L’ultima scoperta (trovata parrebbe irrispettoso) è che i ricercatori del Saint Thomas Hospital di Londra hanno individuato il gene dell’imprenditorialità.
Già da tempo, i ricercatori hanno scoperto i geni dell’obesità, del desiderio sessuale, dell’anoressia, della danza e della tendenza al fumo.
Un genetista, ad opportuna intervista dichiara che i geni hanno il 70% della responsabilità di ciò che siamo.
Il nuovo credo scientifico è chiaro e semplice: l’uomo è un mosaico composto da tantissimi tasselli, ciascuno dei quali ci fa essere una tal persona, ci dona tali capacità o ci impone tali mancanze.
Una sola, breve riflessione, ed è – tengo a precisare – un’osservazione puramente speculativa, direi blandamente filosofica, e che pertanto non riguarda l’aspetto clinico della faccenda.
Dunque: tutto il buono e tutto il cattivo del Signor X viene dai suoi geni. Ne consegue che solo agendo sui geni è possibile agire profondamente sui problemi del Signor X.
Ne consegue ancora cha la terapia genetica è quella che conta davvero: lasciamo stare aspirine e antibiotici, perché il nodo della questione sta nel Dna.
Ne consegue, perciò, che la medicina “che conta” è superspecialistica, ipertecnologica.
Tutto il resto sono palliativi e trastulli: se ho un acciacco al filamento del Dna, non c’è terapia che tenga: o lavoro sul gene giusto o è meglio lasciar perdere…
Sto scherzando, è ovvio. Ma non ci trovo niente di divertente in una medicina che sta diventando sempre più rigidamente meccanicistica, sempre più istericamente settoriale, sempre più ferocemente specialistica, fin a diventare una specie di segreto culto officiato da pochi santoni.
E ancora: non ci si rende ancora conto del pauroso rischio di considerare tutta l’esistenza umana come il prodotto, inevitabile, necessitato, della sequenza genetica?
Come si potrà ritenere colpevole chi agisce dominato dal suo corredo genetico? A quando la scoperta del gene dell’omicidio, dello stupro, della menzogna?
Non ci si rende conto del tremendo rischio di creare una medicina deterministica in confronto alla quale le teorie di Lombroso sono allegre fiabe per fanciulli?
Esiste una terribile realtà al di sotto degli annunci trionfalistici dei ricercatori: le grandi industrie farmaceutiche vogliono controllare tutta la vita delle persone, dalla nascita alla tomba. Stabilendo scientificamente (!) che l’uomo è un complesso di geni la cui attività può essere variata a piacere, le industrie farmaceutiche e l’industria medica in generale venderanno prodotti e tecniche e servizi per agire su ogni aspetto, pur minimo, dell’esistenza.
Il disegno è evidente: affidare in stretta esclusiva ad una minoranza (esperti, ricercatori, docenti, luminari e altra bella roba) la gestione della vita, la cura delle malattie, la decisione di cosa è malattia e cosa non lo è.
Tutto questo comporterebbe/comporterà la rinuncia al modello classico dell’umanità: l’uomo non sarà più considerato elemento composto dal corpo e dalla volontà, dal pensiero, dall’idealità, dallo spirito. L’uomo che preparano gli esperti è una macchina, sofisticata certo ma pur sempre macchina, di cui solo loro conoscono i segreti. State certi che fra poco un ricercatore (l’oracolo del nostro tempo!) annuncerà al mondo sbalordito e compiaciuto che ha isolato il gene della poesia nel Dna di Leopardi, recuperato da un osso del nostro caro Giacomo.
Un’ultima riflessione, forse la più amara. Una medicina così costosa, qual è quella genetica, sarà riservata ai pochissimi che potranno permettersela. La guarigione e la sopravvivenza saranno riservate a chi potrà pagarsele. (E, per favore, non tiratemi fuori la storiella per cui le industrie, in libera concorrenza, faranno a gara nell’abbassare costi e prezzi, perché sapete come me per esperienza che questo non accade mai. Avviene invece l’esatto contrario, e cioè le ditte si accordano in segreto per imporre il loro cartello in un occulto regime di monopolio diffuso).
La notizia di quest’oggi non sorprende anche se rattrista: il futuro che ci preparano i tecnocrati è mostruosamente antico, arcaico: il loro radioso futuro, in realtà, è il ritorno al più macabro feudalesimo.
Già da tempo, i ricercatori hanno scoperto i geni dell’obesità, del desiderio sessuale, dell’anoressia, della danza e della tendenza al fumo.
Un genetista, ad opportuna intervista dichiara che i geni hanno il 70% della responsabilità di ciò che siamo.
Il nuovo credo scientifico è chiaro e semplice: l’uomo è un mosaico composto da tantissimi tasselli, ciascuno dei quali ci fa essere una tal persona, ci dona tali capacità o ci impone tali mancanze.
Una sola, breve riflessione, ed è – tengo a precisare – un’osservazione puramente speculativa, direi blandamente filosofica, e che pertanto non riguarda l’aspetto clinico della faccenda.
Dunque: tutto il buono e tutto il cattivo del Signor X viene dai suoi geni. Ne consegue che solo agendo sui geni è possibile agire profondamente sui problemi del Signor X.
Ne consegue ancora cha la terapia genetica è quella che conta davvero: lasciamo stare aspirine e antibiotici, perché il nodo della questione sta nel Dna.
Ne consegue, perciò, che la medicina “che conta” è superspecialistica, ipertecnologica.
Tutto il resto sono palliativi e trastulli: se ho un acciacco al filamento del Dna, non c’è terapia che tenga: o lavoro sul gene giusto o è meglio lasciar perdere…
Sto scherzando, è ovvio. Ma non ci trovo niente di divertente in una medicina che sta diventando sempre più rigidamente meccanicistica, sempre più istericamente settoriale, sempre più ferocemente specialistica, fin a diventare una specie di segreto culto officiato da pochi santoni.
E ancora: non ci si rende ancora conto del pauroso rischio di considerare tutta l’esistenza umana come il prodotto, inevitabile, necessitato, della sequenza genetica?
Come si potrà ritenere colpevole chi agisce dominato dal suo corredo genetico? A quando la scoperta del gene dell’omicidio, dello stupro, della menzogna?
Non ci si rende conto del tremendo rischio di creare una medicina deterministica in confronto alla quale le teorie di Lombroso sono allegre fiabe per fanciulli?
Esiste una terribile realtà al di sotto degli annunci trionfalistici dei ricercatori: le grandi industrie farmaceutiche vogliono controllare tutta la vita delle persone, dalla nascita alla tomba. Stabilendo scientificamente (!) che l’uomo è un complesso di geni la cui attività può essere variata a piacere, le industrie farmaceutiche e l’industria medica in generale venderanno prodotti e tecniche e servizi per agire su ogni aspetto, pur minimo, dell’esistenza.
Il disegno è evidente: affidare in stretta esclusiva ad una minoranza (esperti, ricercatori, docenti, luminari e altra bella roba) la gestione della vita, la cura delle malattie, la decisione di cosa è malattia e cosa non lo è.
Tutto questo comporterebbe/comporterà la rinuncia al modello classico dell’umanità: l’uomo non sarà più considerato elemento composto dal corpo e dalla volontà, dal pensiero, dall’idealità, dallo spirito. L’uomo che preparano gli esperti è una macchina, sofisticata certo ma pur sempre macchina, di cui solo loro conoscono i segreti. State certi che fra poco un ricercatore (l’oracolo del nostro tempo!) annuncerà al mondo sbalordito e compiaciuto che ha isolato il gene della poesia nel Dna di Leopardi, recuperato da un osso del nostro caro Giacomo.
Un’ultima riflessione, forse la più amara. Una medicina così costosa, qual è quella genetica, sarà riservata ai pochissimi che potranno permettersela. La guarigione e la sopravvivenza saranno riservate a chi potrà pagarsele. (E, per favore, non tiratemi fuori la storiella per cui le industrie, in libera concorrenza, faranno a gara nell’abbassare costi e prezzi, perché sapete come me per esperienza che questo non accade mai. Avviene invece l’esatto contrario, e cioè le ditte si accordano in segreto per imporre il loro cartello in un occulto regime di monopolio diffuso).
La notizia di quest’oggi non sorprende anche se rattrista: il futuro che ci preparano i tecnocrati è mostruosamente antico, arcaico: il loro radioso futuro, in realtà, è il ritorno al più macabro feudalesimo.