A seguito della pubblicazione dell’ultimo lavoro di Ivan Cavicchi “L’evidenza scientifica in medicina” (Nexus Edizioni), il portale Quotidiano Sanità ha ospitato numerosi commenti a riguardo, che hanno alimentato un vivace dibattito nel panorama della sanità italiana.Il filo conduttore di molti interventi si può ricondurre al carattere dogmatico assunto dalle evidenze scientifiche, che hanno dato della medicina una percezione sempre più distante dal paziente e per il cui approccio occorre un cambiamento radicale della comunicazione tra dottore e malato.
Questa tesi viene sostenuta da stimati medici come Maurizio Benato, che sostiene come lo studente di medicina sia costretto ad apprendere in maniera acritica i concetti chiave, che lo portano a pensare meccanicamente senza dare adito a riflessioni approfondite. Allo stesso modo Ornella Mancin denuncia come la medicina si sia evoluta negli ultimi quarant’anni senza prendere in considerazione il ruolo del medico, mentre Maria Teresa Iannone sottolinea la necessità di un cambiamento di approccio verso il paziente come punto di partenza per la ricostruzione del sistema sanitario moderno, tesi ribadita anche da Pietro Cavalli che come se non bastasse denuncia la contraddizione dell’Evidence-based Medicine, sottolineando come essa “da un lato si giova di un approccio scientifico, ma nello stesso tempo si erge a principio e verità metodologica praticamente assoluti.”
Infine, è di assoluto valore la testimonianza “da paziente” del saggista Stefano Mantegazza, che si dice convinto della bontà del lavoro di Ivan Cavicchi e della possibilità di mettere in discussione obiettivi e paradigmi da inquadrare nel contesto del singolo atto clinico.