Nella nostra piccola ma centrale penisola, umbilicus mundi di mondi antichi e nuovi, cade il Governo Prodi, per rialzarsi subito dopo con un'atletica acrobazia, ma più leggero: niente TAV, niente ritiro dall'Afghanistan, nessuna disputa sulla nuova base USA di Vicenza, e ovviamente nessun DI.CO o PACS che a dir si voglia. E, naturalmente, gli ambienti ecclesiastici esultano. "Incostituzionale parificare famiglie e unioni", affermano i firmatari dell'appello sul quotidiano Avvenire, molto vicino alla CEI, e i presidenti emeriti della Consulta, Antonio Baldassarre e Riccardo Chieppa. Per gli esperti di diritto costituzionale cattolici i DI.CO non sarebbero coerenti con l'ordinamento italiano perché darebbero rilievo pubblico ai rapporti gay che, non essendo aperti alla procreazione, sono da considerarsi "privi di rilievo sociale".
I gay privi di rilievo sociale? Allora togliamo dai musei le opere di Leonardo, Michelangelo, Caravaggio, togliamo dalle biblioteche le opere di Leopardi, Gogol, Freud, Proust, Oscar Wilde, Shakespeare, e dalle cineteche i film di Greta Garbo e Rock Hudson, dalle audioteche la musica di David Bowie, Billie Holiday, Cole Porter e Leonard Bernstein, e ai bambini non leggiamo più le fiabe di Andersen e le gesta di Achille o di Alessandro il Grande. Troppo diseducativo il tutto, diremmo qui in Italia.
Italia che è tra l'altro il paese più bigotto del mondo, davanti a Grecia e Irlanda del Nord. A rivelarlo è una ricerca internazionale, basata su dati raccolti da Human Believes and Value Survey. Il risultato è poi confermato anche dagli stessi italiani: in un sondaggio rivolto a lettori di età inferiore ai 25 anni, confermano (47,63% dei lettori) che gli italiani dipendono troppo dalla Chiesa e che quindi in tal senso sono bigotti. Il 12% degli intervistati pensa invece che gli italiani siano bigotti, ma che questo sia considerato un valore. Secondo il 37% le radici cattoliche, di importanza rilevante, non condizionano negativamente il comportamento e, infine, il 6% ritiene l'Italia un paese laico.
Un paese Laico dove l'ingerenza di uno stato Vaticano sui PACS e DI.CO ha fatto cadere il Governo.
Liberissima Chiesa in un molto meno libero Stato, i cui rappresentanti politici, nonostante le passate rassicurazioni e il cambio di timoniere, riescono a mantenere indefessamente la propria attitudine di bieco servilismo strisciante verso ogni forma di potere superiore al proprio, venga esso da oltre il Tevere o oltreoceano.
Adesso, sul caso Abu Omar, il famoso ex imam di Milano che venne rapito in pieno giorno da agenti della CIA e del SISMI il 17 Febbraio 2003, gli USA rendono noto che non hanno ricevuto alcuna richiesta di estradizione da parte dell'Italia per i loro agenti, ma anche se la ricevessero non sarebbero disponibili a concederla. È quanto detto da John Bellinger, il consulente legale del Dipartimento di stato americano, in un incontro stampa a Bruxelles, dopo avere incontrato consulenti legali europei. Insomma, doppio schiaffo morale: non solo non ci manderanno i loro 007 per chiarire la faccenda ed eventualmente pagare il fio di un'azione illegale, ma stigmatizzano che il nostro governo attuale si è ben astenuto persino dal chiederlo. Ve lo immaginate il nostro Presidente del Consiglio, col ditino alzato, lievemente chino, a chiedere sottovoce: "Scusate, sapete, stiamo mettendo in galera i nostri agenti dei servizi segreti per un crimine che gli avete ordinato voi di fare, vorreste per cortesia mandare anche i vostri uomini dai nostri Magistrati per fare chiarezza?" Ma no, noi italiani abbiamo un solo diritto: quello di tacere. Anche quando dei marines americani – per sbaglio? – colpiscono a morte un ufficiale del SISMI, Nicola Calipari, giunto a Baghdad per mediare la liberazione di una giornalista, Giuliana Sgrena. Era il 4 marzo del 2005, e in questo mese si celebrano i due anni dall'incidente. Le versioni italiane e americane sull'accaduto differiscono su molti punti, per gli USA la colpa é imputabile a un solo soldato, il giovane marine Mario Luis Lozano, che avrebbe sparato per nervosismo, mentre secondo gli investigatori a sparare sarebbero stati in molti, e un errore è dubbio, dato che Calipari stesso si era preoccupato di segnalare la loro posizione alle autorità militari statunitensi poco prima.
Vi immaginate, se in una situazione simile, dei soldati italiani avessero – per sbaglio – fatto fuori a mitragliate uno dei maggiori agenti dei servizi segreti USA? Sarebbe successo l’inferno. Ma qui, come per la triste faccenda del Cermis, dove nel febbraio del 1998 un aereo E6B 'Prowler' dei Marines USA di base ad Aviano tranciò di netto uno dei cavi della funivia facendo precipitare nel vuoto una cabina e uccidendo sul colpo tutte le 20 persone a bordo, la verità e la giustizia sono solo parole lontane. In quel caso, il capitano dei marine Richard Ashby, accusato dell' accaduto per aver volato troppo basso e troppo veloce in una valle alpina, fu condannato dalla corte marziale americana a sei mesi di carcere e all'espulsione dai marines senza la pensione.
Tanto, noi italiani brava gente, noi tifosi, noi lavoratori, noi contadini e operai, noi avvocati furbi e dottori distratti, noi troppo abituati ad ogni tipo di ritardo, disfunzione, malasanità, truffa ed abuso di potere concepibile, noi non siamo importanti, no, evidentemente non contiamo granché nell'ordine degli affari internazionali. Anzi, evidentemente siamo troppo stupidi per capire, o farci valere, o ribellarci. E forse é un bene, perché se a qualcuno venisse in mente di alzare un dito, e fare una domanda, e alzare la voce e farsi sentire forte, forse un'altro potrebbe seguire il suo esempio,e un'altro dopo di lui. Come un'onda che rompe gli argini, anche la rabbia potrebbe inondare tutto, e fare il vuoto attorno. Ma dopo ci sarebbe da ricostruire, da mettersi d'accordo, da non accettare quei compromessi e quelle mezze misure che hanno affossato il paese dalla fine dei moti risorgimentali che la videro rinascere dalle ceneri delle vestigia romane. E lì probabilmente sarebbero guai, perché per mettersi d'accordo, per prendere decisioni serie e importanti, gli italiani dovrebbero lavorare spalla a spalla, imparando a fidarsi l'un dell'altro, a superare le piccole invidie e le miopi rivalità contro il vicino di casa o il compagno di lavoro, che già nel ventennio fecero finire non pochi innocenti al confino. Perché é lì che gli altri paesi ci danno una pista, é là quel vuoto sociale che diventa istituzionale, quella mancanza di fiducia dell'italiano nei confronti dell'italiano che diventa, endemicamente, la crepa che spacca il paese in due, crepa allargata da gente di altri paesi, che hanno tutti gli interessi a mantenerci così, in bilico, divisi, non importa se ricchi o poveri, se provengano dagli USA o dall'Albania, alla fine della fiera staranno meglio di noi a casa nostra, noi gli daremo di default una serie di privilegi e di opportunità che a noi stessi non concediamo, perché lo insegna la storia che non ci si può fidare di un Italiano. Come canta Carboni in Inno d'Italia, siamo ancora troppo divisi tra nord e sud, tra campane regionalistiche, per capire quanto siamo forti, quanto possiamo essere incredibilmente forti, se uniti.
"Hey you, Don't tell me there's no hope at all. Together we stand, divided we fall."
(Ehi tu,non dirmi che non c’è più alcuna speranza. Insieme resisteremo, divisi cadremo.)
— Pink Floyd, "Hey You"