Draghi (non) risponde sulla proprietà della moneta: l’euro è mio e lo controllo io
Direttamente dalla sede dell’Eurotower, sua “debitità” Mario Draghi risponde con una lettera all’Europarlamentare Marco Scurria che aveva chiesto chiarimenti circa l’appropriazione della moneta all’atto dell’emissione da parte della BCE. Una querelle iniziata più di un anno fa quando Scurria chiese a Olli Rehn in base a quale fonte giuridica all’Istituto di Francoforte sul Meno è concesso di indebitare all’origine tutto il sistema economico-finanziario dell’Eurozona, semplicemente prestando moneta creata dal nulla. A questa semplice domanda, ribadita con due interrogazioni parlamentari, il commissario europeo non seppe dare una risposta esauriente (prima risposta di Olli Rehn, seconda risposta di Olli Rehn), motivo per cui Scurria ha deciso di scrivere direttamente al Governatore della BCE, Mario Draghi.
Ad una domanda semplice il Governatore Draghi (già funzionario del Ministero del Tesoro quando questo sottoscrisse una serie di titoli derivati, già ospite di riguardo nel panfilo Britannia nel 1992 quando si pianificò la prima grande svendita degli assets strategici del popolo italiano alla finanza internazionale, già consulente della Goldman Sachs, già Governatore della Banca d’Italia) risponde con il solito linguaggio di legno, proprio dei tecnocrati internazionali.
Dopo aver ribadito – come se qualcuno l’avesse messo in dubbio! – che alla BCE è stato conferito, in base all’art 128 del Trattato del Funzionamento dell’Unione Europea, il compito di emettere le banconote in euro, Draghi dichiara che la credibilità della moneta unica europea dipende non solo dal corso legale (un pezzo di carta acquisisce valore non perché rappresenti un corrispettivo in metalli preziosi come l’oro, ma perché uno Stato ne garantisce il valore) ma anche dalla politica monetaria dell’Eurosistema (ovvero le scelte che aggregato delle banche centrali nazionali dei paesi che hanno adottato l’euro fanno) e dal valore a fronte delle passività dell’emittente. Su quest’ultimo punto vale la pena spendere due parole.
Con questa dichiarazione Draghi sostiene che il valore della moneta è garantito dal fatto che le banche d’emissione iscrivono nelle passività di bilancio la moneta che creano dal nulla. Ed è qui che casca l’asino. Iscrivere nelle poste passive di bilancio le monete immesse in circolazione era una prassi delle Banche Centrali quando non era in vigore il corso legale ma il Gold-Standard, ovvero quando il biglietto di banca rappresentava un valore corrispettivo in oro. La vecchia scritta “pagabili a vista al portatore” che leggevamo sulle vecchie lire, stava proprio ad indicare che il biglietto emesso dalla banca era convertibile in oro, una convertibilità fissata dagli accordi internazionali di Bretton Woods del 1944 in 35 dollari all’oncia. Fino al 15 Agosto del 1971 (data in cui Nixon dichiarò unilateralmente l’abolizione del Gold-Standard eliminando la convertibilità e imponendo il dollaro come moneta di riserva mondiale) le Banche Centrali emettevano monete-cambiali con cui si impegnavano a pagare con il corrispettivo in oro il portatore dei biglietti di banca, motivo per cui erano legittimate a iscrivere nelle poste passive la moneta emessa: emettevano una cambiale, una promessa di pagamento.
Nei tempi moderni, dove appunto esiste il corso legale della moneta e non ha più ragion d’essere la riserva aurea, iscrivere nelle passività un pezzo di carta che si cede in prestito e il cui valore nasce per convenzione significa letteralmente espropriare e indebitare il popolo del suo denaro. Questa è la grande contraddizione in cui cade Mario Draghi: se il valore è convenzionale perché la BCE lo iscrive nelle poste passive? Come fa ad iscrivere nelle poste passive qualcosa che cede a debito con relativo interesse, da cui ricava un attivo? Una domanda a cui probabilmente non avremo mai una risposta esauriente, perché è una truffa bella e buona. Ma andiamo avanti.
Draghi torna a parlare di passività e attività nei paragrafi successivi:
“Poiché l’Eurosistema non ha personalità giuridica, il Consiglio direttivo della BCE ha deciso che le passività associate al valore totale dei biglietti in euro emessi sono attribuite alla BCE e alle banche centrali nazionali in base allo schema di distribuzione delle banconote di cui alla Decisione BCE/2010/29 del 13 dicembre 2010 relativa all’emissione delle banconote in euro.”
“Alla luce di quanto detto, il ruolo della BCE e delle banche centrali nazionali quali emittenti dei biglietti in euro e quindi detentrici delle attività a fronte del valore degli stessi poggia su una salda base giuridica, in particolare sugli articoli 128 e 282, paragrafo 3, del TFUE e sull’articolo 16 dello Statuto del Sistema europeo di banche centrali e della BCE, nonché sulla Decisione BCE/2010/29.”
Come abbiamo visto, la BCE è nello stesso tempo – per decisione unilaterale del Consiglio direttivo composto da tutti i governatori delle Banche Centrali Nazionali dell’Eurosistema – detentrice delle passività e delle attività del valore riportato dai biglietti in euro. Il tutto sarebbe giustificato dall’art. 128 del TFUE (La Banca centrale europea ha il diritto esclusivo di autorizzare l’emissione di banconote in euro all’interno dell’Unione. La Banca centrale europea e le banche centrali nazionali possono emettere banconote. Le banconote emesse dalla Banca centrale europea e dalle banche centrali nazionali costituiscono le uniche banconote aventi corso legale nell’Unione) e dal paragrafo 3 dell’art. 282 (La Banca centrale europea ha personalità giuridica. Ha il diritto esclusivo di autorizzare l’emissione dell’euro. È indipendente nell’esercizio dei suoi poteri e nella gestione delle sue finanze. Le istituzioni, organi e organismi dell’Unione e i governi degli Stati membri rispettano tale indipendenza.)
È incredibile. Non solo Mario Draghi non ha risposto sulla proprietà della moneta, ma ha sostanzialmente dichiarato che siccome chi emette iscrive nelle poste passive di bilancio il valore monetario è proprietario del valore stesso, da cui scaturiscono le attività.
Biglietto a corso legale, emesso dalla Repubblica e non dalla Banca,
libero dal debito e senza riserva: la moneta del popolo.
Il problema è che si continua a trattare la moneta come fosse una merce, ma è in realtà solo e soltanto un simbolo che acquisisce valore esclusivamente dalla predisposizione dei cittadini che lavorano a scambiare moneta contro merce perché sanno che a loro volta potranno cedere moneta contro merce. Il valore è nel prodotto del lavoro umano, non nel simbolo. Appropriandosi con l’artificio della prassi bancaria in vigore dal 1694 (anno di fondazione della Banca Centrale d’Inghilterra) con il giochetto di iscrivere nelle passività un pezzo di carta senza alcun controvalore, il sistema bancario eurocratico codificato giuridicamente nella BCE si appropria del valore del denaro scaturente dal sudore umano. La BCE si dichiara debitrice della moneta che scrive nelle poste passive e creditrice di quella che rientra dal prestito corredato da interesse.
È un’assurdità che occorre comprendere e far comprendere, è ora che l’euro sia riconosciuto di proprietà dei popoli europei che sono creditori e non debitori dello stesso di fronte al sistema finanziario. Altrimenti non avremo un futuro differente dalla dittatura più feroce e subdola che l’umanità abbia mai conosciuto, quella del denaro: l’idolatria del nuovo millennio che provoca drammi umani, fame e suicidi.
Fonte: rapportoaureo.wordpress.com