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Giorgio e Silvio: le parallele che si intersecano (un po’ troppo) da decenni

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Se fossero due rette, Giorgio e Silvio, smentirebbero Euclide, perché si intersecano da sempre nonostante intersecazioni tali, la prima volta che sono accadute avrebbero dovuto terremotare la fisica della politica, e già dalla seconda in poi determinare il crollo del suo universo con fragor di stelle.

Fu invece come nulla fosse che si intersecarono una prima volta nell’ambito di Il Moderno, organo dei Miglioristi, corrente moderata, riformista (fabiana?) del PCI, astro rifulgente del quale era appunto il filoamaricano Napolitano.

Un intersecarsi singolare, quello di quella prima volta, consistente nel fatto che Fininvest comprava incomprensibilmente spazi pubblicitari significativi su quel Il Moderno, giornaletto di tiratura irrisoria e quindi di effetto pubblicitario pressoché nullo.

D’altro canto Il Moderno abbondava di sorprendenti elogi per Silvio.

Riportando le citazioni che seguono da Il Baratto, di Michele Di Lucia, così come riprodotte nell’articolo  di  Simone Pomi Il curioso caso di Giorgio Napolitano, del 3.12.09, si legge infatti:

«Ad aprile del 1985 esce a Milano il primo numero de Il Moderno, mensile (poi settimanale) della cor­rente ‘migliorista’ del Pci (cioè la destra tecnocratica e filo-craxiana del partito, guidata da Giorgio Na­politano). Animato da Gianni Cervetti… all’insegna dello slogan “l’innovazione nella società, nell’econo­mia, nella cultura” (p. 104).»

«Intanto a Milano il numero di febbraio 1986 de Il Moderno… scrive che: “la rivoluzione Berlusconi [è] di gran lunga la più importante, cui ancora qualcuno si o­stina a non portare il rispetto che merita per essere stato il principale agente i modernizzazione, nelle aziende, nelle agenzie, nei media concorrenti. Una rivoluzione che ha trasformato Milano in capitale te­levisiva e che ha fatto nascere, oltre a una cultura pubblicitaria nuova, mille strutture e capacità pro­duttive” (p. 115)».

«Il numero di aprile 1987 del mensile comunista Il Moderno esce con un’intera pagina pubblicitaria della Fininvest. È la prima di una lunga serie di inserzioni pubblicitarie dalla misteriosa utilità per l’in­serzionista, dato che il giornale è semi-clandestino e vende meno di 500 copie… Intanto uno dei fondato­ri del Moderno, l’onorevole Gianni Cervetti, alla metà di aprile è di nuovo a Mosca… E il 18 aprile l’a­genzia Ansa da Mosca informa che in Urss, insieme al compagno Cervetti, c’è anche Canale 5… (pp 126 – 127)».

«A giugno 1989 il settimanale comunista Il Moderno pubblica un megaservizio su Giocare al calcio a Milano. Con un panegirico sul Berlusconi miracoloso presidente milanista che “ha cambiato tutto: ades­so la sua squadra è una vera e propria azienda,” e così via. Il giornale della corrente di destra del Pci è ormai un bollettino della Fininvest, e le pagine di pubblicità comprate dal gruppo berlusconiano ormai non si contano (p. 148)».

Il secondo intersecarsi delle rette è stato invece oggi: Silvio blocca la possibile scelta di Renzi come premier; la stampa di famiglia rievoca i ‘trascorsi’ di Amato (a me, intendiamoci, sono entrambi invisi); e Napolitano (già oggetto degli entusiastici profluvi verbali di Berlusconi, cantore di sue inesistenti qualità oratorie) incarica Enrico Letta, nipote di Gianni Letta, braccio destro di Berlusconi.

Ma per  i due punti di singolare intersezione di queste due rette passa una terza linea, che costituisce la scaturigine di quasi tutte le spiegazioni dei casi inspiegabili della politica: la grande finanza apolide e le sue gemmazioni ‘culturali’ illuminate.

Enrico Letta è infatti aspenino, trilaterino e semi-bilderberghino, e Gianni Letta, gentiluomo del Papa, oltre ad essergli zio, è segnalato come massone del Grande Oriente similmente a Mussari (il fatto quotidiano, 2.6.13), nonché advisor di Goldman Sachs: veste in cui ha prestato la sua opera (Corsera 21.12.07: MPS, scelta americana per l’Antonveneta) nella più grossa, lucrosa e distruttiva operazione industriale della storia recente, cioè quella in cui MPS – ‘assistita’ da Goldman Sachs, Merril Lunch e Citbank – compera, senza due diligence e pagando pronto cassa, la malandata Banca Antonveneta per oltre 20 miliardi, cioè oltre il decuplo del suo valore, mettendosi così (MPS) in condizione di dover essere salvata per non andare in default, nel mentre ‘qualcuno’ intascava l’enorme sovrapprezzo.

Ma anche Enrico, precocissimo genio (che dubbio c’è?) dell’economia, è iniziato al mondo delle grande finanza.

Cresciuto nella scuola economica di Andreatta (autore di quella riforma monetaria che gettò il debito pubblico italiano nelle grinfie della vorace speculazione internazionale, facendolo raddoppiare in rapporto al pil nel giro di pochi anni), nonché di Prodi, del quale fu anche sottosegretario alla Presidenza del consiglio, e che è autore, con Draghi, della deregulation bancaria del 1999, che ha consentito alle banche di giocare nella bisca dei mercati speculativi coi soldi dei risparmiatori.

Enrico è inoltre membro, lo ripeto, delle organizzazioni occulte, Aspen Institute e Trilateral Commissione nonché frequentatore del Bilderberg, ossia di quei fari della finanziarizzazione, della liberalizzazione, della globalizzazione dell’economia e del mondo intero. Fari di uno dei quali, il Bilderberg, Ferdinando Imposimato ha detto che risulta dagli atti processuali che è dietro le stragi della strategia della tensione ed è  una organizzazione criminale rivolta a condizionare la democrazia nel mondo.

.. Tutto, insomma, perfettamente linea con i progetti massonico\bilderberghini circa il destino della società umana.

Società umana che però, io credo — o miei ‘illuminati’ signori — non ve ne sarà grata e, non appena, tra pochissimo, ci saremo avvicinati abbastanza ai 7 – 8 milioni di licenziamenti solo in Italia che ho previsto io qualche anno fa, qualche spiegazione vedrete che verrà a chiedervela.

24.04.13

Alfonso Gino Marra

Fonte: signoraggio.it

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