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    GOVERNI, LA DEA TECNOLOGIA, IL DELIRIO di Paolo Cortesi


    Sulla prima pagina di quello stesso giorno,
    trovo notizie relative ad una strage di civili israeliani, a Berlusconi
    allenatore di calcio, al dibattito sull’invio di truppe italiane in
    Iraq, poi
    c’è una intervista ad un paleopatologo che lavora con crani
    regali e
    ossa di
    santi.

    C’è anche un articoletto che parla
    della
    mania degli italiani di scrivere romanzi con i quali inondano le case
    editrici
    che li rispediscono come boomerang allo stupido autore.

    A pagina 15 di questo giornale, taglio
    basso ma con grafica, leggo una notizia
    che, se io fossi direttore di un giornale, avrei pubblicato in prima
    pagina a
    sette colonne (e questa mia ingenuità vi fa capire perché
    non sono
    direttore di
    un quotidiano…).

    È una notizia che mi ha stordito, che
    mi ha
    annichilito e dalla quale cerco di riprendermi proprio ora, scrivendo
    questo
    pezzo che – lo riconosco – rischia di scapparmi di mano per eccessiva
    emotività.

    Un dossier commissionato dal Pentagono a due
    "esperti della pianificazione strategica" di area repubblicana, Peter
    Schwartz
    e Doug Randall, prevede che, se non si interverrà subito per
    arrestare
    l’effetto
    serra, "forti sconvolgimenti climatici nei prossimi venti o trenta anni
    potrebbero rappresentare per l’umanità un pericolo maggiore del
    terrorismo"; si
    tratterà – continuano i due esperti – "di una catastrofe globale
    con
    milioni di
    morti".

    Che il terrorismo sia una minaccia
    assolutamente enfatizzata e sovrastimata è ormai una
    realtà oggettiva
    ed
    evidente e non vale la pena nemmeno di rimarcarlo.

    Che l’effetto serra sia una minaccia
    apocalittica è ben noto da tempo, anche perché sono molti
    e autorevoli
    gli
    scienziati che cercano di fare aprire gli occhi dei governi dei paesi
    responsabili di questo scempio atroce.

    Dov’è allora la novità?

    Soprattutto nel fatto che mai prima ad oggi
    era stato dichiarato così lucidamente quale fosse la portata,
    l’immane
    portata
    della catastrofe a cui si va incontro.

    Un altro fatto allarmante è che il
    Pentagono
    ha tenuto nascosto per mesi questo dossier, anche se è un
    documento che
    prospetta il rallentamento della Corrente del Golfo con conseguenze
    tremende, e
    che immagina scenari in cui le popolazioni delle aree devastate
    migreranno (e
    non con tutti i documenti in regola…) verso le zone rimaste meno
    flagellate dai
    cataclismi.

    Insomma: è una previsione così
    cupa da
    superare di gran lunga ogni incubo degli ambientalisti.

    "La posizione ufficiale dell’amministrazione
    Bush" leggo ancora dall’articolo citato "è che nuovi meccanismi
    e nuove
    tecnologie, già in corso di sviluppo, impediranno che si
    verifichi il
    peggio".

    Ecco: a questa dichiarazione ho provato un
    brivido di terrore e di sconforto: l’ottusità del potere non
    cambia
    mai,
    neppure davanti a documenti che lo stesso potere ha commissionato per
    avere un
    parere qualificato, per conoscere la situazione dei fatti, per
    programmare una
    politica aderente alla realtà, per immaginare un futuro
    possibile,
    insomma: per
    fare quello per cui il potere dice di esistere: il bene della
    collettività.

    Per affrontare il problema, il governo Bush
    non ha niente di meglio che invitarci ad una fede assoluta nella
    tecnologia,
    che è la stessa causa del problema.

    La casa brucia, dicono le teste pensanti di
    Washington, ma è allo studio un tipo di fiamma che non solo si
    spegnerà
    a
    comando, ma si trasformerà in una piacevole brezza.

    Nell’attesa che la Dea Tecnologia compia
    l’ennesimo miracolo, la terra sta correndo verso il precipizio della
    morte
    planetaria.

    Bisognerebbe urlare forte, fortissimo, tutti
    e sempre il nostro rifiuto per certi governi che non sanno essere altro
    che
    ministeri della propaganda.

    Dobbiamo pretendere che in questo nuovo
    ordine mondiale che sta sempre più affinando le proprie
    sofisticate
    tecniche di
    morte sia riconosciuto e garantito almeno il diritto alla
    vita
    ; ma i nostri filantropici padroni ci offrono
    soltanto la speranza di sopravvivenza
    in un mondo d’orrore.


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