciati dalle missioni Apollo hanno inviato alla Terra un segnale indicante che un “vento” d’acqua aveva attraversato la superficie lunare. (5) Dato che sulla superficie lunare priva d’aria qualsiasi massa d’acqua evapora e si comporta come il vento sulla Terra, il quesito è diventato: dove ha avuto origine quest’acqua? Le eruzioni della nube di vapore si sono protratte per 14 ore e hanno interessato un’area di 100 miglia quadrate, inducendo i fisici della Rice University Dr. John Freeman, Jr, e Dr. H. Ken Hills a dichiarare l’evento “una delle più stimolanti scoperte a tutt’oggi” indicanti presenza d’acqua all’interno della Luna. (6) I due fisici hanno affermato che il vapore acqueo proveniva dalle profondità interne della Luna, apparentemente rilasciato durante un sisma. Alcuni funzionari della NASA hanno presentato una spiegazione più banale e discutibile, ipotizzando che due serbatoi relativi alle fasi di discesa delle missioni Apollo e contenenti fra 60 e 100 libbre [27 e 45 kg] d’acqua si siano rotti a causa delle sollecitazioni, liberando il loro contenuto.
Freeman e Hills hanno respinto tale spiegazione, sottolineando che i due serbatoi – appartenenti alle missioni Apollo 12 e 14 – si trovavano a una distanza di circa 180 chilometri, nondimeno il vapore acqueo è stato individuato con il medesimo flusso presso entrambi i siti anche se gli strumenti erano orientati in direzioni opposte. Gli scettici hanno altresì comprensibilmente contestato le probabilità che due distinti serbatoi si siano rotti simultaneamente nonché il processo secondo cui una quantità talmente esigua d’acqua abbia potuto produrre 100 miglia quadrate di vapore.
Le rocce lunari si sono rivelate magnetizzate – non abbastanza da attrarre una graffetta, ma pur sempre magnetiche. Tuttavia sulla Luna non esiste alcun campo magnetico. Da dove, dunque, derivava il magnetismo?
Anche la presenza di maria [mari lunari], ovvero vasti mari di liscia roccia fusa solidificata, rappresentava un mistero. Questi maria indicano nientemeno che una vasta effusione lavica avvenuta in qualche remoto periodo. Attualmente si è avuta conferma che alcuni crateri lunari sono di origine interna, tuttavia non vi sono indizi che la Luna sia mai stata sufficientemente calda da produrre eruzioni vulcaniche. Un altro enigma riguarda il fatto che quasi tutti i maria – nella misura di quattro quinti – si trovano sull’emisfero lunare rivolto verso la Terra. Alcuni maria contrassegnano il lato opposto della Luna, spesso erroneamente definito “lato oscuro”; tuttavia il lato opposto ospita molti più crateri e aree montuose. Rispetto al resto della Luna, i maria sono relativamente privi di crateri, a indicare che i crateri sono stati ricoperti dal flusso lavico.
Al mistero si aggiungono i mascon: estese, dense masse circolari situate a 20-40 miglia [32,2-64,4 km] sotto il centro dei maria lunari. I mascon sono stati scoperti poiché la loro densità distorceva le orbite dei nostri velivoli spaziali che volavano sopra di essi o nelle vicinanze. Uno scienziato ha avanzato l’ipotesi che i mascon siano pesanti meteoriti ferrosi precipitati nella Luna mentre questa si trovava in una fase soffice di formazione. Tale teoria è stata scartata, in quanto i meteoriti impattano a una velocità talmente elevata che si sarebbero vaporizzati al contatto. Un’altra banale spiegazione è che i mascon non siano altro che caverne riempite di lava. Sembrerebbe che i mascon siano enormi oggetti di forma discoidale, forse di costruzione artificiale. Risulta improbabile che grandi dischi circolari situati direttamente sotto il centro dei maria come un gigantesco oblò si siano formati per caso o per una coincidenza.
Sopra: mappa topografica della Luna dalla sonda Clementine (lato visibile/nascosto)
Immagine dell’altimetria laser di Clementine (scuro = basso) (Fonte: Lunar and Planetary Institute)
Sopra: mappa topografica della Luna dalla sonda Clementine (est/ovest)
Immagine dell’altimetria laser di Clementine (scuro = basso) (Fonte: Lunar and Planetary Institute)
Fra il 1969 e il 1977 le attrezzature sismografiche delle missioni Apollo registrarono sino a 3.000 “lunamoti” in ciascun anno di operatività. Le vibrazioni erano in massima parte di lieve entità e provocate da impatti di meteoriti o dalla caduta di razzi vettori. Tuttavia vennero individuati numerosi altri sismi nelle profondità interne della Luna. Dato che in massima parte i sismi si verificano quando la Luna si trova nel punto più vicino alla Terra, si ritiene che tali scricchiolii interni siano causati dall’attrazione gravitazionale del nostro pianeta.
Nel 1958, nel cratere lunare Alphonsus, si verificò un evento che mise in discussione la nozione che tutta l’attività sismica interna sia dovuta semplicemente ad assestamento di rocce. Nel novembre di quell’anno l’astronomo Nikolay A. Kozyrev, in forza al Crimean Astrophysical Observatory, sbigottì la comunità scientifica fotografando la prima eruzione gassosa documentata sulla Luna, nei pressi del picco del cratere; Kozyrev attribuì il fenomeno alla fuoriuscita di gas fluorescenti. Egli individuò anche la caratteristica luminescenza rossastra dei composti del carbonio, che “sembrò spostarsi e scomparire dopo un’ora”.(7) Vari scienziati rifiutarono di accettare le scoperte di Kozyrev sino a quando, nel 1963, alcuni astronomi del Lowell Observatory osservarono luminescenze rossastre sulle creste di dorsali nella regione di Aristarchus. A distanza di qualche giorno, due osservatori distinti riportarono luci colorate sulla Luna, protrattesi per oltre un’ora.
All’interno della Luna, inerte sotto il profilo vulcanico, stava accadendo qualcosa. Di qualunque cosa si tratti, accade nello stesso modo e nello stesso momento. Man mano che la Luna si avvicina alla Terra, segnali sismici provenienti da diverse stazioni sulla superficie lunare rilevano identiche vibrazioni. Accettare tale movimento come un fenomeno naturale è alquanto arduo. Ad esempio, una lamiera di scafo artificiale rotta potrebbe spostarsi esattamente nello stesso modo ogniqualvolta la Luna transita vicino alla Terra.
La teoria della Luna Cava
Esistono riscontri a sostegno dell’eventualità che la Luna sia cava. Studi sulle rocce lunari rivelano che l’interno del satellite differisce dal mantello terrestre secondo modalità indicanti un nucleo assai esiguo, o addirittura inesistente.
Nel 1962 lo scienziato della NASA Dr. Gordon MacDonald dichiarò:
“Se si riducono i dati astronomici, si rileva che tali dati esigono che l’interno della Luna sia meno denso delle parti esterne. Invero, sembra che la Luna sia una sfera cava piuttosto che omogenea.” (8)
L’astronauta dell’Apollo 14 Dr. Edgar Mitchell, pur schernendo l’eventualità di una Luna cava, ha nondimeno ammesso che, dal momento che i materiali più pesanti si trovano in superficie, è del tutto possibile che all’interno del satellite esistano caverne gigantesche. (9)
Il Dr. Sean C. Solomon del MIT ha scritto:
“Gli esperimenti del Lunar Orbiter hanno ampiamente affinato le nostre conoscenze inerenti al campo gravitazionale lunare… indicando l’allarmante eventualità che la luna sia cava.” (10)
Perché “allarmante”? Il significato lo ha delineato nel 1966 l’astronomo Carl Sagan nella sua opera a più mani dal titolo Intelligent Life in the Universe:
“Un satellite naturale non può essere un oggetto cavo.” (11)
I riscontri più sorprendenti a sostegno dell’eventualità che la Luna sia cava giunsero il 20 novembre 1969, allorquando l’equipaggio dell’Apollo 12, una volta tornato al modulo di comando, inviò lo stadio di risalita del modulo lunare (LM) a schiantarsi sulla Luna, creando un lunamoto artificiale. L’LM impattò la superficie a circa 40 miglia di distanza dal sito di allunaggio dell’Apollo 12, dove le ultra-sensibili attrezzature sismografiche registrarono qualcosa di sbalorditivo e inatteso: la Luna riverberò come una campana per oltre un’ora. L’onda della vibrazione impiegò quasi otto minuti per raggiungere il picco, quindi diminuì di intensità.
In occasione di una conferenza stampa tenutasi quel giorno Maurice Ewing, uno dei co-direttori dell’esperimento sismico, riferì ai giornalisti che gli scienziati non riuscivano a spiegare il tintinnio.
“Quanto al suo significato, al momento opterei per non avanzare alcuna interpretazione. Tuttavia, è come se qualcuno avesse colpito una campana, diciamo, nella cella campanaria di una chiesa, un singolo colpo, per poi rilevare che il riverbero derivante si è protratto per 30 minuti.” (12)
In seguito si determinò che vibrazioni di minore intensità perdurarono per oltre un’ora.
Il fenomeno si ripeté allorquando, tramite un comando radio, si inviò a schiantarsi sulla Luna il terzo stadio dell’Apollo 13, che impattò con l’equivalente di 11 tonnellate di TNT. Secondo la NASA, questa volta la Luna “reagì come un gong”. (13) Anche se le attrezzature sismografiche si trovavano a oltre 108 miglia di distanza dal sito dell’impatto, le registrazioni indicarono che i riverberi perdurarono per 3 ore e 20 minuti e viaggiarono a una profondità di 22-25 miglia [35,42-40,25 km]. Studi successivi inerenti a impatti prodotti dall’uomo sulla Luna diedero risultati analoghi. Dopo un impatto, la Luna riverberò per quattro ore.
Tale tintinnio, unito al problema della densità sulla Luna, rafforza la nozione di una luna cava. Gli scienziati speravano di registrare l’impatto di una meteora abbastanza grande da inviare – e ricevere indietro – onde d’urto sino al nucleo della Luna, e in tal modo dirimere la questione. L’opportunità capitò il 13 maggio 1972, quando una grande meteora impattò la Luna con una forza equivalente a 200 tonnellate di TNT, inviando onde d’urto nelle profondità del satellite. Gli scienziati rimasero sconcertati dalla scoperta che non si produsse alcuna onda d’urto di ritorno, a conferma del fatto che il nucleo della Luna, o la sua assenza, ha qualcosa di inconsueto.
Secondo alcune citazioni, lo scienziato lunare Dr. Farouk El-Baz ha affermato:
“Si sospetta che sotto la superficie della Luna esistano numerose caverne non ancora scoperte. Sul satellite si sono condotti vari esperimenti finalizzati a verificare se di fatto tali caverne esistessero.” (14)
I risultati di tali esperimenti non sono stati divulgati al pubblico.
A quanto pare la Luna ha un involucro esterno coriaceo e un interno esile o inesistente. L’involucro della Luna contiene minerali densi quali il titanio, utilizzato sulla Terra per la costruzione di velivoli e veicoli spaziali. Molti ricordano di aver osservato in televisione i nostri astronauti mentre tentavano invano di perforare la crosta dei maria lunari: le loro trivelle appositamente progettate riuscivano a penetrare solo di alcuni pollici.
L’enigma della coriacea superficie lunare è stato complicato dalla scoperta di quelli che sembravano metalli lavorati. Alcuni esperti sono rimasti sorpresi di trovare rocce lunari contenenti, oltre a titanio quasi puro, anfibolo, ottone e mica. Secondo l’Argonne National Laboratory, nelle rocce lunari sono stati reperiti uranio-236 e nettunio-237, elementi mai trovati in precedenza in natura. Mentre si cerca ancora di spiegare la presenza di questi materiali, gli scienziati sono rimasti ulteriormente sconcertati nell’apprendere la presenza di particelle di ferro a prova di ruggine in un campione di suolo prelevato nel Mare della Crisi. Nel 1976, la Associated Press riferì che i Sovietici avevano annunciato la scoperta di particelle di ferro che “non arrugginiscono” in campioni riportati sulla Terra nel 1970 da una missione lunare priva di equipaggio. (15) In natura non si conosce ferro che non arrugginisca, un materiale la cui produzione esula dalle attuali prerogative tecnologiche della Terra.
Teorie sulle origini della Luna
Senza dubbio il più grande mistero relativo alla nostra Luna riguarda il modo in cui si è inizialmente posizionata dove si trova attualmente. Prima delle missioni Apollo, secondo una seria teoria relativa alle sue origini la Luna si era staccata dalla Terra eoni fa. Anche se nessuno era in grado di stabilire con sicurezza il luogo della Terra in cui il satellite aveva avuto origine, molti ipotizzavano che il distacco di materiale spiegasse l’enorme incavo che sulla Terra forma l’Oceano Pacifico. Ad ogni modo, tale nozione venne abbandonata quando si scoprì che fra la composizione del nostro mondo e quella della Luna vi è scarsa similarità.
Una teoria più recente prevedeva che la Luna si fosse formata da detriti spaziali rimasti dalla creazione della Terra. Tale concetto si è dimostrato insostenibile alla luce dell’attuale teoria gravitazionale, indicante che un corpo di grandi dimensioni accumula tutto il materiale disperso, senza lasciarne alcuno utile alla formazione di un altro corpo. Attualmente è opinione comunemente accettata che la Luna abbia avuto origine altrove e sia penetrata nel campo gravitazionale terrestre in qualche momento del remoto passato.
A questo punto le teorie divergono: una sostiene che originariamente la Luna fosse un pianeta che entrò in collisione con la Terra, creando detriti che si combinarono sino a formare, per l’appunto, la Luna; l’altra teoria asserisce che la Luna, mentre vagava per il nostro sistema solare, venne catturata e trascinata in orbita dalla gravità della Terra. Nessuna delle due teorie è convincente in virtù della mancanza di qualsiasi riscontro a sostegno delle ipotesi, in quanto né la Luna né la Terra sembrano aver subìto frantumazioni a causa di un remoto incontro ravvicinato. Nello spazio non sono presenti detriti indicanti una passata collisione, né sembra che la Terra e la Luna si siano sviluppate nel medesimo arco temporale.
Sopra: rappresentazione artistica di un impatto della Terra con un corpo planetario che avrebbe potuto generare la nostra Luna (Foto: NASA; fonte).
Quanto alla teoria della “cattura”, persino lo scienziato Isaac Asimov, celebre per le sue opere di fantascienza, ha scritto:
“È troppo grande per essere stata catturata dalla Terra. Le probabilità che una tale cattura sia avvenuta e che la Luna abbia quindi intrapreso un’orbita quasi circolare attorno alla Terra sono troppo esigue per rendere credibile una tale eventualità.” (16)
Asimov aveva ragione a tenere in considerazione l’orbita lunare: non solo si tratta di un cerchio quasi perfetto; l’orbita è stazionaria, un lato rivolto sempre verso la Terra, con variazioni minime. A quanto ne sappiamo, si tratta dell’unico satellite naturale provvisto di un’orbita di tal genere. Tale orbita circolare è quanto mai bizzarra, considerando che il centro della massa lunare si trova oltre un miglio più vicino alla Terra rispetto al suo centro geometrico. Questo aspetto da solo dovrebbe determinare un’orbita instabile e traballante, allo stesso modo in cui una palla con massa fuori centro non rotolerebbe seguendo una linea retta. Inoltre, quasi tutti gli altri satelliti del nostro sistema solare orbitano nel piano dell’equatore del pianeta di riferimento. Non la Luna, la cui orbita si trova stranamente più vicina all’orbita della Terra attorno al Sole ovvero inclinata di oltre cinque gradi rispetto all’eclittica della Terra. Aggiungete a tutto questo il fatto che il rigonfiamento della Luna, situato sul lato lontano dalla Terra – a negare la nozione che sia stato provocato dall’attrazione gravitazionale terrestre – determina un mondo fuori equilibrio.
Sembra impossibile che un corpo talmente bizzarro rientri naturalmente in tale precisa orbita circolare. Si tratta di un affascinante rompicapo, come espresso dallo scrittore scientifico William Roy Shelton:
“Va ricordato che qualcosa deve aver attratto la Luna vicino o presso l’attuale schema circolare attorno alla Terra. Proprio come un velivolo Apollo che gira attorno alla Terra ogni 90 minuti a 100 miglia [161 km] di altitudine per permanere in orbita deve mantenere una velocità pari a circa 18.000 miglia [28.980 km] all’ora, così qualcosa deve aver impresso alla Luna l’esatta velocità necessaria per il suo peso e la sua altitudine.
Il punto – di rado considerato allorquando si prende in esame l’origine della Luna – è che risulta estremamente improbabile che qualsivoglia oggetto si imbatta per caso proprio nell’esatta combinazione di fattori necessaria a permanere in orbita. Qualcosa deve aver sospinto la Luna verso la sua altitudine, la sua traiettoria e la sua velocità. Il quesito è: cos’era questo ‘qualcosa’?” (17)
Se si considera la precisa orbita stazionaria della Luna come una mera coincidenza, altra coincidenza è forse il fatto che la Luna si trovi all’esatta distanza dalla Terra utile a oscurare completamente il Sole durante un’eclissi? Anche se il diametro della Luna è di sole 2.160 miglia [3.477,6 km] rispetto alle gigantesche 864.000 miglia [1.391.040 km] del Sole, nondimeno quando il nostro satellite transita fra il Sole e la Terra si trova nell’esatta posizione utile a oscurare tutto tranne la corona fiammeggiante del primo. Asimov spiegava:
“Non sussiste alcuna ragione astronomica in virtù della quale Luna e Sole debbano collimare talmente bene. Si tratta della più pura delle coincidenze, e fra tutti i pianeti solo la Terra gode di una situazione del genere.” (18)
Pura coincidenza? Come si spiegano questo e molti altri misteri della Luna?
Riscontri inerenti a una Luna Astronave
Nel luglio 1970, i due scienziati russi Mikhail Vasin e Alexander Shcherbakov pubblicarono sulla rivista sovietica Sputnik un articolo dal titolo “La Luna è una creazione intelligente?”. Costoro avanzavano la teoria che la Luna non sia un mondo interamente naturale, bensì un planetoide ricavato eoni fa nei remoti recessi dello spazio da esseri intelligenti provvisti di una tecnologia di gran lunga superiore alla nostra. Si utilizzarono enormi macchinari per fondere la roccia e formare grandi cavità all’interno della Luna, rigettando sulla superficie gli scarti fusi. Protetto da un involucro interno simile a uno scafo nonché da un involucro esterno ricostruito composto da scarti rocciosi metallici, questo gigantesco velivolo venne inviato attraverso il cosmo e infine parcheggiato in orbita attorno alla Terra. Nel loro articolo, Vasin e Shcherbakov scrissero:
“Abbandonando i tradizionali sentieri del ‘senso comune’, ci siamo inoltrati in quella che a prima vista sembra una fantasia sfrenata e irresponsabile. Tuttavia, quanto più a fondo ci addentriamo nelle informazioni raccolte dall’uomo sulla Luna, tanto più nutriamo la convinzione che non esiste un solo fatto che escluda la nostra ipotesi. Non solo questo, ma numerosi aspetti sinora considerati enigmi lunari sono spiegabili alla luce di questa inedita ipotesi.” (19)
Sopra: ricostruzione fantastica di una ipotetica 'astronave lunare'.
Per quanto stravagante possa inizialmente apparire la teoria della Luna Astronave, prendete in considerazione il modo in cui tale modello riconcilia tutti i misteri lunari. Tale teoria spiegherebbe come mai la Luna dia prova di essere assai più antica della Terra e forse persino del nostro sistema solare, nonché come mai all’interno del satellite esistono tre strati distinti, con i materiali più densi presenti nello strato esterno, esattamente come ci si aspetterebbe in merito allo “scafo” di un’astronave. Potrebbe altresì spiegare perché sulla superficie lunare non si è trovata alcuna traccia di acqua, pur esistendo riscontri di una sua presenza in profondità. Tale teoria spiegherebbe anche gli strani maria e mascon, forse residui dei macchinari impiegati per svuotare la Luna. La nozione di un satellite artificiale potrebbe spiegare i bizzarri, ritmici “lunamoti” come costruzioni artificiali che reagiscono allo stesso modo durante i periodi di sollecitazione indotta dall’attrazione terrestre. Inoltre, attrezzature artificiali sotto la superficie lunare potrebbero essere la fonte delle nubi di gas osservate.
Una “terraformazione” intelligente della Luna fornirebbe la soluzione alla diatriba fra gli scienziati propensi a “Luna calda” o “Luna fredda”: hanno ragione entrambi! In origine la Luna era un mondo freddo che venne trasformato in astronave tramite riscaldamento artificiale ed espulsione di ingenti quantitativi di materia interna.
Tale teoria potrebbe inoltre rendere conto delle apparenti contraddizioni inerenti alla questione della Luna cava. Se in origine la Luna era un mondo solido poi artificialmente svuotato, vi sarebbero riscontri di ambedue le fasi – esattamente quello di cui disponiamo grazie alle attuali conoscenze sul satellite.
Una Luna scavata artificialmente spiegherebbe come mai il satellite tintinna per ore come una campana a seguito di un impatto, nonché il motivo per cui in loco sono stati reperiti campioni di resistenti metalli refrattari quali titanio, cromo e zirconio, ferro “a prova di ruggine”, uranio-236 e nettunio-237.
Di fatto, la teoria della Luna Astronave potrebbe avvicinarsi più di qualunque altra a far quadrare le questioni relative all’origine e alla sorprendente orbita della Luna. Tuttavia non si contempla di prendere in considerazione tale tesi. La logica circolare della scienza moderna a riguardo delle origini della Luna procede più o meno come segue… Sappiamo che gli extraterrestri non esistono, ma sappiamo che la Luna esiste ed è stata menzionata nel corso di tutta la storia umana. Noi umani non l’abbiamo creata né collocata in orbita attorno alla Terra, quindi ciò deve essere stato compiuto da extraterrestri. Ma dato che sappiamo che questi ultimi non esistono, ci limiteremo a definirla un’anomalia e non proferiremo più verbo sulla questione a livello pubblico.
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L’autore:
Jim Marrs, del Texas, USA, è un insigne e premiato giornalista investigativo nonché autore di libri quali Crossfire, Alien Agenda, Rule by Secrecy, The War on Freedom, Inside Job, The Terror Conspiracy, Psi Spies e Above Top Secret. Nel corso degli anni Jim ha pubblicato svariati articoli su NEXUS e ha tenuto conferenze in occasione dei convegni di NEXUS, il più recente dei quali tenutosi nel Queensland, Australia, nel luglio 2010. Visitate il suo sito web, http://www.jimmarrs.com.
Il presente articolo è stato pubblicato per la prima volta in traduzione italiana su NEXUS New Times nr. 90 (febbraio – marzo 2011). Ogni ripubblicazione on line è gradita, previa citazione della fonte originaria cartacea e del link a questo post.
– Nota del Direttore [dell'edizione australiana]:
Il presente saggio, postato in data 14 settembre 2010 (http://www.disinfo.com/2010/09/who-parked-the-moon/), è stato pubblicato per la prima volta [nella versione originale in lingua inglese, ndr] in Above Top Secret (The Disinformation Co., 2008). Si basa sul capitolo uno di Alien Agenda (HarperCollins Publishers, 1997).
Note all'articolo:
- Jastrow, Robert, Red Giants and White Dwarfs, W. W. Norton & Co., Inc., New York, 1990, p. 115
- Ubell, Earl, “The Moon Is More of a Mystery Than Ever”, New York Times Magazine, 16 aprile 1972, p. 32
- Jastrow, op. cit., p. 108
- Ubell, op. cit.
- Ubell, op. cit., p. 50
- Wilford, John Noble, "Water Vapor Reported Found on Moon", New York Times, 16 ottobre 1971
- Kozyrev, Encyclopaedia Britannica, vol. 27, p. 546
- MacDonald, Dr. Gordon, Astronautics (rapporto), febbraio 1962, p. 225
- Commenti di Edgar Mitchell all’autore
- Solomon citato in Don Wilson, Secrets of Our Spaceship Moon, Dell Publishing Co., Inc., New York, 1979, p. 97
- Sagan citato in Wilson, op. cit., p. 94
- Ewing citato in Wilson, op. cit., pp. 101-102
- Wilson, op. cit., p. 104
- El-Baz citato in Wilson, op. cit., p. 107
- Wilson, op. cit., p. 124
- Asimov, citato in Wilson, op. cit., p. 85
- Shelton, William R., Winning the Moon, Little, Brown & Company, New York, 1970, p. 58
- Asimov, citato in Wilson, op. cit., p. 87
- Vasin e Shcherbakov citati in Wilson, op. cit., p. 61