Dunque il “Terrore” (sarà stato adeguatamente ricompensato colui che ha i diritti d’autore su questo indovinato slogan di marketing?) ha colpito ancora.
Gli attentati da un po’ di tempo si replicano tutti in fotocopia, seguendo fin nei minimi dettagli un format ormai collaudato. La standardizzazione degli eventi ne permette l’immediato riconoscimento e catalogazione da parte del pubblico, e l’esatta stima dell’impatto emotivo presso lo stesso, ma rischia di diventare ripetitiva.
Anche nel commentarli si rischia di ripetersi. Ma vale la pena di farlo ancora una volta.
Penso che sia il caso di iniziare riportando le parole del Ministro degli Esteri del Belgio, Didier Reynders che, solo 3 anni fa, mentre i fanatici jihadisti partivano a frotte dal Belgio con la benedizione del loro governo (e di chi controlla quel governo) per andare ad ingrossare le truppe mercenarie terroriste inviate a rovesciare Assad, rilasciava questo sobrio commento (26 Aprile 2013):
“Forse gli faremo un monumento come eroi di una rivoluzione”.
Un bel monumento ai tagliagole, con jambiya ed esplosivo in primo piano, in pieno centro storico di Bruxelles, magari di fianco al Putto, farebbe un figurone.
É importante sapere come (s)ragionano i governati dell’Europa, per provare a comprendere la situazione in cui ci troviamo.
(Per i curiosi: il fine diplomatico, novello Talleyrand, è ancora regolarmente al suo posto, pronto a crescere nuove generazioni di terroristi da inviare a fare rivoluzioni in giro per il Mondo. Le 72 vergini le offre già la loro religione, e lui, in aggiunta premio, ci mette il monumento e l’eterna riconoscenza del popolo belga.)
Lo scrittore belga di origini turche Bahar Kimyongür, interrogato sull’argomento, alla domanda specifica sulle responsabilità del Belgio, ha spiegato:
“Sì, certamente. Non è un caso che il Belgio ospiti l’8 maggio prossimo (2014) un incontro internazionale sui combattenti stranieri in Siria. Gli esperti europei di antiterrorismo (per questa geniale definizione rimando al mio intervento sul Saker riguardo alla Neolingua) sono unanimi: il Belgio ha il maggior numero di jihadisti in Siria in rapporto al numero di abitanti. Nei quartieri popolari di Bruxelles, di Vilvoorde o di Anversa, a forte presenza musulmana, la pressione esercitata dai gruppi religiosi radicali è particolarmente sensibile. Storicamente, l’Arabia Saudita ha il monopolio della formazione religiosa dei musulmani di lingua araba in Belgio”.
Penso che ogni ulteriore commento sia superfluo. Con una mano li armano, con l’altra si asciugano le lacrime.
Musulmani in preghiera nel quartiere arabo di Parigi. Ormai intere zone delle principali città europee sono fuori dal controllo delle autorità e diventano terreno fertile per arruolare futuri potenziali terroristi (con il tacito beneplacito delle intelligence europee, che si illudono di poter utilizzare questi fanatici per i propri fini geopolitici).
Non è però il caso di commettere l’errore di circoscrivere il discorso al solo Belgio.
Non è il Belgio che detta l’agenda della politica internazionale dell’Occidente e ne definisce le strategie. Non è il Belgio che ha imposto l’alleanza con i due Paesi massimi sponsor mondiali del terrorismo di matrice sunnita: la Turchia di Erdogan e l’Arabia Saudita.
Poche settimane fa Angela Merkel, il più importante politico d’Europa, è andata a prostrarsi da Erdogan in un umiliante vertice UE-Turchia.
Il fatto che il più importante politico dell’Europa di oggi coincida con il più incapace Cancelliere che la Germania abbia conosciuto dal Dopoguerra ad oggi spiega in che condizione di impotenza ci troviamo.
Siamo in completa balia degli eventi. Riempiamo di miliardi di Euro i burattinai del terrorismo wahhabita perchè blocchino il flusso dei profughi e questi ci ripagano mandandoci sempre più migranti, che ormai stanno trasformando intere città d’Europa in ingestibili suk arabi.
Ancora peggio della Merkel comunque è riuscito a fare Alvaro Vitali-Hollande, consegnando la Legion d’Onore al principe ereditario saudita Muhammad bin Nayef Al Saud, per… il suo impegno contro il terrorismo (!)
(Rispetto per Sophie Marceau – beniamina della nostra fanciullezza – che, pochi giorni dopo, ha rifiutato analoga onoreficenza in aperta polemica col suo governo e per non doverla condividere con un tale personaggio).
Per non parlare di Obama, che da 2 anni finge di combattere l’ISIS, e più lo combatte più l’ISIS si diffonde, dall’Iraq alla Siria, dall’Egitto alla Libia, fino a pochi chilometri dalle nostre coste.Quanto fosse poco credibile l’impegno americano contro l’ISIS lo ha dimostrato Putin, che con un sforzo minimoha capovolto le sorti della guerra in Siria ricacciando i terroristi dell’ISIS oltre la storica città di Palmira, riconquistata dalle truppe fedeli al Presidente Assad, grazie al supporto aereo russo, proprio domenica scorsa.
Obama, la Merkel, Hollande, gli sventurati governanti belgi. Una generazione di politici sfortunata, si dirà, non in grado di far fronte ad una situazione più grande di loro.
“Essere completamente creduloni fino all’idiozia è una delle gioie supreme della vita”
diceva Henry Miller.
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Non si tratta di una sola generazione di politici.
É molto difficile liberarsi dagli stereotipi che condizionano il nostro modo di percepire la realtà che ci circonda.
Descrivere un mondo musulmano laico e tollerante, dove l’istruzione dell’obbligo vigeva per tutti, maschi e femmine, dove i matrimoni combinati erano proibiti dalla legge, dove le ragazze potevano tranquillamente passeggiare per strada in gonna corta e l’uso del burqa era fortemente disincentivato, dove la possibilità di reintrodurre la Shari’ah era tanto probabile quanto lo è oggi da noi quella di reintrodurre la Legge del Taglione può sembrare un vano esercizio di fantasia.
Kabul, Afghanistan, 1978. Quella afgana era una società laica, moderna e socialista, ai tempi del governo filo-sovietico. Per contrastare tale governo gli americani armarono i feroci Mujaheddin che, giunti al potere, rimisero in vigore la Shari’ah, parificando le donne ad oggetti di proprietà prima dei padri, poi dei mariti.
Invece la maggior parte dei Paesi musulmani nel dopoguerra rispondeva proprio a questa descrizione.
E questo mondo è gradualmente scomparso proprio a causa degli interventi occidentali in Nord Africa e Medio Oriente, che hanno sistematicamente abbattuto i governi laici e democratici per sostituirli con dittature fondamentaliste.
Porto solo alcuni esempi, perchè la lista dei regime-change sarebbe tanto lunga da poterci scrivere per ore.
Mossadeq in IRAN [1], Nasser in EGITTO [2], Sukharto in INDONESIA [3], Ben Bella in ALGERIA [4], Nur Taraki in AFGHANISTAN [5], Said Barre in SOMALIA [6], Saddam Hussein in IRAQ, Gheddafi in LIBIA, Mubarak in EGITTO, Assad in SIRIA, rappresentano una lista simbolica e largamente incompleta di sovrani laici (alcuni degni di ammirazione, altri non certo stinchi di santo, ma questo è un’altro discorso) che gli americani e il loro tirapiedi europei hanno deposto, o tentato di deporre, per issare al potere al loro posto dittatori fanatici, musulmani integralisti.
Studentesse afgane negli Anni Settanta. Prima che l’intervento americano riportasse il Paese al Medioevo.
In compenso per questo insospettabile aiuto, i fondamentalisti wahhabiti, coloro che mettono le bombe nelle nostre città, sono sempre stati i migliori alleati degli USA in tutte le guerre americane in Medio Oriente (e non solo):
- Hanno combattuto per conto degli americani in Afghanistan contro l’URSS
- Hanno combattuto per conto degli americani in Cecenia contro la Russia
- Hanno combattuto accanto agli americani in Kosovo contro la Serbia
- Hanno combattuto accanto agli americani in Iraq contro Saddam
- Hanno combattuto per conto e poi accanto agli americani in Somalia contro Said Barre
- Hanno combattuto per conto degli americani in Algeria contro Ben Bella
- Hanno combattuto accanto agli americani in Libia contro Gheddafi
- Hanno combattuto per conto degli americani in Egitto contro Mubarak
- Stanno combattendo ora accanto ai sauditi in Yemen contro gli Huthi
- Stanno combattendo ora per conto degli americani in Siria contro Assad.
É possibile che coloro che ci vengono presentati dai nostri media come i nemici più terribili e oscuri dell’Occidente, per mezzo secolo abbiano preso parte ad ogni guerra dell’area in questione in qualità di fedeli alleati dell’Occidente?
Iran 1970. Quanto assomigliava ad un qualsiasi Paese dell’Europa meridionale! Americani ed inglesi provocarono prima la caduta del laico e moderato Mossadeq. Successivamente sempre gli americani e i francesi favorirono l’ascesa al potere dell’Ayatollah Khomeini. Salvo poi pentirsene e scagliargli contro il loro nuovo protetto Saddam Hussein. La guerra e l’Islam più radicale riportarono indietro le condizioni sociali della popolazione di secoli.
Non vi viene qualche dubbio? A me sì.
La verità è che il lungo torbido rapporto che lega a doppio filo la politica estera e militare americana, e dunque di rimorchio anche quella europea, e il terrorismo islamico ha origine più di 60 anni fa. Non si è mai interrotto, e anzi ha avuto un crescendo sempre più inquietante negli ultimi 25 anni, dopo la dissoluzione dell’URSS [7].
Non importa quali Frankenstein le cancellerie euro-atlantiche abbiano creato nei decenni passati (da Osama Bin Laden, inviato dagli USA ad armare i mujaheddin in Afghanistan, fino ad Al Qaeda e oggi all’ISIS) e quali tragici danni questi mostri abbiano provocato. Ogni nuova generazione politica dell’Occidente è sempre pronta a scatenare un Frenkenstein ancora più terribile.
Ora i casi sono due.
Il primo è che dal Dopoguerra ad oggi ci abbia governati una delle più grandi nidiate di imbecilli autolesionisti che la Storia umana abbia mai conosciuto, incapaci non solo di prevedere gli effetti disastrosi dei loro esperimenti da apprendisti stregoni, ma persino di imparare dai propri errori. Ripetuti. Sempre gli stessi errori e sempre in forma più grave.
Il secondo è che tutto fosse stato previsto e calcolato.
Che riportare al Medioevo l’aera del pianeta più ricca di risorse naturali, impedire che vi si insediassero governi stabili e intenzionati a migliorare le condizioni di vita dei propri popoli fosse la strategia migliore per impossessarsi proprio di quelle risorse.
Che soffiare sul fuoco del fondamentalismo religioso, procedere a ripetuti cambi di regime, sostenendo via via ogni nuovo tiranno contro quello appoggiato precedentemente [8] e mantenere la regione in uno stato di guerra permanente fossero le tattiche migliori per raggiungere questi fini.
Che anche gli attentati nel cuore dell’Europa siano un prezzo relativamente modesto ed accettabile per mantenere attivo il formidabile strumento del terrorismo di matrice sunnita. (Ammesso e non concesso che riguardo a questi attentati ce la raccontino giusta, perchè la puzza di bruciato si fa sempre più intensa, quasi insopportabile… ).
Egitto, 1960. Il governo laico di Nasser fu sempre osteggiato dagli americani, che lo ritenevano troppo vicino all’URSS. I Fratelli Musulmani e altri gruppi di islamisti fondamentalisti furono utilizzati dagli anglo-americani per indebolire il potere di Nasser.
Dispiace per le vittime innocenti delle stragi di Bruxelles, come è dispiaciuto per le vittime innocenti di Parigi e dispiace sempre per le vittime di ogni attentato che ormai quasi ogni giorno insanguina qualche angolo del pianeta, ma pensare di cavarsela confondendo ancora una volta causa ed effetto, versando qualche lacrima di circostanza e mettendo una bandierina colorata nella propria bacheca su facebook è inutile e a dir poco patetico.
Fino a quando gli USA e l’Europa definiranno le proprie politiche in base alle priorità delle banche, del capitale e delle élites imperialiste e guerrafondaie che ci hanno governati fino ad ora, fino a quando i nostri eserciti verranno mandati in “Missione di Pace” ad “Esportare Democrazia” nelle regioni ricche di petrolio, fino a quando i disgraziati ai quali bombardiamo le case saranno costretti ad ingrossare le file dei migranti fino a sconvolgere definitivamente l’assetto etnico-sociale europeo, fino a quando per fare il lavoro sporco in ogni guerra ci rivolgeremo agli stessi terroristi che insanguinano le nostre città (magari promettendogli anche un monumento al loro rientro), la situazione non potrà che peggiorare, e di bandierine in bacheca ne dovremo mettere sempre di più.
Note:
[1] Nel 1951 Mohammad Mossadeq arrivò al potere in Iran con un programma di governo teso a stabilire una democrazia laica e ad instaurare una monarchia costituzionale. La nazionalizzazione dell’industria iraniana degli idrocarburi, che privò momentaneamente l’Anglo-Iranian Oil Company e le Sette Sorelle americane del controllo sul petrolio iraniano, gli causarono l’ostilità aperta degli anglo-americani.
La CIA e il britannico SIS organizzarono un’operazione segreta per deporre Mosaddeq servendosi delle forze armate leali allo Scià. Partita dal Bazar di Teheran, una manifestazione organizzata dalle intelligence occidentali (una “rivoluzione colorata” ante litteram) fu rinforzata da reparti militari e carri armati che attaccarono la residenza di Mossadeq. Lo Scià rientrò quindi a Teheran, e Mossadeq, a seguito di un processo farsa, fu condannato a morte. Lo Scià commutò successivamente la condanna in esilio e arresti domiciliari perpetui.
La controversia con le compagnie petrolifere fu risolta nel 1954 a favore dell’Anglo-Iranian Oil Company e le Sette Sorelle americane.
[2] Il laico Nasser fu sempre fortemente osteggiato dagli anglo-americani a causa dei suoi legami con l’Unione Sovietica. Dopo la sconfitta nella Guerra dei Sei Giorni, nel 1967, Nasser perse rapidamente il potere. Nel 1970 il nuovo leader Sadat fu spinto dagli anglo-americani ad una progressiva apertura ai movimenti islamisti, per usarli per contrastare i movimenti studenteschi di sinistra.
[3] Nei primi anni Sessanta rimuovere il governo laico e socialista di Sukarno in Indonesia era una delle priorità strategiche anglo-americane in Asia. In un memorandum della CIA del 1962 è rivelata l’intenzione di “liquidare il Presidente Sukharno a seconda della situazione e delle opportunitа disponibili”
Nel 1966 il Presidente Sukharno fu costretto a firmare le dimissioni a favore del Generale Suharto.
Il Regime del Generale Suharto, appoggiandosi sugli elementi islamisti e per volontà dei protettori anglo-americani, si rese tristemente famoso per aver perseguitato con accanimento gli oppositori politici ed aver utilizzato sistematicamente l’esercito per mantenere il controllo delle regioni del paese in cui si sviluppavano movimenti dissidenti. Circa 2 milioni di sospetti comunisti furono brutalmente eliminati dal regime, che si rese responsabile anche dell’invasione di Timor Est.
[4] Gli islamisti radicali del FIS (Fronte Islamico di Salvezza) e il loro braccio armato, il GIA (Gruppo Islamico Armato) che presero il potere in Algeria nei primi Anni Novanta erano in gran parte ex-guerriglieri che gli americani avevano già utilizzato in funzione anti-sovietica in Afghanistan e poi in funzione anti-serba in Bosnia, ed erano dediti al terrorismo contro i funzionari civili, gli intellettuali laici e i giornalisti.
[5] Alla fine degli Anni 70, l’Afghanistan socialista di Nur Mohammed Taraki, sostenuto dall’Unione Sovietica, era un paese laico, dove le donne avevano il diritto di voto e vigeva l’istruzione dell’obbligo per tutti (comprese le ragazze).
Contro questo paese e il suo sistema politico gli USA finanziarono e armarono i feroci Mujaheddin (tra i quali un certo Osama Bin Laden, socio in affari del clan Bush.)
[6] Said Barre è stato Presidente della Somalia dal 1969 al 1991. Avversato dall’Occidente per aver scelto il modello socialista (nonostante questo in un’occasione, nel 1977, gli USA sostennero la Somalia nel conflitto con l’Etiopia per il controllo dell’Ogaden). Alla sua caduta il Paese piombò nel caos, in preda ai gruppi musulmani fondamentalisti e in stato di parziale disgregazione. Caos che non si è ancora risolto oggi, a 25 anni di distanza.
[7] L’URSS aveva sempre fatto da contrappeso alla scelta strategica USA di puntare sui fondamentalisti islamici per mantenere il controllo del Medio Oriente. Ancora oggi gli unici Paesi Musulmani dove vige una societа veramente laica e tollerante sono quelli nati dalla dissoluzione dell’URSS: Kazakistan, Uzbekistan, Kirgizistan ecc… Con la fine dell’URSS gli americani ebbero mano libera per procedere ad eliminare sistematicamente tutti gli ultimi regimi laici rimasti in Medio Oriente.
[8] Emblematica la sequenza dei cambi di regime nella regione Iran-Iraq-Siria. Prima gli americani appoggiarono lo Scià contro Mossadeq. Poi americani e francesi issarono al potere l’Ayatollah Khomeini al posto dello Sciа. Successivamente scatenarono Saddam Hussein contro Khomeini (la Guerra Iran-Iraq durò dal 1980 al 1988). Poi si servirono dell’aiuto di Assad contro Saddam Hussein. Infine armarono i terroristi sunniti nel tentativo di sbarazzarsi di Assad.
Titolo originale dell'articolo: Bruxelles: il terrore arriva da lontano – tratto da SakerItalia.it