Si è giunti infine a smascherare la deliberata menzogna del riscaldamento globale antropogeno, architettata da alcuni fra i più eminenti scienziati a livello mondiale. Quando, in data 17 novembre 2009, un hacker si è introdotto in un computer utilizzato dall’Unità Ricerche Climatiche (CRU) della University of East Anglia – in cui è archiviato uno dei quattro set di dati mondiali riguardanti la temperatura globale – e ha quindi divulgato in Internet un file zippato da 61 megabyte contenente 160 MB di dati sul cambiamento climatico, l’esito ha posto la scienza, così come viene gestita nel ventunesimo secolo, sotto una luce assolutamente disdicevole. Invero, il controverso giornalista australiano Andrew Bolt ha etichettato l’imbroglio come “il più grande della scienza moderna”.1 Proprio così.
Il britannico Christopher Monckton, scrittore, consulente politico nonchè pari per diritto ereditario, si è spinto oltre, sino a etichettare gli scienziati implicati come piazzisti, profittatori e truffatori – “truffatori che hanno perpetrato i loro crimini a spese dei contribuenti britannici e statunitensi”.2 Monckton ha deferito gli scienziati al Garante britannico della Libertà di Informazione, inoltrando la richiesta di indagare sui loro reati e, qualora ritenuto opportuno, intentare giudizio.
Il CRU, costituito nel 1972, collabora con il Met Office Hadley Centre britannico nel fornire le informazioni sulla temperatura globale; ora è stato colto a promuovere intenzionalmente una menzogna. Fra le 1.079 mail e i 3.000 documenti scaricati dal computer del CRU, alcuni stilati da eminenti climatologi, si trovano palesi riscontri di cospirazione, collusione e distruzione potenzialmente illecita di informazioni imbarazzanti, nonché di un’organizzata opposizione alla divulgazione, ammissioni di pecche nelle loro argomentazioni e manipolazione dei dati.
In una email, in data 16 novembre 1999, il Professor Phil Jones, direttore del CRU, ha scritto: “Ho appena portato a termine lo stratagemma di Mike di aumentare le reali temperature a ciascuna serie per gli ultimi vent'anni (vale a dire dal 1981 in avanti) e dal 1961 quello di Keith per occultare il declino.”3, 4 Tale email conferma che i riscontri sono stati alterati a favore di un cambiamento climatico e riscaldamento globale di natura antropogena. Messo di fronte a tale dichiarazione, Jones ha negato di aver manipolato i dati, insistendo sul fatto che il suo commento è stato frainteso. Ha affermato di aver utilizzato il termine “stratagemma” per significare “una cosa astuta da farsi”. Da allora Jones non ricopre più l’incarico di direttore e al contempo è in atto un riesame indipendente delle asserzioni.
Altro soggetto coinvolto nello scandalo è il Dr. Kevin Trenberth, capo della sezione analisi climatiche del National Center for Atmospheric Research di Boulder, Colorado, USA. Centodue sue email sono state postate online. In una di queste, in data 12 ottobre 2009, Trenberth avrebbe scritto: “Il fatto è che al momento non siamo in grado di spiegare il mancato riscaldamento, il che ha del parodistico”5 – la chiara ammissione che il primo sostenitore del riscaldamento globale non disponeva di alcuna prova concreta a sostegno delle sue asserzioni. Quando, tuttavia, gli è stato chiesto di commentare la vicenda, ha di fatto asserito che l’hackeraggio si era verificato affinché gli scettici avessero l’opportunità di scardinare il consenso scientifico sui cambiamenti climatici di natura antropogena! Da che pulpito…
Le informazioni trapelate dal CRU non sono le uniche. In anni recenti sono emersi analoghi rapporti su metodologie non scientifiche adottate dalla NASA. Quando il critico del riscaldamento globale Stephen McIntyre ha rilevato gravi errori nei dati della temperatura del Goddard Institute for Space Studies (GISS) della NASA, con l’esito di scalzare la conclusione che fosse in atto il riscaldamento globale, alcuni seguaci di quest’ultimo hanno prontamente sottolineato che nel grande schema delle cose tale errore risultava comunque irrilevante.6
Tuttavia, il fisico dell’atmosfera Professor Fred Singer ha ricapitolato le reali conseguenze di tale errore: “Di recente presso il Goddard Institute for Space Studies della NASA si è verificata una modifica dei dati sulla storia del clima, la quale altera drasticamente il dibattito sul riscaldamento globale. Nondimeno, tutto questo è trapelato in assenza di qualsiasi annuncio ufficiale da parte del capo del GISS James Hansen ed è rimasto non segnalato sino a quando Steve McIntyre di Climate Audit non lo ha scoperto in data 11 agosto 2007.”7
Invero, laddove i sostenitori del riscaldamento globale antropogeno sono lesti a sfruttare qualsiasi anomalia atmosferica del cambiamento climatico quando si trovano di fronte alle critiche concernenti una metodologia non scientifica – se non una vera e propria frode scientifica – sono altrettanto lesti a sostenere di essere le vittime di un gigantesco complotto.
Al Gore e gli orsi polari
Il succo della questione è che il “consenso” sul riscaldamento globale verte sulla collusione fra scienza, politica e media nella diffusione di un mito moderno: la responsabilità del genere umano per il riscaldamento globale. Anche se fosse, in realtà la scienza non è stata in grado di provarlo.
La foto di due orsi polari abbarbicati a un iceberg in fase di scioglimento è diventata una delle immagini più durevoli di questa campagna, utilizzata dall’ex Vicepresidente statunitense Al Gore nel corso delle sue conferenze relative a Una Scomoda Verità per sottolineare il pericolo in cui già si trova il mondo. La giornalista Carole “C.J.” Williams ha riferito8 che la foto venne scattata nell’agosto 2004, a poca distanza dalla costa dell’Alaska, da Amanda Byrd, all’epoca studentessa di biologia marina. Come Amanda tiene a sottolineare, gli orsi non erano in pericolo, in quanto si trovavano davvero vicini alla costa (sono capaci di nuotare per 100 miglia). Invece che agli orsi, la studentessa era maggiormente interessata al “ghiaccio scolpito dal vento”. In seguito, però, l’immagine venne copiata da un altro membro del gruppo e quindi consegnata a Environment Canada, per poi essere adottata con entusiasmo dalla macchina della propaganda dei warmist (neologismo indicante i propugnatori del riscaldamento globale antropogeno, ndt) – capitanati da Al Gore, il quale dichiarò: “Il loro habitat si sta sciogliendo … meravigliosi animali, letteralmente estromessi dal pianeta.”9 In realtà, al momento della foto nessun orso polare si trovava in difficoltà.
Va detto che la situazione non è affatto così grave come Gore e compagnia pretendono che sia. Nel 2007, si segnalò che le calotte polari si stavano sciogliendo. Si stavano sciogliendo…tuttavia le cifre fornite dalla National Oceanic and Atmospheric Administration statunitense indicavano che a distanza di un anno quasi tutto il ghiaccio “perduto” si era ricostituito.10 Di conseguenza, i livelli di ghiaccio che si erano ridotti dai 13 milioni di chilometri quadrati nel gennaio 2007 ai soli 4 milioni nell’ottobre successivo, alcuni mesi più tardi avevano ripristinato le proprie condizioni originarie. In realtà, le cifre del 2008 indicavano che nella calotta Antartica vi era un terzo di ghiaccio in più rispetto alla media del periodo,11 una notizia che ha avuto una scarsissima eco.
Cristopher Horner, autore di The Politically Incorrect Guide to Global Warming and Environmentalism,12 sostiene che dietro la posizione di Al Gore c’è dell’altro, ovvero che tramite contatti personali con Gore e il Presidente Clinton, nonché con l’ampio sostegno del movimento ambientalista, la società energetica Enron era decisa a sfruttare la questione del riscaldamento globale per un ammontare pari a decine di miliardi di dollari. Secondo Horner, un fattore che ha contribuito al collasso della Enron è stata l’indisponibilità degli Stati Uniti a giocare questa rischiosa partita. Forse potrebbe essere una sorpresa apprendere che, nel 1997, il capo della Enron Ken Lay e l’amministratore delegato della British Petroleum (BP) John Browne tennero alcune riunioni alla Casa Bianca con il Vicepresidente Gore e il Presidente Clinton. La loro agenda prevedeva di garantire che gli USA si conformassero al Protocollo di Kyoto. Sì, avete letto giusto. la BP voleva che gli USA prendessero tale iniziativa. Per quale motivo? Tale ottemperanza al Protocollo avrebbe imposto rilevanti costi all’industria energetica statunitense e a tutti coloro che usano l’energia – un’assai consistente tassa occulta. Da tale tassa BP e Enron avrebbero ricavato miliardi, prelevati dalle tasche dei contribuenti statunitensi.
Quindi si potrebbe considerare Al Gore come colui che ha rivelato una verità che l’amministrazione Bush cercava di nascondere. Naturalmente, per lungo tempo il fatto che Bush non fosse disposto ad avallare e ad agire contro il riscaldamento globale venne considerato la prova che questo doveva essere reale! Quando si tratta di cambiamento climatico, Gore potrebbe risultare di gran lunga più mascalzone di Bush!
Il climatologo statunitense Dr. Robert Durrenberger ha dichiarato: “Al Gore mi ha indotto tornare in campo, costringendomi a riprendere le ricerche di climatologia. A causa delle informazioni erronee sul cambiamento climatico che Al Gore e il suo esercito stanno diffondendo, ho deciso che i veri climatologi devono aiutare il pubblico a comprendere la natura del problema.”13
Dove si trovano, dunque, i “veri climatologi”?
Scienziati critici sul consenso
In epoca medievale era opinione scientifica invalsa che la Terra fosse piatta. Al giorno d’oggi esiste il “consenso scientifico” che il riscaldamento globale sia reale. Tuttavia, per conseguire tale consenso vi sono stati attacchi personali, richieste di delegittimazione degli scettici, etc.
A quanto pare tali tattiche di prevaricazione erano necessarie per reggere la pretesa.
La bibbia del consenso sul riscaldamento globale è l’Assessment Report stilato dal Comitato Intergovernativo sul Cambiamento Climatico (IPCC), il quale nel 2007 ha dichiarato che, rispetto ai livelli del periodo 1980-99, entro il 2100 le temperature medie globali di superficie potrebbero aumentare fra gli 1.1°C e i 6.4°C.
Tuttavia, sul Wall Street Journal (12 giugno 1996) il Dr. Fred Seitz notava che già il Second Assessment Report: Climate Change 1995 (SAR) dell’IPCC dell’ONU presentava serie problematiche. Seitz scriveva: “Questo rapporto dell’IPCC, così come tutti gli altri, viene tenuto in alta considerazione in gran parte in quanto rivisto dai pari. Vale a dire che è stato esaminato, discusso, modificato e approvato da un gruppo internazionale di esperti. Questi scienziati hanno messo a repentaglio la propria reputazione. Nondimeno tale rapporto non è affatto quel che sembra – non si tratta della versione approvata dagli scienziati coinvolti, elencati sul frontespizio. In oltre sessant’anni di appartenenza alla comunità scientifica statunitense, compreso l’incarico di presidente tanto dell’Accademia Nazionale delle Scienze quanto della American Physical Society, non mi è mai capitato di vedere una corruzione del processo di revisione dei pari più inquietante di quella avvenuta nel contesto degli eventi che hanno prodotto il rapporto dell’IPCC in questione.”14
Un secondo, conciso documento dell’IPCC, dal titolo “Summary for Policymakers” (SPM), non coincideva con quanto dichiarato dalle centinaia di scienziati nel SAR. Seitz sosteneva che l’SPM travisava quello che gli scienziati avevano affermato, senza che costoro ne fossero a conoscenza o lo avallassero.
Il Professor Edward Wegman, incaricato di moderare il dibattito relativo al cosiddetto grafico a “bastone da hockey” – uno dei principali grafici utilizzati dai sostenitori del riscaldamento globale antropogenico – ha individuato 42 persone che pubblicavano assieme e inoltre effettuavano la revisione dei pari sulle reciproche produzioni documentali. In sintesi, si trattava di una piccola cabala, che contribuiva a far avanzare loro stessi e colleghi con la stessa mentalità.
Gli scienziati scettici sul riscaldamento globale antropogenico asseriscono che numerosi colleghi condividono il loro punto di vista, ma temono di parlarne in pubblico. Secondo il Dr. Nathan Paldor, scienziato dell’atmosfera, docente di meteorologia dinamica e oceanografia fisica presso l’Università Ebraica di Gerusalemme nonché autore di oltre una settantina di studi scientifici: “Molti miei colleghi che ho interpellato condividono questa posizione e mi informano sull’impossibilità di…rendere pubblico il proprio atteggiamento scettico presso media pubblici o scientifici”.15
Il Dr. William Gray, pioniere della scienza relativa alla previsione degli uragani stagionali, ne condivide la convinzione e ha sostenuto che gli esseri umani non sono responsabili del riscaldamento della Terra. Gray, da lungo tempo docente presso la Colorado State University, ha detto: “Stiamo facendo il lavaggio del cervello ai nostri bambini. Andranno a vedere il film di Al Gore e saranno rimpinzati di tutta questa roba. Ridicolo.” Gray non nega il fenomeno, tuttavia sostiene che il responsabile del riscaldamento globale, di cui ammette l’esistenza, è il ciclo naturale delle temperature delle acque oceaniche – connesso alla quantità di sale in esse presente. Ad ogni modo, ha detto, il medesimo ciclo comporta che ben presto avrà inizio un periodo di raffreddamento globale che si protrarrà per vari anni. “Fra una decina o quindicina d’anni riesamineremo tutta la vicenda e ci renderemo conto di quanto sia stata assurda. L’impatto umano sull’atmosfera è semplicemente troppo esiguo per produrre effetti sulle temperature globali.” Ha aggiunto che questa sua convinzione lo ha escluso dai circuiti della scienza convenzionale. “Mi inquieta il fatto che i miei colleghi scienziati non si pronuncino pubblicamente contro qualcosa di cui conoscono l’erroneità. Tuttavia sanno anche che se lo facessero non riceverebbero più sovvenzioni, di cui al sottoscritto non importa nulla.”16
Sfatato il grafico del “bastone da hockey”
La truffa del riscaldamento globale antropogeno verte essenzialmente sull’ottenimento di sovvenzioni governative, che a farne richiesta siano scienziati oppure dirigenti di aziende petrolifere. La principale tabella a sostegno della loro causa è il grafico a “bastone da hockey”, utilizzato dall’IPCC per propugnare la nozione e le modalità di aumento vertiginoso del fenomeno. Anche il grafico, comunque, è andato soggetto a manipolazione. Tale diagramma è stato incluso come dato di fatto nel Third Assessment Report: Climate Change 2001 (TAR) dell’IPCC dell’ONU ed è stato ampiamente divulgato a partire dalla pubblicazione del rapporto. La locuzione “bastone da hockey” fa riferimento alla forma complessiva del diagramma delle temperature nel corso dell’ultimo millennio; è stato prodotto modificando i dati delle temperature e le variabili, nonché generato da un algoritmo di computer. Tuttavia, un’approfondita analisi dei dati, l’algoritmo di Steve McIntyre e dell’esperto di economia ambientale Dr. Ross McKitrick hanno evidenziato nella creazione del grafico una condotta assai impropria e non scientifica.
Ad esempio, il diagramma “bastone da hockey” non riporta i ben noti periodi più caldi del Periodo Medievale Caldo (MWP) di circa un millennio fa; un’epoca in cui i Vichinghi abitarono e coltivarono in Groenlandia per secoli. Il diagramma inoltre non mostra la Piccola Era Glaciale, protrattasi dal 1350 al 1850 circa. La storia di quei periodi comprende nevicate a Parigi nel mese di luglio, feste del ghiaccio tenutesi a Londra, sul Tamigi ricoperto da una coltre di ghiaccio spessa centotrenta centimetri, gente che si spostava a piedi dalla Danimarca alla Svezia attraversando il Baltico ghiacciato, nonchè altri che si spostavano da Manhattan al New Jersey attraverso il porto di New York, anch’esso ghiacciato.
McIntyre e McKitrick hanno scoperto che l’algoritmo poteva produrre un grafico a forma di “bastone da hockey” in base a una tabella di numeri casuali. Non erano necessari dati delle temperature validi. E ciò appare a dir poco una magia…a dimostrazione del fatto che si tratta di menzogne, maledette menzogne e statistiche.
Analogamente, il 6 dicembre 2006 il geofisico Dr. David Deming della University of Oklahoma ha reso una significativa testimonianza dinanzi al Senato degli Stati Uniti, riferendo che nel 1995, intorno al periodo in cui un suo documento veniva pubblicato su Science, ricevette una email da un eminente ricercatore dei cambiamenti climatici, in cui si affermava: “Dobbiamo eliminare il Periodo Medievale Caldo.”17
La serie di memorandum trapelati dal CRU ha confermato che i warmist globali erano consapevoli dell’assenza del Periodo Medievale Caldo dal grafico, ma lo hanno tenuto deliberatamente nascosto – un metodo non scientifico al sommo grado.
Non dovrebbe dunque sorprendere che colleghi dell’esperto di economia ambientale Dennis Avery e del Professor Fred Singer abbiano esaminato il lavoro di oltre 500 scienziati e tratto la conclusione che l’esistenza del riscaldamento globale antropogeno risulta assai dubbia, affermando peraltro che un innalzamento della temperatura può di fatto rivelarsi un fenomeno positivo, dato che in passato repentini periodi freddi hanno ucciso il doppio di persone rispetto a quanto avvenuto in periodi caldi.
La petizione degli scettici sul riscaldamento globale
Quando si tratta di riscaldamento globale e cambiamento climatico, appare evidente che il bianco è nero e il nero sembra bianco. Nel 1998 il Dr. Arthur Robinson, direttore dell’Oregon Institute for Science and Medicine, ha postato la sua prima petizione degli scettici sul riscaldamento globale presso il sito web dell’istituto (www.oism.org). In ultima analisi ha ricevuto le firme di oltre 17.000 statunitensi laureati in materie scientifiche. Comunemente nota come la Oregon Petition, l’iniziativa è divenuta il contrappeso al mantra che recita “tutti gli scienziati concordano”, caro al popolo del cambiamento climatico antropogeno.
Alla fine del 2007, Robinson ha inviato una nuova copia della petizione ai firmatari originari, chiedendo loro di reclutare ulteriori scienziati competenti; attualmente la sua lista annovera all’incirca 31.500 scettici provvisti di competenze scientifiche, di cui oltre 9.000 titolari di dottorato. Si dà il caso che quasi 31.500 scettici corrispondano a dodici volte il numero, pari a 2.500, dei revisori scientifici che a detta dell’IPCC formano il consenso scientifico.
Nel maggio 2008, Robinson ha tenuto una conferenza stampa presso il National Press Club di Washington, DC, seguita da un pranzo ufficiale a Capitol Hill, al quale erano invitati membri del Congresso e relativi assistenti. Non sorprende che l’iniziativa sia andata quasi deserta.
Anche se la verità potrebbe non essere popolare, la petizione di Robinson ne afferma una: “Non esistono convincenti riscontri scientifici a riprova del fatto che le emissioni umane di anidride carbonica, metano o altri gas serra stiano provocando, o provocheranno nel prossimo futuro, un catastrofico riscaldamento dell’atmosfera e un dissesto del clima della Terra.”18 Punto e basta. Nessun convincente riscontro scientifico.
Il chimico dell’Oregon avverte che “nessun altro rilevante problema scientifico è mai stato fronteggiato nel modo in cui le Nazioni Unite hanno affrontato il riscaldamento globale”.19 Secondo Robinson, le Nazioni Unite hanno ospitato un grande raduno di scienziati e quindi un ristretto gruppo di “autori” ha compendiato le discussioni in un piano d’azione globale.
Tuttavia, ha aggiunto Robinson, le Nazioni Unite non hanno mai prodotto alcuna prova che gli esseri umani stiano riscaldando il clima; ha peraltro notato che il comitato dell’ONU sostiene che la CO2 è divenuta la colpevole “tramite il procedimento di esclusione” – nondimeno tale procedimento non è scientifico né ammissibile in tribunale.
La partita dei “permessi di emissione”
Quando si considerino i riscontri impiegati dai sostenitori del riscaldamento globale antropogeno, resta il fatto che sono ugualmente presenti riscontri a favore di nessun riscaldamento globale. Un esempio citato a favore del riscaldamento globale è un ben pubblicizzato rapporto del WWF in data 14 marzo 2005, in cui si sostiene che i “ghiacciai himalayani sono fra quelli che si ritirano più velocemente a causa degli effetti del riscaldamento globale”.
Tuttavia, il numero di settembre 2006 del Journal of Climate, rivista della American Meteorological Society, riportava che “sui monti himalayani i ghiacciai sono in crescita, disorientando gli allarmisti del riscaldamento globale che hanno di recente dichiarato che tali ghiacciai si stavano restringendo in virtù del suddetto fenomeno”.
Il 6 novembre 2001 la Reuters riportò che “il gruppo ambientalista Greenpeace ha affermato che a causa dei cambiamenti climatici, entro il 2015 la montagna più alta dell’Africa potrebbe perdere calotta ghiacciata e nevi perenni, minacciando di compromettere una già limitata fornitura d’acqua”. Tuttavia, in un articolo pubblicato sul numero del 23 novembre 2003 della rivista Nature si dichiarava che “quantunque si sia tentati di imputare la perdita dei ghiacci al riscaldamento globale, alcuni ricercatori ritengono che la responsabilità primaria vada con tutta probabilità ascritta alla deforestazione delle colline pedemontane”.
Di recente vi sono stati allarmi presagenti disastri poiché il riscaldamento globale antropogeno minaccia di far disciogliere gran parte del ghiaccio che ricopre la Groenlandia. Nondimeno, nel luglio 2007 alcuni ricercatori hanno riferito che all’incirca mezzo milione di anni fa la Groenlandia era di fatto verde, ricoperta di foreste.20 Di chi fu la colpa di quella tendenza al riscaldamento?
Il primo a identificare in modo cospicuo l’ambientalismo con una religione è stato lo scrittore e produttore cinematografico Michael Crichton; accadde in un discorso tenuto nel 2003,21 nondimeno da allora il mondo è andato avanti e ora gli aderenti a tale dottrina mantengono una ferrea presa sul mondo nel suo complesso.
L’aspetto triste della questione è che il problema del clima si è ridotto a un dibattito sulle emissioni umane di anidride carbonica, a sua volta ridottosi a un sistema di “permessi di emissione” nel cui contesto non si affronta il problema in modo serio, tuttavia i politici hanno escogitato il modo di tassare i maggiori inquinatori – spesso paesi sottosviluppati, le cui infrastrutture poggiano su macchinari di vecchia concezione e che, di conseguenza, inquinano.
Persino uno dei principali sostenitori del riscaldamento globale, il Dr. James Hansen – individuo implicato nel “Climagate” – è inorridito nel constatare che il problema viene ridotto al sistema dei “permessi di emissione”, e a ridosso del summit di Copenhagen 2009 sul cambiamento climatico nota: “In quel contesto venderanno indulgenze. I paesi industrializzati intendono fondamentalmente continuare sulla solita strada, quindi ci si attende che comprino indulgenze fornendo in cambio esigue somme di denaro ai paesi in via di sviluppo, nella forma di compensazioni e fondi di adattamento.”22
Il summit di Copenhagen ha avuto luogo affinché i politici potessero sfruttare questi “fatti” e annunciare una nuova forma di economia basata sul riscaldamento globale antropogeno, vale a dire “permessi di emissione”.
Ahimé, la fallacia della scienza sulla quale si intendeva basare questa nuova forma di economia è franata sotto i loro piedi a causa del “Climagate”, il che ha comportato che i politici internazionali hanno lasciato la capitale danese senza riuscire ad annunciare al mondo il loro giocattolo prediletto. A questo punto si pone un quesito: fino a quando il giocattolo verrà inserito nel campo della politica internazionale? Verrà rilanciato, o semplicemente abbandonato per spianare la strada a un nuovo giocattolo?
Note:
1. http://blogs.news.com.au/heraldsun/andrewbolt/
4. “Mike” è il climatologo Professor Michael E. Mann della Pennsylvania State University, che se ne venne fuori col famigerato grafico delle temperature a “Bastone da Hockey”; il “trucco della Natura” fa riferimento a un documento di Mann et al., pubblicato nel numero del 23 aprile 1998 della rivista Nature, che aggirò un problema relativo al modo in cui solitamente vengono illustrate le temperature; “Keith” è il dendroclimatologo Professor Keith Briffa, vicedirettore del CRU e autore principale di un documento chiave sui dati rilevati dagli anelli degli alberi nel numero del 12 febbraio 1998 di Nature.
7. http://tinyurl.com/3xwmdg
8. http://www.newswithviews.com/Williams/carole7.htm
11. http://tinyurl.com/y9gg59u
12. Horner, Christopher, The Politically Incorrect Guide to Global Warming and Environmentalism, Regnery Publishing, Inc., Washington, DC, 2007
13. http://tinyurl.com/yextbt2
14. http://www.sepp.org/Archive/controv/ipcccont/Item05.htm
15. http://tinyurl.com/ydkzsgm
16. http://tinyurl.com/ycd3gnz
17. http://epw.senate.gov/hearing_statements.cfm?id=266543
18. http://www.oism.org/pproject/
19. http://www.canadafreepress.com/index.php/article/3214
20. http://tinyurl.com/ybbolqo
21. http://tinyurl.com/yexhvov
22. http://tinyurl.com/yhpfsgm
(Articolo originariamente pubblicato su Nexus New Times di aprile-maggio 2010)