Dal 19 al 21 maggio 2023, Hiroshima, in Giappone, ospiterà il vertice del G7. È già chiaro che si svolgerà in un’atmosfera di eccezionalismo occidentale, come dimostrano i risultati dell’ultima riunione ministeriale nella città di Karuizawa, dove diplomatici di alto livello del G7 hanno espresso la loro posizione su una serie di questioni. Tra queste, la disapprovazione di alcuni Paesi e le dichiarazioni palesemente infondate fatte nella speranza di guadagnare punti con i rappresentanti di altri, perché la fiducia nell’Occidente collettivo sta rapidamente diminuendo.
Tutto ciò si è riflesso in un lungo comunicato di venti pagine dei ministri degli Esteri dei Paesi del G7 (+ rappresentante dell’UE), pubblicato il 18 aprile.
Va notato che i ministri degli Esteri di Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Gran Bretagna e Stati Uniti, nonché l’Alto rappresentante dell’Unione europea, hanno dichiarato il loro impegno a “mantenere e rafforzare un ordine internazionale libero e aperto basato sullo Stato di diritto” – un sistema emerso dopo la Seconda guerra mondiale, notevolmente rafforzato dopo il crollo dell’URSS e ampiamente dominato dagli Stati Uniti. Fino a poco tempo fa, è rimasto praticamente incontrastato, ma la svolta verso il multipolarismo ne sta erodendo le fondamenta passo dopo passo.
In un tentativo in preda al panico di mantenere la propria egemonia, Washington inventa altri modi e ragioni per giustificare questo modello unipolare e parassitario e i suoi satelliti sono costretti a contribuirvi, anche se non ne traggono alcun beneficio.
Parlando alla stampa, il ministro degli Esteri giapponese Yoshimasa Hayashi ha detto esplicitamente che uno degli impegni del G7 è quello di “opporsi con forza ai tentativi unilaterali di cambiare lo status quo in qualsiasi parte del mondo”, che è l’obiettivo desiderato da Cina e Russia, che lavorano per creare uno spazio economico unico per un ordine mondiale multipolare.
Per quanto riguarda i vari problemi e le minacce, i politici occidentali hanno messo la Russia in cima alla lista, notando persino “l’uso di risorse alimentari ed energetiche come armi”. Anche se è stato l’Occidente a imporre sanzioni, a far saltare il gasdotto Nord Stream e a imporre una serie di divieti su vari prodotti provenienti dalla Russia. È chiaro che è l’Occidente, guidato dagli Stati Uniti, ad usare come arma tutti gli ambiti a sua disposizione, compreso il diritto umanitario. E con l’aiuto dei suoi media sta cercando di condurre una propaganda aggressiva, dove molte delle informazioni sono disinformazione grossolana.
La regione indo-pacifica e le attività dell’ASEAN sono menzionate al secondo posto, ma piuttosto brevemente.
E poi si passa direttamente alla Cina, che, come la Russia, viene accusata di distruzione.
Il G7 è preoccupato per l’escalation e le tensioni intorno a Taiwan, ma anche per altre questioni. Alcune disposizioni, tuttavia, sono espresse in modo perentorio: “astenersi da minacce, coercizione, intimidazione o uso della forza. Rimaniamo seriamente preoccupati per la situazione nei mari della Cina orientale e meridionale. … Non esiste alcuna base giuridica per le ampie rivendicazioni marittime della Cina nel Mar Cinese Meridionale”.
La Cina è seguita dalla Corea del Nord, dove si parla non solo di programmi di armi nucleari e missili balistici (a cui la Corea del Nord ha tutti i diritti in quanto potenza sovrana), ma anche di una “crisi umanitaria” all’interno del Paese e di “violazioni sistematiche dei diritti umani”. Questo passaggio ha chiaramente la natura di un’interferenza negli affari interni del Paese.
Le leadership di Myanmar, Afghanistan e Iran sono condannate con lo stesso fervore. All’Iran vengono attribuite anche “attività destabilizzanti, tra cui il trasferimento di missili balistici, nonché di veicoli aerei senza pilota (UAV), cioè droni, e relative tecnologie ad attori statali e non statali”. Viene condannato anche il sostegno dell’Iran alla Russia e, naturalmente, le detenzioni all’interno del Paese.
Un blocco enorme è dedicato al disarmo, che il G7 presumibilmente sostiene. Allora perché espandere la NATO e fornire armi al regime di Kiev e a Taiwan? Alquanto ipocrita è anche la dichiarazione sul rispetto delle regole delle Nazioni Unite, comprese le decisioni dell’Assemblea Generale e del Consiglio di Sicurezza. Il G7 ha chiaramente la memoria corta: l’invasione dell’Iraq del 2003 da parte degli Stati Uniti, sostenuti dalla Gran Bretagna, è stata effettuata senza il consenso dell’ONU. Così come il bombardamento e l’occupazione dell’Afghanistan, da cui gli Stati Uniti e i loro complici sono fuggiti per la vergogna vent’anni dopo.
È interessante notare che la Cina ha reagito immediatamente a questo comunicato. Durante la sua consueta conferenza stampa, il ministro degli Esteri cinese Wang Wenbin ha dichiarato che la riunione dei ministri degli Esteri del G7 “ha interferito pesantemente negli affari interni della Cina e ha maliziosamente infangato e screditato la Cina”. Lo stesso comunicato riflette “l’arroganza, il pregiudizio e il deliberato desiderio del gruppo di bloccare e contenere la Cina. Deploriamo e rifiutiamo tutto ciò e abbiamo presentato una forte iniziativa al Giappone, paese ospitante”.
Il ministro ha affermato che il G7 sta cercando di manipolare la narrativa per fuorviare l’opinione pubblica. E non può assolutamente parlare a nome della comunità internazionale.
Wang Wenbin ha anche sottolineato le apparenti contraddizioni del documento del G7 e ne ha dato una caratterizzazione corretta: “Il G7 si mette al posto del giudice e fa osservazioni sconsiderate sulle politiche di sicurezza strategica e di controllo degli armamenti degli altri Paesi, minando costantemente il sistema internazionale di disarmo e non proliferazione nucleare. Come può un simile comportamento conquistare la fiducia della comunità internazionale? Gli Stati Uniti possiedono il più grande e avanzato arsenale nucleare del mondo. Si sono ritirati dai trattati e dalle organizzazioni per il controllo degli armamenti, seguono una politica di deterrenza nucleare di primo uso, continuano a migliorare la loro triade nucleare, rafforzano e tentano di replicare gli accordi di condivisione nucleare e avanzano nello spiegamento in avanti delle forze strategiche. Gli Stati Uniti sono diventati l’elemento più dirompente e la maggiore fonte di rischio per la pace e la sicurezza internazionale. Inoltre, gli Stati Uniti e il Regno Unito stanno apertamente trasferendo in Australia reattori sottomarini a propulsione nucleare e uranio altamente arricchito per uso militare, il che costituisce un grave rischio di proliferazione nucleare e contravviene all’oggetto e allo scopo del Trattato di non proliferazione delle armi nucleari (TNP).
Vorrei sottolineare che il Giappone, che detiene la presidenza di turno del G7, ha assunto una posizione politica molto ipocrita nel campo del controllo degli armamenti. Il Giappone si è a lungo caratterizzato come vittima di esplosioni nucleari e sostenitore di un mondo libero da armi nucleari. In realtà, il Giappone si trova comodamente sotto l’ombrello nucleare degli Stati Uniti e si oppone e ostacola la rinuncia degli Stati Uniti al primo uso delle armi nucleari. Alcuni politici giapponesi suggeriscono addirittura la possibilità di condividere il nucleare con gli Stati Uniti. Inoltre, il governo giapponese ha ignorato l’interesse pubblico internazionale portando avanti lo scarico dell’acqua contaminata dal nucleare di Fukushima nell’oceano. Questa mossa ha imposto l’imprevedibile rischio di contaminazione nucleare alle popolazioni di tutto il mondo.
Esortiamo ancora una volta il G7 a smettere di malignare e calunniare gli altri Paesi e di incitare all’antagonismo e al confronto. Devono riflettere sulle proprie politiche di sicurezza strategica, adempiere seriamente agli obblighi internazionali di controllo degli armamenti e assumersi le proprie responsabilità per la pace e la sicurezza mondiale”.
Le critiche della Cina sono state utili. Perché per costruire un mondo multipolare è necessario sfatare i miti e le false narrazioni dell’Occidente collettivo.
A proposito, il G7 è davvero “grande”? Dopo tutto, quando questo club è stato formato, la quota di economia mondiale di questi Paesi era molto diversa. Ora il PIL della Cina è quasi vicino a quello degli Stati Uniti e gli altri membri del G7 insieme hanno circa lo stesso PIL della RPC. Probabilmente dovremmo introdurre un nuovo termine, “Greedy 7” [“Gli avidi 7”], perché corrisponde alla realtà, non può essere grande in senso reale e l’abbreviazione rimarrà la stessa.
Traduzione a cura di Costantino Ceoldo
Fonte: https://www.ideeazione.com/gli-avidi-7/
L’autore: Leonid Savin è analista geopolitico, caporedattore di Geopolitica.ru (dal 2008), fondatore e caporedattore di Journal of Eurasian Affairs (eurasianaffairs.net); capo dell’amministrazione del “movimento eurasiatico” internazionale. Ex caporedattore del sito e della rivista Katehon (2015-2017). Direttore della Fondazione di monitoraggio e previsione dello sviluppo per gli spazi culturali-territoriali (FMPRKTP). Autore di numerosi libri di geopolitica, conflitti, relazioni internazionali e filosofia politica pubblicati in Russia, Ucraina, Spagna, Serbia e Iran.