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CI MANCANO SOLO I “BAMBINI-BOMBA” di Giorgio Mattiuzzo

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Forse qualcuno ha ancora negli occhi le immagini della povera ragazzina kuwaitiana che descriveva gli orrori perpetrati dai soldati iraqeni dopo che invasero il suo Paese. La storia dei neonati gettati fuori dalle incubatrici e lasciati morire sul pavimento. La storia era un falso, la povera piccola era la figlia dell'ambasciatore del Kuwait negli Stati Uniti. Ed il tutto era stato orchestrato dai due governi per ingraziarsi l'opinione pubblica ai tempi di Desert Storm, grazie ai servigi di una agenzia pubblicitaria. [1]
Più di recente va ricordata la storia della soldatessa Jessica Lynch, anch'essa ambientata in Iraq; il racconto di un soldato che stava invadendo un Paese, che è caduto in mano al nemico e che da questo è stato curato in ospedale è divenuto una gloriosa storia di valore e coraggio, con la soldatessa che, prima di arrendersi, ha sparato tutti i colpi che aveva nel caricatore, circondata dai cadaveri dei commilitoni ed alla fine, dopo essere stata “rapita”, è stata liberata dagli eroi delle forze speciali. Tutto falso: lo ha detto lei, di fronte ad una Commissione parlamentare. La stessa in cui un soldato americano in Afghanistan ha denunciato l'esercito per aver trasformato la morte del proprio fratello e compagno d'armi – ucciso dalla mitragliatrice del suo stesso reparto – in un atto di eroismo nella lotta al terrorismo. [2]

Come dimenticare poi la storia dei dieci che avrebbero dovuto essere dirottati e fatti saltare in aria …

… per mezzo di Gatorade e iPod? Era tutto falso, e i poveri disgraziati che sono stati arrestati ad uno ad uno – in silenzio – vengono rilasciati.

Poi c'è la storia di quei quattro ragazzotti di Miami accusati di voler far saltare in aria un grattacielo. Erano membri di una setta legata ad Al Qaeda, secondo l'Fbi. Peccato che loro fossero i fondatori ed unici membri della setta; che l'unico legame con Al Qaeda fosse un infiltrato dell'Fbi che disse loro di essere di Al Qaeda e che l'unica azione che misero in atto fu di riprendere alcuni edifici con una telecamera regalata loro dall'Fbi. [3]

Oppure la storia dei terroristi islamici che volevano allagare Wall Street deviando il corso del fiume Hudson. [4] Oppure quella dei terroristi islamici che volevano uccidere altri islamici.[5]

Le storie sono tante, e chissà di quante non conosciamo l'esistenza. Però ormai si comincia a vedere la stessa tecnica nelle notizie che ci arrivano dai mezzi di informazione. L'ultima in ordine di tempo è di quelle toste, di quelle che ogni esperto di marketing userebbe come ultima carta in momenti di vera difficoltà.

Afghanistan, 2007. Un bimbo di sei anni, il cui padre fa il fornaio in Pakistan e la madre lavora in un villaggio diverso dal suo, viene preso e circondato dai Talebani. E' molto spaventato. I Talebani gli fanno indossare un giubbotto e gli dicono di andare verso i soldati americani e, quando sarà loro vicino, di premere un pulsante, e così il soldati verranno ricoperti di fiori. Quando gli mettono il giubbotto addosso, il pargolo non sa cosa pensare, ma poi sente che è una bomba. Quando si rende conto che è una bomba, va verso i soldati Afghani, che evidentemente sono lì intorno, in cerca di aiuto, e timidamente rivolgendosi loro, dice: “Hey, mi aiutate? Qualcuno mi ha dato questo giubbotto e non so cosa ci sia dentro ma forse è qualcosa di cattivo”. [6]

E quando i militari scoprono cosa sta succedendo, iniziano i festeggiamenti per il piccolo eroe, cui viene dato cibo in quantità ed anche 60 dollari raccolti tra i presenti (e la paga media di un insegnante afghano è di 70 dollari al mese). La storia sta già facendo il giro del mondo. La storia non è verificabile, abbiamo solo i portavoce della forza militare americana che ci rassicurano che è tutto vero. E se lo dicono loro, ci fidiamo certamente.

La morale è che anche i bambini afghani sono una potenziale minaccia che va tenuta sotto controllo. Così sapremo che il prossimo bambino ucciso dagli occupanti sarà stato certamente un terrorista suicida.

Peraltro la notizia fa da sfondo anche per la lotta al terrorismo islamico di casa nostra. A Bibione, cittadina balneare dell'Adriatico, è stato ritrovato uno zaino contente materiale sospetto. Sono intervenuti gli artificieri ed hanno rinvenuto una falsa granata legata ad un pezzo di legno e con dei cavi elettrici che spuntavano. Lo zaino è stato notato perché al suo esterno c'era appiccicato – come se volesse farsi notare – un foglio, scritto naturalmente in un italiano “incerto”, in cui si minaccia l'Occidente, si biasimano le scostumate donne italiane e si accusano le forze militari italiane impegnate in Afghanistan e Iraq. [7]

Tanto per non dimenticarsi che i terroristi possono colpire ovunque, anche al cuore dell'Occidente. Anche a Bibione, Veneto.

NOTE
[1] La madre di tutte le bugie
[2] War vs. Democracy: Untold Stories from the Lynch / Tillman Hearing, PR Watch.org, 11/5/2007.
[3] Sears Tower Arrests: US Government Creates Another Al-Qaeda Cell, Prisonplanet.com, 23/6/2006.
[4] L'ultimo piano di Al Qaeda: "Volevano allagare Wall Street", Repubblica, 8/7/2006.
[5] [url=http://www.corriere.it/Primo_Piano/Esteri/2007/01_Gennaio/31/olimpio.shtml]GB, sventato sequestro con decapitazione, Corriere della Sera, 5/3/2007.
[6] The six-year-old suicide bomber 'sent by Taliban to blow up Americans', Daily Mail, 26/6/2007.
[7] Bibione: zainetto sospetto sulla spiaggia, dentro c'è una finta bomba a mano, Repubblica, 27/6/2007.

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