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«FALSE FLAG» IL 3 NOVEMBRE? di Maurizio Blondet

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Il messaggio è apparso sul sito http://iraqwar.mirror-world.ru/article/107147, e può essere naturalmente un falso.
Speriamo che lo sia.
In ogni caso sentiamo il dovere di diffonderlo, perché la situazione nel Golfo in queste ore ha l’apparenza di uno scenario preparatorio a qualcosa di orrendo.
Dal 31 ottobre sono in corso grandi manovre aeronavali, volute e guidate dagli USA, che simulano (dice la Associated Press) «attività di blocco di contrabbando di armi nucleari» (sic).
L’esercitazione – che è condotta nel quadro della PSI Proliferation Security Initiative, una coalizione dei volonterosi messa insieme dagli americani – è in corso al largo del Bahrein, in un braccio di mare affollatissimo di petroliere, e a sole 120 miglia dalle acque territoriali dell’Iran.
Secondo la AP, che cita «funzionari del Dipartimento di Stato che parlano sotto anonimato data la delicatezza dell'argomento», dice che durante queste manovre le navi occidentali potranno abbordare e salire a bordo di navi in rotta verso l’Iran «se sospettate di trasportare carichi proibiti»: una provocazione in piena regola, irresponsabile. (1)
Difatti la ragionevole Corea del Sud ha declinato l’invito a partecipare alla PSI, adducendo che se simili esercitazioni fossero tenute al largo della Corea del Nord, «la possibilità di scontri armati sarebbe altissima».
Nel Golfo, Seul ha mandato un osservatore.
Anche Kuweit, Katar, gli Emirati e l’Arabia Saudita hanno declinato l’invito, temendo ritorsioni iraniane o anche solo di farsi vedere complici della provocazione americana.
Invece l’Italia, scondinzolando, partecipa.
Con una fregata: che sarà anche il centro di comando durante la manovra.
In tutto i vascelli impiegati sono nove: Francia, Gran Bretagna, Australia con una nave ciascuna, il minuscolo Barhrein con tre.
Gli USA partecipano con un solo vascello – della Guardia Costiera per di più – ed anche questo è significativo.

Si tenga presente che questa manovra pare essere indipendente dai movimenti di almeno due portaerei USA che sarebbero nel Golfo con tutta la loro squadra di appoggio.
Questa forza di fuoco ragguardevole è comunque nelle immediate vicinanze.
Non c’è dubbio che se una nave britannica venisse affondata da un «sommergibile iraniano» (false flag), questa super-flotta entrerebbe in azione.
Inoltre, circolano da mesi informazioni secondo cui almeno due sommergibili israeliani (classe Dolphin, fabbricazione tedesca, armati con missili da crociera e forse balistici con testate atomiche) pattugliano le coste iraniane pronti all’attacco.
Insomma tutto pare effettivamente pronto per una perfetta replica dell’«incidente del Tonkino», l’attacco «fabbricato» di nordvietnamiti contro una nave USA, che nel 1964 diede il pretesto agli americani per l’intervento in Vietnam.
La data indicata dall’anonimo Caporale H. è estremamente significativa: un giorno prima del voto di medio termine in USA.
Da un «incidente» attribuito all’Iran proprio quel giorno, Bush e i suoi complici possono sperare un rovesciamento dei pronostici elettorali che li danno perdenti, o addirittura un pretesto per cancellare le elezioni dato lo stato d’emergenza, proclamare la mobilitazione, reintrodurre la leva obbligatoria, insomma completare la metamorfosi della «democrazia» americana in dittatura.
Si noti anche questo: la vittima predestinata dovrebbe essere una nave britannica.
L’affondamento di una nave americana si rifletterebbe negativamente su Bush, il «comandante in capo» che non riesce, dopo cinque anni di guerra al terrorismo, a dare sicurezza agli Stati Uniti. Difatti, all’esercitazione partecipa solo un guardacoste USA.


Vi sono altri segni premonitori che possono dare concretezza alla denuncia dell’anonimo? Sì.
L’ultimo numero di Newsweek (datato 6 novembre, ma già in vendita) dice che «un messaggio di Osama bin Laden prima del giorno delle elezioni non sarebbe sorprendente».
Osama non ha mai mancato di «influire sulle elezioni americane» (eh sì: con messaggi che hanno dato qualche voto in più a Bush).
Lo assicura un tale Evan Kohlman, definito un «analista antiterrorismo che collabora con l’FBI». (2)
Questo Kohlman ha un sito, «globalterroralert», e una ditta di consulenza nella sicurezza.
Ha scritto un libro, «Al Qaida’s jihad in Europe», che lo mette sul piano di un Magdi Allam meno fortunato, riciclatore di informazioni e disinformazioni del Mossad; è uno dei tanti che cercano di guadagnare qualche cosa nella crescente «industria» dell’allarmismo, ma non sembra uno particolarmente qualificato.
Infatti portavoce dell’FBI e dell’Homeland Security hanno replicato di non essere al corrente di minacce di attacco sul suolo americano, ma di temere un attentato alle installazioni petrolifere saudite, «ciò che può far salire i prezzi della benzina in USA».
Insomma un attacco nel Golfo.
Newsweek si domanda, in conclusione, se non sia in serbo una «october surprise»: cioè uno di quegli eventi (di solito prefabbricati) che per tradizione governi americani innescano prima di elezioni dubbie, per guadagnare favore.


C’è un altro indizio possibile.
Il 20 ottobre scorso Karl Rove – il grande mago delle campagne di propaganda di Bush – in un discorso elettorale ripreso dalla rete C-Span, ha avuto un lapsus mentre rievocava l’11 settembre: «Siamo stati attaccati il novembre… il settembre» (3).
Si è corretto: ma si può fare un lapsus sulla storica data impressa a fuoco nella mente di ogni abitante della Terra?
E nota ad ogni americano come «September eleven»?
Pensate se un politico italiano, nell’evocare la data della «liberazione», dicesse «il 25 marzo» anziché «il 25 aprile»!
Vi pare possibile?
Ma forse, dopotutto, è solo un lapsus.
E il Caporale H è solo una provocazione falsa.
Ma riteniamo nostro dovere dare queste incerte notizie nella vaga speranza che, se diffuse in anticipo, possano scongiurare l’evento.
Poi, non sarà più possibile: le TV saranno piene di Magdi Allam.

Note
1) Jim Krane, «Iran criticizes US-led nuke exercise», Associated Press, 29 ottobre 2006. L’Iran ha protestato infatti per la strana esercitazione, definendola «avventurista», in un braccio di mare da cui passa il 20 % del traffico petrolifero globale. «Seguiamo i movimenti con molta attenzione», ha detto il portavoce del ministero degli Esteri di Teheran, aggiungendo che la risposta dell’Iran sarà «razionale e saggia».
2) Mark Hosenball, «Al Qaeda: plan for an october surprise?», Newsweek, 6 novembre 2006.
3) Il video del lapsus è su YouTube.

(Tratto da www.effedieffe.com)

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