Sopra: l'autore nel dicembre '89 al Tempio di Poseidone, Capo Sounios (70 km a sud di Atene)
Non è casuale né “romantico” che, ad esempio, 柔道家 judo-ka (l’esperto di Ju-do) significhi letteralmente “la casa del judo”, dacché ka 家 sta per “casa”, quindi “abitazione” (dell’uomo). In altre parole: dalla solidità delle conoscenze basiche teorico-pratiche (tei sei 定勢) dipenderà l’eventualità di costruire col concorso del tempo la capienza, il peso e l’altezza della struttura dove abiterà l’essere dell’artista marziale, pur garantendo la sua stabilità. Se la base empirica e teorica è sufficientemente salda il viandante potrà costruire su di essa un edificio analogico di tre piani: fisico, mentale e spirituale. Ovvio: volontà sua e tanto di fortuna permettendo, “fortuna” che non è altro che karma कर्म: “azione” (yé 業 in cinese, gou in giapp.) intesa come il risultato o la reazione conseguenziale delle azioni compiute.
Quindi il lavoro esterno (fisico) inizia nella tappa di Shu, prosegue passando per Ha, per completarsi in Ri. Dacché c’è un lavoro esterno da farsi durante tutta la vita, l’esercitazione di un praticante non finisce quindi con Shu; nel wai kong c’è sempre qualcosa di nuovo da imparare o qualcos’altro di già saputo da mantenere o da perfezionare. Nel punto in cui Shu si conclude inizia Ha e al wai kong, che fin lì era preminentemente un fare fisico-imitativo (formativo), si aggiunge parallelamente la traccia di un secondo lavoro maggiormente vincolante, perché mentale: il nei kong. Proseguendo ad oltranza, wai e nei intrecceranno un rapporto di collaborazione psico-fisica risolutamente proporzionato. Verso la fine di Ha inizia un terzo percorso: Ri, indicante la dinamica più alta a cui può aspirare un essere umano: la realtà spirituale, fonte d’ogni creatività e quindi di massima libertà. Come risultato di un ben riuscito lavoro congiunto del wai (di valenza yin) e del nei kong (dinamica yang) si profilano le avvisaglie dello shen kong.
• Nella tappa di Shu 守 sotto l’istruzione di un retto insegnante l’apprendista marziale apprende, appunto; ma a dire il vero egli viene piuttosto plasmato dalle conoscenze degli esperti in materia. Tali conoscenze sono ciò che di oggettivo, d’impersonale, la generazione dei veterani tramanda alle nuove leve, costituendo di fatto la tradizione “orizzontale” o storica: il densho.
• Nella tappa di Ha 破il viandante interiorizza tali conoscenze, le fa sue: le comprende, divenendo così un maestro, un potenziale diffusore dell’insegnamento della scuola. Nondimeno la comprensione del lavoro esterno apre la possibilità al lavoro interiore, che se il praticante vuole, inizia proprio da qui.
• Nella tappa di Ri 離 il soggetto esteriorizza le nuove conoscenze che emergono dal suo estro. Diventa quindi un “rivelatore” dell’inedito, o se vogliamo dirlo con più garbo: un genuino artista. Ciò è segno che si è reso degno di accogliere in sé gli input della Memoria vivente: la Tradizione perenne o “verticale” che dimora nel reame spirituale; per cui egli scorge la verità sfolgorante delle cosiddette “esperienze wu”: la serie di satori 悟りche lo condurranno gradualmente alla realizzazione della propria Sopra-natura, ovverossia al kensho 見性.
Fonte: estratto dall'8° capitolo di Bu-do esoterico. La dimensione interiore delle Arti Marziali Orientali (Nexus Edizioni, 2018).
L’arte del Bu-do affonda le sue radici nelle filosofie orientali del taoismo e del buddhismo. La sua pratica inizia dal corpo (wai-kong: lavoro esterno) per poi equilibrare e potenziare la mente (nei-kong: lavoro interno) cosicché, agendo insieme, essi possano ridestare nell’umano la percezione del divino (shen-kong: lavoro spirituale).
L’uomo d’oggi, costretto ad una lotta impari contro materialismo e scientismo dilaganti, troverà giovamento nel rimettersi in marcia sulla strada meno battuta, l’ormai dimenticata Via interiore.
Roberto Daniel Villalba nasce a Buenos Aires nel 1950. Iniziato alla pratica dello yoga e delle arti marziali a 15 anni, nel 1969 ottiene la cintura nera 1° Dan di Judo. Nel 1971 raggiunge il 1° Dan di
Taekwon-Do. Ha iniziato ad insegnare Judo e TKD nel prestigioso Istituto Vecchio di Mar del Plata nel 1970. Nel 1974 viaggia negli USA per perfezionarsi nel Tang Su Do, stile di karate coreano, che nel 1977 introduce in Italia. Nel 1984 è promosso 1° Dan di Kendo. Nel 2009 gli viene conferito onorificamente l’8° Dan di TSD. Laureato in Filosofia Classica presso la Pontificia Università Lateranense, specializzato in Orientalismo e in Scienza delle Religioni, ha inoltre compiuto studi di Antropologia Archeologica presso l’Università Nazionale di Mar del Plata. Con la casa editrice Edizioni Mediterranee ha pubblicato due libri sul Tang Su Do (1991 e 1994).