Articolo di Jean-Paul Pougala (ex-scaricatore clandestino) Cameroon Voice Yaoundé, 8 marzo 2014
Come vincere una guerra combattendo secondo Sun Tzu? L’esempio della Russia in Crimea. Ecco come la Russia ha intrappolato l’occidente e recuperato la Crimea senza sparare un solo colpo.
Cosa ci viene insegnato nelle scuole di strategia militare? Accomodatevi, vi porterò in viaggio sui banchi di una scuola di strategia militare. Studieremo la crisi ucraina dal libro di strategia militare ampiamente utilizzato nell’addestramento dei militari russi e cinesi. Ma anche in alcune scuole del business. Questo libro è “l’arte della guerra” del pensatore e stratega militare cinese Sun Tzu (544-496 aC). L’idea centrale della strategia militare di Sun Tzu è utilizzare l’inganno per indurre il nemico a deporre le armi e arrendersi ancor prima di cominciare a combattere. In altre parole, per Sun Tzu il miglior stratega militare vince la guerra senza dover combattere, semplicemente usando trucchi, bluff, false informazioni diffuse in tempo per confondere il nemico, infondendo false speranze al nemico all’inizio delle ostilità, prima di disilluderlo completamente alla fine. Ora analizziamo il caso della crisi ucraina, come si fa nelle scuole militari. Useremo le 10 principali strategie raccomandate da Sun Tzu per vincere una guerra senza combattere, per sapere chi in Ucraina ha le migliori possibilità di vincere il braccio di ferro tra Stati Uniti d’America e Russia.
1- “Quando si può, fingere incapacità. Quando si agisce, fingere inattività. Quando si è vicini, fingere distanza. Quando si è lontani, fingere prossimità”. Quando s’identificano i piani del nemico da combattere, bisogna dare sempre l’impressione di agire contrariamente all’atteggiamento bellicoso atteso in tali circostanze. Quindi è necessario sapersi rendere invisibili nella controffensiva, cioè mentire e soprattutto non dare al nemico alcuna possibilità d’individuare le vere reazioni al suo intento bellicoso, è necessario fingere costantemente di non sapere. In questo caso, l’obiettivo degli occidentali è l’accordo di associazione tra l’Ucraina e l’Unione europea, raggiungendo l’obiettivo dell’adesione pura e semplice dell’Ucraina all’UE. Ma ancora più importante, fare aderire l’Ucraina alla NATO escludendo completamente la Russia e quindi non rinnovare il contratto di affitto della base navale di Sebastopoli, in Crimea, alla marina russa; cioè privare la Russia della possibilità di un intervento rapido nel Mediterraneo, in caso di guerra con la NATO, come le recenti operazioni d’intimidazione nei porti siriani, quando il presidente Hollande voleva bombardare il Paese e quando, caduto il presidente egiziano Mursi, gli Stati Uniti minacciarono di sanzionare i rifornimenti ai militari egiziani. Il Presidente Janukovich, l’uomo di Mosca che finse di non capire le conseguenze negative degli accordi di associazione, si fermò all’ultimo minuto. Ed è a questo punto che gli occidentali entrarono in gioco, inventando la rivoluzione popolare. Secondo la TV Euronews, nell’intercettazione tra il ministro degli Esteri estone Urmas Paet e Catherine Ashton, capo della diplomazia europea, gli 88 morti di piazza Indipendenza non sono opera del Presidente Janukovich, ma dei paramilitari dell’opposizione sponsorizzati dalla coalizione del governo attuale a Kiev, per assestare un colpo fatale alla presidenza ostile all’Unione Europea e alla NATO. Ma come ne siamo sicuri? Ecco cosa dice Euronews: “Uno o più cecchini che spararono sui manifestanti di Euromaïdan, stavano nella Banca d’Ucraina, dove gli investigatori di Kiev hanno scoperto i bossoli dei proiettili trovati nei corpi delle vittime. Sono gli stessi proiettili utilizzati per attaccare le forze della polizia antisommossa e gli oppositori“. In totale 88 morti. Prima di tutto, la Russia sapeva tutto quello che succedeva ma si finse invisibile, impercettibile, assente. E così rimase. Ciò che interessava era prendersi l’intera penisola di Crimea, senza combattere. Come? Gli occidentali l’aiutano giocando una partita a scacchi senza mai considerare le pedine che l’avversario avanza in segreto. E questa è la seconda strategia di Sun Tzu che ci porterà maggiori chiarimenti sul comportamento del presidente russo Putin in questa crisi.
2- “Un esercito è vittorioso ancor prima della battaglia. Un esercito sconfitto si lancia per primo in battaglia e poi cerca la vittoria“. Secondo questo principio, Sun Tzu dice che in guerra si attacca solo quando si è certi di vincere. In caso contrario, si deve aspettare il momento per ribaltare la situazione a proprio vantaggio. Su piazza Maidan a Kiev, capitale dell’Ucraina, sfilarono durante la rivolta molti politici occidentali, come il senatore statunitense McCain, il 15 dicembre 2013, per sostenere e incoraggiare la folla inferocita, una rabbia ben tenuta e guidata. Il 19 febbraio, i nostri cosiddetti manifestanti pacifici assaltarono la polizia. Alla fine degli scontri vi furono 26 morti, tra cui nove poliziotti. Questo è ciò che il presidente Obama disse, dal Messico che visitava: “Voglio essere molto chiaro, osserviamo attentamente gli sviluppi in Ucraina nei prossimi giorni e ci aspettiamo che il governo ucraino si moderi, non faccia ricorso alla violenza contro manifestanti pacifici“. Più tardi, sul volo di ritorno dal Messico secondo un dispaccio AP, fu la volta di Ben Rhodes, consigliere speciale del presidente Obama, che in un briefing sull’Air Force One disse: “Siamo contrari alla violenza, da qualunque parte provenga, ma il governo deve rimuovere la polizia antisommossa, dichiarare una tregua e avviare colloqui seri con l’opposizione (…) E’ ovvio che gli ucraini credano che il loro governo non risponda alle loro legittime aspirazioni in questo momento“. Queste tre figure statunitensi erano quindi già cadute nella trappola del Presidente Putin: chiaramente presero posizione. Attraverso le loro azioni e parole, senza rendersene conto, firmarono la paternità delle dimostrazioni a piazza Indipendenza di Kiev. Questa firma sarà poi utilizzata dalla Russia per screditare gli interlocutori occidentali negli eventi apparentemente del tutto inaspettati per entrambe le parti, ma in che misura? Vedremo la prossima strategia enfatizzare il risultato finale ricercato tra molteplici vittorie di Pirro.
3- “Per il buon stratega, la chiave è nella vittoria, non in prolungate operazioni“. Ciò significa che per un buon stratega militare, ciò che conta sono gli elementi nella loro totalità, il risultato finale di tutte le operazioni e non le sporadiche piccole vittorie di ogni giorno. Iniziando dagli obiettivi dei contendenti, in sostanza l’occidente vuole l’adesione dell’Ucraina alla NATO, privando la Russia del suo accesso al Mediterraneo. Mentre la Russia vuole semplicemente annettersi la Crimea data tale eventualità. La Crimea è infatti l’unico accesso della Russia ai mari caldi. Altrove nel nord, ci sono i mari freddi e se l’occidente iniziasse una guerra contro la Russia in inverno, tutte le navi resterebbero bloccate nelle acque ghiacciate del Mar Baltico o del Mare del Nord. Sarebbe sconfitta ancor prima di combattere. Nelle operazioni che a Kiev hanno portato al rovesciamento del presidente, è l’occidente che sembra avere le migliori carte in mano, in quanto detta il ritmo degli eventi scegliendo i nuovi capi, riconosciuti alla velocità della luce. Anche se ha solo rovesciato un presidente democraticamente eletto dal popolo, la democrazia è la grande bugia che vive a spese di coloro che ci credono. Soprattutto dato che le elezioni erano state programmate entro un anno. E ai negoziati, il Presidente Janukovich aveva accettato di anticiparle. Ma non bastava all’occidente, che lo rovesciò appena 24 ore dopo la firma dell’accordo con l’opposizione. Qui è l’occidente che avvia operazioni prolungate. Mosca tace. Il Presidente Putin è bloccato a Sochi per le Olimpiadi Invernali. Questa è la sequenza degli eventi che farà capire che questo silenzio era ben calcolato. A quanto pare, ciò che l’interessa è la vittoria finale e non le operazioni intermedie.
4- “Colui che spinge il nemico a muoversi, facendogli balenare l’occasione, s’assicura la superiorità“. Per Sun Tzu, bisogna sempre spingere il nemico a una maggiore mobilità, al fine di indirizzarlo laddove si desidera, per finirlo. Il 6 febbraio 2014, l’assistente del segretario di Stato USA Victoria Nuland arrivava a Kiev e incontrava i tre principali capi ucraini Oleg Tjagnibok, Vitali Klishko e Arsenij Jatsenjuk, divenuto poi primo ministro. Il giorno dopo, in un’intervista a Kommersant Ukraina, il consigliere speciale del Presidente Putin, Sergej Glazev dice: “Per quanto ne sappiamo, Victoria Nuland ha minacciato gli oligarchi ucraini di metterli nella lista nera degli Stati Uniti se il Presidente Janukovich non cedeva il potere all’opposizione. Questo non ha nulla a che fare con il diritto internazionale. (…) Sembra che gli Stati Uniti abbiano eseguito un colpo di Stato. (…) Gli statunitensi spendono 20 milioni dollari alla settimana per finanziare l’opposizione e i ribelli, comprese le armi“. Commentando la visita del senatore McCain a piazza Indipendenza, il 15 dicembre 2013, Aleksej Pushkov del Parlamento russo (Duma) dice al quotidiano ucraino Kievskij Telegraf: “I rappresentanti di Unione europea e Stati Uniti sono direttamente coinvolti nel rivolgimento politico dell’Ucraina. (…) Vogliono istituire un nuovo regime coloniale?” Abbiamo già visto qui che la Russia sfrutta una deviazione perfetta. Dopo aver spinto l’occidente a muoversi, compiendo diversi viaggi a Kiev, mentre Mosca non si muove di un millimetro, costringe gli statunitensi a scegliere una priorità: il cambio di potere a Kiev. E’ in questa trappola che i russi lo portano e schiacciandovelo a lungo, mentre preparano in libertà e segretezza l’invasione della Crimea.
5- “Il buon stratega è così sottile da non avere forma visibile. Il buon stratega è talmente discreto da essere impercettibile. Così diventa padrone del destino del nemico”. Il buon stratega deve essere sfuggente al nemico. Deve comunicare il meno possibile e controllare le informazioni. E quando comunica trasmettere al nemico informazioni inutili o false. In Crimea, su cui Putin ha svolto l’unica conferenza stampa, il 5 marzo, ammessa solo ai giornalisti russi, giura sulla testa del bisnonno di non avere truppe in Crimea. Non avendo insegne militari sulle divise, sono davvero forze di autodifesa locali. Per l’occidente è una bugia. Ma a ben guardare, il Presidente Putin ha appena cominciato a cuocerlo nel suo brodo. Fornendo informazioni vitali incomprensibili per gli strateghi occidentali. Infatti, quando nega che vi sono militari russi, quindi stranieri in Crimea, invece proprio in quel momento dice ufficialmente che in Crimea sono già presenti forze russe, che non possono essere considerate d’invasione, ma una forza già nel suo Paese, nella sua repubblica, quindi una forza di autodifesa locale. Questo messaggio subliminale non è purtroppo stato adeguatamente analizzato e compreso dagli “strateghi” occidentali, che invece di un’immediata attenzione sulla Crimea, continuano come al solito a fare numero parlando di escalation della tensione da parte russa, mentre questa mostra di esser già passata alla seconda metà dello scontro a cui era stata invitata la Russia. A Parigi, hanno trasformato la conferenza dedicata al Libano nella conferenza delle sanzioni contro la Russia, se non sarà abbastanza gentile da ritirare i suoi militari dalla Crimea. Il giorno dopo a Roma, trasformano la conferenza sul caos lasciato dalla NATO in Libia, in un dibattito per spiegare ai cittadini europei che l’Europa conta ancora qualcosa. Hanno continuato ad organizzare convegni inutili, viaggiando tra le capitali europee e Kiev, mentre il centro di gravità della crisi si sposta da Kiev alla Crimea. Anche uno speciale mini-vertice sull’Ucraina fu organizzato a Bruxelles il 6 marzo e durante tale incontro, il Presidente Putin inviò ai partecipanti un piccolo regalo, un dispaccio lanciato a Bruxelles alle 12 che afferma che il Parlamento della Crimea ha votato all’unanimità l’annessione della Crimea alla Russia e che il referendum per convalidare questa scelta, viene organizzato in soli 10 giorni.
6- “Vincere un centinaio di vittorie in cento battaglie non è abilità. Ma lo è vincere senza combattere. Un buon stratega non è violento, non umilia l’avversario, lo porta a riconoscere la propria inferiorità. Così non ha bisogno di combattere”. In Crimea, le forze speciali russe sono arrivate con un uniformi senza distintivi circondando le basi militari ucraine, ma senza costringere ad abbandonarle. Il problema è che gli occupanti di queste basi non possono più essere liberi di entrare e uscire. Era quindi necessario scegliere: o attendere stoicamente che gli eventi a Kiev facciano il miracolo di sloggiare i russi, o arrendersi. Molti hanno preferito mollare senza nemmeno provare a difendersi. In ogni caso, non sono stati attaccati. Allo stesso tempo, anche prima del referendum, presso l’aeroporto di Sebastopoli la pressione psicologica aumentava: tutti i voli per Kiev, secondo il voto del parlamento di Crimea, divennero voli internazionali. La valuta ucraina gradualmente esce di circolazione sostituita dal rublo russo. È la prima volta nella storia che si assiste alla netta applicazione delle teorie di Sun Tzu: vincere senza combattere. Gli Stati Uniti non hanno visto che fumo.
7- “Una volta, i guerrieri abili diventano invincibili ed aspettano il momento in cui il nemico è vulnerabile. L’invincibilità si trova in se stessi. La vulnerabilità nel nemico”. Un vero stratega gioca sui tempi per vincere tutte le battaglie. Raddoppia i trucchi per non essere colpito da minacce o azioni del nemico belligerante. Così, in primo luogo diventa invincibile, ma non è sufficiente. Deve poi vincere. Per questo un buon stratega deve sapere attendere fin quando i nemici diventano deboli ed intervenire per dargli il colpo di grazia. Una volta garantitasi l’annessione della Crimea, la Russia sa che tale operazione indebolirà drasticamente gli occidentali nelle operazioni successive. Ma mentre questi credono erroneamente che il Presidente Putin si fermerà alla Crimea, si sbagliano. Sa che ha grandemente destabilizzato gli avversari incapaci di iniziative innovative. Il presidente Obama ha annunciato una serie di sanzioni sui visti. Si ha l’impressione che si tratti di un brutto scherzo. Nel 1994, costrinsero l’Ucraina a sbarazzarsi delle armi nucleari promettendogli che se veniva attaccata, l’avrebbero aiutata. Ed ora che il suo territorio viene smembrato, minacciano di non dare dei visti? Scherzano? In realtà, il presidente Obama non può fare molto. In questo momento è il Presidente russo l’unico padrone del gioco con tutte le carte giuste. Fa ciò che vuole, quando vuole e come vuole. Il peggio è che l’atteggiamento occidentale ne tradisce l’incapacità totale. In primo luogo, perché non ha i soldi per una guerra contro una potenza come la Russia, ma anche perché eventuali sanzioni economiche gli si rivolterebbero contro immediatamente. Ad esempio, secondo il quotidiano economico francese Challenges del 7 marzo 2014, alla sola minaccia del presidente Obama di congelare i beni russi, la Banca Centrale della Russia ha spostato in un solo giorno, il 6 marzo, un gigantesco importo da decine di miliardi di dollari dai conti bancari negli Stati Uniti a quelli in Russia e nei paradisi fiscali. Tali operazioni, se continuano a medio termine, possono causare un vero terremoto finanziario e bancario negli Stati Uniti. Questa è la classica storia del calunniatore. Inoltre il 7 marzo 2014, l’agenzia Bloomberg fornisce ulteriori analisi e previsioni. Secondo essa il 1 settembre 2013 la Russia aveva nelle banche di 44 Paesi 160 miliardi di dollari, mentre alla stessa data, 24 Paesi avevano depositato nelle banche russe 242 miliardi di dollari. I Paesi occidentali possono congelare 160 miliardi dollari russi. E la Russia può congelare 242 miliardi di dollari occidentali. Secondo Bloomberg, dopo Washington, chi ha più da perdere sarebbe la Francia, le cui banche hanno investito 50 miliardi di dollari in Russia, seguita dagli Stati Uniti le cui banche hanno investito 35 miliardi dollari nel Paese più grande del mondo, la Russia, con i suoi 17 milioni di kmq. Il peggio è detto dal consigliere del presidente russo Sergej Glazev, secondo la stessa agenzia Bloomberg: “Con le sanzioni degli Stati Uniti, la Russia sarebbe costretta ad abbandonare il dollaro per altre valute, creando un proprio sistema di pagamenti. (…) Se gli Stati Uniti congelano i beni di aziende di Stato ef investitori privati russi, Mosca consiglierà a tutti di vendere i titoli del Tesoro USA. Inoltre, le sanzioni, se imposte, porteranno la Russia a rinunciare al rimborso dei prestiti delle banche degli Stati Uniti“. Amen. La Russia è invincibile ed ha persino individuato il punto debole del nemico. Possiamo quindi scommettere che dopo la Crimea, per prima cosa annetterà gli ex-territori georgiani dell’Abkhazia e dell’Ossezia del Sud, prima di incamerare le regioni russo-ucraine che hanno votato per il Presidente Janukovich nelle ultime elezioni presidenziali. Senza dimenticare, naturalmente, la regione separatista della Transnistria in Moldova, al confine con l’Ucraina, dalla maggioranza russa, che fin dalla proclamazione dell’indipendenza nel 1992 chiede l’annessione alla Russia. E qui arriviamo a un’altra strategia di Sun Tzu.
8 – “Per avanzare irresistibilmente, attaccare i punti deboli del nemico. Per ritirarsi senza essere catturati, essere più veloci del nemico”. Per avanzare dobbiamo evitare il corpo a corpo con il nemico e limitarsi a colpirlo solo nei punti scoperti. E nella ritirata strategica bisogna mettersi negli angoli che sfuggono al controllo del nemico. La blitzkrieg dell’agosto 2008 contro l’alleato degli Stati Uniti, la Georgia di Saakashvili, conquistò territori nel punto debole dell’occidente. Tutto aveva fatto credere alla Georgia che sarebbe stata aiutata in caso di guerra con la Russia, facendo ciò che le venne raccomandato. Quando fu bombardata, non arrivò nessuno. Allora, qual è la sua parola? L’umiliazione della piccola Georgia da parte della Russia è una grande macchia alla credibilità degli Stati Uniti, e ancora oggi i due territori contesi sono controllati dalla Russia. Questo è il motivo per cui è facile prevederli come i primi territori che la Russia annetterà dopo la Crimea. Questa vittoria così facile, in soli quattro giorni, contro la Georgia non deve essere ripetuta oggi in Ucraina, secondo Sun Tzu. E il presidente russo Putin l’ha capito.
9- “Non ripetere le stesse tattiche vittoriose, ma adattarsi alle circostanze specifiche di ciascun caso“. Adeguare sempre tattiche e strategie alle nuove situazioni. Una soluzione che ha funzionato ieri non è detto funzionerà ancora. Se si ripetono le tattiche vittoriose del passato, si rischia di trovare un nemico esperto, che ha studiato la nostra strategia e sa come rispondervi correttamente. Ogni situazione, per un buon stratega, è unica e merita una strategia unica. Mentre gli statunitensi hanno ripetuto in Iraq e in Afghanistan la stessa formula rovinosa del Vietnam, la Russia ha evitato di ripetere in Ucraina le sue tattiche vittoriose bombardando la Georgia con centinaia di carri armati ed elicotteri da combattimento. Perché è chiaro che se gli alleati della Georgia, gli Stati Uniti, erano allora impreparati, nulla dice che ancora una volta restino passivi perché sorpresi. Infatti, ci viene detto che F-16 statunitensi volano sui cieli estoni e polacchi. Allo stesso modo, come quando il Presidente Putin ha taciuto sugli eventi di Kiev prima di annettersi la Crimea oggi, nessuno sa quale strategia abbia preparato per le regioni orientali russofone dell’Ucraina. Come Sun Tsu suggerisce di non ripetere le stesse strategie vittoriose, c’è da scommettere che abbia preparato dell’altro per le regioni orientali, ma cosa?
10- “Chi conosce l’altro e conosce se stesso, può combattere cento battaglie senza mai essere in pericolo. Chi non conosce l’altro ma conosce se stesso, per ogni vittoria subirà una sconfitta. Chi non conosce l’altro né se stesso, inevitabilmente perderà ogni battaglia“. Il buon stratega deve sempre tenere a mente tre preoccupazioni: padroneggiare l’ambiente, il campo di battaglia, conoscere il nemico in dettaglio e conoscere se stesso, soprattutto per nascondere al nemico le proprie debolezze. Per far parte dei servizi segreti russi, si deve saper parlare diverse lingue, come l’inglese. Allo stesso tempo, tutti i testi e le comunicazioni tra i membri del FSB sono esclusivamente in russo. La CIA ha un reparto sulla Russia che non può affrontare l’imponente strategia russa basata sulla conoscenza dell’inglese delle sue spie, mentre conosce gli Stati Uniti nei loro minimi dettagli. C’è anche una rete composta da russo-statunitensi, con passaporto statunitense e accesso a tutte le posizioni dell’amministrazione statunitense. Questo spiega perché sembra che qualsiasi cosa dica la controparte statunitense, nulla sorprende il presidente russo. In termini ambientali, la Russia è grande 17 milioni di kmq, gli Stati Uniti la metà. Mentre gli statunitensi in Russia sono concentrati in poche grandi città nell’occidente, i russi negli Stati Uniti sono presenti in tutti gli Stati Uniti. Sono statunitensi a tutti gli effetti. A Mosca basta studiarne il comportamento per sapere tutto degli statunitensi. Tornando sull’Ucraina, le regioni d’interesse per la Russia sono quelle dove si parla russo, dove la popolazione è russa, quindi con un perfetto controllo sociologico dalla Russia. Non è il caso degli Stati Uniti per cui l’Ucraina è come l’Afghanistan o l’Iraq, dando sempre l’impressione d’impegnarsi in potenziali teatri di guerra senza mai dominare il campo, il pianeta è un videogioco dove è sufficiente sostituire una scheda con un altra e continuare a sparare, trascinandosi in guerre inutili che hanno letteralmente rovinato gli Stati Uniti d’America. E il Presidente Putin ha capito che dall’altra parte si naviga a vista, sui dossier iraniano, siriano e ucraino. Infine, davanti allo sbandamento del presidente degli Stati Uniti con le sue minacce generiche e la totale incapacità di avviare qualsiasi iniziativa sul caso ucraino, c’è nel mondo di oggi un campione di strategia militare, il maestro Vladimir Putin. Conosce il nemico, gli Stati Uniti, conosce il terreno, l’Ucraina, e conosce la forza del suo nuovo Paese, delle nuove risorse militari del Paese dopo la guerra in Libia, che cita ogni volta per deridere gli strateghi statunitensi che dichiaravano d’imporre la democrazia in Libia e che ora fanno una conferenza a Roma per chiedere l’aiuto russo per mettervi un po’ d’ordine. Obama da parte sua dà l’impressione di non capire né il suo omologo russo né la complessità ucraina, altrimenti non avrebbe suggerito a coloro che hanno messo al potere a Kiev, quale prima azione, di bandire la lingua russa. Peggio, sembra non conoscere le proprie debolezze, un Paese in rovina che non può offrire nulla ai 47 Paesi africani invitati a Washington, solo per imitare gli incontri biennali tra i leader cinesi e africani.
Quali lezioni per l’Africa?
Il 22 gennaio di quest’anno, la Casa Bianca, in un comunicato stampa, annunciava che il presidente Obama aveva invitato a Washington 47 capi di Stato africani, prendendosi cura di escludere CAR, Egitto e Guinea Bissau, accusati di aver preso il potere senza passare per le urne, ma con colpi di Stato. Come spiegare che sull’Ucraina l’amministrazione statunitense cerca di forzare la mano della Russia nel riconoscere il nuovo governo di Kiev nato da un colpo di Stato? Un colpo di Stato in Europa è diverso da un colpo di Stato in Africa? Il 17 febbraio 2008 il Kosovo dichiarò unilateralmente l’indipendenza dalla Serbia. Gli occidentali festeggiarono. La Serbia portò il caso alla Corte Internazionale di Giustizia (ICJ), l’organo giudiziario delle Nazioni Unite che convalidò la secessione del Kosovo con la sua decisione del 22 luglio 2010, in questi termini: “la dichiarazione d’indipendenza del Kosovo non viola il diritto internazionale generale e la risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza, e il quadro costituzionale“. Tuttavia, la Corte Internazionale di Giustizia ha aggiunto che “non è vincolata dalla domanda di pronunciarsi sulla questione, di dire se il diritto internazionale conferisce un diritto positivo al Kosovo di dichiarare unilateralmente l’indipendenza. La Corte non è incaricata di dire se il Kosovo ha la qualifica di Stato“. L’allora ministro degli Esteri francese Bernard Kouchner accolse la decisione della Corte Internazionale di Giustizia in tali termini: “L’indipendenza del Kosovo è irreversibile (…) Ciò indica chiaramente che la dichiarazione d’indipendenza del Kosovo non è contraria alla legge internazionale e alla risoluzione 1244, come la Francia ha sempre sostenuto, e io ne sono felice“. Domanda: Perché l’occidente è lieto della secessione di Kosovo e Sud Sudan e fa finta di giocare al fervente difensore del diritto internazionale e dell’inviolabilità delle frontiere dell’Ucraina? La Crimea è diversa dal Sud Sudan o dal Kosovo? La risposta è che questa equazione a geometria variabile della buona volontà di certi i Paesi, degli stessi che si sono arrogati il diritto di sorvegliare il mondo dividendolo in cattivi e buoni ingenui candidati alla democrazia, solo per derubarli. A differenza di quanto accade regolarmente in Africa, Eritrea, Sud Sudan, la Russia non ha aiutato la Crimea a dichiarare la propria indipendenza, ma piuttosto ad aderire a un insieme più grande. Ogni nuova indipendenza indebolisce il Paese che perde un pezzo della sua terra. Ma indebolisce anche il nuovo Stato esanime. Coloro che oggi lottano contro la frammentazione dell’Ucraina, sono gli stessi che lavorano dietro le quinte per smembrare il Mali, che finanziano le ribellioni nella RDC orientale per creare la nuova repubblica del Kivu.
La Russia non ha smesso di sorprendere gli statunitensi. Che messaggio mandano i russi agli statunitensi facendo coincidere la data della fine delle para-olimpiadi invernali di Sochi, il 16 marzo 2014, con il referendum per convalidare l’annessione della Crimea alla Russia? A differenza della Russia, gli africani sono più o meno prevedibili nelle loro strategie da parte dei nemici occidentali. Devono ancora capire che l’occidente è il nemico dell’Africa. C’è una vera e propria arretratezza culturale e intellettuale nella popolazione africana, che dovrebbe già poter capire che deve imporre un equilibrio di potere con l’occidente affinché le sue opinioni siano prese in considerazione. Ma non possiamo arrivarvi in una relazione convenzionale dall’accattonaggio istituzionalizzato, in cui chi tende la mano per ricevere è sempre colui che obbedisce all’altro. Ecco perché finora nessun Paese africano ha un piano serio per spiare l’occidente. Gli africani credono erroneamente di essere amici degli europei e non si chiedono mai come li vedono gli europei: semplici schiavi anche se molto alfabetizzati. Le TV occidentali possono dare l’impressione di odiare il Presidente Putin o la Russia, ma c’è qualcosa che nessuno può mettere in dubbio, qualunque sia il loro rapporto in futuro, sono destinati a rispettare la Russia. Hanno già cominciato a provarlo, procrastinando le pseudo-sanzioni che non arrivano mai. Ed è in questo rapporto di rispetto che sono paradossalmente ottimista sul futuro delle relazioni tra questi due nemici di oggi. Non posso dire lo stesso per l’Africa. Per avere questo rispetto, dobbiamo smettere di mendicare, è una condizione essenziale prima di parlare di strategia militare o di spionaggio degli europei da parte degli africani.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora