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DALL’ALASKA ALLA CINA, LA STRADA PASSA PER IL DARFUR? di Massimo Mazzucco

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E' chiaro che non si può vivere pensando che ogni nuovo uragano o terremoto “è colpa dei militari americani”, ma alzi la mano chi non ha pensato almeno per un momento che il devastante terremoto che ha appena colpito la Cina non abbia nulla a che fare con loro. Specialmente a poca distanza dagli "strani" terremoti dell'Indiana, e ad un altrettanto sospetto uragano sul Myanmar, che ora sta ”obbligando” l'occidente ad un intervento umanitario del quale – per qualche strano motivo – i governanti locali sembrerebbero voler fare a meno. Per non parlare del famoso "tsunami " del 2004, il cui percorso stranamente "selettivo" rimane ancora un mistero irrisolto. E poi c'è sempre Katrina, a fare ombra su tutto.

Certo, scegliere di vivere all'interno di una logica del genere significa entrare in un incubo in cui tutti i parametri conosciuti non valgono più nulla, e qualunque ragionamento diventa possibile. Non farlo però significa procedere con il letale metodo deduttivo – quello della famosa “premessa intoccabile” – che ci metterebbe sullo stesso piano di coloro che dicono che l'idea di un autoattentato (nel 9/11) “è troppo grossa”, per cui concludono che “gli americani non possono essersi fatto da soli una cosa del genere“. Come ben sappiamo invece, non è l'idea ad essere ”troppo grossa”, ma il cervello di molte persone ad essere troppo piccolo per accettarla. ("Piccolo" non in senso offensivo, ma semplicemente limitativo: certe persone non riescono a concepirlo, e basta).

Cerchiamo quindi di non escludere nulla a priori, e restiamo fedeli al metodo analitico, lasciando che sia la valutazione dei fatti a dettare eventuali conclusioni, e non viceversa.

Di fatto, noi di HAARP sappiamo poco o nulla, ma quello che sappiamo è sufficiente a farci pensare che certi “interventi” sui fenomeni naturali siano ormai possibili, oltre che decisamente “desiderabili” da parte di una certa elite militare americana. Se c'è infatti un vantaggio, nella mentalità iper-pragmatica dei nostri amici d'oltreoceano, è l'assoluta mancanza di pudore nel dichiarare apertamente i loro desideri più reconditi: quello che noi europei nasconderemmo sotto dieci strati di bugie e di ipocrisia – come ad esempio il desiderio di poter controllare certi eventi metereologici – loro te lo dicono chiaramente in faccia, e te lo ritrovi pure, nero su bianco, in dozzine di documenti ufficiali.

Sono 40 anni che gli americani vorrebbero riuscire a modificare certe situazioni metereologiche, sono 40 anni che ci provano, e a questo punto solo un cieco di professione può voler escludere a priori che, almeno in parte, siano in grado di farlo.

Potere, ovviamente, non significa volere. Come dice la regola d'oro della penalistica americana, per stabilire le responsabilità di un delitto sono necessarie tre condizioni fondamentali: means, motive, and opportunity, ovvero i mezzi, la motivazione, e l'effettiva oppurtunità per compierlo. (Curiosamente, tutte e tre le condizioni mancavano a bin Laden, ma in questo caso la “ferrea logica” americana ha deciso di fare una storica eccezione. Ma questo è un altro discorso).

Torniamo invece ai nostri amici di HAARP: supponendo che i mezzi li abbiano, e che l'oppurtunità possano quindi crearla a piacimento, resta da stabilire la loro eventuale motivazione per voler compiere un gesto del genere in una situazione come quella attuale. Qui naturalmente le ipotesi si aprono a ventaglio, ma ve ne sono alcune che gridano più forte della altre per essere almeno prese in seria considerazione.

Non più di due settimane fa il Christian Science Monitor (*) pubblicava un interessante articolo, il cui titolo oggi suona particolarmente curioso:

"The only way to alter China's hand in Darfur. Shame won't work. But enlisting its self-interest can. (April 30, 2008)"

Ne riportiamo integralmente i primi paragrafi: "Genocide Olympics" branding is a waste of time that is being paid for with lives. The media loves a good street circus – this month, Jonathan Alter declared the Olympics "the world's last lever" to settle Darfur, as if TV stunts and Olympic ceremonies propel geopolitics. But Beijing's support for Sudan's Khartoum government won't be blunted by Western pressure. The West must constructively enlist China." "Etichettarle “Olimpiadi del genocidio” è solo una perdita di tempo, che viene pagata con vite umane. I media adorano le carnevalate – in questo mese Jonathan Alter ha definito le Olimpiadi “l'ultima arma” per risolvere il problema del Darfur, come se le boutades televisive o le cerimonie Olimpiche potessero determinare le questioni geopolitiche. Ma l'appoggio di Pechino per il governo sudanese di Khartoum non si lascia intimidire dalla pressione occidentale. Sta all'Occidente coinvolgere la Cina in maniera costruttiva. "

Per la maggioranza di noi, questo strano collegamento fra il Darfur e la Cina giunge inatteso. Ma è lo stesso articolo a spiegarne chiaramente i motivi, che qui riassumiamo.

I barbari di Khartoum – spiega l'articolo del CSM – alimentano l'odio razziale e incitano le milizie dei janjaweed verso quello che appare a tutti come un genocidio. Bisogna invece capire che ciò che motiva ed alimenta questo regime criminale non è di natura etnica, ma è il bisogno disperato della Cina di risorse energetiche, unito all'importanza strategica che i giacimenti petroliferi del Darfur rappresentano per la crescita economica della Cina.

Teniamo infatti presente che la Cina si è assicurata tutte le più importanti concessioni petrolifere del Darfur, mentre il presidente sudanese Omar al-Bashir finanzia proprio lo sterminio di quelle tribù che reclamano i diritti sulle zone del Sudan che nascondono i maggiori giacimenti petroliferi. In questo modo Khartoum toglie di mezzo una popolazione che crea notevoli problemi, mentre è in grado di spedire sempre maggiori quantità di petrolio verso la Cina.

Il semplice fatto che la Cina abbia investito miliardi di dollari nei nuovi impianti di estrazione e nei nuovi oleodotti – come, curiosamente, in nuove fabbriche di armamenti nel Sudan – rende semplicemente ridicolo il tentativo di ricatto morale da parte dell'Occidente attraverso i giochi olimpici.

La Cina inoltre fa parte del Consiglio di Sicurezza ONU, ed è quindi in grado di porre in qualunque momento il veto ad un intervento armato internazionale, restando del tutto tranquilla anche su quel fronte.

L'articolo del CSM prosegue analizzando nel dettaglio le dinamiche in corso, e le diverse possibilità per raggiungere una soluzione favorevole ad ambedue le parti. Ma è chiaro a questo punto che i cinesi abbiano, nell'intricata faccenda del Darfur, il coltello dalla parte del manico.

A tutto questo, aggiungiamo la recente notizia dell'improvvisa chiusura delle frontiere fra Sudan e Chad, e mettiamoci dei panni di un qualunque “Dottor Stranamore” di oggi, che abbia in mano la famosa “leva” di terremoti e uragani.

A mio parere, la situazione è tale che sarebbero sufficienti le sole “vibrazioni emotive” di questa persona a scatenare un terremoto devastante in qualche parte della Cina. "L'unico modo per mutare l'ingerenza della Cina nel Darfur. Umiliarli non serve, fare appello ai loro interessi sì."


Tratto da Luogocomune
 
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