L'articolo che falsifica uno dei pilastri portanti della celebre teoria ha come prima firma Pasquale Galianni e può essere visto a questo indirizzo: http://arxiv.org/abs/astro-ph/0409215 Di seguito la traduzione di un articolo che spiega in cosa consiste la scoperta di Galianni e dei suoi colleghi.
L'immagine che non svanirà
Solo in rarissime occasioni una singola immagine ha cambiato la direzione di una disciplina scientifica. Ma nel caso della galassia NGC 7319 e del quasar "in posizione errata" che ha davanti, il significato è ineludibile.
Foto: Jane C. Charlton (Penn State) et al., HST, ESA, NASA
Torniamo ad occuparci di un'immagine di cui abbiamo già discusso. Il primo ottobre 2004 la nostra Picture of the Day includeva una fotografia ad alta risoluzione della vicina galassia NGC 7319, ottenuta dall'Hubble Telescope. Di fronte al denso nucleo galattico si vede un quasar. L'ideologia prevalente non permette che un quasar occupi quella posizione e la sua presenza minaccia di sbriciolare una delle idee maggiormente care dell'astronomia istituzionale: il big bang.
La giustificazione del big bang si appoggia sostanzialmente su un'interpretazione di un fenomeno ben noto detto “redshift”. Il termine si riferisce allo spostamento verso il rosso nello spettro della radiazione proveniente dalle lontane galassie.
Molti anni fa, gli astronomi decisero che gli oggetti con quel redshift dovevano essere in allontanamento dall'osservatore, allungando in tal modo le proprie onde luminose. Questa “interpretazione Doppler” del redshift permise agli astronomi, basandosi sulle misure del redshift, di calcolare sia le velocità che le distanze degli oggetti. Da questi calcoli, alcune conclusioni discendono in maniera inevitabile. Se tutti gli oggetti con redshift si stanno allontanando, l'universo deve essere in espansione. Se l'universo si sta espandendo, l'espansione deve aver avuto un punto di partenza – un'esplosione inimmaginabile che ha prodotto un universo di galassie in allontanamento in ogni direzione dall'osservatore.
Il “Key Project” (progetto chiave) dello Hubble Space Telescope ha datato questo evento: 13,7 miliardi di anni fa. L'universo così concepito, non è sempre stato sempre così vecchio e grande. Un balzo improvviso alla sua dimensione ufficiale è avvenuto con la scoperta dei quasar, oggetti dotati del più grande redshift tra tutti quelli presenti in cielo. Si tratta di oggetti con spostamenti verso il rosso talmente grandi che la scala di misura degli astronomi li pone all'esterno dei confini stabiliti in precedenza. E per essere così distanti, devono essere molto più luminosi di qualsiasi oggetto finora noto.
Queste conclusioni, per stessa ammissione degli astronomi, sono inevitabili. E sono divenute la base della moderna cosmologia – la cosiddetta “Regina delle Scienze”.
Ci sono stati, comunque, dei dissidenti. L'astronomo Halton Arp, principale autorità in tema di galassie peculiari, mostrò prove che i quasar non sono oggetti straordinariamente brillanti posti ai limiti dell'universo. Sono invece fisicamente ed energeticamente connessi con le galassie a loro prossime. Arp affermò che l'universo non si sta espandendo e che non c'è mai stato nessun big bang. A causa del suo dissenso, ha perso il tempo al telescopio a lui riservato e, per continuare il suo lavoro, ha dovuto trasferirsi in Germania.
Mentre via, via, stiamo accumulando una visione ancora migliore dello spazio remoto, le prove contro il big bang continuano ad accumularsi. Quando si dispongono le galassie lontane in base alle loro distanze determinate col redshift, esse appaiono disporsi in linee dirette verso la Terra – le cosiddette “Dita di Dio”.
Galassie con redshift molto differenti ma per altri versi con forme similari aumentarono enormemente di dimensione al crescere del redshift. E si scoprì che quasi ogni galassia attiva possedeva in prossimità un numero di quasar superiore alla media.
Quindi arrivò la fotografia con l'Hubble (vedi sopra), presa il 3 ottobre 2003. L 'immagine mostrava una galassia (NGC 7319) nota per le sue dense nuvole che nascondono tutti gli oggetti al di là del suo nucleo. Di fronte al nucleo galattico c'è un quasar fortemente spostato verso il rosso. In effetti, stante le assunzioni predominanti, il redshift del quasar lo avrebbe posto 90 volte più distante da noi rispetto alla galassia retrostante.
Inoltre, come notato nella nostra precedente Picture of the Day, Arp e i suoi colleghi mostrarono che il quasar sta interagendo energeticamente con il materiale davanti alla galassia. La ricerca di Arp et al. che annunciava la scoperta può essere vista a: http://arxiv.org/abs/astro-ph/0409215
Pertanto le congetture standard sul redshift non funzionano: il redshift del quasar non può essere effetto di una “velocità di allontanamento” o di una “espansione dell'universo” – si tratta solo di una intrinseca e tuttora inspiegata qualità del quasar.
Ci si sarebbe aspettato che nella comunità astronomica le campane d'allarme si mettessero a suonare, infatti gran parte delle fondamenta si basano sulla presunta credibilità del suo punto di partenza teorico. Ma le reazioni sono andate dal nonchalance alla completa smentita. Le maggiori istituzioni scientifiche ci rassicurano che nella cosmologia moderna va tutto bene. Una pubblicazione scientifica dietro l'altra continua a trattare il big bang come se fosse un fatto acquisito.
Le relazioni pubbliche, nella comunità scientifica, non funzionano sempre in questo modo. Un quarto di secolo fa, quando l'astronomo più famoso d'America, Carl Sagan, pubblicò il suo libro, Cosmos, egli si espresse così sulla questione del redshift:
“Un irritante sospetto circola comunque tra alcuni astronomi, che non tutto fili liscio nella deduzione, tramite effetto Doppler del redshift delle galassie, che l'universo sia in espansione. L'astronomo Halton Arp ha individuato casi enigmatici e preoccupanti in cui una galassia e un quasar, o una coppia di galassie, pur essendo in apparente collegamento fisico esibiscono redshift molto diversi…”
Questo riconoscimento di Sagan mostra un candore che si ritrova raramente negli odierni trattati di astronomia. Continua Sagan, “Se Arp ha ragione, i meccanismi esotici proposti per spiegare la sorgente energetica dei quasar lontani – reazioni a catena di supernova, buchi neri supermassivi e simili – risulterebbero non necessari. I quasar non hanno bisogno di essere molto distanti. Ma qualche altro meccanismo esotico dovrà essere trovato per spiegarne il redshift. In ogni caso, qualcosa di molto strano sta succedendo nelle profondità spaziali.”
E' sorprendente constatare che, durante il quarto di secolo che ha seguito le parole di Sagan, in astronomia è andata progressivamente consolidandosi un'interpretazione ideologica, nonostante una crescente mole di dati avversi.
Le critiche indicano gli stanziamenti dei fondi di ricerca come causa principale. Recentemente, dozzine di scienziati, inclusi Halton Arp, Eric J. Lerner e Michael Ibison hanno firmato una lettera aperta alla comunità scientifica, argomentando che il dominio della teoria del big bang “si basa più sulle decisioni di ripartizione dei fondi che sul metodo scientifico.” Hanno scritto: “Oggi, praticamente tutte le risorse finanziarie e sperimentali in cosmologia sono dedicate a studi che si basano sul big bang. I fondi vengono solo da poche fonti e i comitati di peer-review che li controllano sono tutti in mano a sostenitori del big bang. Come risultato, il dominio del big bang in questo campo è divenuto auto sostenentesi, indipendentemente dalla validità scientifica della teoria.”
“Il sostenere solo i progetti rientranti nell'ambito del big bang compromette un elemento fondamentale del metodo scientifico – il continuo test della teoria tramite l'osservazione. Una tale restrizione rende impossibili la ricerca e la libera discussione...”
Questa immagine di un quasar ad alto redshift davanti ad una galassia opaca con basso redshift segna un punto di svolta per l'astronomia moderna. Se prevarrà l'ideologia, l'astronomia, come scienza, morirà; se i finanziamenti e le riviste si apriranno ai test empirici e alla messa in discussione dei postulati, morirà il big bang. Nel frattempo, la scienza deve aspettare ai bordi fino alla fine del gioco dei poteri politici.
di thunderbolts.com
(Tratto da www.disinformazione.it; traduzione di Stefano Pravato per www.disinformazione.it)