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    Deviazioni pericolose

    formazione
    estremista sunnita (?) già responsabile del rapimento e
    dell’uccisone del povero
    Enzo Baldoni, rimangono da chiarire numerosi punti oscuri in merito
    agli eventi
    e alla cronologia con cui si è consumata questa ennesima
    barbarie1.


    Vi
    dirò che il giorno in cui furono diffuse queste immagini al
    telegiornale, ad
    amici e collaboratori espressi l’opinione che la morte di Baldoni era
    troppo
    funzionale e che purtroppo, anche se speravo con tutto il cuore di
    sbagliarmi,
    ben difficilmente lo avremmo rivisto ancora vivo. Malauguratamente
    avevo visto giusto.

    Innanzitutto
    le immagini: non riuscivo proprio a figurarmi dei guerriglieri
    iracheni che
    trovavano il tempo di confezionare un video “bucando” in croma-key uno
    strano,
    confuso logotipo con Kalashnikov e
    scritte in arabo sullo sfondo nero su
    cui è ripreso
    Baldoni. Insomma, pur se tecnicamente possibile, lo trovavo un elemento
    anomalo, a meno di non ascriverlo ad un gruppo non meglio identificato,
    per
    intenderci come quello responsabile della “decapitazione” di Nicholas Berg,
    direttamente o indirettamente legato a qualche oscura agenzia di
    intelligence
    impegnata in una serie di operazioni psicologiche, le famigerate
    PsyOps. Per
    rendersene conto, basta considerare la ridicola richiesta fatta al
    governo
    francese per la liberazione dei due giornalisti in ostaggio dei
    “terroristi”:

    l’abolizione entro 48 ore della legge che proibisce alle ragazze
    musulmane l’uso del velo nelle scuole di Francia. Dico, ma siamo
    impazziti? Chi
    vogliono prendere per i fondelli? È chiaramente un tentativo di
    polarizzare
    ancora di più l’attuale conflitto tra mondo cristiano e mondo
    musulmano, tra
    occidente e Islam, tirando in ballo proprio quei francesi che questa
    guerra
    all’Iraq l’hanno osteggiata sino all’ultimo. E i risultati già
    si vedono, o
    meglio si leggono, nei titoli che campeggiano su alcune testate
    nazionali, come
    “Contro il terrorismo non ci sono più rifugi” (La Stampa), dove Pierluigi
    Battista scrive che “L’impatto simbolico ed emotivo del rapimento dei
    due
    giornalisti francesi sgretola luoghi comuni e consuetudini mentali e
    costringe
    a rivedere molte interpretazioni su quanto sta accadendo in Iraq.
    Innanzitutto
    il coinvolgimento della Francia di Chirac, della
    nazione-simbolo del dissenso
    occidentale all’intervento militare angloamericano che ha spodestato Saddam
    Hussein
    recide il legame logico e fattuale tra i comportamenti
    dell’occidente
    in Iraq e quelli delle bande terroriste. Un monito, soprattutto per chi
    si
    illude che una scorciatoia di rientro di impianto "zapaterista" possa
    mettere al riparo dall’assalto dei signori del terrore.”

    La cosa sorprendente
    è che
    apparentemente la Francia sta prendendo molto sul serio tutta la
    questione, ma
    ritengo impossibile che i suoi servizi di intelligence non siano giunti
    a
    conclusioni analoghe alle mie: nel frattempo quelli italiani, forse
    sulla scia
    di clamorose rivelazioni su alcune anomalie relative al video e
    all’assassinio
    di Baldoni, ci fanno sapere di avere probabilmente identificato una
    decina dei
    terroristi responsabili. In altre parole, se emerge qualcosa di
    compromettente,
    deviare immediatamente altrove l’attenzione (come la curiosa
    coincidenza,
    emersa da qualche tempo in un documento,
    secondo la quale l’
    AGIP aveva in
    cantiere un progetto petrolifero in Iraq, della durata prevista di 23
    anni,
    avviato nell’aprile del 1997 a… Nassiriya!).

    Altro elemento a sostegno
    della mia ipotesi “PsyOps” è il fatto che ad essere presi di
    mira e spesso
    uccisi sono i giornalisti, persone che si trovano laggiù per
    raccontare e
    documentare cosa sta succedendo realmente, e quindi le più
    scomode per certi
    interessi costituiti che stanno manovrando dietro le quinte per
    mantenere
    l’Iraq nel caos, smantellandone le infrastrutture sociali anche col
    sistematico
    assassinio di docenti, professori universitari e scienziati, cosa che
    accade
    ormai regolarmente dalla “fine” del conflitto.

    E finito un conflitto, se
    ne prepara subito un altro: almeno, questo è quanto emergerebbe
    da un’inchiesta
    avviata nei confronti di Larry Franklin, un funzionario di medio
    livello che
    lavorava al Pentagono
    per conto del gruppo
    Wolfowitz-Feith-Luti-Shulsky,
    in base alla quale gli Stati Uniti stanno raggiungendo un punto critico
    verso
    una guerra contro l’Iran, nonché verso un attacco terroristico
    prefabbricato
    nei propri confini, una “Sorpresa d’Ottobre” da utilizzare poi come
    pretesto
    aggiuntivo per iniziare tale conflitto. Qualcuno, come Martin Sieff,
    suggerisce
    addirittura che il mese critico possa essere settembre, citando le
    dichiarazioni rilasciate il 18 agosto dal ministro della difesa
    iraniano,
    Ali Shamkhani, il
    quale ha avvertito che se i comandanti militari
    del suo paese avessero ritenuto che gli Stati Uniti avevano intenzione
    di
    attaccare l’Iran distruggendo i suoi impianti nucleari a Bushehr, o di
    rovesciare il suo governo teocratico, non sarebbero rimasti
    passivamente ad
    aspettare: avrebbero attaccato per primi.

    Insomma, per tutta una
    serie di ragioni tattiche e geopolitiche sulle quali ora non mi
    dilungo,
    sarebbe l’inizio della Terza Guerra Mondiale.

    Certo, è dura
    accettare la
    possibilità di essere trascinati in un’apocalisse da un
    presidente come Bush,
    che recentemente durante una cerimonia ha arricchito la sua collezione
    di
    strafalcioni dichiarando che la sua amministrazione “non
    smetterà mai di
    pensare a nuovi sistemi per danneggiare il nostro paese e il nostro
    popolo”.
    Ecco la frase incriminata:

    “I nostri nemici sono
    innovativi e pieni di risorse, ed anche noi; non smettono mai di
    pensare a
    nuovi sistemi per danneggiare il nostro paese e il nostro popolo, e
    neanche
    noi.”

    Per concludere, vi segnalo
    una delle più coinvolgenti e convincenti ricostruzioni sulla
    questione
    dell’attacco al Pentagono dell’11 settembre 2001 e il Boeing
    “mancante”: è
    tratta dal sito

    www.freedomunderground.org
    e
    necessita la conoscenza dell’inglese, ma l’impatto visivo e sonoro
    è davvero
    notevole.

    Potete scaricare il file qui.

    Chissà, magari domani
    ci
    sveglieremo e andando in edicola troveremo qualcosa del genere…

    Traduzione: BUSH SI DIMETTE – L’INCUBO
    È FINITO
    (Cheney inizia il periodo di detenzione)

    NOTE
    1)
    http://www.reporterassociati.org/index.php?option=news&task=viewarticle&sid=3346
    http://www.reporterassociati.org/index.php?option=news&task=viewarticle&sid=3379



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